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Autore: Axel Knaves    12/03/2018    0 recensioni
Un patto di sangue involontariamente stretto e un'invocazione fatta per scherzo, portano Eva Rossi a condividere il suo appartamento con Helel (a.k.a. Lucifero) e Azrael (a.k.a. Morte).
Ma cosa potrebbe mai andare storto quando condividi la vita e la casa con la Morte, che entra nei bagni senza bussare, e il Diavolo, che ama bruciare padelle?
Eva non potrà fare altro che utilizzare le sue armi migliori per sopravvivere a questa situazione: il sarcasmo e le ciabatte.
~Precedentemente intitolata: Bad Moon Rising e Strange Thing on A Friday Night
~Pubblicata anche su Wattpad
Genere: Comico, Demenziale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Nonsense | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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[8]» Mr. Perfect alla riscossa. «[8]

EVA’S POV

Per quanto i miei occhi continuassero a ripercorrere ogni singola lettera, della pagina di fisica che avrei già dovuto aver finito di studiare, nulla sembrava riuscir entrare nel mio cervello ricolmo di preoccupazioni.
Era passata una settimana da quando i fratelli degli angeli che erano costretti a vivere con me, avevano fatto la loro comparsa; e sin da quando ero tornata con la spesa, fatta in compagnia di Helel, qualcosa era cambiato drasticamente.
Se prima non comprendevo se Azrael provasse i miei stessi sentimenti, ora ero convinta che mi odiasse per qualche motivo che non sapevo spiegarmi. Infatti il Mietitore aveva iniziato a comportarsi in modo freddo e distaccato nei miei confronti, ai limiti di non avvicinarsi più che a distanza di un braccio o di non degnarmi neanche di uno sguardo mentre parlavamo duranti i pasti o le serate film.
Subito avevo avuto paura che era stato per colpa del bacio che mi aveva dato Helel ma dopo che il Diavolo mi aveva assicurato di non aver aperto bocca, le mie spiegazioni si erano esaurite.
Helel aveva provato a parlare con Azrael per cercare di aiutarmi a capire la causa di tale cambiamento in meno di tre ore, ma anche la loro chiacchierata non aveva dato nessuna risposta.
Il tutto mi aveva lasciato in una stato di eterna irritazione – che neanche la caffeina riusciva a domare – portandoci così alla situazione che ormai da un paio di giorni aleggiava nel mio appartamento: l’aria, ogni volta che io e Azrael ci trovavamo nella stessa stanza, si caricava di una strana elettricità che portava le nostre discussioni a finire in litigate su cose stupide come chi doveva sedersi a sinistra o a destra sul divano.
Sbuffai, volevo solo sapere che era preso ad Azrael.
Speravo con tutta me stessa che il tutto si sarebbe sistemato in poco tempo, perché tutto ciò mi stava uccidendo lentamente.
Rivolevo l’Angelo per cui mi ero presa una cotta, non Azrael Mister Ghiacciolo.
«Chiederei anche se voleste fare un’ora in più di studio e andare a pranzo per l’una e mezza», interruppe i miei pensieri e preoccupazioni Claudia, che era seduta di fronte a me, «ma Sonia, qui, sta giocando a Temple Run da ormai mezz’ora; Vittorio è alla decima barchetta di carta che crea con i suoi fogli bianchi e Eva è ferma sulla stessa pagina da quando siamo arrivati in biblioteca».
Sentii le guance infiammarsi alle parole di Claudia mentre con gli occhi, concentrati ora sui miei amici e non a fissare le formule della gravitazione universale, guardavo Sonia fare la linguaccia a Claudia – mentre bloccava lo schermo del suo cellulare – e Vittorio impilare le sue barchette l’una sull’altra.
«Come se tu fossi concentrata ogni volta che ci troviamo a studiare insieme», rispose alla mora l’unico uomo del gruppo, roteando gli occhi al cielo.
