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Autore: Yuphie_96    05/04/2018    0 recensioni
Tratto dalla Storia:
Il kwami rise e andò a prendere una fetta di camembert.
“Quindi…Nino?”
Chiese poi, mangiucchiando.
“Si, sarà gasatissimo!”
“Oh, lo sarà di certo ma sei sicuro di voler invitare lui?”
Il biondo lo guardò interrogativamente.
“Chi dovrei invitare sennò scusa?”
“Non lo so ~”
“Plagg”
“Beh si, un’idea forse ce l’avrei”
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolino della Robh: Oh buonasera!
Come avete passato Pasqua e Pasquetta? Io mi sono fatta un giro con la mia famiglia nella splendida Firenze, dove spero tanto di tornare ><.
Passando alla fiction, finalmente in questo capitolo scoprirete tutta la verità quindi non perdetevelo! u.u
Buona lettura <3


Adrien aveva gli occhi completamente sgranati.
“Scappata?”
Il cuoco annuì.
“Sai che io non parlare molto bene francese, ti dispiace se però continuare a parlare in questa lingua? No volere che altri sentano cose di famiglia”
“Certamente, non c’è problema maestro”
Il biondo si avvicinò di più, per sentire meglio.
“Ricorda però, io dire questo te solo perché tu essere amico di Marinette”
Adrien annuì, quindi Wan iniziò a raccontare.

La famiglia Cheng era sempre stata tradizionalista, legata profondamente alle sue origini.
Quando Qiang seppe che la moglie Fen partorì una figlia femmina rimase leggermente deluso, lui si aspettava un maschio sicuro, ma quando la piccola Sabine iniziò a crescere, Qiang iniziò a vedere quale splendido fiore di loto aveva in casa.
La ragazza aveva lunghi capelli neri con dei riflessi che sembravano blu, il viso dolce a forma di cuore incorniciato da essi, il corpo iniziò a sbocciare nell’adolescenza e da quel momento il padre decise che la figlia avrebbe incominciato a studiare in casa, per far si che i ragazzi non la tenessero troppo d’occhio, nonostante la moglie fosse contraria.
Lei, al contrario del marito, vedeva la sofferenza di Sabine nel restare rinchiusa.
Il peggio arrivò quando Qiang organizzò il suo matrimonio con un ragazzo, figlio di un suo conoscente, che Sabine incontrò solo un paio di volte; lì la ragazza raggiunse il suo limite di sopportazione, voleva bene al padre e non l’aveva mai contraddetto ma quello per lei era davvero troppo. Così iniziò a cercare disperatamente una soluzione e alla fine propose al padre quello che fece passare per un viaggio di studio in Francia, il ragazzo che avrebbe sposato sarebbe diventato il capo di un’ azienda e sua moglie non poteva sfigurare, questo disse al padre per convincerlo a lasciarla andare e, per fortuna, Qiang le diede il suo consenso e la lasciò andare non sospettando niente, forse solo Fen immaginava che non avrebbe rivisto tanto presto la sua adorata figlia.

Sabine arrivò a Parigi, era da sola, libera finalmente ma sola e ammise con se stessa che aveva molta paura: paura che suo padre avrebbe scoperto cosa aveva architettato, paura che la venisse a riprendere e la costringesse a sposare quel ragazzo, paura di non riuscire a cavarsela da sola dopo tutto quel tempo passato chiusa nella protezione di casa sua.
Durante la programmazione del viaggio aveva messo qualcosa da parte e qualcosa le aveva dato suo padre ma non le sarebbe bastato per vivere, così decise di rimboccarsi le maniche.
Con fatica cercò un appartamento con un affitto abbastanza basso, cosa non facile nella capitale francese, e quando lo trovò… beh, nel profondo sperava di poterlo lasciare presto, poi toccò al lavoro e fu lì che la fortuna iniziò a girare un po’ anche per lei: vide un cartello attaccato alla finestra di una panetteria, entrò e trovò un ragazzo, Tom.
Era già un po’ robusto come ragazzo, si trascurava un po’ per poter portare avanti la panetteria da solo, lavorava come un matto per non farsela portare via dalla banca, e quando vide Sabine per la prima volta per lui fu un po’ come un colpo di fulmine.
L’accettò come assistente e le insegnò come preparare il pane, i dolci e, grazie a Sabine, Tom iniziò ad aggiungere anche delle ricette cinesi, aumentando un po’ la clientela che non faceva male a nessuno dei due. Grazie allo stipendio che Tom le dava, Sabine riuscì a lasciare quel piccolo posto che si era trovata all’inizio e prese in affitto un appartamento un po’ più decente, e per ringraziare quel ragazzo così dolce e impacciato lo invitò a uscire con lei una sera, chiedendogli di farle da cicerone per le vie di Parigi.
Stettero fuori tutta la notte quella volta, imparando a conoscersi con piccole domande e iniziando a piacersi con piccoli sorrisi e carezze leggere date alle mani che si sfioravano ogni tanto.
I due si misero insieme un paio di mesi dopo, un anno dopo Sabine lasciò il suo appartamento e andò a convivere con Tom nella casa sopra la panetteria, aspettarono altri tre anni e poi si sposarono.
Sabine in tutto quel tempo non si mise mai in contatto con casa sua in Cina, aveva cambiato anche numero di cellulare nonostante il senso di colpa molto grande nel suo cuore, tanto quanto lo era il senso di libertà e felicità che provava.
Riprese i contatti con loro solo quando lei e Tom toccarono il picco della felicità quando lei diede alla luce la loro bambina, la loro Marinette ma, come aveva immaginato, era troppo tardi: il padre era furioso, aveva tradito la sua fiducia, aveva portato disonore sulla loro famiglia non sposando il ragazzo scelto per lei ma sposando uno sconosciuto, uno straniero e facendoci pure un figlio.
Qiang calmò l’animo furioso solo quando scoprì che il bambino che aveva avuto Sabine era una femmina, pensò e propose una soluzione alla figlia, nonostante la moglie fosse in disaccordo, per rimediare al disonore, ovvero-.

