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Autore: Esikie    01/03/2018    2 recensioni
... la stupidità di Tachihara non si spiegava in nessun modo: era statisticamente impossibile che un individuo del genere superasse i cinque anni di età, che non avesse mai avuto idee degne della sua mente superiore come, per esempio, giocare a fare il pesce per sempre.
E forse era proprio quello il suo segreto. Se era in grado di sopravvivere a se stesso allora poteva resistere a qualsiasi altra cosa. Anche a Gin.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gin Akutagawa, Michizou Tachihara, Ryurou Hirotsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BRAINSTORMING!
 


 
Quelle persone troppo intelligenti che manovrano gli altri come pedine, che precedevano mosse e contromosse, che organizzavano, che pianificavano...
Tutto quello che sapeva manovrare lui era una pistola, una tostatrice e al massimo una lavastoviglie, e in quanto previsioni non azzeccava quelle meteo. Che mondo. 
Non era mai stato particolarmente furbo e guardandolo in faccia era evidente che non lo sarebbe diventato mai: aveva gli occhi di uno che non ha capito completamente di cosa si sta parlando.
Anche perché nessuno mai si prendeva la briga di spiegarglielo: nessuno mai si fermava a chiacchierare con il povero stupido Tachihara, e parlare al suo partner era come parlare ad un muro.
Gin. Se avesse dovuto descriverlo con tre parole allora sarebbero state Insopportabile insopportabile insopportabile. Tachihara corrucciò le sopracciglia. Quella era solo una parola ripetuta tre volte. Cambiò allora in Molto moltissimo insopportabile e risolse brillantemente il problema, dato che il concetto di insopportabile rimaneva e anzi, veniva accentuato dagli aggettivi. Per una volta Tachihara si sentì intelligente. 
Evitò però di condividere la perla di saggezza appena prodotta con il ragazzo seduto sul sedile passeggero, di fianco a lui, dato che non avrebbe detto niente come al solito e gli avrebbe scoccato una delle sue solite occhiate omicide. Le occhiatacce di Gin erano talmente micidiali che se avesse guardato male del mais lo avrebbe ridotto a popcorn in un attimo. Utile, ma di questo passo quel poco di cervello che aveva gli sarebbe colato dalle orecchie, e non poteva permettersi di perderne quel poco che aveva. 
L'attesa era snervante, soprattutto se passata in silenzio. Dovevano solo aspettare Ryoru, quel vecchio mascalzone che diceva solo frasi senza senso. Facile a dirsi, un po' meno a farsi: al silenzio a cui Gin lo obbligava avrebbe preferito uno sciame di zanzare sotto steroidi nelle orecchie.
 
Il Nonnetto ritardava. Probabilmente era rimasto invischiato in una di quelle strane trappole mentali della serie se tu fai questo io faccio quello, ma tu non sai che l'altro, ho già previsto tutte le sue mosse. 
Tachihara aveva l'impressione che se mai fosse stato invischiato in uno di quegli scontri allucinanti ne sarebbe uscito vincitore: era talmente stupido che non avrebbe neanche capito di cosa l'altro stesse parlando. E dopo essersi fatto spiegare una decina di volte come stavano le cose l'intelligentissimo avversario si sarebbe arreso, avrebbe detto basta, questo è troppo stupido, mi arrendo. Non riesce a capire. 
Ottimo piano, ben congegnato. Se lo sarebbe segnato su un post-it sul frigorifero per non dimenticarsene. 
Ora che ci pensava c'era un altro post-it sul frigorifero, con al di sopra scritto ricordarsi di: scoprire perché Gin ha la maschera, scoprire perché sta zitto, comprare cereali x colazione. 
- Hey Gin. Sai quando arriva il Nonnetto?-
 
Ovvio che non lo sapeva.
 
- Che cosa te lo chiedo a fare. Non parli. Sei muto o scemo? O magari tutte e due? Sono serio. Me lo sono sempre chiesto. Te ne stai sempre zitto, in disparte, fermissimo. Ma chi te lo fa fare?-
 
La risposta di Gin si leggeva nelle sue sopracciglia corrucciate. Loro comunicavano così, attraverso le espressioni della metà della faccia di Gin non coperta dalla maschera. 
 
E chi te lo fa fare a te di essere così scemo? 
 
