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Autore: cin75    26/03/2018    5 recensioni
Qualcuno di insospettabile arriva dal passato e i due Winchester dovranno affrontarlo. Ma questa volta sembra proprio che Dean debba pagare per ciò che è successo in quel passato.
Sam, ignorando la preoccupazione di ciò che sta accadendo a suo fratello, riuscirà a salvarlo?
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Risalire a quelle informazioni per scoprire dove fosse stato portato Dean, non fu facile, ma nemmeno impossibile. Una volta capito da chi il maggiore era stato portato via, Sam e il detective incaricato, fecero ricerche al catasto e risalirono a Sylvia.

Quando Sam entrò in quella vecchia casa, sentì il suo cuore smettere di pompare. Dovette sforzarsi di mandare giù quel groppo in gola fatto di terrore e ansia, per costringersi a fare un passo verso l'uomo privo di sensi, al centro della stanza.

Dean.

Suo fratello.

 

Il ragazzo era legato per i polsi con una corda tesa ad una trave scoperta del fatiscente soffitto, in modo che i piedi non potessero toccare terra. Senza camicia, scarpe e calze. Aveva indosso solo i jeans che ormai non erano altro che un pezzo di stoffa che si teneva insieme, solo grazie a qualche piccolo frammento di filo.

Tagli profondi ovunque. Palesi segni di colpi violenti su ogni parte del corpo.

Il capo del maggiore era pesantemente abbandonato contro il petto e stupidamente, Sam, ringraziò che almeno per un secondo, gli fosse stata risparmiata la visione del volto sfigurato del fratello.

Sotto di lui vistose macchie di sangue lucide riflettevano il lento dondolio del corpo inerme.

 

"Dean..." sussurrò Sam, quando vide il fratello in quelle condizioni.

Servì un apprensivo richiamò del detective Sutton perché la sua mente resettasse tutto divenendo di nuovo lucida.

Corse immediatamente in soccorso del maggiore, chiamandolo con più forza. Incurante della pelle lorda di sangue, gli poggiò una mano sul collo, sulla vena che sperava gli avrebbe pulsato contro le dita, comunque, tremanti.

Sì, il battito c'era. Poco , debole, lento. Ma c'era!!!!

Sutton nel frattempo chiamava via radio sia i rinforzi che il soccorso medico.

 

"Dean...Dean... sono qui, amico. Ti ho trovato. Ora , ci penso io a te. Ma tu devi resistere, ok?" lo incitava a non arrendersi. "Ora ti tiro giù. La tua Piccola è qui fuori e non aspetta altro che portarti in salvo, quindi....forza. Resisti, resisti." lo incoraggiava mentre con movimenti veloci , ma attenti, tagliava le corde che tenevano sospeso il fratello e con altrettanta attenzione, lo afferrava , in modo da evitare che Dean piombasse a terra.

Si ritrovò, così, Dean, praticamente tra le braccia. Sentiva il respiro del fratello, flebile contro il suo collo, dove la testa del maggiore si era posata. Il corpo era completamente abbandonato e Sam, pur volendolo sorreggere , aveva paura a toccarlo.

Il corpo del fratello era talmente malconcio che Sam non sapeva dove mettere le mani per evitare di procurare altro dolore inutile. Ma due di quelle ferite sanguinavano copiosamente e Sam, istintivamente vi fece pressione.

“Sammy...” fu il sussurrò appena udibile, del maggiore.

“Dean...Dean...ehi!! tranquillo ..tranquillo. Tra un po’ arrivano i soccorsi. Ti portiamo in ospedale.”

“Sa - mmy….”

“Sì, sì….sono qui. Sono qui. Ci penso io a te. Ci penso io!” continuò a ripetergli mentre , i paramedici, giunti appena sul posto, lo facevano fare da parte per poter così prendersi cura del ferito.

Dean venne issato sulla barella e portato all’ambulanza che velocemente fece ritorno verso l’ospedale già in allerta.

 

Un quarto d’ora dopo, erano all’ospedale di Coeur d’Alene e Dean veniva portato con urgenza in sala operatoria.

“Vedrà...” sembrò volerlo rassicurare il detective. “Il suo collega se la caverà!”

“Lui...lui è mio fratello.” sussurrò Sam, che non smetteva di fissare la grande porta del reparto chirurgico.

