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Autore: Spoocky    19/03/2018    0 recensioni
[Parte della challenge natalizia del gruppo Hurt/Comfort Italia - fanfiction & fanart https://www.facebook.com/groups/534054389951425/]
Svenimento - PTSD - Famiglia
Dopo essere stato quasi ucciso da Dean alla fine della 10x22, Castiel rimane traumatizzato al punto che la sua Grazia smette di funzionare.
Dovrà quindi guarire 'alla vecchia maniera' mentre lui e Sam cercano di rimettere insieme i cocci di una famiglia spezzata.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Continuiamo il giochino: andate al Capitolo II!

Buona Lettura ^.^

Ancora stordito per l’operazione, Castiel si voltò per trovare Sam addormentato al suo capezzale, con addosso un indumento di plastica del tutto simile a quello indossato dai suoi dottori in Pronto Soccorso.
Pensò che dovesse avere qualcosa a che fare con la sterilizzazione.
Socchiuse le labbra ma realizzò di avere la gola troppo secca prima di riuscire a parlare.
Quindi strinse la presa sulle dita del cacciatore quanto più possibile.
Non si rivelò una stretta salda ma fu forte abbastanza da svegliarlo.

“Ehi, Cas! Come ti senti?”
L’angelo gli lanciò la sua migliore espressione da ‘mi stai prendendo in giro?’ e fece scorrere la punta della lingua sulle proprie labbra spaccate.
“Merda, Cas! Scusa: avrei dovuto immaginarlo! Merda! Lascia che chiami l’infermiera … cazzo!”
Castiel sorrise alla sfilza d’imprecazioni e si coprì la ferita sull’addome con la mano ingessata mentre aspettavano l’arrivo dell’infermiera.

Martha arrivò pochi minuti dopo, con un bicchiere ed un cucchiaio di plastica.
Sorrise affabilmente al suo paziente e passò il bicchiere a Sam, spiegandogli di somministrare i pezzetti di ghiaccio a Cas se aveva sete, ma non più di due cucchiai alla volta.
Il cacciatore imboccò delicatamente l’angelo ferito mentre l’infermiera ne controllava i segni vitali e regolava le flebo: “C’è altro che possa fare, già che sono qui?”
“Per cortesia, potrebbe portarmi un’altra coperta? Ho piuttosto freddo.”
“Una coperta? Sicuro! Te la porto subito, tesoro.”

E subito arrivò.
Sam aiutò Martha a stenderla sul corpo dilaniato della creatura prima che lei gliela rimboccasse.

“Qualcos’altro?”
“Per ora sono a posto. Grazie infinite, Martha.”
“Sam?”
“Cosa? No. No: sto bene così, grazie.”
“Va bene, allora. Sono quasi le 4:00 del mattino: alle 8:30 i medici verranno a cambiare le fasciature e Sam dovrà uscire ma fino ad allora non vi disturberà nessuno. Quindi, sono sicura che entrambi avrete voglia di una bella, lunga chiacchierata e a me sta bene, però ora come ora il riposo è una priorità, avete capito? Splendido. Sogni d’oro, ragazzi e non esitate a chiamarmi per qualunque motivo, ok?”

