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Autore: Sunshine2809    15/03/2018    0 recensioni
"Tu Louis ci pensi mai?
A cosa?
A come sarebbe essere liberi.
No Haz. Non ci penso mai perché la mia libertà sei tu, tu mi rendi libero."
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"What man art thou that thus bescreen'd in night so stumblest on my counsel?"

 

Romeo and Juliet - W. Shakespeare 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Londra, 30 Gennaio 1939

 

 

La giornata era appena cominciata e già una mano non mi bastava più per contare tutte le mie figure di merda.

 

 

Ma esattamente come avevo fatto a finire sotto quel meraviglioso tizio dagli occhi verdi?

 

Ah ecco, ora ricordo. 

Io e la mia stupida abitudine di leggere camminando. 

 

"Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?"

 

Parlava con me? Non era neanche notte, mi stava prendendo per il culo?

 

"Come scusa?"

 

"Romeo e Giulietta, non l'hai ancora letto?"

 

Ah era una citazione del libro che stavo leggendo, lo aveva notato sebbene non avesse smesso un solo istante di fissarmi negli occhi. 

Un giorno giuro che gli avrei chiesto come cazzo avesse fatto.

 

"Quindi? Non mi rispondi occhi blu?"

 

"Sono Louis Tomlinson. 

Comunque no, l'ho appena iniziato"

 

"Louis. 

 Mi piace.

 Vous êtes française?"

 

 

Perché il mio nome pronunciato da lui sembrava così incredibilmente dolce ed eccitante allo stesso tempo?

 

E Dio quel francese perfetto mi stava mandando su di giri, possibile che sia così stupido da non riuscire a controllarmi neanche davanti a uno sconosciuto?

 

"Per metà, mio padre è inglese, mia mamma è nata in Francia e si è trasferita qui da bambina.

E tu saresti?"

 

"Oh giusto scusa, non mi sono ancora presentato. Sono Harry Styles"

 

Harry, era bello. Sembrava il nome di un principe.

 

"Ciao Harry.

Potresti per favore lasciarmi andare adesso?"

 

Non che mi dispiacesse se fosse rimasto ancora sopra di me, ma la biblioteca di Londra non credo fosse il posto più adatto per quello.

 

"Oops scusa di nuovo, sono un po' sbadato ultimamente."

 

"Ultimamente?"

 

Ridacchiò divertito e poi tornò a guardarmi negli occhi.

In realtà a fissarmi come se volesse mangiarmi da un momento all'altro, ma era soltanto una mia impressione suppongo.

 

"Si, sto immerso sui libri tutto il giorno. Mi sto preparando per l'esame di letteratura."

 

Esame di letteratura. 

I miei occhi si illuminarono all'istante.

 

 

"Vai all'università?" probabilmente la mia faccia doveva essere un misto di stupore e ammirazione perché lui mi guardò divertito e mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi 

 

"Si sono al terzo anno di letteratura classica ad Oxford"

 

Stavo per rispondergli, ma prima ancora che riuscissi ad aprire bocca prese il mio libro da terra e me lo restituì 

 

"Ti va di andare a prendere un caffè? Così parliamo un po' e potrai chiedermi tutto quello che vuoi"

 

Okay, era un caffè infondo. 

Soltanto un caffè tra due sconosciuti che erano inciampati nella più grande biblioteca di Londra finendo quasi per baciarsi involontariamente. Non c'era nulla di male.

 

"Perché no, avevo giusto bisogno di una pausa"

 

 

Oh Dio.

Doveva per forza sorridermi in quel modo?

Aveva una fossetta sulla guancia sinistra che mi fece quasi sciogliere per la dolcezza. 

E gli occhi verdi, aveva gli occhi incredibilmente grandi, luminosi e verdi.

 

Odiavo ammetterlo, ma quel ragazzo era bellissimo e io stavo continuando a fissarlo incantato senza rendermene conto.

 

Mi ridestai solo quando lo vidi passare la mano tra i ricci scompigliati che gli ricadevano sulla fronte.

 

I ricci. Perché non li avevo visti prima?

 

Lo rendevano così incredibilmente sexy e quel gesto che aveva appena fatto mi stava creando parecchi problemi lì sotto.

Dovevo muovermi, non c'era verso che sarei sopravvissuto un altro singolo istante a fissarlo e per mia fortuna sembrò leggermi nel pensiero perché mi sorrise e mi fece cenno di seguirlo fuori.

 

 

Ok non mi aveva letto nel pensiero, la verità è che l'aveva notato ed era a malapena riuscito a trattenere una risata, ma avevo la mano sinistra occupata con il libro e nell'altra avevo già finito i posti per le figure di merda giornaliere, quindi questa evitai di aggiungerla alla lista. 

