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Autore: Mari Lace    13/03/2018    2 recensioni
Raccolta sperimentale di one-shot su coppie crack (e fanon). Verrete a scoprirle con me?
[Parlando di crack pairing, metto l'avvertimento OOC per sicurezza, ma l'idea sarebbe di non scivolarci.]
#1: Shiho/Saguru
«Non un altro Shinichi, per favore...»
Quando si rese conto di averlo detto ad alta voce era troppo tardi.

#3: Il ragazzo, con il gomito della giovane detective puntato alla gola ad impedirgli qualsiasi movimento, riuscì in qualche modo ad emettere una risata che, però, suonò alquanto forzata.
«È così che ringrazi il tuo salvatore? Non sei molto gentile», tentò.
{Sera/Kaito}
#5: Tu hai mantenuto la tua promessa… ma io non ho mantenuto la mia.
Death!character; Shiho/Rei
#7: Shinichi/Sonoko
«Usciamo?» ripete, soppesando quella parola. Suona così strana in bocca a lei. Sta pianificando il suo omicidio?
«Pensavi che ti avrei lasciato a deprimerti a casa? Che amica sarei? Su, muoversi!» ordina Sonoko. «Scemo» aggiunge, in uno sbuffo quasi affettuoso.

#8: Shiho Miyano/Ryusuke Higo
"Non c'è amore per i traditori, in questo mondo."
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Eisuke Hondou, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Ran Mori, Saguru Hakuba | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una porta si chiude…

 

 

«...mi serve un po’ di tempo».
«Certo, va bene, Ran».

 

Shinichi gliel’aveva accordato con un tono dimesso, ma stranamente tranquillo.

Probabilmente credeva – anzi, doveva esserne certo – che lei l’avrebbe perdonato.

Lo credevano tutti; anche lei stessa, in realtà.

Ran voleva veramente bene a Shinichi, l'aveva amato come pochi amano. Si fidava completamente di lui.

Proprio per questo quando aveva scoperto tutta la verità, quando finalmente tutte le bugie che le aveva raccontato per mesi erano venute a galla, il dolore era stato immenso.

Le era crollato il mondo addosso. Shinichi, la cui onestà era una delle sue poche certezze, le aveva mentito. Ripetutamente.

"Voleva proteggerla", lo sapeva. Ma lei non voleva essere protetta.

Heiji, un ragazzo che Shinichi prima di rimpicciolirsi non aveva neanche mai visto, conosceva la verità. L'aveva dedotta per conto suo, d'accordo, ma Shinichi gliel'aveva confermata.
Anche lei l'aveva capito, che il piccolo Conan in realtà era il suo amico d'infanzia.

Aveva esposto la sua teoria: lui l'aveva sviata in tutti i modi. Ran aveva desistito non tanto perché la teoria del rimpicciolimento era improbabile, quanto perché si fidava di Shinichi. Lui non avrebbe mai potuto mentirle, non in quel modo, non per tutto quel tempo. Non avrebbe potuto farlo sapendo quanto essere tenuta nell'ignoranza la faceva soffrire, vero?

Eppure l'aveva fatto. Le occasioni erano state molteplici, ma lui non aveva mai confessato. Non a lei, la sua migliore amica da sempre.

L’aveva detto a Heiji, l’aveva detto ad Ai (chiunque lei fosse: non era stato chiaro al riguardo), al dottor Agasa, ai suoi genitori, aveva coinvolto nel suo inganno quasi tutte le persone di cui Ran si fidava – ma non lei.

Shinichi diceva di amarla, ma in amore non dovrebbero esserci bugie.

Quando finalmente, dopo quasi due anni dal loro fatidico appuntamento al Tropical Land, lui era tornato – definitivamente – e le aveva spiegato tutto, lei si era sentita sopraffatta.
Innanzitutto aveva provato sollievo. Poi, non aveva potuto impedirselo, delusione.
Non aveva pianto. Era rimasta immobile, travolta da pensieri ed emozioni contrastanti.
Non capiva nemmeno lei cosa stesse provando. Alla fine tutto ciò che era riuscita a dire era che le serviva tempo. Voleva riflettere, assimilare bene tutte quelle informazioni così importanti, così dolorose.

Credeva che la delusione sarebbe passata, dopo un po’.

Ma il tempo non si può fermare, continua e ci obbliga ad avanzare con lui, anche quando meno lo vorremmo.

