Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Teo5Astor    16/03/2018    6 recensioni
"Avrebbe voluto imprigionare quell'istante nell'eternità. Come in una prigione d'ambra"
Il primo incontro tra Crilin e C18 dopo che si erano separati al Palazzo del Supremo al termine del Cell Game.
La freddezza e la bellezza di lei, la timidezza e l'insicurezza di lui.
Il primo bacio.
Uno schiaffo a un destino impossibile e l'inizio di una grande storia.
Nota: one shot ispirata dalla canzone "Difenderti" di Rayden feat. Raige.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Crilin, Muten | Coppie: 18/Crilin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prigione d’ambra
 
Il mare era particolarmente tranquillo quel giorno. Il sole stava per tramontare, iniziava lentamente a creare i suoi giochi di luce sull’acqua e nel cielo. Uno spettacolo magnifico.
Eppure Crilin non sembrava felice. Seduto sul gradino d’ingresso della Kame House, osservava l’orizzonte con lo sguardo assente.
Il Maestro Muten e Tartaruga lo guardavano preoccupati da dentro casa. Aveva scambiato poche parole con loro quel giorno, non aveva neanche voluto pranzare. Diceva di non sentirsi molto bene ma che non preoccuparsi per lui. Aveva solo lo stomaco un po’ chiuso.
Diceva che voleva stare un po’ da solo. Che aveva bisogno di pensare.
Crilin era sull’isola dove viveva fin da quando era bambino, ma la sua mente vagava. La sua testa era altrove.
Il suo cuore soprattutto, era altrove.
 
«Una ragazza» disse Muten a Tartaruga. «Deve essere tutta colpa di una ragazza.»
«Povero Crilin, si meriterebbe davvero una persona speciale. È così buono» rispose Tartaruga sospirando.
«Non ha voluto confidarsi con noi, ma deve essere successo qualcosa. Sono il suo maestro, certe cose le capisco. E non c’entra il fatto che Goku abbia deciso di restare dell’Aldilà. Quella è una cosa che sta facendo soffrire tutti noi ma è una sua decisione e dobbiamo rispettarla» riprese Muten.
«Già…dovremmo cercare di tirargli su il morale» propose il saggio animale.
«Ok, ci penso io allora. Sono abbastanza vecchio da avere esperienza da vendere per situazioni come queste» disse con decisione il Maestro alzandosi e uscendo dalla porta principale.
«Oh, no…» esclamò rassegnato Tartaruga.
«Senti Crilin, ho comprato delle nuove riviste “speciali” stamattina! Ti va di sfogliarle con me? Poi tra poco inizia in televisione il programma con le ragazze in costume che fanno ginnastica, almeno tiriamo l’ora per vederlo!» propose Muten tutto gasato.
«Grazie Maestro, ma preferisco stare ancora un po’ qui a guardare il mare. Non preoccuparti per me, va tutto bene.»
Il vecchio rientrò in casa deluso e si rivolse sconsolato a Tartaruga, che allargò a sua volta le pinne. Non sapeva cosa fare. Era meglio lasciare tranquillo quel povero ragazzo e sperare che gli passasse la malinconia o qualunque cosa avesse.
 
Crilin non faceva altro che pensare e ipotizzare.
Pensava continuamente agli avvenimenti del giorno prima e in generale dell’ultimo periodo. Faceva congetture su quello che stava accadendo e su ciò che sarebbe stato di lui. E di lei.
Già, lei. C18.
Aveva rubato il cuore di Crilin senza un motivo particolare.
Anzi, un motivo c’era: era la Lei che Crilin stava cercando da una vita. Lui l’aveva capito subito.
Sono quelle cose che ti dice il cuore e basta. Tu lo ascolti, per forza. Metti da parte la ragione e tiri dritto.
Crilin l’aveva fatto. Era andato contro corrente. Contro tutti.
In cerca di una storia impossibile. Contro un destino già scritto.
 
