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Autore: whitemushroom    24/02/2018    2 recensioni
Per Thor ormai è un'abitudine risvegliarsi a Midgard ed essere investito nel cuore della notte. Ma, si sa, le cose non vanno sempre come nei film ed al posto dell'affascinante Jane Foster potrebbero esserci altre persone dai fini molto più loschi. In ogni caso è la prima fanfic "comica" che scrivo, quindi non provate a darle un senso.
Semplicemente non ne ha.
Storia partecipante al contest "Tredici storie per tredici fratelli" per festeggiare l'ottavo anniversario del thexiiiorderforum
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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(S)piacevoli conversazioni tra dèi e mortali


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Personaggi: Thor (a sinistra) Loki (a destra)
Fandom: Thor (nessun momento particolare, basato in generale sui film)
Rating: verde
Avvertenze: non cercate di dare un senso a questa storia. Non ne ha. Presenza di personaggi più o meno originali, dipende dal punto di vista ...


La prima cosa da fare quando ci si trova in un luogo sconosciuto è avere un compagno a cui affidare le spalle. Considerato che la prima persona nel mio campo visivo è Loki, forse la cosa principale è accertarsi che invece nelle mie spalle non ci sia piantato un coltello.
Bene. Il coltello non c’è.
La seconda cosa è cercare di comprendere come siamo arrivati qui. Ecco, su quello non saprei: l’ultima cosa che ricordo eravamo io, Loki, le mie spalle ed un coltello (insomma, la nostra solita vita familiare) nel palazzo di Sakaar. Se, come credo, Heimdall non ha usato il Bifrǫst, allora la situazione è grave.
Il terza cosa è capire dove sia questo qui.
“Facciamo il punto della situazione, Gio. Abbiamo appena messo sotto due dèi nordici e li abbiamo portati a casa mia. Non potevamo almeno fare a casa tua?”
“Sì, e al mio ragazzo chi glielo spiega?”
A giudicare dalle fattezze e dai vestiti di quelle due mortali è piuttosto probabile che ci troviamo a Midgard, sebbene il posto sia molto diverso da New York.
A occhio e croce mio fratello è messo peggio di me. I carri meccanici di Midgard, queste “automobili”, sono ben peggiori del cocchio di mia madre Frigga, e Loki è stato calpestato in pieno dai loro quaranta cavalli (che poi dove li mettono? Stregoneria …) non appena ci siamo ritrovati qui.
Le due mortali lo hanno messo sdraiato su un divano ed una ha tirato fuori una scatola con dentro della roba strana che mi sembra piena di materiali per guaritori. “Lo sai che se chiamiamo il 118 poi ci chiedono i loro documenti?”
“Motivo per cui, Ire, il 118 non lo chiamiamo. Suvvia, sono dèi, un po’ di Fastum gel e passa la paura” risponde l’altra. Poi si rivolge a me “Perché voi siete dèi, vero?”
“Diciamo che voi abitanti di Midgard ci avete considerato tali per secoli. Adesso però …”
“Va bene, va bene, il resto lo sappiamo. Dunque se non siete un’allucinazione causata da tutti quegli involtini primavera che ci siamo mangiate direi la questione è chiara”.
Giorgia, l’umana che guidava il carro, è tutto sommato una bella donna. Ha un’espressione piuttosto conciliante, anche se non sembra intimorita o meravigliata dalla nostra presenza come accadde a Jane la prima volta che ci incontrammo. Sembra invece molto più preoccupata da qualsiasi cosa si trovi dentro quell’oggetto grande e minaccioso che sembra contenere in sé tutto il gelo di Niflheimr.
“Ire, possibile che nel tuo frigo ci sia solo un avanzo di frittata? Insomma, abbiamo finalmente due fighi da paura tra le nostre mani e non hai nemmeno un cioccolatino? Vabbè, metto a scaldare la fritt …”
“NO, QUELLA FRITTATA NO! L’ha fatta mia madre!”