Le prime settimane dopo il suo ritorno, Ran non vide Shinichi neanche una volta. Fu un bene, la rabbia per l'inganno piano piano sbollì. La delusione, però, era un'altra faccenda; è difficile riguadagnare la fiducia perduta.

Uscì con Sonoko, con il suo gruppo di karate, a volte anche con Sera: anche lei non era stata del tutto sincera, ma Masumi non era la sua migliore amica dall'asilo, Ran poteva capirla.

Dopo un paio di settimane, rivide un'altra persona.

Anche lui era sparito per più di un anno. Anche nel suo comportamento, ripensandoci, c'era stato qualcosa di misterioso.

Ran trovò Eisuke profondamente cambiato. Era molto meno impacciato, ma era qualcosa di più di questo, qualcosa nel suo atteggiamento – non capì subito cosa fosse.

Forse anche per questo iniziò a vederlo spesso: per cercare di scoprire com'era cambiato.

 

 

Eisuke le rivolse un sorriso smagliante e posò il bicchiere.

«Allora, l'hai capito?»

Ran, sul punto di assaggiare il suo riso, si bloccò con le bacchette a mezz'aria.

«Capito cosa?» domandò.

Il ragazzo rise. «Andiamo, Ran, è da quando ho rimesso piede in Giappone che mi esamini neanche fossi un alieno. Ti sembro diverso, vero?»

Le guance di Ran divennero porpora. Non pensava che il suo intento fosse così evidente. Fissando lo sguardo nella ciotola che aveva davanti, annuì.

«Quando ti ho conosciuta non mi consideravo libero» disse Eisuke. «Ero venuto qui per cercare mia sorella, forse te lo ricordi. Comunque, avevo uno scopo che per me era tutto. Non riuscivo a pensare ad altro, capisci?»

Ran, tornando a un colorito più normale, annuì seria. Non si aspettava che Eisuke si aprisse in quel modo, ma non poteva certo dire che le dispiacesse. Ed effettivamente ricordava come a volte le fosse sembrato con la testa da un'altra parte, ma aveva attribuito la cosa a un suo modo di essere e non a un problema che l'opprimeva.

«Mi sono tolto quel peso poco prima di andarmene» continuò Eisuke. Aveva ripreso in mano il bicchiere e lo muoveva circolarmente, osservando il fluido all'interno vorticare ipnotico. «Allora ho iniziato a fare più attenzione a cosa, a chi, avevo intorno. A fare più attenzione a te, Ran».

Stupita da quell'ultima frase, Ran cercò gli occhi del ragazzo. Lui stava ancora fissando il bicchiere. Le sembrò... bello. Era sempre stato così?

«Volevo chiederti di venire con me in America».

L’aveva detto così rapidamente che Ran non capì subito. «Io? Perché?»

Eisuke arrossì leggermente. I mesi trascorsi in America l'avevano cambiato, reso più sicuro, ma non si era comunque mai dichiarato alla ragazza per cui aveva una cotta.

Quando si era sentito giù in quel continente così estraneo e diverso era stato proprio il pensiero di Ran a dargli la forza di andare avanti. Appurato che Ran piaceva anche a Shinichi, si era tirato indietro. Gli era sembrato naturale. Era la cosa giusta da fare... o no?

Secondo i suoi amici americani non lo era affatto.

Perché avrebbe dovuto ritirarsi? Ran non era un oggetto, non apparteneva a chi la vedeva prima.

Shinichi non le si era nemmeno dichiarato. Che diritto poteva vantare su di lei?

Senza contare che l'aveva fatta soffrire per mesi. Nonostante fosse preso dalla ricerca di Reina Mizunashi, se n'era accorto perfino Eisuke. La lontananza di Shinichi faceva soffrire terribilmente Ran, e forse era questa consapevolezza il vero motivo per cui si era arreso così facilmente. Ran non l'avrebbe preferito al detective dell'Est. Aveva temuto il confronto e si era nascosto dietro una presunta correttezza?

Non avrebbe saputo dirlo, ma non gli importava.

Ora era tornato: non aveva più intenzione di aspettare. Shinichi aveva avuto la sua occasione, se non era stato in grado di coglierla non era certo colpa sua.

Vuotò il bicchiere tutto d'un sorso.

Ran l'osservava in attesa.

