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Autore: adoresehun    02/04/2018    0 recensioni
[Seventeen]
koi no yokan [恋の予感].
traduzione letterale «sensazione d'amore».
incontrare qualcuno e sapere già di essere destinati ad amarsi.
VERKWAN
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hai mai guardato qualcuno negli occhi e avuto l'impressione di esserti già innamorato di lui? Come un colpo di fulmine, esatto, ma con quel qualcosa in più. 
Quando ti vidi per la prima volta, nella mia mente si proiettarono tante immagini, immagini di ogni tipo. 
Vidi dei fiori, dei sorrisi, dei baci, dei sussurri!
Vidi ogni tipo di cosa con il tuo viso a fare da sottofondo.
Quel tuo splendido viso, contornato da dei capelli biondi, quasi castani. Diavolo, diavolo se eri bello. 
I nostri occhi si incontrarono solo quando tu ti sedesti sul sedile davanti al mio.

L'hai sentita anche tu, vero? Questa sensazione. 
Mi continui a guardare, senza distogliere un attimo l'attenzione. Perché? Qui sei tu quello bello da togliere il fiato. Molte altre persone ti stanno guardando, allora perché tu noti solo me? Cos'ho di speciale? Spiegamelo, Hansol.

Quegli occhi non riuscivo a sostenerli, perciò distolsi lo guardo. Eppure, sentivo ancora la pelle delle guance bruciare.

C'è qualcosa in te, riesco a sentirlo. Tu? Tu lo senti? 
Tra poco dovrò scendere da questo treno, ci incontreremo ancora? 
Sei un perfetto sconosciuto, eppure so già di aver stretto un legame con te.

Quando rialzai lo sguardo, tu eri ancora lì, con i tuoi occhi nocciola, a guardarmi. 
Come puoi volermi guardare così a lungo? Tra l'altro il mio viso oggi non è un gran che. 
Il treno si fermò e io mi alzai, un po' frastornato. Tu sollevasti gli occhi su di me, seguendo la mia figura. 
Ci rincontreremo? 






 

Tu, tu ragazzo del treno, tu Hansol, tu. Hai la più pallida idea di quanto spazio hai occupato nella mia testa? Ho pensato così tanto tempo ai tuoi occhi, al tuo viso, a quelle immagini che mi erano passate davanti agli occhi. 
Starò forse esagerando? Forse il nostro incontro non significa nulla? A me però sembra tanto il destino. 
Magari siamo destinati ad amarci? 
Sembra strano, lo so. Infondo siamo entrambi due uomini, no? 
Ma nessun uomo mi ha mai guardato in quel modo, mai. E per nessun uomo, mai nella mia vita, ho provato quelle cose. 
Che poi, esattamente, di che cosa si trattava? Erano sensazioni così strane, così nuove. 
Le hai provate anche tu?

Hansol, ricordi quando mi hai parlato per la prima volta? Sobbalzai per lo spavento. 
Io ero seduto su una panchina, ad aspettare il treno, quando sentii una voce splendida nelle orecchie. 
«Posso sedermi qui?» 
Quando ti guardai, per poco non caddi a terra. Possibile che eri diventato ancora più bello? 
Io annuii, ammirandoti in tutto il tuo splendore.

Mi hai riconosciuto, vero? Lo capisco da come mi guardi. Quegli occhi vispi, furbi, affascinanti e misteriosi. 
Mi sento così insignificante accanto a te, tu che sei così magnifico.

Siamo destinati ad amarci. 
L'ho sempre pensato. Sempre. Dal primo istante. 
Ti guardai accendere una sigaretta.

Cosa combini, Hansol? Vuoi per caso abbandonarmi prima del previsto?

Ho sempre odiato l'odore del tabacco, ma quel fumo che fuoriusciva dalle tue labbra mi sembrava estremamente profumato. È possibile? 
Strano, strano, strano! 
Ho sempre odiato il tabacco! 
Però non odio te. 
E forse, ogni cosa associata al tuo viso, comincio ad amarla insieme a te. 
Strano, strano, davvero strano. 
Neanche so il tuo nome. 
Hansol. 
Come faccio a saperlo? 
Sempre più strano. 
...
Ma che dico! Hansol è il nome che ti si addice di più, per questo ti chiamo Hansol, Hansol. 
Che sia il tuo vero nome? 