«Rotea ancora un po’ gli occhi, forse vedi anche la vastità delle volte in cui io ho preso più di te in uno stesso appello».
Una cosa mi era sempre stata certa da quando li avevo conosciuti: a Claudia nessuno riusciva a togliere l’ultima parola.
Vittorio per dimostrare quanto fosse irritato in quel momento con Claudia, le fece un bellissimo doppio dito medio.
Sorrisi lievemente ai due e scossi la testa. Non vedevo l’ora che si sarebbero messi insieme: erano perfetti l’uno per l’altra, solamente tanto orbi… Nessuno è perfetto, no?
«Eva tutto bene, comunque?» Mi chiese dal nulla Sonia e in un nano secondo tutti gli occhi erano su di me e sul libro di fisica che avevo chiuso tra le mani.
«Sì, perché me lo chiedi?»
Sapevo che era inutile mentire, che Sonia mi aveva posto quella domanda perché sapeva già che c’era qualcosa che non andava. Questo non intendeva di certo che ne volessi parlare.
In realtà avrei voluto seriamente dimenticarmi di Azrael solo per qualche secondo, far si che il mio cervello non pensasse a quanti giorni erano ormai passati da quando l’Angelo della Morte non mi aveva sorriso o mi avesse guardata negli occhi.
«Parlarne ti farà bene». Mi suggerì Claudia con il suo solito sorriso da mamma chioccia. «Poi al massimo andremo noi tre a cercare chi o cosa ti sta riducendo così e lo lanceremo dritto, dritto nel Sole».
Sorrisi tristemente. Era una bella sensazione sapere di avere finalmente degli amici che sapevano farmi sorridere nei momenti peggiori.
«È successo qualcosa con i coinquilini, giusto?» Mi chiese, invece, Vittorio.
«È così ovvio?» Pigolai, vergognandomi un poco di come i due angeli sembrassero sempre essere alla base dei miei sbalzi d’umore nell’ultimo periodo; tanto che i miei ormoni si stavano lamentando che gli avevano rubato il posto di lavoro.
«Non te ne vergognare», mi rassicurò l’uomo dai capelli castani, «è normale che la tua vita sia iniziata a ruotare attorno a quei due uomini: non li conosci e basta, ci vivi insieme perciò quando accade qualcosa con qualcuno di loro è normale che ne risenti molto di più».
Annuii, facendogli capire che avevo compreso cosa lui mi stesse cercando di dire.
«È solo che quando le cose erano iniziate ad andare bene con Mr. Arrogante, Mr. Occhi-Dolci ha iniziato a trattarmi freddamente: non mi guarda, non mi sorride, mi parla solo quando è necessario e ogni volta finiamo la discussione urlandoci contro».
Mi massaggiai gli occhi, improvvisamente stanchi, e tra le preoccupazioni mi ritrovai a chiedermi quando esattamente Claudia, Sonia e Vittorio avessero battezzato Helel, Mr. Arrogante e Azrael, Mr. Occhi-Dolci.
Ah sì, un paio di settimane fa, quando abbiamo fatto serata pizza&film da me.

Pensai e poi scossi subito il capo per dimenticarmi di quella fatidica serata in cui il Diavolo e la Morte avevano ri-incontrato i miei tre migliori amici.
Diciamo solo che il Magnifico Trio aveva utilizzato la cena per poter condurre un approfondito terzo grado ai due angeli; con le domande estremamente imbarazzanti chieste da Vittorio.
Solo Davide e Serena, mio fratello maggiore e mia sorella minore, sarebbero stati capaci di mettermi più in imbarazzo.
«Cosa è successo?» Chiese Sonia cauta, cercando di non premere, involontariamente, tasti dolenti. Non sapevo come, ma la bionda era sempre premurosa con gli altri; anche nei momenti peggiori in cui l’essere premurosi nei confronti altrui avrebbe potuto nuocerti.«In realtà non lo so», sbuffai e poggiai la fronte sul libro, «un giorno andava tutto bene, quello successivo non mi parlava più. Ho provato a scoprire cosa c’è che non va, ma non vuole aprirsi; ogni volta che l’argomento esce o se ne va dalla stanza o si ammutolisce». Spiegai. «Persino Helel ha provato a parlarci e non ha scoperto cosa è accaduto!»Sentii qualcuno stringermi la spalla e con la coda dell’occhio vidi che era Claudia.