- Hey, gli insulti risparmiateli per il Nonnetto ritardatario. Appena arriva mi sente. -
 
Chissà mai cosa potresti fare. 
 
-Posso fare molte cose .-
 
Tipo? 
 
- Tipo scoprire perché porti quella mascherina. Sei brutto?-
 
Scosse la testa. 
 
- Hai l'alito cattivo.-
 
Un sospiro. 
 
Tachihara fece finta di arrendersi e si mise a scrutare il panorama fuori dal finestrino, costituito da un vicolo buio e qualche bidone che aveva l'aria di uno aver accumulato decenni di strati di spazzatura tanto che scavando lì dentro gli archeologi avrebbero potuto trovare i rottami della macchina dei Flintstones. 
Ora che ci pensava erano secoli che non guardava la TV. 
 
Dopo qualche minuto tirò fuori da chissà dove una barretta di cioccolato, di quelle monoporzione che vendono negli autogrill, e la aprì con uno scatto talmente deciso che tirò una gomitata al finestrino. Almeno la carta si era aperta bene. Dopo aver constatato che se la gomitata fosse partita verso Gin allora probabilmente avrebbe perso il braccio e addirittura la barretta fece per addentarla. 
Poi pensò che se Gin l'avesse accettata allora si sarebbe dovuto togliere quel mascherone per mangiarla. Che genio.
 
-Gin, vuoi del cioccolato?-
 
Mi fa schifo il cioccolato. 
 
-Oh andiamo, piace a tutti.-
 
Mi fa schifo il TUO cioccolato. 
 
Cercò di far sembrare quelle calorie le più buone della sua vita, per mostrargli cosa si stesse perdendo, ma lo sguardo del moro non cambiò: rimase settato sull'omicidio. 
Allora tirò fuori tutte le sue capacità attoriali e si mise a fare sesso con quella barretta, più o meno come le donne mezze nude che aprono le porte dell'estasi mangiando un cioccolatino di questa o quell'altra marca. Quasi poteva sentire la voce di fondo dire Irresistibile scioglievolezza... 
 
Gin abbassò il finestrino, prese la barretta e la fece volate dritta dritta con la macchina dei Flintstones nel bidone lì vicino, alzò il finestrino. 
 
- Giiiin, ma era così buona! Sei un mostro, e io che volevo solo socializzare con te!-
 
Vai a socializzare con le scimmie, imbecille.
 
- Sei tu l'imbecille, qui. -
 
No, sei tu
 
-No, tu!-
 
Nulla da fare, quando si trovava con Gin la sua età mentale regrediva dai suoi rispettabili sette anni fino giù ai quattro. 
Un "HO DETTO TU" praticamente urlato fece ulteriormente abbassare il sopracitato livello mentale da quattro a tre anni, e lo scarto da tre a due anni fu determinato dalle smorfie dementi di Tachihara. 
La botta finale, che piantò il livello mentale della siuazione ad un anno, fu dato dallo schiaffo di Tachihara sulla coscia sinistra di Gin, che per risposta gli piantò una gomitata nel pancreas talmente forte che per un attimo il rosso pensò che lo avrebbe vomitato via. 
Persino una spugna marina, in quel momento, sarebbe sembrata più saggia di loro due. Almeno le spunge, nella loro eterna immobilità ascoltavano il suono dell'universo, invece in quella macchina l'unico suono si sentiva era Tachihara che respirava come una vacca asmatica perché stava per vomitare il pancreas. 
- Gin, ma tu lo sai dov'è precisamente il pancreas? Io credo di no...- 
 
Il moro distolse lo sguardo da quel disastro a forma di ragazzo e guardò oltre. 
 
- Seriamente, Gin. Sento che sto per morire. Prendi carta e penna e scrivi.-
 
Frugando nel cruscotto tirò fuori una Bic deformata dalla calura e un blocchetto di post-it spiegazzati, che lanciò a Gin. Poi riprese a contorcersi sul sedile passeggero, ignorando gli svariati oggettini che la sua ricerca aveva fatto cadere.
 
