Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: nausicaa_00    30/03/2018    1 recensioni
Dal capitolo uno:"Scappa, Selene, scappa" era l'unica cosa che la ragazza riusciva a pensare. Aveva perso l'arco, era coperta di ramoscelli e piena di graffi, ma non le importava. Continuava a correre, non riusciva a pensare ad altro: il padre, il demone, le urla. Erano tutti pensieri confusi e dolorosi, che le ferivano l'anima come una pioggia di frammenti di vetro. Solo di una cosa era sicura:lei era tornata"
Selene, strappata dal suo addestramento per essere riportata in una villa tra le verdeggianti colline gallesi, in una sola notte perde il padre è ha una rivelazione, in quello che le sembra un incubo: è l'unica figlia di Lilith che non sia un Lilim.
Quale sarà il destino di Selene? Sceglierà di seguire la sua indole o sprofonderà nel buio'
Genere: Avventura, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Il corpo dilaniato giaceva dinanzi al cancello, e chinato su di esso vi era una creatura. Rebecca impugnò la sua balestra e la freccia che ne partì colpì il demone al centro della schiena. Con un rantolo di dolore, questo crollò sul corpo che stava mangiando. La ragazza si avvicinò ai due cadaveri: il demone era un Lilim, come quelli che aveva visto solo in orride illustrazioni. Era simile a un grosso neonato demoniaco, incredibilmente sottile. Dalla schiena partiva quella che sembrava l’attaccatura di un paio di ali, grandi non più di un pugno, inutili e malformate, e la pelle era di un grigio violaceo. Rebecca calciò via la carcassa del Lilim, che rotolò poco distante. Gli occhi del demone erano grandi e completamente neri, e dalla bocca usciva una bava nera e densa. Le dita, con grandi artigli giallognoli, erano girate e gonfie. La ragazza guardò il cadavere dell’uomo che la creatura aveva ucciso: aveva esattamente le stesse ferite dell’altra vittima, la cameriera della famiglia Heddard.Il viso era contorto in una orribile espressione di terrore, la maglia strappata e il torace aperto, rivelando budella e pezzi di carne strappata.
-Tutto ok, Becca?- La sorella della ragazza corse verso di lei
–Oh. Vedo che hai trovato il padre di Emma e Noah. -
Rebecca annuì –Ora dobbiamo trovare Selene-
-Dici che è morta anche lei?- Rebecca scosse la testa
-Dubito, Ruth: Il demone non è entrato nel bosco, come se qualcosa lo trattenesse qui-
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Selene si accovacciò sotto un albero, stremata dalla corsa. I polmoni le bruciavano, e ogni respiro le sembrava un chiodo che le si fissava nel petto. Gli occhi erano umidi, e una lacrima le scorreva su una guancia. Possibile che il padre, un uomo così ben addestrato, fosse stato ucciso? Aveva visto solo nelle illustrazioni di un antico libro come sono i corpi delle persone uccise da un Lilim: il torace squarciato, il viso in una contorta smorfia di terrore. Selene si sentiva così stanca che le palpebre le cadevano pesanti sugli occhi, così pesanti che l’unica cosa che riuscì a fare fu dormire, nonostante il dolore.

La donna accarezzò la guancia di Selene. Il bosco era illuminato dalle prime luci dell’alba, e la vegetazione era di un verde più intenso. La ragazza alzò gli occhi per vedere chiaramente la persona dinanzi a lei: era una stupenda donna, di un pallore etereo. I suoi occhi erano di ossidiana, vividi e penetranti. I lunghi capelli di carbone le scivolavano sui fianchi, sino a toccare con le punte il terreno, e il corpo, slanciato e sinuoso, era coperto da un lungo abito di seta nera, che sembrava fatta di pura oscurità, con i bordi che sfumavano nelle numerose ombre del bosco, come se la donna fosse tutt’uno con il buio
-Sappilo ora, e non ricordarlo mai più. Ti ho generata perché tu facessi discendere le tenebre sul mondo, non perché tu facessi risplendere la luce. Porta a termine la tua missione, e regnerai con me. Ignorami, e sprofonderai, figlia di luce e di ombra- 
Le parole della donna erano così poco chiare. Selene riuscì a sbiascicare solo poche parole
-Figlia di luce di ombra? -  La donna che stava guardando sorrise, quasi con amore
-Capirai, Selene, capirai. Sei l’unica che è giunta fino a questo punto, della mia progenie. Per quanto possa aver amato gli altri, tu sei l’unica che vuole e intende, Selene-
Solo allora la ragazza si accorse delle grandi ali nere della donna.
- Su una cosa hai ragione, figlia di luce e ombra. Sono tornata-

La donna si dissolse fra le ombre del bosco, quasi sciogliendosi. Solo allora Selene realizzò: aveva appena parlato con Lilith
 

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Rebecca mosse il primo passo nel bosco: il sole era sorto da poco e tutto sembrava calmo e tranquillo. Si incamminò, evitando radici che spuntavano dall’erba e buche. Camminò per poco più di dieci minuti, cercando di carpire un suono, una voce, che indicassero la presenza di un essere umano, ma nulla. Se la ragazza che stava cercando era ancora viva, doveva essersi spinta nel folto del bosco. Rebecca sbuffò, quasi seccata: trovare un altro cadavere sarebbe stato incredibilmente deludente, ma trovare una ragazza ben addestrata e probabilmente armata e terrorizzata sarebbe stato abbastanza pericolosa. Insomma, se Selene avesse tentato di attaccarla, era certa che non sarebbe sopravvissuta.Camminò per altri dieci minuti, fino a giungere in uno sprazzo di erba verde. Si guardò intorno, sospettosa, muovendosi a piccoli e silenziosi passi, fino a quando non notò, poco distante da lei, un arco: non sembrava un modello molto recente, al contrario, doveva essere abbastanza antico. Quando lo toccò, provando a raccoglierlo, lo lanciò via: la mano le bruciava terribilmente, come se mille piccoli aghi si fossero insinuati nella sua pelle, infilzandola.  

Rebecca imprecò sottovoce, scuotendo la mano come per cercare di spegnere il fuoco che le sembrava le si fosse acceso sottopelle: l’arco doveva essere stato maledetto in modo da poterlo far prendere solo al suo legittimo proprietario. L’arco doveva essere caduto di mano a Selene, visto che era abbastanza sicura che nei giorni precedenti non ci fosse nulla, in quel punto. Rebecca continuò a camminare, inoltrandosi fino quasi ai margini del bosco, che ormai conosceva come i palmi delle sue mani. Aveva quasi voglia di tornare indietro, quando vide, poco lontano da lei, un corpo rannicchiato sotto un albero.
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Un raggio di sole penetrò fra le foglie degli alberi, colpendo il viso di Selene. Nel sonno, una ciocca di capelli neri le era caduta sul viso. Il suo risveglio fu’ di certo più dolce del modo in cui si era addormentata. La ragazza si guardò intorno, poi si mise a sedere. Nella sua mente il sogno di quella notte era vivido, quasi si trattasse di un vero ricordo. Le sembrava che la testa stesse per esplodere per il lancinante dolore che provava. I pensieri turbinavano nella sua mente: il Lilim, suo padre morto, la donna del sogno. Selene si mise a sedere, posando il capo sulla ruvida corteccia dell’albero. A pochi metri da lei, c’era una ragazza dai lunghi capelli nocciola, in posizione d’attaccò

 
   
 
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