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Autore: JohnSilver    29/03/2018    1 recensioni
Un piccola favola inventata da me per divertire la mia amata e per mandare un messaggio positivo ed allegro!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta un castoro che, tornando a casa dal proprio lavoro quotidiano sul far della sera, decise di prendere una strada diversa dal solito, per rinfrescar la monotonia della vita. <'Rosicchia, posiziona e appiattisci... Rosicchia, posiziona e appiattisci, non ce la faccio più a far dighe dalla mattina alla sera, ho bisogno di una passeggiatina diversa dal solito!!! > Dicendo così, prese una strada che gli avrebbe consentito di tornar sicuro nella propria tana solamente con un giro un pò più largo. Il castoro era pieno di iniziative avventurose, ma nella pratica era sempre tanto stanco e non voleva mai ficcare il nasino troppo lontano, per paura di essere assalito da qualche essere cattivo. Quel giorno però qualcosa lo incuriosì. < Hey! Di tante cose così cuoriose che stanno in questa piccola foresta, mai avevo visto una cosetta così piccola e luminosa! E che bella lucetta!  Potrei rosicchiare un bastoncino, renderlo appuntito e ficcarci questa cosa sopra, in modo da farmi compagnia durante la notte quando il buio diventa troppo pauroso da sopportare! > 
< Oh castoro, perchè tu vuoi uccidermi per fare una cosa che potrei fare nel pieno delle mie forze? Io sono una lucciola allegra e danzerina. Faccio luce affinchè le altre creaturine della foresta non si diano disperse! >
Il castoro si imbarazzò per la sua ignoranza. Avendo vissuto solamente rosicchiando alberi, ne sapeva di cotte e di crude sui vari tipi di legno ma non aveva mai fatto amicizia con qualcuno e mai guardato oltre le dighe che lui stesso costruiva. Però cercò di darsi un certo valore e così rispose:
< Ohh..Beh si, si certo che sei una lucciola! Volevo vedere se fossi attenta, non avrei mai fatto una cosa così crudele e spaventosa!  Figuriamoci! AH AH! Ma senti 'cosetta', come mai non ti ho mai visto vicino alla mia tana sotto il grande albero? Ti sei per caso persa? >
< Persa? Certo che no, questa è casa mia, e qui non c'è nessun grande albero, solo grandi praterie! >
Il castoro divenne paonazzo. Si rese conto che confabulando tra sè aveva preso tutt'altra strada ed ora si era perso, in piena notte! Chissà dov'era finito e quanto lontano da casa! 
< P..p..p..praterie? N..n..neanche un piccolo arbustino? N..n..niente da rosicchiare? Mio dio, come farò, io non sono mai andato oltre il mio boschetto e non so come orientarmi nè ricordo che strada ho fatto perchè ero immerso nei miei stupidi pensieri! >
La piccola lucciola si commosse nel vedere un esserino così paffuto, con il suo cappellino da cantiere ed i dentoni luccicanti impanicarsi e disperarsi così tanto. Così decise di aiutarlo:
< Suvvià, ci sono io qui con te! Io so dov'è l'inizio del bosco, posso portartici io e farti luce su dove metti i piedi! Sbrighiamoci! >
Il castoro, a queste parole, comincio a ringraziarla ancora e ancora. E dopo 5 minuti di adulazioni e complimenti partirono. 
Mentre camminavano già da un pò, sentirono una voce venirgli da dietro:
< Guarda che allegra coppietta, certo sono entrambi piccoletti ma almeno per un pochino quella palla di pelo dovrebbe saziarmi! >
Di scatto i due si girarono ma non videro nessuno. Il buio sovrastava ogni cosa, e la fioca luce della nostra luccioletta bastava ad illuminare il musetto del castoro. 
< Guardalo, accecato dalla sua stessa salvezza non riesce neanche a vedere cosa gli sta davanti. Beh, vediamo se almeno l'udito è più buono della vista!> 
E detto così balzo con un ruggito pronto a papparsi in un sol boccone entrambi i nostri avventurieri. Il castoro riuscì a scampare le fauci di quello che era un Puma nero come la notte, gigantesco agli occhi del piccolo animale. Ma tutto d'un tratto si fece più buio di prima. 
< Mannaggia, ho beccato solamente quel bocconcino insignificante! Beh, la seconda è la volta buona! >
Il castoro rimase pietrificato dal dolore per la perdita così repentina dell'unica amica che avesse mai trovato. Si sentiva solo e impotente di fronte ad un'oscurità così potente. Sapeva che era finita, non avrebbe avuto la forza sufficente per contrastarlo ed anche se l'avesse avuta non avrebbe saputo come usarla, visto che era una piccola palla di pelo buona come nessun altro, non in grado di generare dolore in alcun modo. Si arrese, ricordò il volto della sua unica amica ed aspettò il trapasso. Il Puma fece un altro balzo e allargò le fauci pronto a divorarlo. In quell'attimo però, il castoro vide una lucetta intermittente dentro la bocca del cattivo e scorse che la piccola luccioletta era aggrappata con tutta forza ad un dente del felino, piena di lacrime e di paura. Allora una forza divina lo percorse tutto, e piroettando su se stesso, diede una frustata fortissima sul muso del Puma con la sua codona facendo sobbalzare fuori l'insetto che vi era all'interno.  Il Puma cadde di lato stordito, ed il castoro non esitò a balzargli sul collo e morderlo con i suoi dentoni. Dopo due o tre morsi, il felino si scrollò di dosso la palla di pelo e si ritirò nell'ombra sofferente.
Contento per aver acquistato coraggio, il castoro aiutò la lucciola ad alzarsi, ed illuminandola con la sua gaiezza e fierezza, se la portò con se a casa. 
   
 
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