 

 

 

 

***

 

Col cazzo che me lo sarei fatto scappare.

 

Stava girando il cucchiaino nella sua tazza da circa 5 minuti perché "Non bevo mai il caffè troppo caldo, rischio di bruciarmi la lingua"

 

Se soltanto sapesse dove vorrei la sua lingua. 

 

"Allora Louis, non parli più? Mi sembrava che volessi chiedermi qualcosa a proposito

 dell' università o sbaglio? Frequenti anche tu la stessa facoltà?"

 

Sorrise tristemente e abbassò i suoi meravigliosi occhi blu, con lo sguardo puntato sulla tazza che stringeva tra le mani fece un profondo respiro e iniziò a parlare.

 

Avevo toccato un punto piuttosto delicato a quanto pare. 

 

Bravo Harry, tu e la tua grande capacità di mettere a proprio agio le persone appena incontrate.

 

"Mi piacerebbe tanto andare all'università"

 

Lo vidi sospirare

 

"Tanto è un eufemismo, è il mio sogno sin da bambino, studiare letteratura classica proprio come stai facendo tu."

 

Aspettai in silenzio che continuasse a parlare, gli occhi ancora bassi e le mani troppo piccole intrecciate attorno alla tazza.

 

"Sai ho 5 sorelle e 1 fratellino e per quanto mi piacerebbe studiare, loro sono la cosa più importante della mia vita. Sono l'unico che può portare un po' di soldi a casa, le mie sorelle sono ancora troppo piccole e mia mamma è occupata tutto il giorno con loro"

 

Non dirlo. Non dirlo. Non dirlo.

 

"Perdonami la domanda Louis, e tuo padre?

Non l'hai nominato."

 

Ecco. L'avevo detto.

Fece un sorriso sarcastico, gli occhi indifferenti, come se avesse sentito quella domanda già un milione di volte.

 

"Quale dei due? 

Sai mia mamma ha un grande gusto in fatto di uomini, sceglie sempre quelli giusti."

 

Altro argomento delicato. Altro schiaffo mentale a me e alla mia curiosità di merda.

 

"Mi dispiace, non volevo infastidirti."

 

"Tranquillo, ormai ci sono abituato. 

Comunque no. Non ho un padre.

Quello biologico ha abbandonato mia mamma il giorno dopo averla messa incinta, l'altro ha lasciato tutti i suoi figli 2 anni fa quando sono nati i gemellini, è scappato da qualche parte in America e da allora non abbiamo avuto più notizie."

 

 

"Quindi ora sei tu a prenderti cura della tua famiglia."

 

Non era una domanda ma lui rispose lo stesso

 

"Già, per quel poco che posso fare, cerco di dare il meglio di me."

 

Era piccolo comunque. Suppongo avesse non più di 18 anni.

 

"Quanti anni hai Louis?"

 

Sembrava rabbrividire ogni volta che pronunciavo il suo nome e ovviamente io mi divertivo a provocarlo.

 

"Se te lo dico cosa mi dai in cambio?"

 

Finsi di pensarci un po' 

 

"Non lo so ti compro un cupcake?"

 

"Ma io non voglio un cupcake"

 

"D'accordo sentiamo e cosa vorresti?"

 

"Uno di quei cioccolatini ripieni che vendono dentro."

 

"Un cioccolatino? 

Stai facendo tutte queste storie solo per dirmi una cosa che probabilmente so già?"

 

"Cosa sai?"

 

"Che non hai più di 18 anni, anzi immagino che ne li hai compiuti da poco"

 

"Come fai a saperlo?"

 

"Io non mi sbaglio mai Louis"

 

Sorrisi mentre le nostre gambe si sfiorarono sotto il tavolo e il mio stomaco fece le capriole

 

"Però il cioccolatino te lo prendo lo stesso, solo perché mi piace vederti sorridere."

 

Lo vidi rabbrividire, di nuovo, sta volta ne ero più che sicuro.

 

"Tu?"

 

"Cosa?"

 

"Quanti anni hai. Me lo hai appena chiesto."

 

Mi stava togliendo ogni briciolo di lucidità e si permetteva pure di rispondermi con quel tono, come se fossi io lo stupido che soffriva di amnesia.

 

"Avrei risposto se non mi avessi letteralmente mandato il cervello a puttane."

 

"Come scusa?"

 

Non l'avevo detto ad alta voce vero? 

No. No. No

Che figura avevo fatto cazzo, mi avrà sicuramente scambiato per un povero coglione che non vedeva l'ora di scoparlo.

Che poi in effetti era vero, ma non volevo soltanto scoparlo.