“Cosa?!” replicò il poliziotto.

“Lui….lui non è solo il mio collega. È ...è anche mio fratello. È mio fratello maggiore!” rispose angosciato.

Sutton non seppe che rispondere al momento. Una cosa era la preoccupazione per un collega. Una cosa , era quella per un familiare. Un fratello. E data la reazione del giovane accanto a lui, i due , dovevano essere decisamente legati.

Ma lui non poteva sapere quanto!!!


Tre giorni prima….

“Ehi, Dean?”

“Che c’è?!” rispose a quel richiamo, il maggiore, mentre scivolava fuori da sotto l’Impala, per le “manutenzioni ordinarie”, come le chiamava lui.

“Un messaggio strano!” fece il minore, andandogli vicino e aiutandolo a tirarsi su.

“Strano nel mio senso porno o strano nel tuo senso nerd!?” replicò serio e Sam stava anche per rispondergli quando si rese conto , in effetti, di quanto fosse stupida la precisazione del fratello.

Ma era una cosa da Dean, e ci stava!!

Scosse la testa e gli mostrò il messaggio.

 

Il nostro amico ha mantenuto la promessa. E’ tornato.

N. Havelock”

 

E al messaggio c’erano in allegato degli articoli su delle morti violente, del genere di crudeltà, che i due fratelli avevano già visto e conosciuto.

“Cazzo!” esclamò Dean alla visione di quelle foto.

“Ma non lo avevamo esorcizzato?!” riflettè Sam, ripercorrendo mentalmente i ricordi di quel “lavoro”

“Sì, ma a quanto pare , il nostro amico demone, ha avuto qualche bonus ai piani bassi e ha vinto un viaggio di ritorno per Terralandia!” ironizzò il maggiore.

“Credi che dovremmo andare? Ci siamo stati già due volte a Coeur d’Alene.”

Dean ci pensò su un attimo. In effetti Sam aveva ragione. Per un cacciatore ritornare sul luogo di una caccia era già un azzardo; farlo due volte, un’incoscienza. La terza, una stronzata.

Ma quel bastardo demoniaco era una loro responsabilità. Stronzata o meno.

“Partiamo tra mezz’ora, fratellino!” fece , aspettando uno sguardo di assenso da parte del minore.

“Avviso Nora!” fu la risposta di Sam. “Le dico che saremo lì per domani sera.”

 

Dopo più di venti ore di viaggio, i Winchester , in abiti federali, si ripresentavano alle forze dell’ordine di Couer d’Alene. E quando chiesero di parlare con un ufficiale, il detective incaricato, ancora il detective Sutton, questi fu ben lieto di accettare il loro aiuto, anzi, li invitò a seguirlo, poiché era appena stato ritrovato l’ennesimo cadavere, orribilmente mutilato.

Arrivati sul luogo del ritrovamento, Sam e Dean, dovettero tristemente constatare che il cadavere era proprio Nora Havelock.

“Siamo arrivati tardi!….figlio di puttana!!!” sussurrò furente Dean mentre, dopo aver lanciato un ultimo sguardo a quel corpo martoriato, ritornava all’Impala.

Sam invece , suo malgrado, si fermò a parlare con qualcuno dei presenti, tra poliziotti e operatori forensi.

“Allora?!” fece il maggiore, quando vide avvicinarsi il fratello.

“Stanno facendo gli accertamenti del caso. Sutton mi manderà i risultati dell’autopsia non appena saranno pronti.”

“L’ha massacrata. Che altro c’è da capire!?” ringhiò rabbioso. “Non è stata dissacrata abbastanza?!” continuò con tono offeso.

“Lo so, lo so. Ti capisco. Ma è prassi che l’autopsia venga fatta. Devono capire quale sia stato il colpo che ha causato la morte. Stanno cercando di contattare il figlio. Noi, nel frattempo torniamo al motel e vediamo di capire chi fa da taxi a quel bastardo infernale.”

“Come ha fatto a raggiungerla? Nora oramai sapeva come proteggersi!” riflettè Dean.

“Dean...Nora non era una cacciatrice. Avrà fatto un qualche errore e il demone ne ha approfittato.”