“Mamma doveva portarmi in Cina, lasciarmi ai nonni, così da farmi crescere con una buona educazione e sposare il nipote, il figlio del fratello, del ragazzo che avrebbe dovuto sposare mamma anni prima”
Sospirò Marinette, seduta su una panchina in un parco, con Tikki che l’ascoltava attentamente seduta sulla sua spalla.
“I miei genitori si rifiutarono categoricamente, mamma specialmente se la prese a cuore, mi raccontò papà, e urlò per la prima volta con nonno dicendogli che non mi avrebbe mai fatto fare la vita che aveva fatto lei prima di andare in Francia. Nonno si arrabbiò ancora di più e mia nonna, la madre di mio padre, tentò di fare di paciere; venne qua in Cina, conobbe nonno e nonna e cercò di spiegare loro i sentimenti che provavano papà e soprattutto mamma, gli propose un viaggio che avrebbe pagato lei fino a Parigi almeno per conoscermi, mia nonna che abita qui avrebbe accettato volentieri, ma mio nonno non volle sentire ragioni. La scacciò, dicendole di portare un ultimo messaggio a mia madre, visto che aveva scelto quella vita, non avrebbe dovuto mai più tornare in Cina e soprattutto io non avrei mai dovuto metterci piede… e da allora non ci sono stati più contatti”
Finì la ragazza, guardando per terra.
“Oh, Marinette”
Bisbigliò Tikki, stringendosi alla ragazza.
“Quindi era per questo che non volevi venire”
“Già… ma sai, oltre al fatto del mio sogno di voler entrare nel mondo della moda, oltre al fatto che sarei stata vicina ad Adrien, ho pensato che come Lady Bug ne ho passate davvero tante e ne sono sempre uscita in piedi, perfino nello scontro finale con Papillon, eravamo messe entrambe un po’ male ma sono riuscita a tornare a casa sulle mie gambe, a testa alta, sapendo di aver fatto la cosa giusta. Venire qui per me è stata la cosa giusta, lo penso e lo so, ma vedere mio nonno nel ristorante dello zio Wan… mi sentivo cedere le gambe”
“Non eri semplicemente pronta, è una cosa normale visto tutte le cose che ci stanno dietro”
“Credevo di essere abbastanza forte per potercela fare però…”
“Marinette tu sei forte, ma questa è una questione molto più complicata di tutte le prove che hai affrontato sia come Lady Bug che come Marinette, hai ancora del tempo per stare qui e sono sicura che se vuoi potrai risolverla, con calma e con coraggio, e io sarò sempre qui vicino a te”
La kwami riuscì a strappare un sorriso alla ragazza che la prese tra le mani e se la strinse contro il petto.
“Non so davvero come farei senza di te, Tikki, ti voglio tanto bene”
“Ti voglio tanto bene anch’io, Marinette”
Le due si lasciarono sfuggire qualche lacrima, restando abbracciate ma la piccola dea rossa sentì dei passi avvicinarsi e quindi si dovette staccare per forza dalla compagna per andare a nascondersi nella borsetta rosa.