«Via quel brutto viso, ci siamo qui noi ora!» Esclamò sorridendo a trentadue denti e trasmettendomi il suo calore. «Adesso raccogliamo le nostre cose, andiamo in mensa e creeremo un piano di attacco a prova di sfortuna mentre pranziamo».
«Claudia ha ragione». Concordò Vittorio iniziando a mettere via le sue barchette.
«Il cibo porta sempre consiglio». Aggiunse Sonia, alzandosi e mettendo via i suoi appunti.
Sorrisi un pochino sollevata di avere questi tre strani alieni dalla mia parte, che mi avrebbero seguito fin alla fine dell’universo se glielo avessi chiesto.
In pochi minuti finimmo di raccogliere i nostri appunti, ci eravamo messi le giacche e ci stavamo dirigendo verso l’uscita della biblioteca.
«Secondo voi che hanno messo in menù oggi?» Chiese Claudia nello stesso momento in cui il suo stomaco decise di creare rumori molesti.
Vittorio grugnì a quei rumori e, quando Claudia gli mise il broncio, lui la abbracciò da dietro per farsi perdonare.
«Spero tutto ma non il risotto allo zafferano», le rispose Sonia, senza tanti peli sulla lingua, «quello dell’ultima volta faceva cagare prima e dopo che ho trovato quel capello».
Poiché stavo fissando i miei tre amici arrovellarsi le meningi per comprendere che cosa ci sarebbe stato a pranzo, non mi accorsi che ero in rotta di collisione con un’altra persona; mi ritrovai così contro a un petto che aveva la consistenza del cemento.
«Ahi!» Mi lamentai del dolore al naso, mentre un paio di mani mi trattenevano per le spalle così che non cadessi sul mio stesso sedere per il contraccolpo.
«Dovremmo proprio smetterla di incontrarci così», disse una voce profonda e scherzosa che mi risultava familiare. Infatti,quando alzai gli occhi per vedere contro chi mi ero andata a scrociare, mi ritrovai davanti a una figura famigliare e dai tratti perfetti: Jason Park era di fronte a me e rischiava di farmi venire un altro blackout cerebrale con la sua magnificenza.
«Eh sì», concordai, «magari la prossima volta possiamo salutarci prima di scontrarci». Scherzai.
«Potrebbe essere un inizio». Rise, lasciandomi andare così che mi potessi allontanare da lui – ed era stato un bene visto che ero a un passo da appoggiargli le mani sui pettorali solo per saperne la consistenza – e poter ritrovare da sola il mio equilibrio. Con la coda dell’occhio notai come i miei tre amici erano tutti zitti a qualche passo da noi ad osservare la scena; molto probabilmente speravano in un’altra mia epocale figuraccia in presenza di Mr. Perfect.
«Come mai da queste parti?» Chiesi, indicando la porta della biblioteca alle mie spalle.
«Volevo andare a prendere in prestito un libro, prima di scappare a pranzo», mi spiegò, «tu, invece?»
«Abbiamo appena finito un’intensa mattinata di studio e ci stavamo dirigendo in mensa per mettere qualcosa sotto ai denti, per ricaricare il cervello».
Mi morsi le labbra. Perché d’improvviso mi sentivo così imbarazzata a parlare con un ragazzo? Eppure non avevo mai avuto problemi a parlare con Helel, Gavriel ed Azrael! E la loro bellezza e il loro fascino superavano letteralmente le soglie dell’umanità.
Soprattutto quelle di Azrael.
Pensai in un attimo di debolezza e se fossi stata da sola mi sarei presa a schiaffi per essere tornata a pensare a quel dannato Angelo; soprattutto quando un ragazzo, quale Jason Park, mi stava parlando.
