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Autore: Quebec    21/03/2018    0 recensioni
Un sogno troppo reale da apparire un sogno...
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so se questa sezione sia giusta, perciò mi scuso in anticipo qualora non lo fosse.


Come ci ero arrivato lì? Fu un sensazione strana, se non dire stranissima. Era avvolto, tutt'attorno, da una leggera oscurità e alla mia destra, un morbido mare baciava la sabbia con un basso rialzo murato che la separava dalla strada. Non vedevo molto, non so dire se avessi la vista annebbiata o ero io a non notare i dettagli. Forse ero su un'isola o vicino alla costa, fatto sta che non seppi dov'ero.

Non ricordo perfettamente i primi istanti o i miei sentimenti, ricordo solo di aver compreso che mi trovavo nei pressi di un porto. La stradina era pavimentata da piccole mura di pietra con una recinzione attorno ad una specie di macchinario, forse una Gru portuale. Ricordo la stradina dritta che dopo un centinaio di passi si rialzava un poco verso un un arco o porta. 

Improvvisamente sentì qualcuno arrivare. Viso squadrato, giubbotto nero -forse di pelle- e capelli corti neri. Mi guardò per qualche istante con un lieve sorriso. Poi mi ritrovai dentro una stanza con delle grandi finestre coperte da qualcosa e una porta con una piccola finestrella. Vidi una specie di lettino ospedaliero. I muri erano chiari, ma non troppo. Pensaii di essere all'ospedale. Non so come ma vidi delle ragazze, molte ragazze. Io ero con loro, ma non partecipavo alla loro discussione. Parlavano e sui volti era dipinto il terrore. Non so a cosa era dovuto, ma ricordo una cosa: volevano fuggire. 

Da chi? e perché? D'un tratto nella stanza si materializzarono molti uomini -credo armati-. Inseguirono furiosi le ragazze, mentre queste fuggivano via in varie direzioni. L'uomo col giubbotto nero, sorrise e si mise a inseguirle. Io ero come uno spettatore, anche se fuggii anche io non sapendo bene il motivo. Non ero agitato, ma solo un poco confuso. 

Poi mi ritrovai con le ragazze che erano state catturate. Capii in quell'instante che le ragazze erano tenute prigionieri da questi uomini. Le donne si ribellarono un'altra volta, ma non ricordo il viso di ques'ultima -forse un'anziana signora- che venne ammazzata. Eravamo sempre in una stanza dai muri poco chiari, ma non ricordo cosa ci fosse attorno, se non grandi finestre coperta da qualcosa.

Per la prima volta l'uomo mi rivolse la parola: "ora tu rimarrai con noi, per sempre" l'ultima frase non ricordo se l'abbia detto o meno, ma il suo sorriso malizioso non strametteva fiducia. Ricordo che a quelle parole qualcosa dentro di me si accesse, non avevo paura, ma non volevo stare con loro. Pensavo alla mia famiglia, al mio mondo, a casa. Mille pensieri mi sfiorarono e non so dirvi se fossero paure. Ma ricordo che mi sentivo costretto a stare in quel posto. 

Le donne sparirono ed io mi ritrovai con un altro uomo di cui non ricordo il viso -credo avesse dei lunghi capelli castani che toccavano quasi le spalle e una barba incolta di pochi giorni-, questo mi portò in una dormitorio. Molti lettini erano accanto alla parete e davanti a me si accedeva, tramite un arco a cui mancava la porta, in un altro dormitorio. Questo mi parlò, ma non ricordo cosa mi disse. Poi con il dito indicò il mio letto ed io andai a sdraiarmi. 

Non ricordo se dormii o meno, ma ricordo che ero fortemente combattuto e pensavo sempre alla mia famiglia, alla mia casa. Non volevo starci lì, non mi piaceva, ma dentro sentivo strisciare uno strana emozione di accettazione che respingevo con tutte le mie forze. Ricordo un atmosfera cupa e poco chiara che aleggiava tutt'attorno. C'erano altri uomini, perlopiù ragazzi, non ricordo cosa facevano.

