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Autore: Axel Knaves    26/03/2018    0 recensioni
Un patto di sangue involontariamente stretto e un'invocazione fatta per scherzo, portano Eva Rossi a condividere il suo appartamento con Helel (a.k.a. Lucifero) e Azrael (a.k.a. Morte).
Ma cosa potrebbe mai andare storto quando condividi la vita e la casa con la Morte, che entra nei bagni senza bussare, e il Diavolo, che ama bruciare padelle?
Eva non potrà fare altro che utilizzare le sue armi migliori per sopravvivere a questa situazione: il sarcasmo e le ciabatte.
~Precedentemente intitolata: Bad Moon Rising e Strange Thing on A Friday Night
~Pubblicata anche su Wattpad
Genere: Comico, Demenziale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Nonsense | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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[10]» Una famiglia a sorpresa «[10]

 

3rd POV

Helel si accasciò contro la parete del salotto ansimante, gli occhi chiusi, una mano sul fianco, mentre il cervello cercava di comprendere se stava morendo o era solo l’effetto dell’allenamento intensivo che stava avendo luogo quella domenica mattina.
L’uomo riaprì gli occhi e fissò l’umana che si stava ancora allenando, seppur con i vestiti imbevuti del suo stesso sudore e il fiato che le mancava, nel centro della sala; convertita, per quelle due ore, a palestra.
Era passato quasi un mese dall’aggressione che la donna aveva avuto da parte di un demone, ma Helel sapeva che non si sarebbe mai dimenticato di quella notte…


L’uomo dagli occhi albini si stava iniziando a preoccupare.
Era quasi un’ora che Azrael era uscito sbottando qualcosa su un uomo idiota che voleva uccidere se avesse trovato un’Eva piangente.
Il Diavolo doveva ammettere che non aveva ben capito cosa fosse successo: un attimo prima Azrael stava per confessarsi apertamente ad Eva; l’attimo dopo aveva un diavolo per capello e quasi era uscito portandosi a dietro la falce.
Ed ora entrambi non ne volevano sapere di rispondere al cellulare.
Era quasi pronto a chiamare la polizia quando la porta di ingresso, finalmente, si aprì.
Helel aveva già tirato mezzo sospiro di sollievo quando i suoi occhi studiarono attentamente la situazione; che di certo non si rivelò ciò che si stesse aspettando: il fratello minore stava portando in casa un Eva pallida come un fantasma, tremante come una foglia e sconvolta così tanto da avere gli occhi totalmente iniettati di sangue.


«Non mi dirai che sei già stanco, vecchio». Sogghignò la voce di Azrael, cercando di non far notare quanto fosse affannato. Il fratello minore guardò quello maggiore spostare lo sguardo da Eva - ora intenta a imitare i movimenti che Mikael le stava mostrando - a lui, con una punta di fastidio negli occhi.
«Non farti sentire da Padre o Madre a chiamare me “vecchio” oppure ti potrebbero uccidere».
«E poi chi ti darebbe fastidio tutto il giorno?» Chiese Azrael, divertito.
Helel lo guardò in tralice.
«Ci ho ripensato, fatti sentire da Madre e Padre».
Azrael scoppiò a ridere - anche se l’azione gli si presentò difficile a causa del fiatone che convertiva le sue risate in suoni di una iena isterica.
«Ti voglio bene anche io, Hel». Dichiarò infine, rubando al fratello uno sbuffo esalato da un sorriso.
L’attenzione dell’angelo più giovane, però, venne subito richiamata dalle due donne al centro della stanza che si stavano ancora muovendo di affondi e calci; la mente, involontariamente, gli tornò alla sera dell’aggressione...