Dopo il nostro fortuito incontro di qualche settimana fa avevamo iniziato a incrociarci più spesso, quando capitava ci salutavamo e se ci incontravamo alle macchinette parlavamo del più e del meno; senza mai entrare in confidenza però.
Perciò la domanda che mi stava per porre mi prese in contropiede. E che stupida fui a non accorgermi che c’era qualcosa di strano se un ragazzo di tale bellezza passava dal parlarti a malapena a certe domande.
«Ti va di pranzare insieme?» Mi chiese, allora. «Così, per conoscerci meglio: quattro chiacchiere nel locale appena fuori il plesso universitario?»
Sentii gli occhi volermi saltare fuori dalle orbite, mentre le guance si tingevano di un bel color peperone.
Jason Park, Mr. Perfect, mi stava chiedendo di uscire?! A me?!
Alle spalle di Jason, Vittorio iniziò a tossire proprio come fa un nonno in preda ad attacco di tosse causato dal fumo; anche se avevo più la sensazione che stesse tossendo a causa della saliva che gli era andata di traverso alla domanda che il ragazzo mi aveva appena posto.
«Sempre che tu non debba già mangiare con i tuoi amici». Aggiunse Jason, seguendo il mio sguardo preoccupato puntato su Vittorio, che non aveva ancora smesso di tossire.
«Si, è già impegnata con noi». Cercò di rispondere per me Vittorio, con voce aspirata, mentre ancora tentava di non soffocarsi con la sua stessa saliva.
«NO!» Urlarono in coro Sonia e Claudia, nascondendo Vittorio alle loro spalle. Alzai un sopracciglio al comportamento delle due… Ma che…?
«Non fare caso a lui!» Esclamò Claudia.
«Sì, Claudia ha ragione!» La spalleggiò la bionda. «Se vuoi rapire Eva per qualche ora fa pure! Intanto noi ci rivedremo più tardi in biblioteca!»
Guardai le due ragazze incredula. Non avevo appena finito di dire a quelle due che avevo problemi con Azr– NO! Non ci dovevo pensare! Anzi! Mi avrebbe proprio fatto bene questo appuntamento!
Se Azrael non voleva più avere a che fare con me, io non avrei più avuto a che fare con lui!
E se ve lo state chiedendo, care amiche lettrici, sì, stavo lasciando decidere alle Cascate Rosse Degli Inferi più che al cervello.
Io e Jason tornammo a guardarci.
«Per te va bene, giusto?» Chiese ancora, per essere sicuro. Alle sue spalle Claudia e Sonia mi diedero lo stesso identico sguardo: “Se provi a dire di no, ti confisco la password del wifi, di domenica”.
«Sì, nessun problema». Acconsentì, solo rabbrividendo al pensiero di dover passare una domenica pomeriggio senza wi-fi, computer e film in streaming.
«Vado a prendere il libro che cerco in prestito e ci troviamo all’uscita?»
«Perfetto». Gli risposi sorridendo mentre facevo una danza della felicità interiore: avrei avuto il tempo di fermarmi nei bagni a darmi una sistemata e cambiare ciò che dovevo cambiare.
Jason mi sorrise – un sorriso davvero dolce e quadrato che mi sciolse il cuore – e mi sorpassò.
«Perché hai accettato?!» Mi aggredì Vittorio scuotendomi dalle spalle. «Non ci hai appena finito di raccontare che hai dei problemi con Mr. Occhi-Dolci che ti piace tanto?!».
«Vittorio lasciala», roteò gli occhi al cielo Claudia, strappandomi dalle mani di Vittorio con una facilità incredibile. Mi scordavo spesso che facesse arti marziali e fosse forte per un motivo.
«È proprio perché ha dei problemi con Mr. Occhi-Dolci che ci deve andare!» Aggiunse Sonia, porgendomi una spazzola. «Fila in bagno a renderti presentabile, noi penseremo a trattenere Vittorio dal seguirti».