Lei era un’androide progettata per uccidere e dominare il mondo. Fortissima. Bellissima. Fredda. O meglio, glaciale.
E lui? Cos’era lui? Un ragazzo comune, uno fra tanti. Non si sentiva neanche bello, anzi. Era piccolo di statura ed era timido, insicuro. Non aveva mai avuto una storia seria. Aveva sempre cercato la sua principessa, ma nessuna sembrava volere un ranocchio come lui. Si sentiva un imbranato.
Come poteva uno come lui conquistare una come lei?
E dov’era lei? Cosa stava facendo? L’avrebbe mai rivista?
E poi, no, non aveva alcun senso quello a cui stava pensando: lei era un cyborg.
Sì, va bene, di fatto il suo corpo umano era stato modificato da quel folle scienziato chiamato Gero e non era quindi un androide al 100%...però, quei circuiti nel cervello le avrebbero consentito di provare dei sentimenti? Di amare?
Crilin continuava a struggersi in questi pensieri. Affogava nelle paranoie e nelle sue insicurezze.
Era tutto così irrazionale. Eppure Crilin ci credeva. O meglio, ci sperava.
Si disse, come a darsi forza: «Se nella vita bastasse solo la ragione, Dio nel petto non ci avrebbe messo un cuore.»
 
Pensava a tutto quello che era successo.
A quando aveva visto per la prima volta quella ragazza.
Aveva una forza prodigiosa. Aveva sconfitto senza troppe difficoltà persino Vegeta. Quando si avvicinò a Crilin e invece di finirlo gli diede un enigmatico bacio sulla guancia generò un terremoto dentro di lui.
Era confuso. Non capiva se quel bacio avesse un significato o se fosse stato solo un gesto per deriderlo.
Solo una cosa era certa: lui si era innamorato di quella ragazza.
Pensò a quando si erano ritrovati dalla stessa parte qualche giorno dopo, contro Cell.
Quando giunse a pochi metri da lei con in mano il dispositivo per distruggerla ma non trovò il coraggio di farlo. Perché lui la amava già, anche se tutto ciò non aveva senso.
Ripensò con orrore a quando quel mostro l’aveva assorbita e ai giorni d’angoscia che aveva passato. I sensi di colpa a tenerlo sveglio ogni notte. Il cuore fatto a pezzi. Un dolore da non condividere con nessuno.
Rivide il momento in cui C18 venne espulsa dal corpo di Cell ormai prossimo alla morte e al sollievo che generò in lui rivederla quando ormai pensava che nulla potesse riportargliela indietro.
 
Pensò al giorno prima al Palazzo del Supremo, quando insieme a tutte le vittime di quella guerra aveva fatto tornare in vita anche C17 perché era convinto che fosse fidanzato con C18.
Ricordò quanto era stato ingenuo a chiedere a Shenlong di far tornare i due cyborg dei veri esseri umani come lo erano stati una volta. Il rifiuto del Drago era stato una pugnalata al cuore per lui. Era un desiderio che andava oltre i suoi poteri.
Si sentì uno stupido, ma almeno aveva avuto il coraggio di giocarsi le sue carte davanti a tutti. Aveva anche ammesso davanti a Yamcha e agli altri presenti che l’aveva fatto perché gli piaceva quella ragazza e si era attirato le battute sarcastiche dei suoi amici. Ma non gli importava di questo. Quello che lo faceva star male era il veder evaporare l’unica chance che pensava di avere.
Ripensò alla sua idea di chiedere al Drago se poteva almeno far sparire dai corpi dei due androidi i dispositivi esplosivi che aveva inserito Gero quando li aveva creati e la sua risposta affermativa a questo desiderio.
Pensava che i due cyborg sarebbero stati felici di non aver più una bomba dentro di loro, non gli importava che sapessero che era merito suo.
Lui voleva solo che C18 fosse felice. Anche senza di lui.
Lui, Crilin, l’unico che aveva scorto qualcosa di buono in lei quando tutti gli altri in lei vedevano solo una macchina da guerra. Una portatrice di morte.
Per gli altri poteva essere solo bella, al massimo. Perché che fosse una ragazza stupenda era un dato di fatto. Ma la reputavano cattiva, oltre che incapace di provare dei sentimenti umani.
Ma per Crilin era diverso.
Perché a lui piaceva.
Perché lui la amava.
 