Azrael non riusciva a staccare gli occhi dalla porta del bagno in cui era sparita una Eva tremante e pallida.
Non gli servivano superpoteri per sapere che la ragazza era in un angolo a piangere il panico fuori dal suo sistema, mentre probabilmente si abbracciava le ginocchia al petto.
Avrebbe voluto sfondare la porta e starle accanto, ma sapeva che Eva era una di quelle persone che doveva prima affrontare un trauma da sola, per poi riuscire a parlarne con qualcuno e farsi aiutare.
«Credo di amarla». Disse Azrael a voce alta. Finalmente era riuscito a pronunciare apertamente quel segreto che si portava dentro da qualche tempo. L’Angelo della Morte aveva compreso di provare qualcosa per Eva già da un bel po’: ogni volta che lei era nella stanza era come se qualcosa gli si accendesse nel petto e lo iniziasse a bruciare di un dolce calore; non aveva compreso, però, che era “amore” fino a quella sera, quando l’aveva trovata al parco, nelle grinfie di quel lurido e viscido verme.
Helel, che stava bevendo una camomilla tranquillamente accanto a Azrael - mentre aspettavano in piedi nel corridoio che Eva uscisse - si voltò di scatto, preso totalmente in contropiede dalla dichiarazione appena sentita, e involontariamente sputò addosso al fratello la bevanda calda nel tentativo di esclamare: «Cosa?!».
«Helel!» Esclamò disgustato il più giovane, che finalmente aveva spostato lo sguardo dalla porta del bagno, per la camomilla che ora gli imprignava la maglietta.
«Ripeti immediatamente ciò che hai detto!» Gli ordinò, agitato, il Diavolo dopo aver schioccato le dita e aver rimesso a posto il disastro che aveva creato con la bevanda calda.
«Credo di amare Eva». Pigolò per una seconda volta Azrael, d’un tratto totalmente imbarazzato a pronunciare quelle parole in presenza del fratello . Il mietitore si iniziò, infatti, a grattare la nuca da quanto si trovava in imbarazzo.
«Finalmente l’ha capito! Grazie al Creatore!» Esclamò sollevato l’uomo dagli occhi bianchi alzando le mani al cielo. Azrael per tutta risposta gli diede una manata agli addominali, quel tanto forte da riuscire a far piegare in avanti il fratello per il dolore.
«Vai a cagare, Hel». Sbuffò, spostando lo sguardo e incrociando le braccia al petto.
Helel sogghignò: oh! Quanto lo avrebbe punzecchiato da ora in avanti!
Il Diavolo stava per prenderlo in giro quando la porta del bagno si aprì e ne uscì Eva.
O almeno, quello che ne restava.
La ragazza aveva i capelli tutti aggrovigliati, mentre il bordo della maglietta era bagnato, a chiazze e strisce, di lacrime e un misto tra matita e mascara.
Azrael fu il primo a muoversi: senza dire una parola incontrò la donna a metà strada e la imprigionò in un abbraccio protettivo a cui lei rispose con la stessa intensità.
Helel si avvicinò solo dopo che i due si furono staccati e porse a Eva una tazza di camomilla calda che aveva appena fatto apparire con uno schiocco di dita.
«Grazie». Gracchiò lei, la gola ovviamente secca, accettando volentieri la bevanda e il calore che le offriva.
«Qualsiasi cosa». Gli rispose Helel lasciandole un bacio in fronte. «Sei stata forte». Le disse poi, stringendole una spalla.
Eva si rizzò a quelle parole.
«Ma non quanto serviva». Ammise infine, chinando il capo e sorseggiando dalla tazza. «Non sapevo come difendermi». Aggiunse con un filo di voce che i due Angeli quasi non sentirono.
«Eva», cercò di interromperla Azrael. Voleva dirle che non era stata debole, al contrario! Era stata coraggiosa; era stata una roccia contro il vento.
Era stata aggredita da un demone che aveva il comando di ucciderla con un pugnale infernale e lei aveva comunque combattuto; aveva comunque lottato, seppur la forza di un demone era decisamente superiore alla sua.
«A, Hel, vi voglio chiedere un favore». Lo interruppe la donna.
D’improvviso, i due angeli notarono, lo sguardo di lei non era più quello di una persona spaventata; ma quello di qualcuno che aveva preso una decisione e nessuno sarebbe riuscito a fargli cambiare idea.
«Insegnatemi ad usare i poteri, che ho ottenuto con il patto di sangue, per potermi proteggere», disse lei, «non voglio più sentirmi inerme. Voglio sapermi difendere. Ma soprattutto: voglio saper difendere le persone che amo».
Azrael ed Helel erano così stupiti alla reazione della donna, che tutto ciò che riuscirono a fare fu guardarsi l’un l’altro con sguardi stupiti.
 

