Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ylpeis    23/02/2018    6 recensioni
[Ereri]
SongFic Ispirata da Shy dei Sonata Arctica.
Svolto l'angolo e mi fermo, come tutte le sere; non so quando sia iniziata questa routine ma non riesco a farne a meno; inspiro una boccata di nicotina finendo stancamente la sigaretta, da qui posso osservarti senza che tu ti accorga di me.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La canzone è Shy dei Sonata Arctica, consiglio l'ascolto durante la lettura della SongFic.



Guardo l'orologio per l'ennesima volta, costretto in quest'ufficio per colpa di uno stronzo ritardatario che ora si sta facendo i cazzi suoi chissà dove!
Sbuffo riprendendo a lavorare, è inutile anche stare qui a pensarci, devo finire questo maledetto lavoro o non sarò mai libero di tornamene a casa... Ma chi voglio prendere in giro, non mi peserebbe tanto ritardare il mio rientro in quel buco freddo e vuoto...
Non è lì che voglio ritornare.
Riguardo la bozza che ho sotto mano rendendomi conto degli errori che anziché diminuire stanno aumentando, dilatando anche la mia permanenza in questo maledetto ufficio.
Guardo di nuovo l'orologio, 20:37...
Mi sfilo gli occhiali sfregandomi gli occhi stanchi, mi guardo attorno, sono già andati tutti via da un pezzo, resto solo io. Mi sfrego il capo reinforcando gli occhiali e rimettendomi al lavoro.
Ancora 10 pagine e ho finito.


*


Finalmente sono libero, sono le 9 passate ma non posso mancare al mio appuntamento.
Rido di me stesso e di ciò che mi hai portato a fare, ma tutto ciò che lascio trasparire è un ghigno che smonto afferrando la sigaretta con le labbra mentre mi avvio con passo spedito nella direzione opposta a casa mia.
Svolto l'angolo e mi fermo, come tutte le sere; non so quando sia iniziata questa routine ma non riesco a farne a meno; inspiro una boccata di nicotina finendo stancamente la sigaretta, da qui posso osservarti senza che tu ti accorga di me.
La punta del mio naso punge per il gelo ma non me ne curo, mentre lascio che sia il mio petto a scaldarsi.
Osservo i tuoi gesti rapidi e per niente gentili con cui servi quei maiali di avventori che ti ritrovi, lasciano sempre a te la gestione di questo turno bastardo.
Mi passa accanto il tuo collega, nemmeno mi nota troppo impegnato ad arpionarsi al suo compagno. L'invidia mi anima.
Ma è anche questo il motivo per cui sono qui, non posso lasciare che ti succeda qualcosa.
Torno a guardarti, questo è l'unica occasione in cui non distolgo un momento gli occhi da te, ignaro interprete delle mie fantasie.
Spengo la sigaretta e mi scosto dal lampione a cui mi sono appoggiato ed entro.

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Entro come tutte le sere, le mani ben piantate nella giacca che indosso, la sciarpa ad avvolgermi il viso per celarmi ai tuoi occhi, oh i tuoi occhi, se solo ti rendessi conto della luce che hai riportato nelle mie notti solitarie.
Il tuo occhiolino mi accoglie e l'illusione di ciò che potrebbe racchiudere mi ammalia come tutte le sere e io come sempre distolgo lo sguardo schioccando la lingua indispettito; e come ogni sera tu ridi di me e abbandoni tutto ciò che stai facendo per avvicinarti al tavolo all'angolo che come sempre occupo. Do le spalle alla stanza, così posso osservare il tuo riflesso avvicinarsi e rubarti alcuni sguardi, per poi affogarli nel menu mentre ti allungo la tazza.
E come ogni sera commenti il mio essere di poche parole.
Oh se solo sapessi...
Alzo lo sguardo solo mentre ordino per l'ennesima volta lo stesso piatto e per un attimo vedo il mio riflesso nei tuoi occhi ridenti.