Irene, l’altra mortale, è senza dubbio una di quelle figure femminili dalle quali rifuggire. Ha qualcosa in comune con Loki (i capelli che sembrano stati leccati da Auðhulma in persona? L’espressione di disgusto verso qualsiasi essere vivente? O forse entrambe le cose insieme), e da quello che ho capito deve essere un qualche strambo tipo di guaritore. Si lancia verso il frigorifero e chiude la portiera con uno scatto secco. “Gio, ho capito che sono dèi, ma non testerei la loro immortalità con quella frittata. Anche perché, in caso sopravvivessero, ci disprezzerebbero così tanto che ciao ciao ai nostri sogni di gloria!” grida. L’unica certezza di questa situazione imbarazzante ed impossibile è che dentro quel frigorifero si annidi un mostro pari al drago Fáfnir. “Io direi di fare un salto al Mc. Per questo fusto qui non so, ma mi sa che per il fratello un Happy Meal sarà più che sufficiente. Lo hai spiaccicato proprio bene”.
In effetti mio fratello ha una cera anche peggiore del solito. Beh, riesce ad alzarsi dal divano, ma barcolla come se il dottor Banner lo avesse appena usato come bersaglio per allenarsi. A giudicare dalla sua faccia direi che questo improvviso cambio di pianeta ha appena mandato a monte il suo ennesimo piano per assassinarmi.
Il che non è poi così male. “Benvenuto a Midgard, fratello. È proprio bello cambiare aria!”
“Io mi sarei limitato a far cambiare aria a te, Thor …” risponde.
Sì, Loki è sempre di una gentilezza unica. “… ma al momento sono troppo concentrato a far sparire i lividi. Credevo che nostro padre ci avesse concesso di usare i nostri poteri asgardiani anche qui”.
“Sì, buonanotte!”
Nel tempo che ho impiegato a controllare che Loki non mettesse le mani nei cassetti della cucina per portare a termine i suoi loschi propositi, Irene ha abbandonato la cucina ed è rientrata con una sacca e quella che sembra una misteriosa valigia con le ruote. “Forse in America. Qui siamo vicino Roma, belli di casa, sfido i poteri di Odino a superare le onde di Radio Vaticana. Adesso mettetevi seduti, bevetevi una birretta ed abbiate un attimo di pazienza. Ad Asgard fa freddo?”
La sedia non manda un rumore rassicurante sotto me e la mia armatura. Anche Loki si siede, più per stanchezza che non per effettivo desiderio di compiacere queste due tipe che hanno appena attentato alla sua vita, eppure ciò che mi stupisce di lui è sempre questo sguardo indagatore che passa su tutti gli oggetti della magione e che ha la meglio anche sulla stanchezza.
Saremmo una gran bella squadra se solo perdesse il vizio di cercare di assassinarmi.
Irene e Giorgia iniziano a sciamare fuori e dentro dalla cucina, ogni volta portando decine di oggetti diversi dentro e facendone uscire quasi altrettanti.
Ah, oltre alla situazione assolutamente surreale c’è anche questa birra che fa davvero schifo. La servono nella plastica, che affronto …
Loki, dopo un altro minuto di osservazione, sforna un sorriso così falso che non ingannerebbe nemmeno me. “Necessitate di qualcosa, signorine?”
“Se avessi i poteri magici ti chiederei di far entrare anche questo paio di scarpe nella valigia, ma è chiaro come il sole che tu non ne sia in grado” ripete Giorgia la mortale. “Però se volessi sedertici sopra non sarebbe un’idea così malvagia …”
“Tutto ciò che sai chiedere al dio delle illusioni e degli inganni è un compito più basso di un quello di un facchino?”
Ed è proprio mentre dice queste parole che uno zaino dal peso di Mjölnir gli viene scaraventato tra le braccia; non che la costituzione di mio fratello sia stata mai eccezionale, eppure finisce per piegarsi in avanti per impedire alla sacca da viaggio di farlo cadere. Irene, senza farsi problemi, prende una di quelle stregonerie che sputano aria rovente e che i mortali usano per asciugarsi i capelli e glielo mette tra le braccia in aggiunta al carico. “Senti, dio degli inganni, ti propongo una sfida. Adesso io e te usciamo in piazza e vediamo chi di noi spaventa più gente. Nell’improbabile ipotesi che tu vinca io e Gio vi carichiamo, vi lasciamo sul ciglio della strada e provate a tornare da soli da ovunque siate venuti. In caso vincessi io … beh, mi sono portata avanti preparando le valigie. Veniamo ad Asgard con voi, ci conferirete i vostri superpoteri e tanti saluti alle riunioni di condominio o ai pazienti che ti chiamano alle dieci di sera perché hanno bisogno della ricetta. Spero solo che ci sia il wi-fi”.