Avrei potuto anche piangere da quanto ero commossa.
«Siete la mia salvezza». Ringraziai le due donne dando un bacio sulla guancia a ciascuna. «Ed A non mi piace, Vittorio, siamo solo coinquilini!» Gli dissi mentre mi diressi in bagno.
«Manco i muri ci credono!» Mi esclamò dietro il mio amico, mentre mi infilavo nelle toilette femminili.
Stavo negando i miei sentimenti anche a me stessa? Forse sì, ma non potevo rimanere ad aspettare A in eterno: lui avrebbe potuto avere l’immortalità per scegliere se aprirmi il suo cuore o no, io non avevo questo lusso.
E non potevo rifiutare un appuntamento da Jason Park, no?
In tempo di record fui fuori dal bagno e riuscì ad arrivare all’ingresso pochi minuti prima di Jason, con un aspetto un minimo più decente di quello che avevo prima.
Mi sistemai ancora una volta i capelli, maledicendomi sottovoce di aver deciso di non lavarmeli quella mattina poichè "avrei dovuto solo studiare con il Magnifico Trio".
Ricordatevi sempre: lavatevi i capelli e usufruite dei bagni ogni qualvolta ne avete la possibilità; non sapete mai cosa vi possa capitare.
«Ti ho fatto aspettare molto?» Mi chiese la voce di Jason alle mie spalle. Mi voltai, con un sorriso da ebete in volto, ed eccolo mentre usciva dall'orribile stabile color salmone, rifugio degli studenti di Lettere e Storia.
«Per nulla». Risposi, sistemandomi una ciocca di capelli fulvi dietro l'orecchio.
«Perfetto», ridacchiò lui, «sarebbe stato un inizio terribile, se no, per questo primo appuntamento».
Sgranai gli occhi a quella parola. Jason Park considerava questa uscita un appuntamento?!
Sentii le mie guance diventare più rosse del naso di Rudolph, l'aiutante di Babbo Natale.
«Sempre che per te vada bene che sia un appuntamento». Aggiunse lui, ovviamente notando il mio colore poco naturale.
«S-S-Sì», mi affrettai a balbettare con un’ottava in più. «Per me va benissimo che si consideri un appuntamento». Aggiunsi, schiarendomi la voce.
Se solo me lo avesse chiesto A, un appuntamento...
NO!
Non dovevo pensare a quello stupido angelo! Ero con Jason Park, per l'amor di Ra! E per di più in un appuntamento, Azrael non doveva neanche entrarmi in testa!
«Allora andiamo!» Esclamò felice il magnifico ragazzo che avevo di fronte, prima di offrirmi il braccio.
Un po' in imbarazzo posizionai la mano nell'incavo del suo gomito, cercando di trattenere quella parte di me che si sarebbe voluta mettere a saltare per tutto il Campus urlando: «Jason Park mi sta portando in giro a braccetto!!!».
Il locale si trovava appena fuori dai cancelli del Campus, non era nulla di che - una semplice tavola calda - ma i piatti che preparavano erano davvero squisiti poichè fatti in casa e sul momento.
C'ero stata un sacco di volte con il magnifico trio, tanto che la proprietaria ormai si poteva definire una nostra amica, e anche lo staff ormai sapeva chi ero.
Fu per questo che appena entrai con Jason gli occhi dei tre camerieri, che erano di turno, ci studiarono al millimetro prima di posarsi nei miei e inviarmi un messaggio abbastanza chiaro: "Non male, piccoletta".
«Non hai anche tu la sensazione di essere fissata?» Mi chiese in un sussurro Jason. Con la coda dell'occhio lo fissai e notai lo sguardo dubbioso sul suo volto.
«Non so di cosa tu stia parlando», decisi di stare sul sicuro, «è il lavoro dei camerieri guardare chi entra, no?» Aggiunsi con una risata un po' tirata, cercando di far passare come nulla l'occhiata che Christopher e Sandro - i due camerieri che ancora stavano girando la sala lanciandomi sguardi curiosi - ci aveva lanciato appena entrati.