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*



Come sempre accompagno il tuo riflesso fin dietro il bancone, ti guardo mentre armeggi con la tazza di tè, noto come la pulisci con riguardo e come afferri la scatola metallica con le foglie da un ripiano decisamente scomodo. Lo fai solo per me?
Oh quanto vorrei che mi parlassi anche adesso, che avessi pietà di questo vile uomo di trent'anni e infrangessi i miei silenzi con i tuoi commenti sarcastici e taglienti che ti sento rivolgere agli altri avventori.
Quanto vorrei che mi dimostrassi che mi sto illudendo e che mi dovrei rassegnare.
Un commento decisamente fuori luogo attira la mia attenzione, un uomo un po' alticcio ha allungato una mano sui tuoi fianchi mentre ti dirigi verso di me e la tua risposta anima le mie speranze con rinnovato ardore. “Sarò anche gay- replichi con un tono talmente fiero da farmi voltare nella tua direzione senza pudore -ma non sono di certo disperato” E afferri la sudicia mano rivoltandola malamente per poi risistemarti la maglia e col tuo solito sorriso riprendere la strada che ti separa dal mio tavolo.
Per un attimo i nostri occhi si incrociano, ma non nel riflesso come al solito ridestandomi e facendomi voltare.
Mi stupisco per l'audacia che mi smuovi notte dopo notte.


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Appoggi il mio pretesto che ha la forma di una tazza di tè accompagnato da una cheesecake ai frutti rossi di fronte a me, mi auguri buon appetito come tuo solito e torni al bancone mentre quel bavoso si lagna dei tuoi modi troppo bruschi.
Mi piacerà anche prenderlo ma sono sempre un uomo” Rispondi piccato e per niente in imbarazzo facendomi andare di traverso il boccone.
La tua audacia va di pari passo con la mia codardia.
Ho sempre mascherato la mia solitudine dietro a giustificazioni e incolpando le altre della loro femminilità.
Oh come desidererei possedere la tua sincerità.
Guardo la tovaglietta della cena e come sempre è imbrattata di tutte le frasi che vorrei dirti ma che le mie labbra falliscono nello professare. Le cancello come ogni sera, la mia vigliaccheria fa incazzare persino me.
Ti osservo attraverso il riflesso mentre asciughi il bancone, ogni tanto alzi lo sguardo sospirando mentre mi vedi riaffondare lo sguardo nella menzogna che ha l'aspetto di pagine colme d'inchiostro di cui non conosco nemmeno il significato.
Alzo, per quella che mi racconto essere l'ultima volta, lo sguardo e incontro il tuo,
davvero stai guardando questo illuso ipocrita?


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Guardo l'orologio, sono quasi le 2 di mattina e io sono ancora qui a sorseggiare tè freddo e a mangiucchiare torta, ti osservo ancora, il sorriso non abbandona per un momento il tuo viso anche adesso mentre starai rispondendo a qualcuno di speciale mentre scribacchi sul cellulare.
Il rumore della forchetta che mi scivola via dalle mani ti fa scattare e subito sorridi alla piacevole distrazione mi viene da pensare.
Molli il telefono per venire nella mia direzione.
Prego” Dici senza esitazione mentre mi porgi una forchetta pulita e raccogli velocemente l'altra.
Io la afferro e avrei voluto che avessi esitato nel darmela per permettermi di illudermi ancora e ancora.


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Come ogni sera finisco il pasto e presto si fa l'orario di chiusura.
Ti ho già allungato da un po' la stoviglia sporca che hai afferrato col tuo solito sorriso sgargiante indugiando, illudendomi. Il tuo tocco è leggero, veloce e non mi dai modo di assaporarlo fino in fondo.
E te ne sono grato.
Pago ed esco.
Il gelo di questa notte invernale mi investe sempre più impietoso; mi guardo indietro mentre porto la sigaretta alle mie labbra indugiando mentre dai l'ultima passata con lo straccio prima di uscire.
La accendo solo quando sento il familiare suono delle mani che si sfregano dietro di me.
Fai le ore piccole come sempre” Commenti ridendo, per poi affiancarmi come sempre.
Non ho ricordo di quando hai iniziato a viziarmi con la tua presenza, ma ne sono già dipendente.
Hai preso l'abitudine di raccontarmi delle tue serate mentre percorriamo la strada che mi porta sempre più lontano della mia reale meta, le mie boccate di nicotina intervallano le tue parole e allontanano l'ora del mio riposo.
Davvero, non ho capito come siamo arrivati a questa routine e non so come tu possa essere così sincero mentre io sono così bugiardo.
Sono arrivato” Mi dici, annuisco in risposta salutandoti con un cenno della mano.
La tua immagine sorridente mi accompagna fino a casa, dove mi addormento col tuo sorriso impresso a fuoco nella mente che so mi scalderà solo fino alla prossima nottata.