Dean si mosse con scontrosità, aveva voglia di spaccare qualcosa, ma sapeva che Sam aveva ragione. Dare di matto non sarebbe servito a nulla. Di certo non sarebbe servito a dare giustizia a Nora.

 

Dopo circa due ore di ricerche tra computer e documenti vari, Dean , decise di uscire per andare a comprare qualcosa da mangiare.

“Vado in bagno e poi esco a comprare qualcosa da mettere sotto i denti. Cheeseburger o alette di pollo fritte?!” chiese al minore , ancora intento a ticchettare al suo pc.

“Una mix salade con condimento a parte, per me!” fece senza scomporsi più di tanto.

“Gesù!!” esclamò frustrato il maggiore. “A volte mi chiedo chi dei due è stato adottato!” disse prima di infilarsi in bagno.

 

Erano circa le nove di sera, quando Sam, si rese conto che Dean ancora non era rientrato.

“Due ore per un panino e un insalata??!!” fece Sam. “Sto morendo di fame!! Giuro che se mi lasci a stomaco vuoto per l’ennesima cameriera in minigonna, me la paghi!” rimuginò il minore mentre faceva il numero del fratello.

Numero irraggiungibile

“Dove diavolo ti sei imboscato Dean??!!” fece esasperato, Sam. Stava per richiamare ancora il fratello, quando il suo cellulare squillò.

“Detective Sutton...novità?!” fece con voce autoritaria.

Abbiamo i risultati finali depositati dal patologo forense. La Havelock risulta essere deceduta già da tre giorni. Causa della morte: ferita da taglio che le ha trafitto il cuore e ...

“Un attimo...aspetti….ha detto : deceduta da tre giorni?!”

“Sì, il freddo ha rallentato la decomposizione, ma la temperatura epatica non sbaglia!”

“Sì...sì...ho capito….mi...mi scusi...devo lasciarla!!” balbettò mentre chiudeva la comunicazione.

 

Come era possibile che Nora fosse morta da tre giorni, se solo un giorno e mezzo prima, gli aveva mandato quel messaggio?

Che non fosse stata lei a mandarlo?

Che fosse tutta una trappola messa su, ad arte, per attirarli di nuovo in Idhao?

 

Con urgenza provò a chiamare di nuovo Dean, ma ancora niente e la cosa iniziava a mandarlo in ansia.

“Dove diavolo sei finito, Dean?? Dannazione!!!”

Un secondo dopo, il cellulare gli squillò di nuovo tra le mani, solo che questa volta era il numero di Dean che lampeggiava sullo schermo.

“Dean!!! dove cazzo sei finito?? La Havelock è morta da tre giorni, quindi il messaggio non lo ha mandato lei….”

 

Certo che no, giovane cacciatore!! Il messaggio l’ho mandato io!!!”

 

Sam tacque immediatamente, mentre la voce femminile e melliflua gli parlò al telefono di Dean.

“Chi sei ?” domandò rabbioso.

Quella che sta per divertirsi un mondo con il tuo fratellone!!” ironizzò la voce al telefono.

“Dov’è mio fratello? Che cosa gli hai fatto?!”

Oh Sammy Sammy...” lo canzonò.

“Se gli fai del male….se solo tu osi...io giuro che ti troverò e ti farò in mille pezzi, brutta stronza!!” l’avvertì con tono minaccioso.

Un leggera risata. Poi di nuovo quella voce fastidiosa.

Per adesso ancora niente, ma ti confesso che ho un programmino niente male per il tuo fratellone. Quasi all’altezza di quello che tu e lui avete riservato al mio, anni fa!! Ti ricordi di Jeffrey?” e mise giù.

“Ehi!! ehi!!” gridò alla comunicazione interrotta. Tentò di richiamare, ma il telefonino risultò spento.

Il primo istinto fu quello di lanciare contro il muro il cellulare, ma la sua parte razionale gli gridò di fermarsi, perché chiunque avesse preso Dean, avrebbe potuto richiamarlo. Così , ripiegò su un violento calcio alla sedia che aveva davanti, e che fece un volo al centro della stanza.

Respirò a fondo, cercò di ritornare lucido. Doveva pensare. Doveva riflettere su quelle poche cose che la donna al telefono gli aveva detto.

“….quasi all’altezza di quello che tu e tuo fratello avete fatto al mio , anni fa!”