“Ti sta simpatica. Vero, Cas?”
“E’ una donna straordinaria. E mi ricorda molto Meg...” il viso dell’angelo si adombrò e Sam gli mise una mano sulla spalla.
“Come stai?”
“Mi sento ancora stanco, sento il ventre dolorante e ... rigido. La testa ed il naso fanno ancora male ma ora respiro molto meglio. Il braccio pulsa un po’ ma è sopportabile. Però, non sento ancora la mia Grazia e ho paura ... ho paura di non riuscire a guarire queste ferite da solo. Mi dispiace.”
“Shh. Ehi! Tranquillo. Va tutto bene: la tua Grazia si riprenderà col tempo. Qui si prenderanno cura delle tue ferite e starai meglio in men che non si dica. Devi solo riposare e recuperare le forze. Guarda: ci sono io qui con te, ok? E ti resterò accanto per tutto il tempo, non importa quanto ci vorrà. Tu guarirai: te lo prometto.”
“E Dean?”
“Che si fotta! L’ho chiamato e gli ho mandato diversi messaggi Dio sa quante volte e lo stronzo mi sta ignorando. Significa che, qualunque cosa stia facendo, ci sta fottutamente bene. Tu sei la priorità adesso, ci preoccuperemo di
lui quando starai meglio.”
“Mi dispiace così tanto, Sam!” il respiro dell’angelo accelerò e gli occhi iniziarono a grondare lacrime “E’ stata tutta colpa mia. Avrei dovuto ... avrei dovuto fermarlo ma sono stato ... troppo debole. Mi dispiace! Mi dispiace tantissimo! Ti prego, Sam: perdonami!”
“Shh, shh, tranquillo Cas. Va tutto bene: so che hai fatto del tuo meglio. Solo ... solo che non volevi far male a Dean. E ti capisco. Non c’è nulla da perdonare perché non hai fatto nulla di male: diamo a Dean quello che è di Dean, questa volta è colpa sua. E prego ... prego che dovunque sia si senta dannatamente in colpa per questo. Ti ha quasi trafitto con la tua stessa lama e le ferite che ti ha inflitto hanno quasi ottenuto lo stesso risultato.”
L’angelo singhiozzò: “Come fai a saperlo?”
“Ho visto la spada conficcata nel libro vicino alla tua testa. Senti, quello che sto cercando di dire è: non sono assolutamente arrabbiato con te ... non ce l’ho neanche con Dean, per la miseria! Cioè: lo ero per quello che ha fatto a te e a quel povero ragazzino ma, ora come ora, sono solo preoccupato per voi. Questa volta siamo proprio fottuti per bene, non lo si può negare. Però tu sei ancora vivo e per questo sono profondamente grato. Sistemeremo Dean e tutto il suo casino come abbiamo sistemato l’Apocalisse. D’accordo?”
“D’accordo.”

Qualche lacrima era caduta sul volto pallido dell’angelo ma, per un piccolo miracolo, non avevano inzuppato il nastro adesivo che gli teneva la garza attaccata al naso.
Sam le asciugò con un fazzoletto preso da una scatola sul comodino e appoggiò la fronte su quella dell’angelo per un momento.
Poi ricominciò ad accarezzargli i capelli mentre guardava le sue palpebre appesantirsi.
“Ecco, Cas: dormi. Ci sono io con te, ok? Sono qui.”
“G – grazie, Sam.”
“Shh, shh. Va tutto bene. Shh. Dormi.”

Mentre il respiro di Castiel rallentava, anche Sam iniziò ad addormentarsi accanto a lui e non fece niente per impedirlo.
Avevano entrambi bisogno di riposare per quello che li aspettava.

La mattina seguente arrivò troppo presto per entrambi quando Sam venne accompagnato in corridoio gentilmente ma con fermezza.
Poco dopo gli venne incontro il dottor Riley con un uomo più basso dai capelli brizzolati che si presentò come: “Dottor Winston Wolf, risolvo problemi.”
Il cacciatore scoppiò a ridere per la citazione a quel classico: in cuor suo era certo che anche Dean l’avrebbe adorata.

Ridacchiando, stava per andare a procurarsi la colazione quando il dottor Riley lo fermò: aveva trovato un modo per aggirare gli orari troppo rigidi della Terapia Intensiva.
Dai documenti dell’accettazione sapeva che Sam era un paramedico certificato (il che era vero: aveva fatto il corso al college, insieme a Jess) e lo aveva nominato assistente alla persona di Castiel, garantendogli un posto al suo fianco in qualunque momento.
E lui sfruttò al meglio quel privilegio.
Era sempre al capezzale dell’angelo tranne quando gli cambiavano le bende – un processo doloroso anche se, a detta del convalescente, la parte peggiore era la pulizia dei drenaggi e delle loro entrate – quando faceva fisioterapia per il gomito e quando lo lavavano.
Il cacciatore sfruttava quei momenti per lavarsi, mangiare e cambiarsi (si portava il cambio dal bunker).
Faceva tutto questo volentieri, anche se significava doversi raccogliersi i capelli e lavarsi le mani per diversi minuti, diverse volte al giorno: sapeva che non era nulla in confronto a quello che stava passando Castiel.