«Sì, in effetti hai ragione». Ridacchiò un po' imbarazzato il bruno accanto a me, grattandosi il collo.
Dovetti trattenermi dal sciogliermi sul posto: Jason Park imbarazzato avrebbe potuto concludere tutte le guerre di questo mondo con la sua dolcezza. Sorrisi a quella visione senza neanche accorgermene.
Ma mai dolce quanto i sorrisi ingenui di A quando è euforico.
Ed eccola! La vocina che si era presa in carico il compito di rovinarmi questo appuntamento con una statua greca vivente! Dovevo assolutamente smetterla di paragonare Jason con Azrael, oppure non sarei uscita da questo locale sana di mente.
«Eva!» Esclamò felice una voce femminile, facendomi un attimo distrarre dai due uomini che occupavano i miei pensieri.
Che stava avanzando verso di noi, c'era una donna alta e slanciata dai capelli neri e lisci, lunghi fino alle spalle e gli occhi verdi. Era vestita con un paio di jeans neri, un maglione a collo alto grigio chiaro e un paio di stivaletti, il viso truccato alla perfezione.
La Signora Bocelli era la proprietaria del locale e una delle donne più belle e sempre eleganti che conoscevo. Da quello che avevo imparato era un'ottima donna d'affari che non si era mai lasciata intimidire dalla concorrenza maschile, anzi non si era mai fatta mettere i piedi in testa e aveva osato, dove molti altri si erano ritratti, arrivando a degli ottimi risultati. La cosa più divertente era scoprire che lei aveva iniziato tutta quella attività facendo solo la lava piatti nella gestione precedenti del locale, fino a quando cinque anni prima aveva comprato l'intero locale e lo aveva modernizzato.
«È da un po' che tu e il Magnifico Trio non vi fate vedere!» Aggiunse quando ci ebbe raggiunto e mi ebbe inglobato in un abbraccio. Seppur avessimo poco meno di 10 anni di differenza, la Signora Bocelli mi aveva preso sotto la sua ala protettiva come farebbe mamma chioccia; trattandomi sempre come se fossi una figlia per lei. Mentre con il magnifico trio aveva più la complicità che di solito si avrebbe tra fratelli.
«E chi è questo bel giovanotto?» Mi chiese alludendo al mio accompagnatore, riservandomi uno sguardo da intenditrice, appena si fu staccata da me.
Avvampai a quello sguardo, imbarazzata del fatto che Jason fosse accanto a noi e stesse assistendo - con un sorriso affettato, constatai con la coda dell'occhio - a tutta la conversazione.
«L-L-Lui è... Beh... Noi siamo…», tentai di spiegare disastrosamente tra un balbettio e l'altro. Il cervello andato in tilt per l'imbarazzo che stavo provando.
Fortunatamente in quel momento Jason decise che si era divertito abbastanza a vedermi patire l'imbarazzo e mi venne in aiuto.
«Mi chiamo Jason Park». Si presentò allungando educatamente la mano, che gli venne stretta dalla proprietaria. «Sono un amico di Eva». Aggiunse poi, facendo ben intendere che non eravamo solo amici e che non eravamo lì per un'uscita in amicizia.
«Piacere Jason, amico di Eva», lo salutò lei, con uno sguardo da volpe che le fece brillare gli occhi. «Mi chiamo Maria Bocelli, sono la proprietaria del locale e come una seconda madre per Eva. Credo che foste venuti qua per un tavolo per due, giusto?» Chiese infine la Signora Bocelli, mettendo fine a tutta quella scena imbarazzante.
Sospirai internamente, già avrei subito un terzo grado dal Magnifico Trio questo pomeriggio, ci sarebbe mancato quello della Signora Bocelli!
«Esattamente». Le rispose cortesemente Jason, riprendendosi la mano appena la nera di capelli gliela ebbe lasciata.