“Fratello...fratello….Jeffrey?...sì, forse si riferiva a...” pensò e si rimise al computer. Cliccò velocemente.

Riportò alla luce quello che c’era su quel Jeffrey che anni prima era stato tramite di un sadico demone e che poi scoprirono, fosse comunque un seria killer.

Cercò nei dati dell’anagrafe di Stato e risultò che Jeffrey aveva una sorella. Più piccola di lui di qualche anno. Che viveva da oltre dodici anni a Fernan Lake, poco distante da Couer D’Alene. Impiegata, single, vita normale, poca vita sociale.

Afferrò al volo giacca e telefono e corse alla stazione di polizia e richiese con urgenza l’elenco di tutte le tavole calde che avevano un impianto di sorveglianza, sperando che Dean fosse entrato in una di queste e almeno in questo fu fortunato.

Quando potè visionare i filmati della seconda tavola calda presa in considerazione, vide Dean che venne avvicinato da una ragazza. Non sembrava però un approccio “amoroso”; la ragazza sembrava agitata e qualche minuto dopo, Sam, vide il fratello scambiare con lei qualche parola e poi seguirla fuori senza più fare ritorno.

Si fece accompagnare sul posto.

Nel parcheggio della tavola calda, l’Impala, parcheggiata e chiusa poco distante dall’entrata del locale.

All’interno, parlò con l’uomo al bancone, mostrando anche il fermo immagine di Dean e la ragazza in questione.

“Sì, mi ricordo. Lui aveva ordinato un doppio cheeseburger , patatine e anelli di cipolla fritta e poi una mix salade con condimento a parte. Mentre stavo preparando la sua ordinazione, è entrata lei...” fece indicando la ragazza. “..era piuttosto agitata e gli ha chiesto se poteva aiutarla con la macchina. Non riusciva a farla partire e l’officina qui accanto era chiusa. Sembrava piuttosto preoccupata e lui...” indicando Dean. “...le ha detto che c’avrebbe dato un occhiata e l’ha seguita fuori. Non è più tornato per il suo ordine e ho pensato che i due….sì, insomma….sa’ come vanno queste cose!!” concluse.

“Sì, so come vanno queste cose!” convenne con tutt’altro tono, Sam.

Ma se il cuoco pensava ad un incontro da una botta e via, Sam pensava ad un bieco tranello da parte del demone che poi aveva rapito suo fratello.

 

Ritornò alla stazione di polizia e riferì tutto al detective Sutton così che potesse aiutarlo nelle indagini e insieme cercarono tutto quello che era possibile sapere su Sylvia, la sorella di Jeffrey.

 

*****

 

In quello che doveva essere stato il soggiorno di quella casa alla periferia di Couer D’Alene, Dean aprì lentamente gli occhi. La botta alla testa era arrivata talmente all’improvviso che forse non aveva fatto nemmeno male. Non al momento. Ora, invece, sembrava che la testa gli stesse per scoppiare.

Cercò di muoversi, ma si rese conto di avere i polsi legati insieme, che era sospeso da terra. Senza camicia, calze a scarpe. E cavolo!! aveva un freddo cane.

“Ben svegliato, fratellone!!” fu il saluto canzonatorio che ebbe da quella figura femminile poco distante da lui.

“Chi cazzo sei?!”

“Ma che modi!! prima massacri mio fratello, poi metti all’angolo il suo migliore amico, e poi ancora non contento ammazzi definitivamente il mio Jeffrey.”

“Fratello?….Jeffrey?….” balbettò Dean, ancora confuso dalla precedente incoscienza.

“Vediamo se posso fartelo ricordare!!” fece sadica e con in viso un’espressione decisamente poco rassicurante, mentre stringeva tra le mani una mazza da baseball.

“Ehi...Ehi...no….aspetta...aspet...” cercò di prendere tempo, inutilmente, Dean, quando le vide portare la mazza in alto e indietro la testa, pronta a colpire.

“Dita rotte!!” cominciò ad enunciare con rabbia e nello stesso momento, colpì con forza e rabbia le mani del cacciatore.

Il rumore delle dita che si rompevano esplose nella testa di Dean, che grugnì dolorosamente quando la mazza impattò violentemente contro le sue mani. Ma non fece in tempo ad abituarsi al dolore lancinante, che la ragazza fece un leggero passo indietro e parlò di nuovo.