 

Esattamente una settimana dopo ti scrissi un biglietto. 
Che assurdità, vero? 
Molto probabilmente neanche ti ricordavi di me. 
Ma io eccome, eccome se mi ricordavo. 
Come potrei dimenticarti? 
Ormai ti vedevo ogni mattina aspettare il treno su quella panchina, alle ore dieci e dieci. 
Mi incuriosiva sapere il tuo lavoro. Sempre vestito con giacca e cravatta, così formalmente. 
E ancora una volta, non potevo minimamente reggere il confronto. Ciò che indossavo io non era altro che una felpa colorata sopra dei jeans neri. 
Scarpe da ginnastica? Costantemente. 
Chi mai potrebbe guardare uno come me? 
Te, Hansol. 
Solo ed unicamente te.

Cosa diceva il biglietto? Te lo ricordi? 
"Siamo destinati ad amarci."
Questo. 
La frase più vera che qualcuno potesse dirti. La frase più vera che io potessi scrivere. 
Forse era stato troppo avventato? Forse ero troppo sicuro di me? Eppure ne ero così sicuro, Hansol. Così sicuro. 
Il mattino seguente non pensavo di ritrovare quel biglietto sulla panchina. Non lo avevi letto? 
No. 
Tutt'altro. 
Avevi risposto. 
"Allora amami, biondino

 

È tutto reale? 
Sta accadendo per davvero?

Hansol.

Sei sincero?
Posso amarti? Davvero posso farlo? 
Davvero mi concedi questo onore? 
Ti amerò, se è questo che vuoi. 
Ma come puoi voler una cosa del genere? 
Io che non ho nulla da offrirti, se non il mio amore? 


 

La stessa sera ci incontrammo per caso sulla strada. 
Per caso? O forse destino? 
Io mi bloccai non appena vidi il tuo viso. Che situazione strana. 
Strana, strana, strana! 
Oh dio, il tuo sorriso potrebbe illuminare tutto il mondo. Ma sono io a renderlo così? 
«Andiamo in un posto.» 
Andrei ovunque, con te al mio fianco. 
Le nostre dita delle mani si sfioravano ad ogni passo. Entrambi eravamo troppo timidi per stringercele. 
Maledetta timidezza! 
Se non fosse per lei, ti avrei già baciato quelle labbra lucide. 
Dannata, che tu sia dannata. 

...
Dannata. 


 

Le stelle. 
Mi hai portato a guardare le stelle? 
Ma perché mai? 
Perché portarmi a guardare le stelle in cielo, quando ne ho una proprio accanto a me? 
Hansol, sei buffo. 
Tu sei la stella più luminosa. Non ho bisogno di guardarne altre, mi basti tu. 
Mi. 
Basti. 
Tu. 
Hansol. 

Hai sorriso ancora. 
Sei felice? 
Perché io lo sono. Eccome se lo sono. 

 

Mi sbagliavo. Non siamo qui per guardare le stelle! 

Mi portasti in un luogo lontano. Sembrava così segreto. 
Era il tuo posto, vero? Quello dove vai quando hai bisogno di stare solo, quando hai bisogno di riflettere su una decisione importante. 
«Lasciati cullare dai suoni della notte.» 
Mi dicesti in un sussurro. 

Chiudo gli occhi. 
Il canto delle cicale, lo scroscio delle foglie, il rumore degli insetti. 
Qualche clacson in lontananza, qualche sirena, qualche voce. 
Il profumo dell'erba, il profumo di carne, il profumo di spezie. 
Il profumo di Hansol. 
Le mani di Hansol. 
Esse mi stanno accarezzando i capelli biondi. Potrei addormentarmi, Hansol, stai attento! 
Vuoi farmi posare la testa sulla tua spalla? D'accordo. Ma promettimi che continui ad accarezzarmi.

 

Baciami, baciami! 
Non le senti? 
Non senti le mie labbra che ti scongiurano di baciarle? Stanno urlando, Hansol. 
Urlando come delle pazze. 
Potrei urlare anche io. 
Ti prego, lascia da parte quella danna timidezza e prendi il mio viso, bacia le mie labbra e accarezza il mio corpo. Spogliami, spogliami completamente. 
Poco importa se c'è un vento gelido, ci riscalderemo a vicenda. 
Poco importa se non siamo in un letto, questo mantello di verde ci farà fa cuscino. 
Spogliami nella natura, spogliami sotto questo cielo buio, spogliami con le tue mani calde. 
Puoi farlo? 
...
Sì. 
Lo stai facendo. 

Continua, non fermarti. 
Spogliami, Hansol. 
Amami. 







 

Ma quanto tempo è passato? 
Mesi, anni? 
Voglio rivederti, Hansol! 
Siamo destinati ad amarci, ricordati questo. 
Tornerai mai da me? 
Manchi ad ogni parte di me. Tu sei parte di me. 















 

Eccoti! Sei tornato? 
... 
Oh. È solo un sogno.

   
 
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