EVA’S POV


«Bene per oggi credo che abbiamo dato abbastanza». Decretò Mikael sorridendomi.
Senza farmelo ripetere mi accasciai a terra, distrutta.
Feci un respiro profondo e sentii un dolore assurdo alle costole quando tutta quella quantità di ossigeno si immise nel mio corpo in una volta sola.
«Sento che sto per morire», avvisai la mia istruttrice mentre mi stringevo il fianco con la mano.
Era ormai un mese, che tre o quattro volte a settimana, Mikael si offriva volontaria per aiutarmi ad imparare ad utilizzare i miei poteri; ed ogni ogni giorno era più difficile di quello precedente.
«Non esagerare, adesso», mi rispose divertita lei, sedendosi accanto a me, «ti stai solo allenando con tre angeli!»
Con le ultime forze che ancora mi erano rimaste mi allungai verso la donna albina e la spintonai scherzosamente per la spalla, mentre lei si mise a ridere di gusto alla mia reazione.
Mikael, ora ne ero certa, era l’Arcangelo Michele. La donna, infatti, era un’ottima insegnante ma prima ancora un’ottima guerriera.
Oltre alle capacità fisiche - che dove mancava di forza rispetto ai fratelli compensava con agilità e velocità, rendendola così ancora più letale - aveva sotto controllo i suoi poteri, che usava a suo piacimento durante gli scontri. Queste due cose unite la rendevano invincibile.
«Non sono più così tanto umana, dunque». Dissi quasi in un sussurro; guardando con intensità le mie mani nel tentativo di trovare un qualsiasi segno di cambiamento.
«No, non lo sei più».
Quello sì che era stato un colpo difficile da digerire.
Mikael mi aveva spiegato, durante una delle prime lezioni, che, attraverso il patto di sangue, non solo i due fratelli dai capelli neri erano diventati in parte umani, ma anche io ero divenuta in parte essere divino: avevo le difese immunitarie rinforzate, molta più resistenza fisica ed il mio metabolismo si era velocizzato di quasi tre volte.
Se vi state chiedendo che significhi, la risposta è semplice: mi potevo ingozzare come un gosino e non preoccuparmi di ingrassare. Quasi mi ero commossa a saperlo.
«Cos’è quel muso lungo?» Mi chiese lei, cercando di farmi tornare il sorriso. «Pensa a tutti i lati positivi di questa situazione!» Esclamò gioiosa.
La guardai di sbieco e alzai un sopracciglio.
«E quali lati positivi mi dovrebbero trasmettere cotale euforia?» Domandai, d’improvviso spaventata per ciò che stesse intendendo la donna.
Nel mese che Mikael mi aveva fatto da insegnante - alcune volte aiutata anche da Gavriel; il quale, dopo che l’avevo defenestrato durante un battibecco, aveva deciso che il suo aiuto non era necessario - avevo scoperto quanto l’albina fosse una pervertita seriale.
E infatti anche quella volta non mi lasciò delusa.
«Pensa a quanto di più puoi durare a letto rispetto ad un’altra donna mortale!» Esclamò con un’espressione  di assoluta felicità, nei miei confronti, dipinta sul volto. «Ed essendo che Azrael è un angelo è un bene! Oppure ti perderesti la cavalcata migliore della tua vita!» Aggiunse a tono più alto.
Scattai come una faina: mi gettai su di lei, intrappolando il suo corpo a terra sotto il mio; le premetti ambo le mani sulla bocca e controllai che l’interessato non avesse sentito nessuna delle parole uscite dalla bocca della donna.
Il tutto, mentre sentivo la gote infiammarsi manco fossi il naso dell’aiutante di Babbo Natale.
Fortunatamente Azrael ed Helel si erano addormentati; in una posizione, dovevo ammettere, estremamente tenera: entrambi erano seduti a terra con la schiena al muro e le gambe rilassate davanti a loro; Azrael era raggomitolato sulla spalla di Helel mentre il fratello maggiore si era addormentato stringendo le spalle dell’altro.
Non potei che sorridere addolcita a quella visione.
Velocemente mi alzai da Mikael, liberandola; feci quelle poche falcate che mi dividevano dal cellulare nel silenzio più assoluto e mi misi a fotografare i miei coinquilini.
Non sapevo né come né quando, ma ero certa che quelle foto sarebbero venute davvero utili.
«Ti si vede scritto in faccia». Mi prese in giro a un tono di voce bassa, ovviamente per non svegliare i due, Mikael. Spostai lo sguardo dai due fratelli e trovai la donna sdraiata su un lato, la testa appoggiata in un palmo aperto.
«Cosa?» Chiesi, non comprendendo bene cosa intendesse.
«Quanto ci tieni a quei due rintronati». Si chiarì.
Sorrisi imbarazzata a quelle parole. Lei sogghignò alla mia reazione, si alzò e mi raggiunse; con una grazia che solo l’albina poteva avere dopo quasi due ore di allenamento.
«Spero che tu riesca a dirlo presto ad A». Aggiunse poi, avvolgendomi con un braccio le spalle e stringendomi a lei.
Era stato durante la seconda settimana di allenamenti, un giorno in cui Azrael ed Helel erano andati a fare la spesa al posto mio - e il fatto che fossero tornati con tutto il riparto schifezze e nulla delle cose scritte nella lista della spesa, non mi aveva sorpreso per nulla - che mi era scappato alla terzogenita della famiglia angelica che i miei sentimenti per Azrael avevano iniziato ad andare ben oltre l’amicizia; ma che purtroppo ne ero ancora spaventata, poiché l’ultimo per cui avevo provate queste cose mi aveva tradito.
Mikael aveva promesso di mantenere il segreto fin quando non sarei stata pronta a confessarmi ad Azrael; anche se poi aveva aggiunto che potevo benissimo non preoccuparmi poiché gli angeli si potevano innamorare una volta sola e  che quell’amore è per sempre.
Il mio istinto mi disse che quelle parole venivano per esperienza diretta, ma ancora non ero riuscita a comprendere per chi fossero rivolte.
«Lo spero anche io». Le risposi e l’abbracciai a mia volta.
«Pensa a tutte le belle porcate da letto che vi state perdendo in questo momento!» Aggiunse lei, infine.
«EHI!» Esclamai indignata; scostandomi per darle qualche sberla leggera sul braccio, ma lei fu più veloce e mi intrappolò in un secondo abbraccio.