Ma il peggio doveva ancora arrivare: le sue notti erano tormentate da incubi che, insieme al dolore, gli impedivano di riposare.
Spesso si svegliava in piena notte piangendo e lamentandosi, quasi saltava giù dal letto quando Martha o un’altra infermiera gli cambiavano le flebo, tremava e s’irrigidiva ogni volta che qualcuno che non fosse Sam lo toccava – cosa che rendeva ancora più difficile cambiargli le medicazioni – poteva scoppiare a piangere all’improvviso o ammutolirsi improvvisamente e fissare il vuoto, tremando come una foglia.
Quando il cacciatore cercò di parlargliene, l’angelo non riuscì a spiegare cosa gli stesse succedendo e la cosa lo spaventò al punto da scatenargli un attacco di panico in piena regola.
Quando urlava, piangeva o aveva un attacco di panico l’unica cosa che lo calmava era Sam – eventualmente anche Martha – che lo abbracciava, lo cullava e gli parlava dolcemente finché passava, lasciandolo esausto.
Il dottor Riley – capo dell’èquipe che lo assisteva – gli aveva diagnosticato una forma acuta di PTSD, come il cacciatore aveva immaginato.
Spiegò loro che era normale, dopo quanto accaduto, e suggerì di rimandare il consulto psichiatrico per un paio di settimane: sarebbe stato inevitabile solo se i sintomi fossero perdurati eccessivamente o se il paziente avesse mostrato pensieri e tendenze suicide.
Per ora era orribile conviverci ma, tutto sommato, era gestibile: la presenza di Sam faceva moltissimo per aiutarlo e lo stesso chirurgo si metteva in prima linea per incoraggiare il proprio paziente o sostenerlo durante una crisi.
Il dottor ‘risolvo problemi’ Wolf fu particolarmente paziente durante la riabilitazione di Castiel, distraendolo dal dolore con delle barzellette e tirandogli su il morale con il suo perenne buon umore.
Erano fortunati ad averli incontrati.

Come aveva predetto il dottor Riley, Cas restò in ospedale per dieci giorni – di cui la prima settimana in Terapia Intensiva – ma i sintomi psicologici miglioravano e gli esami portavano notizie di un recupero rapido, niente di straordinario, ma era comunque guarito abbastanza da far loro decidere di rimuovere i drenaggi due giorni prima di mandarlo a casa.
Il giorno della dimissione, Sam portò all’angelo un paio di pantaloni della tuta, una enorme maglietta dei Queen – una delle sue preferite – e un maglione di cotone blu comprato appositamente.
Per via del gesso e dei punti, il cacciatore dovette aiutarlo a vestirsi ed inginocchiarsi ai suoi piedi per mettergli i calzini e le Converse.
Dovette poi prenderlo in braccio e adagiarlo nella sedia a rotelle. Rabbrividì sentendo quanto fosse dimagrito.
Un’altra cosa da sistemare.

Mentre il Winchester lo accompagnava fuori, trovarono un piccolo comitato di addio all’ingresso dell’ospedale: il dottor Riley, Wolf e Page insieme con Martha e Judy li stavano aspettando.
Castiel era un paziente speciale: entrato con praticamente nessuna speranza di sopravvivere aveva stracciato le probabilità e si era scavato un posticino nel cuore di tutti con la sua vulnerabilità e gentilezza.
I dottori gli strinsero la mano sana tra le proprie e le infermiere vollero abbracciarlo.
Sam sorrise per le loro genuine dimostrazioni di affetto anche se Cas sembrava confuso: era così commosso da non riuscire a parlare quando gli misero in mano un biglietto di auguri per la sua guarigione che avevano preparato.

Il cacciatore lo raccolse tra le braccia di nuovo per accomodarlo sul sedile del passeggero.
Ricordi di sangue, dolore e smarrimento lo assalirono immediatamente e tremò dalla testa ai piedi.
Il flashback si dissolse davanti a quei volti sorridenti e alle mani che lo salutavano, dandogli la forza di sorridere e ricambiare il saluto.

Poi chiuse gli occhi e li tenne stretti fino a quando arrivarono al bunker.

Se avete capito la citazione avete vinto un frappè da 5$!

Veniamo al dunque: *muove la manina* questa è la storia che volete recensire *muove la manina* 3 CFU  a recensione!

 
  
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