Ricordò la sua sorpresa quando C18 uscì dal suo nascondiglio e si palesò mentre Shenlong stava scomparendo insieme alle Sfere.
Era ancora al Palazzo del Supremo. Erano convinti che se ne fosse andata dopo essersi risvegliata ma in realtà si era nascosta.
Aveva visto tutto. Aveva sentito tutto.
Sapeva già che Crilin era innamorato lei. Quando si era svegliata, Junior le aveva spiegato che era stato proprio Crilin a proteggerla mentre era priva di sensi dopo essere stata rigettata da Cell. E Gohan, sincero come solo i bambini sanno essere, aveva detto a voce alta che Crilin era innamorato di lei.
La frase che gli riservò C18 come ringraziamento per tutto quello che aveva fatto, semplicemente, l’aveva distrutto. Aveva fermato il suo cuore: «Non scherzare, pensavi davvero che io potessi ricambiare i tuoi sentimenti, piccoletto?!»
Quindi il ragazzo provò molto imbarazzo nel trovarsela ancora lì davanti poco dopo, inaspettatamente. Ma il suo cuore si riempì di gioia comunque. Riprese a battere.
 
Le dure parole che C18 gli disse in quel momento gli si scolpirono nella mente. Continuava a ripetersele.
Un nastro infinito di una pellicola cinematografica in cui lei era l’attrice protagonista.
Un’attrice da Premio Oscar, dal punto di vista di Crilin.
Usò un tono duro la ragazza, ma sembrava più allibita per la scena a cui aveva assistito che arrabbiata:
«Cretino! Io e C17 siamo fratelli gemelli! Comunque non ci sperare! Non mi importava niente dell’esplosivo che avevo nel corpo! Idiota!»
Le sembrò quasi un piccolo riccio che si chiude in sé stesso per difendersi e così facendo mostra agli altri solo i suoi aculei. Ma in realtà quel riccio non era altro che un animaletto tenero, buono e adorabile per chiunque fosse riuscito a farlo sentire in pace, al sicuro. In modo tale da rendere inoffensivi i suoi aculei.
Crilin pensò che l’avrebbe difesa lui, se solo ne avesse avuto l’occasione. Sarebbe stato il suo scudo, i suoi aculei contro le cose brutte del mondo. Non si sarebbe più dovuta preoccupare lei di difendersi e di chiudersi a riccio perché avrebbe pensato lui a tutto.
Crilin sognava questo. Vedeva questo dopo le parole con cui si era congedata il giorno prima C18:
«Ci vediamo.»
Sì, gli aveva detto così guardandolo negli occhi. Prima di volare via. Lasciando accesa nel cuore di Crilin la fiammella della speranza.
 
Il ragazzo continuava a fissare il mare e a pensare. Il tempo passava.
Dove era adesso C18? Dove aveva passato la notte?
Aveva davvero senso sperare per lui?
Come avrebbero fatto a rivedersi? Lei non aveva un’aura essendo un cyborg, quindi Crilin poteva solo sperare che sarebbe stata lei a cercarlo. «Sì, come no…» si rispose ad alta voce da solo sbuffando, interrompendo il flusso dei suoi dubbi.
Quel “ci vediamo” poteva significare tutto o magari niente. Sono quelle frasi che si dicono, pensò il ragazzo, ma che non preludono nulla in realtà. Sono frasi fatte, ecco.
Era demoralizzato.
Avrebbe desiderato avere almeno un’occasione vera con lei per poterle dimostrare quello che provava.
Per farle capire che lui era in grado di difenderla dal mondo e dai suoi fantasmi.
Perché era ovvio che avesse dei demoni dentro di sé una povera ragazza strappata alla sua normale esistenza insieme al fratello e tramutata in un cyborg assassino privato di ogni ricordo del passato da uno scienziato pazzo.
Un peso da portare enorme, pensò Crilin.
Un peso che lui desiderava ardentemente portare sulle sue spalle. Insieme a lei.
Sì, lui la amava.
Non avrebbe sprecato la sua chance, se mai ne avesse avuta una.
Si sentì stupido, ma pregò il mare e il cielo che aveva davanti a sé di concedergli una possibilità.
Una sola.
 