Poi ad'un tratto ricordo di essermi ritrovato con una donna dalla carnagione scura, aveva una specie di bandana marrone chiaro in testa con dei simboli e i capelli a dread. Eravamo in fuga in una specie di magazzino enorme con il soffitto che curvava sia a destra che a sinistra e delle piccole finestrelle sopra all'entrata fatta da un grande cancello scorrevole. All'interno, sparpagliati tutt'attorno, casse, scaffali di ferro e alcuni macchinari che non so distinguere. Non ricordo se ci fossero Conteiner. 

La donna pareva molto determinata a fuggire e voleva che fuggissi anch'io con lei. Un'uomo dai lunghi capelli castano scuro e un gilet antiquato perlustrava l'interno per catturarci o ucciderci. Quando l'uomo passò entrambi i piedi su una specie di grata di acciaio lunga non so quanto, fu schiacciato da un altra grata che improvvisamente si richiuse sopra la sua testa, come se quell'attrezzo fosse uno schiaccianoci.
Il suo busto venne schiacciato in avanti e le sue gambe si aprirono ai lati, ma con mia grande sorpresa, l'uomo era ancora vivo, anche se strisciava per terra arrabbiato.

Poi non ricordo più nulla. La donna forse venne catturato oppure sparì. Mi ritrovai in compagnia di questi uomini e dell'uomo col giubbotto nero, che mi sorrideva malizioso. Improvvisamente scoppià un allarme generale. Qualcuno ci stava attaccando. Io presi un fucile o forse una mazza di legno rinforzata da un metro circa. Dentro l'edificio -forse ospedaliero- delle presenza ci attaccarono -forse donne e uomini dall'aspetto mistico, tribale o frose sciamanico- mi difesi e ne uccisi qualche d'uno o forse li misi fuori gioco. Tutt'attorno a me gli uomini caddero, mentre queste presenza si facevano sempre più numeros e audaci. D'un tratto svanirono o si ritirarono. Ne avevo uccisi molti, anche quando ero accerchiato, restando calmo e giocando con i piedi e sfruttando l'agilita e la velocità.

Infine, l'uomo col giubotto nero radunò gli uomini rimasti e  andammo fuori verso la stradina in cui mi ero ritrovato a inizio sogno. Il cielo era nero pece, un debole luce -forse dai lampadari- illuminava la stradina, mentre sopra alla mia testa, a più di un metro, lungo i muri di cemento -forse appartamenti- c'era il buio. La situazione era fin troppo tranquilla, tutti gli uomini perlustravano la stradina. Poi mi venne un lampo in mente e se fossero proprio sopra di noi? Così guardai in alto e vidi molte presenza che si tenevano nell'oscurità grazie a una specie di corda attaccata ai muri, asservandoci dal lato. Io gridai di averli trovati. 

Questi scesero velocemente senza rendermi conto che erano già sulla stradina, ma dentro di me decisi di non combattere. Lasciaii la mia mazza rinforzata a terra e mi voltai. Gli uomini non capirono cosa stessi facendo, mentre queste presenza ci accerchiarono. Io non mi sentivo minacciato da loro, anzi, volevo stare dalla loro parte. Così mi volsi e guardai gli uomini. Poi una presenza, ricordo che era un anziana vestita di marrone chiaro simile a una sciamana indiana delle americhe, parlò, forse a me. D'un tratto, mi ritrovai a vedere me stesso che affoggavo in mare un uomo -ricordo dei baffi folti e dei capelli quasi stempiati- che doveva essere il secondo in capo dell'uomo col giubotto nero. Io guardavi me stesso impassibile. D'un tratto pensai all'uomo col giubotto nero, dov'era finito? Forse si era nascosto dentro l'edificio? 

Mi svegliai...
   
 
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