-Gin scrivi... Presto... Lascio tutti i miei averi ai poveri, dato che l'unica cosa che ho è il cibo dentro al frigorifero. Così si sfamano, capisci? Io sì che sono un’anima buona! Al vecchio Nonno, se torna, spetta la mia collezione di magliette sformate, così può usarli come pigiama e dormire sereno. 
A Kaji-Limone vanno le calamite sul frigo. Al Boss do le scatole di cerotti che non ho mai usato che tanto è un dottore, se ho capito bene.
A quell'isterica di Higuchi regalo... La mia approvazione. Al partner più noioso e rompiballe del mondo regalo con tanto amore la mia profonda indifferenza. 
Gin, fammi un ritratto da mettere sulla tomba. -
 
Gin non aveva neanche preso la penna in mano e il suo sguardo suggeriva che non lo avrebbe fatto né in quel momento né mai. 
 
- Che c'è, non sai disegnare o sei offeso perché non ti lascio niente?-
 
Il moro sbuffò e gli lanciò indietro carta e penna. 
 
-Ho capito, ora ti faccio un bel ritratto io così vedi come si fa. Guarda che artista, che talento!-
 
E mentre Tachihara tirava linee a destra e a manca sul foglietto nell'abitacolo risuonavano i commenti della critica, che genio, guarda che espressività, mai vista una cosa simile. Finì di aggiustare i capelli e appiccicò il suo capolavoro al vetro, esattamente in mezzo a loro. 
 
- Che te ne pare?- 
 
Fa schifo, come te del resto
 
Era orrendo, ovviamente, come del resto praticamente tutto quello che il rosso faceva. 
 
C'erano solo due cose in cui Tachihara era veramente bravo, due sole cose che gli riuscivano di un bene tale da spiegare il completo deficit di abilità in tutte le altre qualità del ragazzo. Era bravo a fare solo quello, ma il modo in cui lo faceva era talmente divino e perfetto che si spiegava il perché in tutte le altre cose fosse un completo idiota: era già stato benedetto con quelle due abilità speciali, anzi, specialissime! Talmente speciali e fantastiche da non poter essere neanche paragonate a quelle degli Ability User, neanche quelli più mortali e intelligenti (Osamu, levati, e tu Ryunosuke, sei solo spazzatura!)
La prima di queste due abilità, come accennato prima, era far uscire dai gangheri Gin: ci riusciva sempre benissimo. 
La seconda era quella di inventarsi cose stupide facendo una faccia seria. 
Poteva dire "le uova camminano a quattro zampe" con un’espressione talmente affranta e lapidaria che a qualsiasi interlocutore sarebbe venuto da porgergli un fazzoletto e dire "lo so, mi dispiace". Poteva esordire con "non bisogna mai fare il bagno ai cactus!" urlato fuori dalla finestra che prima o poi si sarebbe formato un corteo per la protezione e salvaguardia dei cactus. E non si sarebbe stupito di vedere qualcuno scappare spaventato se si fosse messo ad urlare "Un budino sta frugando tra la mia spazzatura, chiamate la polizia vi prego!".
Più la storia era assurda più sulla sua faccia acquisiva veridicità, e più gli interlocutori erano seri e intelligenti e più venivano confusi dallo scarto tra l'impossibilità del fatto ammesso e la serietà con la quale viene esposto da Tachihara. 
Tra la cacchiata appena detta e la faccia serissima che faceva, in pratica.
Era sistematicamente infattibile, per un sano di mente, star dietro ai suoi ragionamenti assurdi. Gli unici che potevano farcela erano gli ubriachi e i poppanti, con qualche eccezione tra gli psicopatici. 
Era troppo stupido, e le stronzate immani che lanciava erano come bombe per le persone che vivevano in un mondo razionale e completamente logico. Anche perché la stupidità di Tachihara non si spiegava in nessun modo: era statisticamente impossibile che un individuo del genere superasse i cinque anni di età, che non avesse mai avuto idee degne della sua mente superiore come, per esempio, buttarsi dalla finestra o giocare a fare il pesce per sempre. Evidentemente il rosso aveva uno spiccato istinto di sopravvivenza. 
 
E forse era proprio quello il suo segreto. Se era in grado di sopravvivere a se stesso allora poteva resistere a qualsiasi altra cosa. Anche a Gin. 
 
-Oh andiamo... Non essere infantile ora. Sei piuttosto simile al mio disegno. -
 
La faccia triangolare coperta per più della metà da lineette che dovevano essere la maschera, gli occhi come fessure e una massa nera e indistinta per i capelli. Simile, si, ma allo sgorbio di un bambino di tre anni che disegna il mostro sotto al letto.
 