 Mi sarebbe piaciuto conoscerlo, sembrava interessante oltre che intelligente e incredibilmente bellissimo.

 

"Niente Louis. Dicevo 21, ne ho 21. 

Dove hai detto che lavori?"

 

"Non l'ho detto."

 

"Appunto altrimenti non te l'avrei chiesto di nuovo."

 

"Maison Bertaux. È una pasticceria"

 

 

Non so perché ma sorrisi intenerito, ce lo vedevo proprio in una pasticceria, con quei vestiti buffi che indossano tutti quelli che lavorano lì, e devo ammettere che nella mia mente stava piuttosto bene, anche se nudo sarebbe stato meglio.

 

"Si la conosco, non è una pasticceria qualunque. È la pasticceria. Strano che non ti abbia mai visto lì"

 

"Oh non avresti potuto, mi sono trasferito qui da poco, 3 mesi circa."

 

"Non sei di qui?"

 

"No, sono nato a Doncaster, la mia famiglia vive lì"

 

 

"Quindi sei qui tutto solo?"

 

 

"Già. Ma ora basta parlare di me, hai detto che potevo chiederti tutto quello volevo no?"

 

 

Ridacchiai perché sapevo che di lì a poco mi avrebbe tempestato di domande, glielo leggevo negli occhi, curiosi e continuamente in cerca di qualcosa da osservare.

 

Dio era così bello.

 

 

"In realtà ho paura di chiederti qualcosa che possa infastidirti, sai com'è, le figure di merda sono la mia più grande abilità, non tutti sono in grado di cascare sotto uno sconosciuto e farsi venire un'erezione in pubblico."

 

 

Sono troppo scontato se dico che scoppiai a ridere come una matto? E lui con mia grande sorpresa non si infastidì per niente, anzi iniziò a ridere insieme a me con la testa gettata all'indietro e delle adorabili rughette ai lati degli occhi. 

Quelle diventarono un altro dei piccoli dettagli che stavo iniziando ad amare di lui, pensai che avrei dovuto farlo ridere più spesso se significava poter vedere quello spettacolo.

Considerai questa una piccola vittoria personale, ad ogni piccola cosa che scoprivo di lui lo sentivo sempre un po' più mio.

 

 

"Fa pure Louis, io l'ho fatto con te e tu mi hai risposto."

 

"Come mai hai scelto di studiare proprio letteratura classica? Te l'ha imposto qualcuno o l'hai deciso tu?"

 

"È questa la domanda che dovrebbe infastidirmi?"

 

"Non lo so, mi interessa ma se non ti va di parlarne va bene lo stesso."

 

"No, è stata una mia scelta. 

Sai com'è, quando la tua esistenza è basata sulla continua negazione di ciò che sei, la tua vita diventa una gabbia e a volte hai bisogno di mollare tutto e andare via, i libri mi aiutano in questo, posso avere tutto quello che qui, sono sicuro che non avrò mai."

 

 

Anche lui si sentiva allo stesso modo, riuscii a leggerlo nei suoi occhi l'attimo prima che li abbassasse.

 

"Scusa"

 

"C'è un solo momento in cui la smetti di preoccuparti per gli altri? Sai diventi fastidioso dopo un po'.

Non devi scusarti, non è colpa tua, ci sei dentro anche tu da ciò che ho capito."

 

"Scusa"

 

"Louis."

 

"Dio scusa, non me ne accorgo neanche"

 

"Ti rendi conto che ti sei appena scusato tre volte nel giro di due secondi?"

 

"No, in realtà non me ne ero accorto, mi dispiace giuro che ora la smetto.

 

"Vaffanculo Louis"

 

Scoppiamo a ridere entrambi. 

Ero riuscito a farlo ridere di nuovo e questa volta dopo era rimasto a fissarmi negli occhi con il sorriso più bello che avessi mai visto stampato sul volto.

 

"Ti stavo dicendo, neanche io sono di qui.

Sono nato a Holmes Chapel e mi sono trasferito a Oxford da circa tre anni per l'università, ma sto spesso qui a Londra dove lavora mio padre e ho un piccolo appartamento in cui passò la maggior parte dei weekend."

 

"In realtà non mi stavi dicendo nulla di tutto questo sai? -sorrise- ma mi interessa, che lavoro fa tuo padre?"

 

"Lui è-è un medico suppongo."

 

"Supponi?"

 

"Possiamo cambiare argomento Louis, il lavoro di mio padre è davvero l'ultima cosa di cui voglio parlare al momento."

 

So che ci rimase male, lui mi aveva risposto nonostante tutto, ma io non ce l'avevo fatta. 