Crilin vide il mare che iniziava ad incresparsi. Soffiava anche un leggero vento, che continuava ad aumentare d’intensità.
Si alzò e fece qualche passo sulla spiaggia.
Un rumore in lontananza. Poi sempre più vicino.
Una figura nel cielo si stava avvicinando.
Una ragazza.
Bionda. Bella.
Il tramonto infuocato alle spalle della fredda bellezza di quella ragazza si scolpì negli occhi e nel cuore di Crilin.
Il mare con i suoi riflessi e il suo profumo faceva da cornice a quell’ossimoro meraviglioso.
Ghiaccio bollente.
Crilin vide C18 come un’algida Venere che, nata dalla spuma del Mar Glaciale Artico, si era gettata in quel tramonto di fuoco solo per lui, per vederlo.
Si era fatto un bel film il ragazzo. Il solo vederla lo faceva sognare ad occhi aperti.
Dopo un giorno, sentì di nuovo scorrere la vita dentro di sé.
La speranza aveva fatto sì che il suo cuore riprendesse a battere davvero.
 
C18 atterrò sulla spiaggia, a pochi metri da lui.
Si guardarono.
Lei avevo uno sguardo duro, fiero. Gli occhi gelidi non lasciavano trasparire alcuna emozione.
Crilin era agitatissimo e balbettò: «C-ciao, che bello vederti!»
«Ciao» rispose con freddezza la ragazza, mentre si guardava intorno.
Muten uscì spaventato dalla casa insieme a Tartaruga. Quando vide che si trattava di una bella ragazza, non riuscì a trattenersi e disse ammiccando: «Crilin, non mi avevi detto che avevi un’amichetta così carina!»
Il ragazzo osservò il Maestro, visibilmente a disagio. Era paonazzo, un po’ di sangue gli colava dal naso.
C18 non rispose nulla, si limitò a incenerire Muten con un’occhiata che gli fece gelare il sangue nelle vene.
«Ah già, Crilin! Mi ero dimenticato che devo andare a cena con Tartaruga da mia sorella Baba stasera e staremo lì a dormire! Beh, ci vediamo domani! Arrivederci signorina!» esclamò il vecchio sparendo in mare in piedi sul guscio di Tartaruga.
 
Erano soli adesso.
In un’isoletta sperduta nell’oceano.
Crilin aveva un’occasione.
Lei era andata lì, doveva esserci un motivo se l’aveva fatto.
Crilin non poteva fallire.
Voleva giocarsi le sue carte. Voleva far saltare il banco, per una volta nella sua vita.
«Hai-hai fatto bene a venire» balbettò timidamente.
C18 lo guardava, in silenzio. Voleva che fosse lui a parlare. Crilin deglutì e si fece coraggio.
«È da ieri che ti penso» cominciò. «Ero preoccupato per te. Dove hai passato la notte? E tuo fratello come sta?»
«Non ho visto C17, ma sono certa che sta bene. Se la caverà, è sveglio. Io sono andata in una villa in montagna, penso  fosse la casa di villeggiatura di qualche ricco. Era vuota e l’ho occupata, per il momento. Avevo voglia di stare da sola, di pensare.» rispose lei.
«A cosa dovevi pensare?» chiese ingenuamente Crilin.
«Se venire a cercarti o no, scemo!» esclamò C18, stringendo i pugni e distogliendo lo sguardo da quello di Crilin.
Il ragazzo capì che anche lei era imbarazzata e non voleva rischiare di farla innervosire.
Non voleva che scappasse.
 
