Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Kiki2017    17/03/2018    1 recensioni
Levi odiava volare, c'erano mille modi confortevoli per viaggiare, ma quell'aggeggio alato non era contemplato tra essi.
Quando il destino ci si mette, non c'è nulla che si possa evitare.
La mia prima one shot su questi due fantastici patati del cuore.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Love at first sight'
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"Buongiorno, mi scusi, credo che il mio posto sia lì accanto al suo."


Era iniziata così, un ragazzo da urlo con due occhioni spettacolari che si accomodava accanto a lui sull'aereo.

Levi odiava volare, c'erano mille modi confortevoli per viaggiare, ma quell'aggeggio alato non era contemplato tra essi.
Quella volta però non aveva proprio potuto evitare: lo zio Kenny aveva invitato l'intero parentado al suo matrimonio ("Meglio tardi che mai" gli aveva detto il corvino, "Portati un 'amico' " aveva ribattuto l'altro) che si sarebbe svolto su una spiaggia da sogno a Honolulu, desiderio della futura sposa, tale Hanji o qualcosa del genere.
L'aereo era inevitabile e considerato che lui era stato impegnato per lavoro fino a qualche ora prima e tutta l'allegra combriccola di parenti era già partita, gli toccava pure viaggiare da solo.

Dopo che quell'essere angelico gli si era seduto accanto Levi aveva perso completamente la tramontana e non si era accorto neppure del tanto odiato decollo.
Mentre l'uomo fingeva spudoratamente di lavorare al suo portatile, il giovane sconosciuto leggeva una di quelle riviste patinate tanto famose ed era la vittima 'inconsapevole' dei suoi avidi sguardi: carnagione olivastra,capelli color cioccolato fondente,labbra rosee e piene come due albicocche mature,  bicipiti tonici che risaltavano sotto la maglietta attillata, cosce tornite ma non eccessivamente muscolose e... quegli occhi da reato?
Verdi, un verde brillante come quello dei prati bagnati da leggere gocce di rugiada, con sfumature turchesi e qualche scheggia ambrata intorno alle pupille.
Avrebbero dovuto essere inseriti tra i Patrimoni dell'umanità...Ma poi chissà dov'è che li aveva già visti...
Quando notò quelle due piccole ali stilizzate, una nera e l' altra bianca, tatuate sul polso sinistro del giovane, iniziò a credere che quello fosse davvero un angelo.

Quando l'oggetto delle sue attenzioni si alzò per andare al bagno poi, Levi ebbe modo di "scrutare" quella parte di lui che ancora non aveva potuto considerare: il fondoschiena era tondo e sodo, sembrava scolpito nel marmo e dio quanto avrebbe voluto affondarci unghie e denti per saggiarne la consistenza perfetta!!!Si schiaffeggiò la fronte, doveva smetterla di pensare certe cose, non era certo il caso di farsi venire un'erezione sull' aereo!

Un paio d' ore dopo il decollo i due avevano iniziato a fare conversazione.
Levi gli aveva parlato del matrimonio di suo zio, che all'alba dei 55 anni aveva trovato l'amore della sua vita e si voleva sposare sulla spiaggia, e nel mentre aveva scoperto che quell'angelo travestito da Marcantonio era un ventitreenne di nome Eren, professione fotomodello (what else?) ed era diretto ad Honolulu per un servizio fotografico sulla spiaggia di Waikiki, dove avrebbe ritrovato anche una sua cara amica.
Ed eccola lì la fregatura, 11 anni in meno di lui ed aveva anche una 'cara amica': insomma, non era proprio destino!

Il destino però non era dello stesso parere.

Quando si salutarono una volta atterrati "Chissà magari potremmo beccarci in giro per Honolulu" gli aveva sussurato Eren all'orecchio sorridendo, infilandogli in mano un suo biglietto da visita con tanto di numero  di telefono e sul retro un'unica parola scritta a penna: "Chiamami".
Altro che angelo, quello era un diavolo tentatore.

Forse avrebbe potuto chiamarlo per "avere compagnia" al matrimonio di zio Kenny, ma tra la stanchezza per il viaggio, l'indecisione, il gran fermento per gli ultimi preparativi, sua madre Kuchel che non smetteva di piangere per l'emozione e lo sposo che aveva insistito per mostrare a tutti il luogo del ricevimento (anche quello con tanto di vista sull'oceano) i suoi piani andarono in fumo.
"Il giorno dopo il matrimonio, magari"...si era ripromesso Levi.

Quella mattina il cielo non avrebbe potuto essere più limpido e persino lui che non aveva mai amato molto il mare si ritrovò ad  apprezzare quel gazebo sulla spiaggia allestito per la cerimonia, adornato di mille fiori tropicali bianchi e rossi. A rendere perfetto il connubio il rumore delle onde che carezzava dolcemente tutti i sensi...se solo Eren fosse stato lì...