«AAAAHHHHH!» Mi svegliai urlando e mettendomi seduta di scatto sul letto.
Dopo un primo momento di puro panico, il mio cervello uscì dal sogno e identificò il luogo in cui mi trovavo come la mia camera: le coperte, perdenti nella guerra notturna, erano cadute a terra scompostamente; mentre l’aria fredda mi avvisava che il pigiama che portavo era fradicio di sudore.
Passò ancora qualche secondo di silenzio prima che le lacrime calde iniziassero a scendere lungo le mie guance e i singulti iniziassero a scuotermi le spalle.
Erano passati già un paio di giorni dall’attacco del demone e mi sembrava di vivere in una bolla di panico. Non riuscivo neanche a dormire poiché gli incubi di quella sera mi svegliavano a metà della notte, facendo in modo di farmi salire il terrore all’idea che avrei rivisto quel demone ogni volta che avessi chiuso gli occhi. Ciò mi portò a rimanere sveglia fino all’alba dopo ogni incubo.
«Posso entrare?» Chiese la voce di Azrael, dopo due colpi leggeri e improvvisi alla porta che riuscirono a farmi sobbalzare.
«Torna a letto Azrael», gli risposi cercando di frenare le lacrime con il dorso della mano, «va tutto bene».
Lo sentii sospirare profondamente prima che aprisse la porta, contro il mio volere, e mi vedesse in quello stato.
«Tutto bene un corno». Mi rimproverò e chiuse la porta alle sue spalle.
Mentre ancora stavo cercando di calmarmi lui si mise comodo, sdraiandosi accanto a me.
«Che stai facendo?» Chiesi alla sua forma sfuocata, cercando anche di alzare un sopracciglio indagatore. Non volevo per nulla sapere che espressione del cavolo avessi in quel momento.
«Stasera dormirò qui». Sentenziò lui.
Quella frase mi bloccò l’afflusso innaturalmente lungo e continuo di lacrime.
«CHE?!» Urlai, girandomi completamente verso di lui con gli occhi sgranati.
Lui mi sorrise in modo beffardo.
«Finalmente hai smesso di piangere». Constatò, allungando una mano per asciugarmi le lacrime ancora presenti sulle mie guance. Dovetti trattenermi dal non esplodere completamente. Porca Giunone! Che cosa stava capitando?!
«Bene», disse e mi tirò verso di lui finché la mia testa non fu posata sulla sua spalla, «ora dormi». Ordinò cingendomi le spalle con un braccio e stringendomi a lui.
Anche se mi misi in una posizione più comoda- ergo mi accoccolai - sul suo fianco, non pensavo che sarei mai riuscita a dormire con il cuore che batteva così dannatamente veloce.
Eppure alcuni minuti dopo mi ritrovai a combattere contro le mie stesse palpebre, divenute improvvisamente pesanti.
Il mio ultimo pensiero prima di cadere tra le braccia di Morfeo  fu che l’addormentarsi accanto alla persona che si ama era una cosa davvero speciale.