La signora Bocelli ci accompagnò in un tavolo abbastanza appartato ma che era possibile da vedere dal bancone principali, dove notai lo staff tenerci sott'occhio.
Quando si dice una famiglia protettiva.
Ridacchiai tra me e me. Essermi trasferita in quella città per fare Fisica si stava rivelando sempre più un'ottima decisione.
Per i tre quarti d’ora seguenti io e Jason mangiammo, parlammo di noi e continuammo a scherzare come se ci conoscessimo da una vita. Era una bella sensazione riuscire a rilassarmi così tanto dopo una settimana molto stressante con Azrael.

ARGH!
Avevo di nuovo pensato a lui! In tre quarti d’ora l’angelo mi era balzato nel cervello almeno una volta ogni cinque minuti se non di più. Non sapevo più cosa dovevo fare per frenare il mio cervello da pensare al ragazzo dai capelli neri.
«Eva tutto okay?» Mi chiese Jason, visibilmente preoccupato, riportandomi alla realtà.
Qualcuno mi dia una badilata in faccia, vi supplico. Pensai, quasi mettendomi le mani nei capelli capendo che i miei muscoli facciali avevano deciso di tradirmi e rivelare i miei pensieri a Jason.
«S-S-Sì», balbettai, guardandomi intorno in cerca di una scusa. Strano ma vero ebbi una botta di fortuna attivando lo schermo del cellulare che era poggiato sul tavolo.
«Solo che è tardi!» Esclamai, sorpresa di non star dicendo una bugia. Ero in ritardo per il ritrovo con il Magnifico Trio. «Devo proprio andare, sono già in ritardo per incontrare i miei amici in biblioteca». Spiegai, sbloccando il cellulare per inviare un messaggio a Claudia, ma le mani aggraziate e regali – se fossero esistite le mani perfette, sarebbero state quelle di Jason – mi rubarono il cellulare da sotto le dita.
«Cosa stai facendo?!» Chiesi allarmata, cercando di ricordare che immagine avevo come sfondo.
Spero non un ragazzo seminudo, spero non un ragazzo seminudo, spero non la foto che ho fatto ad Azrael mentre era senza maglietta e mostrava i suoi muscoli scolpiti.
Ed ecco che il mio cervello tornava all’angelo.
«Ecco tieni», disse lui con un sorrisetto affettato, ridandomi indietro il cellulare dopo che, sospettosamente, dal suo cellulare era stato emesso un BING.
Gli tolsi velocemente il cellulare dalle mani e lo sbloccai subito. La schermata di Whatsapp era quasi identica a parte che la prima chat non era né quella del Magnifico Trio, né quella di mio fratello, ma una chat privata con un’intestazione mai vista.
«Principe Azzurro?» Gli chiesi con un sopracciglio alzato, cercando di trattenermi dal ridere.
«Prossima volta ti passo a prendere con la carrozza vedrai». Mi rispose, facendomi l’occhiolino.
 

» Angolo Autrice «

Ed eccoci qua con l'ottavo capitolo! Tra una lezione di chimica e una di probabilità sono riuscita a finirlo entro la settimana e ho già iniziato il nono capitolo (sperando di riuscire a finire pure lui in tempo >.>).
Finalmente il caro amico Dramma ha fatto il suo ingresso a bracetto con Mr. Perfect. Questo Jason Park, signore indiscusso del campo, si è fatto avanti e ha chiesto un appuntamento a Eva. Come reagirà A alla notizia? Rimarrà ancora così distaccato come Eva lo ha discritto o finalmente ritroverà il lume della ragione?
Ed Hel, riuscirà a non far scoppiare una guerra mondiale tra i suoi conquilini?
Ma non dimentichiamoci di Ezerel, cosa sta tramando nell'ombra il demone mono corno?
Per sapere questo ed altro rimanete connessi!
Al prossimo capitolo!

Axel Knaves

   
 
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