“Costole fratturate!!” elencò di nuovo e di nuovo colpì con tutta la forza che aveva.

La mazza affondò nel torace del cacciatore che soffocò un urlo doloroso nel conato di vomito che a stento riuscì a trattenere. Il suo respiro divenne improvvisamente pesante. Difficile da tenerlo regolare. Difficile inspirare ed espirare ancora.

“Figlia di...” ansimò sofferente.

“Un ginocchio andato!” riprese dalla sua lista mnemonica e un istante dopo , il bastone sportivo, frenò la sua potenza di impatto, contro il ginocchio del cacciatore, che questa volta non riuscì a non gridare , quando percepì distintamente la sua gamba piegarsi verso una posizione innaturale.

A quel punto fu troppo da sopportare. Il dolore era troppo e la mente soccombette.

Il buio prese il sopravvento.

Quando , la ragazza, gli vide abbandonare pesantemente il capo, capì che Dean era svenuto.
“Che buffò, anche Jeffrey svenne dopo che gli spaccasti il ginocchio!!”

Lasciò la mazza da baseball e andò vicino al tavolo e prese un secchio pieno d’acqua e con gesto veloce , lo svuotò , investendo in pieno Dean.

Il cacciatore riprese i sensi con un respiro strozzato, dovuto all’improvviso contatto con l’acqua gelata e anche , naturalmente, dal dolore che scoppiò di nuovo , come riaprì gli occhi.

Dean, sputò acqua e sangue. Provava dolore ovunque. Le dita gli pulsavano da quanto dolevano. Per non parlare delle fitte lancinanti al ginocchio e all’altezza del fegato.

“Che cazzo….vuoi..” riuscì a biascicare.

“Voglio raccontarti una storia!” fece seraficamente la ragazza, ora, ferma davanti a quella sua vittima. “Il mio nome è Sylvia. Sono...” e poi sembrò ripensarci con amarezza. “...ero la sorella di Jeffrey. Te lo ricordi Jeffrey?”

“Mmmmhhh” mugugnò Dean. “Chi? Il pazzo psicopatico che prima ha fatto da marionetta ad un demone più psicopatico di lui e poi …..” ma non riuscì a finire, perchè Sylvia lo colpì, con la mazza costantemente tra le sue mani, in pieno stomaco. “Stronza...” sibilò , l’uomo.

“Aveva così talento.” riprese ad elogiare il fratello. “I suoi tagli erano diventati così netti e puliti grazie a quel suo aiuto così…...particolare!” alludendo alla presenza demoniaca dentro di lui.

“Tu sei pazza. No….” fece cercando di essere più convincente. “Tu sei più pazza di lui!!”

“Noo!!!” fece lei quasi cantilenando. “No, io ero solo fiera di quello che lui faceva, di come avesse messo in pratica gli insegnamenti che gli avevo dato. Io sono stata la sua università. Il demone fu ...la sua specializzazione.” parafrasò quasi estatica. “E poi..”

“Cosa??!!!” fece stupito Dean.

“E poi siete arrivati voi. E avete rovinato tutto il mio lavoro, tutto il lavoro fatto dal demone. E quando il mio Jeffrey ha cercato di rimettere le cose apposto, siete tornati e tu...” disse mentre la sua voce si faceva via via sempre più rabbiosa. “...tu, l’hai ucciso!” e colpì ancora e ancora mentre ripeteva a Dean la sua cosiddetta colpa. “Tu...lo hai….ucciso!!!!”

Gambe, braccia, schiena, stomaco. La psicopatica colpì ovunque la sua rabbia contro il cacciatore la guidasse.

Dean, non poteva fare altro che subire. I colpi impietosi arrivavano uno dopo l’altro e a volte talmente velocemente che non riusciva nemmeno a prendere fiato.
Il dolore , poi, ad ogni impatto, si propagava furioso in ogni parte del corpo. Sentiva il sangue riempirgli la bocca e scivolargli via dalle labbra. Sentiva le ossa frantumarsi ad ogni colpo. Sentiva i muscoli tendersi e strapparsi ad ogni contraccolpo.

E quando l’ennesima sferzata dolorosa lo investì, il buio fece lo stesso.

 

   
 
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