Uhm, ho il sospetto che la mortale stia esagerando. Loki ha molti difetti, e tra questi vi è sicuramente quello di convincere la gente a fare ciò che desidera nei modi più svariati. È in grado di farsi adorare dalle folle o farli scappare con un solo schiocco delle dita: non ho mai capito come vi riesca –insomma, guardatelo, sul serio la sua faccia vi suscita riverenza o timore?- ma non credo esistano sfide di questo calibro in cui lui non riesca a trionfare. Specie perché quella ragazza con i capelli unticci e gli occhiali non spaventerebbe nemmeno un capretto.
Le mie mani vengono riempite dai manici di altrettante valigie, una enorme blu ed una più piccola, con le ruote, di una tinta pressoché indefinibile. Giorgia mi guarda, ed in mano ha un secondo zaino. “Spero che i tuoi muscoli non siano gonfiati con l’elio, Dio del Tuono, perché non ho ancora finito di riempire la trousse”.
“Ho imparato a mie spese che è da sciocchi credere di aver già vinto” le rispondo. Sottovalutare mio fratello è un errore che in tanti, io compreso, abbiamo pagato a caro prezzo. A guardarlo così non gli daresti una moneta di rame, ma sotto quel suo aspetto gracilino c’è cervello fatto di ingranaggi. “Per essere delle fanciulle siete fin troppo spavalde”
“E voi per essere dei fighissimi dèi nordici siete fin troppo ingenui” mi risponde lei. “Ti avviso: Irene è una dentista. Tuo fratello al massimo lo scambieranno per un cosplayer disagiato”.
“E … cosa sarebbe un dentista?”
“Un essere che fa davvero paura. Dai, possiamo saltare i convenevoli ed arrivare ad Asgard in tempo per un banchetto? Un po’ di spazio nello stomaco lo avrei …”
Ho come il sospetto che queste mortali non abbiano compreso bene il nocciolo della questione. “Sentite, non ho idea di come siamo arrivati fin qui. E poiché Heimdall non risponde ed i nostri poteri sono bloccati sospetto che …”
“Ho capito, ho capito … succede sempre così …”
La cosa deve averla contrariata più del previsto –le femmine: prima sono contentissime di vederti e dopo cinque minuti si offendono perché dovrai rimanere da loro per un po’. Chi le capisce è bravo- perché mi prende di mano le valigie, le posa per terra insieme al suo zaino e si intromette tra la sua amica e Loki che, mentre ero concentrato a portare pesi, hanno appena iniziato una strana pantomima in cui mio fratello cerca di impressionarla con qualche suo trucco mentale e lei annuisce poco convinta mentre gli attacca un’altra borsa alla spalla sinistra. Giorgia trascina Irene da una parte, le spiega la questione ed iniziano a gesticolare in maniera confusa mentre Loki, ormai l’anello mancante tra un dio ed una bestia da soma, sfoga tutta la sua rabbia repressa guardandomi male.
Dopo un paio di minuti e di additate Giorgia sospira. “Beh, ci avevamo provato … la situazione è piuttosto chiara …”
“Al tuo via, Gio”
Irene si pizzica con forza la mano sinistra, ed in quello stesso istante Loki svanisce in uno sbuffo di fumo facendo cadere tutto a terra.
“Peccato averti investito, biondone nordico! La prossima volta guardate bene prima di attraversare la strada!” sorride Giorgia e, prima che possa anche solo fermarla, si pizzica la mano.

“Te l’avevo detto che avevamo esagerato con gli involtini primavera! Ma tu no, ordiniamone una terza porzione!”
“Eppure stavolta erano più realistici del solito. Cavoli, ero quasi convinta che fossero quelli veri”
“Sì, ma quando mai io e te mettiamo sotto due dèi nordici? Cioè, abbiamo investito cani, gatti, vecchiette e per poco l’altra sera a Ostia non facevamo il botto … niente Asgard, stella di casa, andiamo a nanna che domani mattina si torna a lavoro!”

 

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