"Levi, cuginetto, alla fine ce l'hai fatta a superare la paura dell'aereo vedo!!"
Ed ecco che quella rompiballe di Mikasa aveva interrotto la beatitudine dei suoi profondi pensieri.
"C'è una persona che vorrei presentarti..."disse civettuola la ragazza, indicandogli il suo accompagnatore.
Ciò che accadde quando Levi alzò lo sguardo fu un'esplosione di mille fuochi d'artificio: un angelo dai luminosi occhi verdi, vestito con una camicia bianca ed un pantalone in lino dello stesso colore, coi capelli color cioccolato spostati delicatamente dalla brezza marina gli stava sorridendo molto maliziosamente, porgendogli la mano destra: "Piacere, sono Eren Jaeger, un amico di Mikasa!"
Dannato stronzo, si era persino umettato le labbra con la lingua labbra durante quella farsa. Sì, era il demonio in persona!

La sera, dopo innumerevoli brindisi e con una sbronza incalzante in agguato, Levi sentì il bisogno di allontanarsi dal caos generale per camminare un po' in riva all'oceano. L'acqua sembrava volergli baciare dolcemente i piedi lasciati nudi, ma malgrado la pace di quel momento lui non faceva che pensare a quel ragazzino che, pur in dolce compagnia di sua cugina, non aveva fatto che provocarlo tutto il giorno con sguardi ammiccanti e dolci sorrisi.
Stava impazzendo per un ragazzo che conosceva a malapena e da soli due giorni, dove diamine era finito il suo buonsenso?

"Speravo mi telefonassi." Quella voce lo fece sobbalzare.
" Perché speravi che lo facessi?" rispose Levi continuando a fissare il tramonto.
"Oh andiamo Levi! Credi che non abbia notato come mi guardavi in aereo? Ho 23 anni ma non sono un idiota! E son certo che anche tu abbia recepito chiaramente i miei segnali!"
Fanculo, sì che li aveva recepiti.
Ma...
" Che mi dici di Mikasa?"
" Mikasa? Ho lasciato sola sulla pista da ballo la mia migliore amica per correre dietro ad un uomo che ho conosciuto su un aereo due giorni fa, sono qui con te e tu pensi a Mikasa? Comunque, se ci tieni a saperlo, lei è ben consapevole delle mie preferenze..."
"Ovvero?"Levi continuò quel gioco sadico, volendo capire dove il ragazzo volesse andare a parare.
"Mi piace il cazzo, Levi, di brutto, e mi piaci tu!!! E probabilmente sono un idiota che ha perso la testa per uno che nemmeno conosce, anche se mi piacerebbe... Conoscerti meglio intendo! Sono stato chiaro ora?"
"La finezza l'abbiamo lasciata sotto le scarpe eh? Parli proprio come uno stupido moccioso... Del resto è quello che sei." Sospirò il corvino, continuando a nascondere il suo sguardo arrossito dopo le parole così dirette del giovane.
"OK, se ci ripensi fammelo sapere." Eren, amareggiato per quell'ultima frase, fece per allontanarsi dall'uomo ma una mano gli strinse il polso e lo fermò.
Levi stesso si stupì di quell'azione del tutto involontaria e dettata da chissà quale misteriosa forza.
Con uno strattone il corvino fece abbassare il ragazzo verso di sé, si perse in quei due smeraldi che in quel momento brillavano solo per lui e decise di mandare a puttane quel po' di buonsenso che gli era rimasto.
Si avventò sulle labbra che tanto aveva sognato di assaggiare in quegli ultimi due giorni, leccandole, mordendole, saziandosi di quella bocca nata per essere baciata da lui, da lui soltanto pensò, ascoltando quella miriade di sensazioni che gli scaldavano il cuore.
Presi dalla foga del momento i due amanti persero l'equilibrio e caddero sulla sabbia bianca e fresca, scoppiando a ridere come due fanciulli che giocano in riva al mare.
Si guardarono, l'uno trovò sé stesso negli occhi dell'altro e questa volta fu Eren a prendere l'iniziativa, lentamente passò i polpastrelli della mano destra dal viso candido e liscio alla nuca rasata dell'uomo che desiderava con tanto ardore, lo avvicinò a sé e lo baciò con passione, stringendolo forte, come fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto, come fosse l'unica che potesse fare.
Rimasero così a lungo, con la sola compagnia delle stelle che erano ormai nate in cielo, a baciarsi, accarezzarsi, guardarsi, ridere e parlare.
Il cielo ed l'oceano furono testimoni della nascita di un dolce sentimento, come lo erano già stati in un passato lontano, che le ali del destino avrebbero portato verso l'infinito.

Grazie a chi leggerà ed in particolar modo ad Ylpe che mi ha dato la carica per provarci.
E scusate se c'è qualche parolaccia ma mi serviva per rendere meglio alcune idee.
Kiki

   
 
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