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*


Io sono Eren” Dici inaspettatamente mentre il tintinnio che accompagna la chiusura della porta si perde nella notte e la sigaretta, che come sempre mi attardo ad accendere, cade dalle labbra suscitando la tua risata. Mi volto di scatto e ti trovo in piedi ad un passo da me con un pezzo di carta tra le mani.
Nessuno mi ha mai lasciato un pensiero simile” Confessi imbarazzato e io povero stolto che credevo di non poter capitolare per te maggiormente, mi ritrovo a guardare altrove con la scusa di afferrare un'altra sigaretta riportandomela alle labbra.
È una cazzata” Il mio imbarazzo parla per me e mi incammino lasciandoti indietro, ma i tuoi passi affrettati mi sono subito dietro.
I tuoi occhi sono fonti, nelle cui silenziose acque serene si specchia il cielo.”
Leggi quella frase che mi maledico per aver scritto di getto perso nelle tue iridi ammaliatrici. “Sei più bravo di me a parole, io parlo parlo parlo senza mai concludere nulla, tu invece hai centrato perfettamente il concetto che mi tormenta, già com'è che...”
Lasci in sospeso la frase, il fiato corto per il fiume di parole che hai lasciato esondare senza controllo e io mi volto capendo forse troppo tardi la tua tacita richiesta.
Levi” Dico semplicemente e vedo le tue guance imporporarsi.
Subito mi sei vicino mentre stringi spasmodicamente il foglio che
credevo di aver cancellato come sempre.


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“Bene, sono arrivato” Sancisci come tutte le notti, ma questa volta la tua voce sembra più squillante.
Diversamente dal solito mi fermo e mi volto, non so nemmeno io perché; ti trovo a un palmo dal naso sorridente, sono certo che ho visto uno spiraglio di aurora nel buio della notte che mi circonda.
A domani Levi” Mi dici catturando le mie labbra in un bacio leggero facendomi scivolare fra le mani un foglietto e questa volta sei tu a salutarmi con la mano dandomi la schiena quando scappi ridendo.
Quando mi riprendo dal gesto avventato alzo il pezzo di carta di fronte al viso ridendo nel leggere la
strana dedica.
Non sono coraggioso come vorrei 345-XXX-XXXX Eren”


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Allargo la sciarpa liberando la smorfia che mi deturpa il viso e che smonto con una sigaretta mentre affondo il pugno nella tasca per nulla intenzionato a perdere quel pezzo di carta.
Per fortuna che ti sei rivelato più magnanimo del previsto.
Espiro una boccata di fumo scrollando la sigaretta con un gesto secco della mano.
Mi mangio la risata che stava nascendo con un'altra boccata di tabacco.
Quella notte mi addormento con la consapevolezza che non avrò più bisogno di sognare i tuoi occhi.



*

Note dell'autrice.

Levi è Ooc, me ne rendo conto, davvero moltissimo ma l'ispirazion mi ha folgorata e ho visto loro due nelle note malinconiche, non ho resistito e ho DOVUTO scriverla, loro volevano incontrarsi per la millesima volta nelle pagine imbrattate di inchiostro virtuale, in queste fredde notti invernali.
Che dire, sono molto emozionata e ho voluto pubblicare anche questa Song Fic.
La canzone si plasma bene per mille e uno finali, ma io ho preferito donare al malinconico Levi uno spiraglio di luce che ha le sembianze di un impulsivo camiere dai luminosi occhi verdi.
Spero che vi piaccia quanto è piaciuto a me scriverla!
Ho adorato scriverla e anche imprecare sull'html.
Ok ho sistemato l'errore delle grafiche sbagliate! Non riuscivo ad andare a dormire al pensiero, -balla pazzesca, tanto non dormirei comunque- e poi come mi ha fatto notare la beta: “Eh... che poi sembra che la beta non sappia l'italiano....”
Scusa beta .-. ora è tutto sistemato, e grazie per tutto il lavoro che fai ogni volta!! E ora posso concentrarmi sul capitolo di Twin' Secret che verrà pubblicato domani ;).
A voi la parola.


   
 
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