- Comunque potresti sforzati di essere gentile, almeno ora che sto morendo... Dove eravamo arrivati? Ah sì. Gin! Sento le braccia fredde! Fa scrivere sulla mia lapide "I was hoping for a pyramid" e assicurati che non mi mettano sopra le margherite che sono allergico...-
 
Gin si girò dall'altra parte nel perfetto ritratto dell'indifferenza più glaciale.
 
- Gin! Gin muoio! Vedo la luce!-
 
-È il lampione che si è appena acceso, idiota.- 
 
-Minimizzi sempre tutto. -
 
Trascorse un attimo di silenzio prima che la bocca di Tachihara si piegasse a formare un cerchio perfetto nell'espressione più ebete che Yokohama avesse mai avuto l'onore di ospitare. 
 
- Gin...-
 
Il moro si girò verso di lui, e improvvisamente si rese conto dell'errore commesso. Allora distolse lo sguardo e arrossí fino alla punta delle orecchie. 
 
-Gin, sai parlare! Bisogna festeggiare! Idiota, hai lanciato la barretta a far compagnia alla macchina del Flintstones.... E ora? -
 
Gin si girò dall'altra parte nella massima espressione dell'indifferenza, ma Tachihara sapeva che stava esplodendo dentro. 
Con la calma dovuta cercò di ripercorrere mentalmente gli ultimi venti secondi della sua vita, perché qualcosa non gli tornava. Come se gli fosse appena passata sotto il naso una bomba atomica e lui non se ne fosse accorto. 
 
Lui e Gin che litigano, il lampione, Gin che parla.... Dopo qualche secondo si accorse con infinito sgomento del piccolo particolare che come per miracolo era sfuggito alla prima analisi. Un piccolo orrido particolare che rivalutava l'intero suo rapporto con Gin. 
 
Quella di Gin era una voce da femmina. La più dolce, carina, tenera voce che il rosso avesse mai sentito. Se lo zucchero avesse potuto parlare avrebbe avuto quel timbro. Se i cuccioli di gatto, le fatine dei boschi, le torte alla glassa avessero avuto una voce sarebbe stata esattamente quella. Il ciò ovviamente non si conciliava minimamente con gli sguardi assassini, le gomitate micidiali e l'antipatia dilagante. 
 
- Gin ma... Sei una femmina.-
 
La ragazza si girò di scatto. 
Ma no? 
 
Il trauma ridusse il ragazzo in una improvvisa forma di mutismo, strana per uno che aveva sempre qualcosa da dire. Il suo cervello si era completamente arrestato (non che solitamente andasse veloce), si era incagliato si quello particolare che non riusciva a mandate giù. Gli mancava anche l'aria. Improvvisamente sentiva di avere freddo. Pensò che lo shok gli avesse momentaneamente paralizzato i nervi del caldo, ma poi si girò e si accorse che il vecchio babbione, avendo aperto la portiera per salire sui sedili posteriori,aveva fatto entrare il freddo della sera. 
Probabilmente si stava chiedendo se quello attaccato al vetro era un ragno o un disegno molto brutto.
 
-Scusate il ritardo, ho avuto un contrattempo. Ora si può andare.-
 
Gin mise in moto come se niente fosse. Tachihara le lanciò un'occhiataccia, non finisce qui. 
 
Non finisce assolutamente.
 



 

Angolo Autrice

Data la mia totale incapacità di scrivere drammatico o angst mi devo arrangiare così, nella speranza che vada bene lo stesso (voci interiori mi dicono che mhh, no, non va bene lo stesso, devo proprio darmi una svegliata). 
Essendo che non so scrivere, sicuramente ci saranno errori di battitura, di grammatica e parole scritte male: non esitate a segnalare! Non ho idea di come si correggano perché essendo nuova su efp non so neanche dove sbattere la testa, ma almeno mi renderei conto...
Lasciatemi un commento, per quanto in questa sezione i commenti scarseggino, avrò un feedback sul mio lavoro e nascerà la speranza che io pubblichi di nuovo. No seriamente, mi piacerebbe sapere se tutto ciò funziona solo nella mia testa oppure no. 
Grazie infinite alle pie anime che sono giunte fino a questo punto!

Esikie

   
 
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