Non potevo raccontarglielo perché sarei sicuramente scoppiato a piangere e quello non era il momento più adatto per quel tipo di conversazioni, insomma l'avevo appena conosciuto.

 

"No scusami tu, hai ragione. Te l'avevo detto che sono davvero invadente a volte.

Forse è meglio che vada adesso, si sta facendo tardi"

 

No.

No.

Louis.

No.

Andare dove?

Sono solo le 5 del pomeriggio.

Ti prego non sono ancora pronto a lasciarti andare. 

Non so neanche se ti rivedrò mai più.

 

 

"Ti accompagno."

 

"No Harry non serve davvero, abito piuttosto lontano."

 

"Appunto ti accompagno." ripetei facendo cenno verso la mia bellissima macchina nuova di zecca posteggiata qualche metro più avanti 

 

Mi guardò con gli occhi spalancati 

 

"Hai una macchina?"

 

"Come pensi che faccia Londra-Oxford e viceversa ogni weekend? A piedi?"

 

"Che ne so io, in treno magari."

 

"Aspettami qui, pago il conto e ti accompagno a casa."

 

"No Harry pago io, stai facendo già trop-"

 

Prima che potesse finire la frase mi ero già alzato e avevo pagato i nostri caffè.

 

"È la prima volta che sali su un'auto?"

 

"Si vede così tanto?" sussurrò imbarazzato

 

"Abbastanza"

 

Avevo un ultimo desiderio prima di lasciarlo andare 

 

"Où je t'emmène monsieur?"

 

Ti prego.

 

"6, Duke of York St.  S'il vous plaît"

 

Esattamente come l'avevo immaginato. Dolcemente delicato e fottutamente eccitante.

 

"Comment connaiss-tu le français?"

 

Ora stava esagerando però, non eravamo neanche a metà strada e già ero stanco di guidare per le condizioni in cui mi stava riducendo.

 

"Da bambino mio padre mi ha costretto a seguire dei corsi di francese e tedesco. 

Non pensavo che il primo mi sarebbe mai stato utile, ma sono felice di essermi sbagliato"

 

 

"Dimmi qualcosa in tedesco ti prego"

 

 

"Wenn das nur ein Traum ist, wecke mich bitte nicht auf, weil es der schönste Traum ist, den ich jemals hatte.

Wenn nicht, versprich es mir werden wir uns wiedersehen, denn bis dahin werde ich nichts anderes tun als träumen."

 

(Se questo è solo un sogno, ti prego di non svegliarmi, perché è il sogno più bello che abbia mai fatto.

Se non lo è, promettimi che ci rivedremo, perché fino ad allora non farò altro che sognarti.)

 

"Non ho capito niente, sembrano delle minacce di morte" rise e io con lui

 

Se soltanto sapessi quello che ti ho detto Louis

 

"Puoi tradurre?"

 

"No monsieur, dovrai capirlo da solo."

 

"Ma è impossibile, non mi ricordo una sola parola."

 

"Allora te lo dirò, ma ad una condizione"

 

"D'accordo spara.

Aspetta devi girare a destra siamo arrivati."

 

"Abiti qui?"

 

"Già"

 

"È bello, sembra un posto tranquillo."

 

Era così impacciato che non riusciva neanche ad aprire lo sportello della macchina.

Lo aiutai a scendere e lo accompagnai fino alla porta.

 

Ci guardammo negli occhi per qualche istante incapaci di dire nulla, non sapevamo se ci saremmo incontrati di nuovo, ma anche se l'avessimo fatto non sarebbe mai potuto essere nel modo in cui volevamo. 

 

Non senza la continua paura di doverci nascondere.

 

Lasciarlo andare faceva male.

Non poterlo avere nel modo in cui volevo ne faceva ancora di più.

 

"Allora ciao Louis."

 

"Ciao Harry."

 

Lo salutai perché non avevo più la forza di continuare a guardarlo.

Camminai verso la macchina senza voltarmi, gli occhi bassi forse un po' umidi e le mani che tremavano.

 

"Harry, aspetta. 

Ci rivediamo?"

 

Quelle parole furono come una pugnalata al cuore. 

Ci rivediamo? 

Non me lo stava chiedendo come se fosse una cosa lontana e improbabile.

Voleva una certezza.

 

Mi voltai e gli sorrisi.

 

Tornai da lui e controllando che in strada non ci fosse nessuno gli lasciai un bacio sulla guancia.

 

Respirare il suo profumo mi fece venire le farfalle nello stomaco.

 

Lo vidi arrossire e spalancare gli occhi per quel gesto inaspettato.

 

"Si Lou. Ci rivediamo."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spero vi sia piaciuto. 

Grazie a tutti coloro che hanno letto 💓

   
 
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