«Ti va di guardare il mare al tramonto con me? È una cosa che mi piace molto» propose Crilin andandosi a sedere su uno scalino dell’ingresso della Kame House.
La ragazza non rispose, ma andò a sedersi vicino a lui.
Restarono in silenzio per qualche secondo.
Ammiravano il paesaggio.
Crilin poteva sentire il suo profumo. Ne era inebriato. Era così vicina che quasi non ci credeva.
Era così bella che non gli sembrava vero.
«È stupendo» disse C18 improvvisamente. Crilin si girò verso di lei. Stava guardando il mare. Era dolce. Era uno spettacolo nello spettacolo.
Il vento le muoveva i capelli dorati. Il sole al tramonto creava un gioco di luci indescrivibile riflesso nei suoi occhi di ghiaccio.
«Già…» rispose il ragazzo.
Cercava qualcosa di intelligente da dire, ma non ci riusciva.
Era felice, ma anche teso.
Pensò che era arrivato il momento di parlare, che doveva farcela.
Voleva dirle talmente tante cose che non riusciva a mettere ordine nei suoi pensieri.
Fissò il mare, poi guardò di nuovo lei e ebbe una sorta di illuminazione.
Come se un poeta avesse visto la sua Musa.
All’improvviso nella sua testa tutti i pezzi del puzzle andarono magicamente ognuno al proprio posto.
Trovò le parole. Trovò il coraggio.
Fece un lungo respiro per darsi forza prima di cominciare:
 
«Ti proteggerò dal mondo, dalle sue brutture,
saprò starti vicino e difenderti dalle tue paure.
Ti basterà stingermi le mani, chiamare il mio nome
e io non le lascerò, sarò il tuo Angelo Custode.
Nulla al mondo potrà farti del male,
starò con te finché il Sole continuerà a brillare.
Sarai al sicuro, come prima del peccato originale,
prima che gli umani inventassero il male.
Tra le mie braccia come nell'Eden,
non avere paura, ci devi credere!
Nel tuo letto, nell'imbrunire,
resterò sveglio perché amerò guardarti dormire
e immaginarti alla mattina
quando ti sveglierai felice come a Natale da bambina.
Io sarò di fianco a te,
senza avere motivi per andarmene.
Tutto questo per l'eternità,
non hai nulla da temere ora che sono qua.
Non preoccuparti!»
 
Crilin guardò C18. Il suo sguardo si era fatto più dolce. Sembrava sorpresa dalle sue parole, probabilmente non si aspettava un discorso così poetico. A dire la verità, lui stesso fu colpito da quello che era uscito dalla sua bocca. Gli era venuto spontaneo, era quello che sentiva dentro di sé.
La ragazza non disse nulla, ma strinse la sua mano. Era morbida, vellutata. Le dita perfette ad affusolate cercavano quelle di Crilin, volevano il suo calore.
Il ragazzo provò un brivido ma si rese anche conto che aveva altre cose importanti da dirle. Non sapeva nulla del suo passato, se avesse avuto alle spalle qualche storia d’amore finita male e se fosse in grado di ricordare qualcosa.
Ci teneva comunque a rassicurarla:
 
«Lo leggo nei tuoi occhi cosa hai vissuto fino ad oggi.
L'amore forse ti ha lasciato ferite e solchi,
ti hanno tradita dopo averti detto parole dolci.
Oggi ti devi spogliare,
non dei tuoi vestiti ma della paura di amare.
Sarà solo un ricordo lontano,
i fantasmi del passato ci hanno reso quello che siamo…
ma noi siamo l'arcobaleno dopo la tempesta,
due cuori all'unisono in un'orchestra,
una foto che non smetto mai di guardare,
una notte d'estate, ascoltando il mare.
Siamo la perfezione nella semplicità,
la vera bellezza che non avrà mai età.»
 