«Mi trovi cambiato perché non più nessuna intenzione di frenarmi. Sarò sincero», iniziò. «Sei gentile, Ran. Mi hai ricordato subito mia sorella; gentile, ma al contempo forte» disse. Racimolò un po' di coraggio e trovò il suo sguardo. «Mi sei piaciuta subito. Più ti conoscevo, più il mio sentimento aumentava».

Quell'affermazione così diretta fu seguita da attimi di silenzio.

Era l'ultima cosa che Ran si aspettasse, ma si rese conto di non essere imbarazzata.

Semmai era contenta.

Era completamente diverso dal groviglio di emozioni che aveva provato a Londra, quando Shinichi le si era dichiarato. Anche lì era stata molto felice, forse anche più di ora. Ma quello era il passato.

Avrebbe sempre voluto molto bene a Shinichi, ma mai più a quel modo. Le cose non potevano tornare come prima; capì di non volerlo neanche.

Ciò che era successo tra loro l'aveva cambiata. Era stata un'esperienza dolorosa, ma l'aveva fatta maturare. Non le dispiaceva ciò che era diventata.

Eisuke era una novità. Una persona da scoprire.

Scoprì che era contenta di piacergli, e che un po' le piaceva anche lui.

Non sapeva se quel sentimento sarebbe durato, non sapeva se avrebbero potuto costruire un rapporto. Magari conoscendosi meglio avrebbero capito di essersi sbagliati, di non sapere nulla l’uno dell'altro.

O magari no.

Non poteva saperlo, finché non ci avesse provato.

Gli sorrise incoraggiante.

«Perché te ne sei andato senza dirmi niente?»

Non era un'accusa. Era sinceramente curiosa.

Eisuke scrollò le spalle. Riceveva quella domanda ogni volta che raccontava della sua cotta a un amico. Era stato veramente stupido.

«Me lo chiedo anch'io» rispose evasivo.

Non poteva dare la colpa a Shinichi, alla fine dei conti la scelta sbagliata era stata sua.

«Alla fine di queste vacanze dovrò tornare in America, Ran. Il mio sogno è entrare nella C.I.A.» fece una pausa, dandole il tempo di assimilare l'informazione. «Verrai con me?»

Per la terza volta quella sera, Ran rimase spiazzata.

Considerò seriamente quella proposta.

Si era diplomata un mese prima; avrebbe potuto continuare gli studi all'estero, non sarebbe stato un problema. Era certa che sua madre avrebbe appoggiato la sua decisione e l'avrebbe aiutata a metterla in pratica. Avrebbe anche potuto trovarsi un lavoro lì per contribuire alle spese.

Andarsene significava vedere molto meno suo padre, sua madre, Sonoko e tutti i suoi amici. Ma significava anche diventare più indipendente, staccarsi dall’ombra del passato.

Le cose tra Kogoro ed Eri erano notevolmente migliorate, di recente; magari la sua partenza avrebbe accelerato le cose e sua madre sarebbe tornata a vivere dal marito – non poté impedirsi di sperarlo.

Pensò a Shinichi.

Non ce l'aveva con lui, non più. Voleva vederlo e chiarirci una volta per tutte.

Vide Eisuke giocherellare con le bacchette. Quel gesto spontaneo la fece sorridere. Capì di aver già deciso.

Aveva passato due anni in attesa, solo per uscirne estremamente delusa; stavolta non avrebbe aspettato, si sarebbe tuffata a capofitto.

«Sì».
Eisuke per poco non rovesciò il piatto per terra. Si raddrizzò di scatto sulla sedia, urtando il gomito sul tavolo.

Fa male... Quindi non sto sognando. Possibile?

Trovò lo sguardo sorridente di Ran e capì che era tutto vero.

Gli stava dando una possibilità.

«Non te ne farò pentire, Ran».





 


Angolo Autrice
Uhm...
Che dire. Normalmente non shippo Ran ed Eisuke, ma è stato divertente cimentarmi in questa shot! Spero di non aver pasticciato troppo con l'IC dei personaggi.
Ho cercato fiction su questo pairing per ispirazione, ma niente! Non potevo crederci. Esistono ShihoxSaguru ma non esistono RanxEisuke, che consideravo già più canon... Oh be'. Se per caso ne conoscete, segnalatemele per favore, sarei curiosa di vedere come viene sviluppata la loro relazione da qualcun altro.
Grazie per aver letto questo piccolo delirio, ci vediamo alla prossima coppia Crack!
Un indizio: ci sarà un mantello bianco... ;)
Mari

 

  
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