La ragazza ebbe il tempo solo per asciugarsi il viso che si vide spuntare Adrien all’entrata del parco con il fiatone.
“Marinette!”
“E-Ehi”
Tentò di sorridere lei, alzandosi dalla panchina per raggiungerlo.
“Scusa se sono scappata, non… non volevo farti preoccupare”
Adrien, invece di risponderle, la prese per le spalle e se la strinse forte al petto lasciandola sgomenta.
“Ti ho fatta soffrire, mi dispiace così tanto Marinette, io non… non sapevo ma non dovevo insistere nel farti venire, dovevo rispettare la tua scelta, non-non volevo farti soffrire, mi dispiace”
Ad ogni parola stringeva la ragazza sempre più, come per proteggerla dal nonno o da qualsiasi altri pericolo che Marinette avrebbe potuto correre.
Alla ragazza vennero di nuovo le lacrime agli occhi, ma li chiuse scuotendo la testa.
“Non è assolutamente colpa tua, sono io che ho deciso di venire alla fine… solo, posso chiederti di tornare in albergo? Non è stata proprio una bella serata”
Il biondo le annuì, accarezzandole una guancia per darle conforto… per confortarla la confortò ma le mandò in tilt il cuore, facendole venire mezzo infarto per quel contatto, il più profondo che abbia avuto con il ragazzo. Adrien per completare la cosa l’abbracciò per le spalle e rimase così fin quando arrivarono la macchina, lì spostò la mano sulla schiena per spingerla piano dentro, una volta in albergo l’accompagnò fino alla sua stanza.
“Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamami, non farti problemi”
“Grazie ma credo proprio che l’unica cosa che farò sarà andare a letto”
“Allora buona notte Marinette”
“Buona notte Adrien”

“Ehm… Vuoi restare qui ancora per molto? Un certo kwami qui inizia ad avere fame visto che abbiamo saltato la cena per ovvie ragioni”
Plagg spuntò da sotto la camicia bianca del ragazzo e lo trovò con gli occhi fissi sulla porta chiusa della stanza della compagna di classe.
“Yuh uuuuuuh, Adrien? Ho seriamente bisogno di camembert!”
Ma il ragazzo non si muoveva.
“Oh andiamo, anche restando qua cosa pensi di fare? Almeno andiamo in stanza”
“…Andiamo”
Adrien iniziò a muoversi lentamente e si rinchiuse anche lui nella sua stanza, si tolse le scarpe e le lanciò vicino alla sedia per poi lasciarsi cadere a faccia in giù sul letto.
Plagg andò a rovistare in valigia e, dopo aver trovato vittorioso il suo formaggio, si andò a sedere sulla schiena del compagno, che si lamentò leggermente per via della puzza.
“So cosa stai pensando, sei triste per la bimba, effettivamente la sua storia è molto infelice e so che vorresti fare qualcosa per lei, ma cosa potresti fare? Insomma mica puoi andare dal nonno e urlargli contro che è uno stupido perché Marinette è una ragazza fantastica, meravigliosa, dolce e lui non può neanche immaginare che grandissimo errore ha fatto a perdersi tutta la vita di sua nipote, non puoi nemmeno trascinarlo fino all’albergo e costringerlo a incontrare la bambina e fargli capire a forza quanto ha sbagliato per tutto questo tempo, sai che figura?”
Mentre Plagg continuava a parlare, assorto nel suo mangiucchiare il camembert, Adrien aveva lentamente alzato la testa dal cuscino, le orecchie drizzate e lo sguardo attento.
In un secondo scattò, girandosi e tirandosi in piedi mentre Plagg rotolava per terra.
“Ehi!”
Borbottò il gatto, rialzandosi volando, stava anche per dirgli altro ma vide quel dannato sorriso alla Chat Noir sul volto del biondo, che poi aveva imparato da lui, e in un istante capì cosa gli stesse passando per la testa.
“Plagg, sei un genio!”
Come volevasi dimostrare…
“Oh no! No, no e poi no! Non puoi assolutamente fare una cosa del genere!”
“Certo che posso! Sono o non sono Chat Noir?”
“Ma fammi il piacere!”
“Sei stato tu a proporlo”
“Io stavo blaterando, la cosa è diversa”
“Devo aiutarla in qualche modo!”
“Oh certo, se non fosse per un piccolo, semplice e discutibile dettaglio… non sono affari tuoi!”
“L’ho fatta venire io qui!”
“Ha accettato lei alla fine!”
“Il minimo che posso fare è aiutarla, questione chiusa! Rimpinzati di camembert, domani avremo da fare!”
Decise il biondo, ora con il sorriso.
“Mi chiedo perché apro la bocca, certe volte”
Sospirò Plagg invece, ormai rassegnato; e dire che Tikki glielo aveva detto spesso in quei millenni di tenere chiusa la sua boccaccia.

   
 
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