C18 strinse più forte la mano di Crilin. Il ragazzo la guardò e non riuscì a capire se quel rossore che vedeva sul suo volto fosse un segno che l’avesse colpita con le sue parole o se fosse solo il riflesso del tramonto sul suo candido volto. Magari erano entrambe le cose.
Capì che doveva concludere il suo discorso.
Provò a calare il jolly per chiudere la partita.
La sua partita più importante.
Quella che avrebbe deciso la sua vita.
Doveva far capire a C18 che poteva abbassare la guardia con lui, che non aveva bisogno di chiudersi a riccio e di mostrare i suoi aculei:
 
«Hai paura di amare,
è il tuo modo di difenderti.
Ma ora devi lasciarti andare,
perché, credimi, io resto qui!
Ma che senso ha?
Non so che senso abbia…
lasciarsi scivolare dalle mani la felicità.
Ma che senso ha?
Ora chiudi gli occhi
e corri verso le mie braccia!»
 
C18 aveva gli occhi lucidi. Sembrava così indifesa, così sola contro un mondo ostile. Un mondo che riusciva a vedere solo il demone nascosto dalla sua faccia d’angelo.
Fu una frazione di secondo però.
Perché C18 si gettò tra le braccia di Crilin e lo baciò con passione.
Al ragazzo non sembrava vero. Stava vivendo il suo sogno.
Ma anche lei, in fondo, non poteva credere a quello che stava succedendo.
Avevano dato uno schiaffo a un destino che sembrava già scritto. Che sembrava impossibile.
Crilin sentiva il suo profumo, il suo calore sulla pelle.
Il sapore della sua dea lo stava inebriando.
No, non avrebbe più potuto farne a meno.
Mai più.
 
Non fu semplice per loro staccarsi.
Il desiderio di amore, di affetto, di conforto l’uno nelle braccia dell’altra gli impediva di allontanarsi.
Le loro labbra e le loro lingue cercavano disperatamente di vincere la paura della solitudine. Di scacciare i propri fantasmi.
Crilin la guardò. Era splendida, immersa in quel tramonto sul mare.
Lei si sistemò i capelli dorati e gli sorrise.
Il ragazzo contemplò tutta la delicatezza di quel volto. C18 era così pura nella sua dolcezza, così indifesa.
I suoi occhi azzurri un tempo gelidi erano ora ammalianti, caldi d’amore. Ardenti di passione.
Il suo cuore di ghiaccio si era sciolto.
Il riccio non mostrava più gli aculei ma solo la sua tenerezza.
 
«Io…ti amo dalla prima volta in cui ti ho vista» disse Crilin, un po’ timidamente.
La ragazza sorrise con dolcezza e strinse le sue dita intorno a quelle di lui.
«Sai, non sono ancora molto pratica di sentimenti umani. Li avevo dimenticati…ma credo di amarti anch’io, Crilin» rispose.
 
Un brivido caldo scosse Crilin, l’ennesimo di quell’indimenticabile tramonto.
Avrebbe voluto fermare il tempo.
Così, uno di fronte all’altra.
Il suo nome sulle labbra di C18.
Avrebbe voluto imprigionare quell’istante nell’eternità.
Come in una prigione d’ambra.
 
 
 
 
 
 
Note finali
 
Se siete arrivati fin qui, non posso che ringraziarvi e sperare che vi sia piaciuta questa storia!
 
Avete apprezzato questo Crilin in versione “poeta”?
Dove e quando pensate che possa essere avvenuto il primo bacio tra lui e C18?
 
Ci tengo infine a precisare che gran parte del discorso finale di Crilin è tratto dalla canzone indicata nell’introduzione, con solo qualche modifica.
 
Grazie ancora a tutti e a presto!
 
Teo5Astor
 
 
 
 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Teo5Astor