«Ah!» Esclamò dolorante Helel, mentre si massaggiava il collo. «Non avrei mai pensato che il collo avrebbe potuto farmi così tanto male nella mia esistenza».
Ridacchiai alla scena, uscendo dalla cucina.
Mikael se n’era andata quasi un’ora prima, dopo avermi sistemato la sala con uno schiocco di dita - e sì, la mia gelosia per quel potere era ancora tanta - e aver svegliato i suoi due cari fratelli con una secchiata di acqua congelata che aveva fatto apparire dal nulla.
Senza che neanche ve lo chiediate: avevo filmato l’intera scena.
Mi ero infilata nella doccia per prima e ora - io e un ancora sudato/fradicio Helel - stavamo aspettando che Azrael uscisse dal bagno, così da poter decidere cosa fare per pranzo e lasciare andare il più anziano a lavarsi.
«Quindi vi è venuta qualche idea?» Chiese Azrael entrando in sala con solamente un accappatoio intorno alla vita e i capelli ancora un po’ umidi.
Mentre sentivo la pelle delle guance bruciare a quella visione e sentivo che i miei occhi non volevano saperne di spostarsi dalla tartaruga perfetta che l’angelo stava mostrando in quel momento; deglutii rumorosamente mentre mi passavo l’indice sotto al naso per essere sicura che non sanguinasse.
Oh santissimi dei dell’Olimpo! Com’era possibile che non mi fossi ancora abituata a quell’angelica visione?!
«Azrael potevi metterti una maglia», lo cercò di rimproverare Helel tentando, invano, di nascondere la risata che gli aveva scaturito la mia reazione, «sai bene che effetto fai ad Eva quando sei a petto nudo».
L’angelo dagli occhi scuri mi regalò un sorriso sornione prima di farmi l’occhiolino.
Sentii il cuore saltarmi in gola e per un momente ebbi paura che non volesse partire più.
Per amor di Ra!
Fu tutto ciò che riuscì a pensare. Che Azrael avesse davvero intenzione di uccidermi prima del tempo?
Fortunatamente fui salvata dal suono del campanello.
«Vado io», dissi con tono estremamente acuto e innaturale - al quale Helel si dovette coprire la bocca e tappare il naso per non ridermi in faccia - mentre mi muovevo in stile robot verso la porta.
Maledizione ai miei ormoni e a quella tartaruga perfetta!
Pensai mentre, con il corpo ancora su pilota automatico, spalancai completamente la porta.
«SORPRESA!» Urlarono simultaneamente quattro voci, facendomi saltare in aria.
Quando il mio cervello riuscì a riconoscere le persone che mi si paravano davanti, ebbi l’innata voglia di svenire in stile Dante Alighieri. Invece rimasi semplicemente lì, in piedi, mano sulla maniglia, bocca aperta e occhi sbarrati; ancora in stato catatonico.
I quattro volti appartenenti a mio padre, mia madre, mia sorella e mio fratello passarono da un’espressione euforica a una dubbiosa, quando i loro sguardi misero a fuoco gli altri due occupanti della sala.
Oh, cazzo.
«E QUESTI CHI DIAVOLO SAREBBERO?!» Esclamarono tutti insieme, ognuno con un’emozione diversa.
Con ancora il cervello totalmente in shock, chiusi la porta in faccia alla mia famiglia.
OH CAZZO!
 

»Angolo Autrice«

Ed eccomi con il nuovo capitolo!!!! AAAAAHHHHH!!! Sono così felice di essere arrivata finalmente a questo punto!! Perché? Oh! È semplice: compare la famiglia Rossi, ma in specifico finalmente appare Serena, la sorella minore!!! Una dei miei preferiti!
Ma oltre a questo
XD
Con questo capitolo si entra ufficialmente nella seconda parte della storia! Da qui in poi la vita, mi dispiace cari lettori, diverrà ancora di più un Roller Coster di Emozioni.
Eva ed A sembrano finalmente aver compreso ciò che provano, ma non sono ancora pronti a dichiararsi. Ma come avete visto questo non ferma di certo Helel dal stuzzicarli pesantemente.
Si vede un nuovo lato di Mikael - ma, ammettiamolo, cosa vi aspettavate da una donna cresciuta con ben quattro uomini? (i tre fratelli e Tridel) - ed Eva inizia a convincersi che l'angelo guerriero sia innamorata di qualcuno. Sarà così? Oppure no?
Fa, infine, il loro ingresso in scena la famiglia Rossi e di certo non conoscono i due angeli nel migliore dei modi.
Come prenderanno la convivenza di Eva con due uomini?
Ed Erezel che fine ha fatto? Cosa sta progettando nell'ombra?
Questo lo scoprirete solo nei prossimi capitoli!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
A presto;


Axel Knaves

P.S. Ho deciso di cambiare il nome dell'account poiché "esi_chan" non mi rappresentava più (l'avevo scelto a 14 anni e ora ne ho quasi 21, comprenderete XD), ma sono sempre io! Non preoccupatevi! P.S.S. Aggiornamento al 3/11/2020, ho finalmente riunito tutte le mie personalità e mi sono data un nome comune ovunque: Axel Knaves XD

   
 
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