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Autore: DhaevetralWarrior    16/04/2018    0 recensioni
Citazione dal testo:< Brio esitò. Poi, ripensò al pezzo di carta. Poi, ripensò a lui. Infine, tornò alla normalità, e rispose.”Il suo nome… sarà Tiny”>
Tiny è sempre stato fedelissimo a Cortex. E per questo, dobbiamo conoscete la sua storia. Perché si, Tiny ha vissuto una vita prima di essere mutato. E questa vita va raccontata. Perché è una vita basata tutta su un legame, un forte legame tra una persona con un brutto passato alle spalle con colui che aveva rapito per farlo diventare un regalo per un bambinetto con la testa più lunga del normale. Una vita svoltasi quasi tutta in una magione, una bellissima magione. Una vita iniziata e continuata per essere poi ripescati da colui per cui l'animale si trovava in quella villetta.
Storia collegata a "La storia di Brio"
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA STORIA DI TINY

Aprì gli occhi. Si trovava all’interno di una scatola: essa era addobbata a dovere, anche solo dall’interno. Il colore era così accesso che si vedeva anche nella penombra della scatola: un rosso cremisi, circondato da strisce verdi chiarissime, e un verde acqua che ricolorava ed evidenziava gli spigoli della scatola. L’animale si sentì disgustato. Era come se venisse sfruttato come un regalo, come un qualsiasi futile bene materiale. Come un regalo tra mille regali, che poi si sarebbe rotto. Lui nemmeno sapeva che cos’era un regalo. Nemmeno sapeva che stava sentendo quelle sensazioni. Ma istintivamente, era ripugnato da quell’atteggiamento. Perché lo avevano messo lì? Cosa voleva da lui l’uomo che lo aveva trovato e rapito? Non lo sapeva. E non avrebbe avuto il tempo di pensarci. Infatti la scatola fu aperta. E lo vide. Era un bambino dallo sguardo decisamente poco rassicurante: era maligno, con quel ghigno così grosso, talmente splendente per quei suoi denti bianchissimi, e inquietante per la sua assurda lunghezza; ma non era solo la bocca a renderlo inguardabile. Era anche la sua testa oblunga, retta, con due chiodi laterali in cima alla testa. Era un bambino terrificante, già dall’aspetto. Il tilacino voleva uscire da lì. Ma Brio, prima che il cucciolo potesse fare qualsiasi cosa, lo stese a terra con un braccio, mantenendolo fermo. Era solo l’inizio della sua complicata esistenza.

*

Per fortuna, il tilacino non dovette passare molto tempo con quel bambinetto. Quel mostriciattolo era decisamente poco interessato all’animale, e una dopo averlo torturato per un po’, lo rinchiuse nella scatola. E questa volta, l’animaletto pensava che in quella cosa ci sarebbe rimasto per l’intera esistenza. Invece, dopo poco tempo, arrivò una persona muscolosa e per nulla affidabile. Ma del bambinetto non c’era più traccia. Il tizio prese il tilacino con la sua grande mano destra, e questa cosa terrorizzò il povero animaletto: era un essere terrificante, imponente. Eppure, non aveva la stessa aria inquietante di quel bambino. Il tizio, dopo essersi messo il tilacino in spalla, salì le scale di quella che era la sua casa: una lussuosa villa, molto ampia e alta. Raggiunse il secondo piano, e aprì la prima porta a destra. Era un posto decisamente strano. Sembrava una sottospecie di palestra in miniatura con pochissima luce. C’erano solo due strumenti: i pesi, ed una strana macchina. Era probabilmente un tapirulan, eppure aveva delle mani che partivano dallo strumento, e che portavano con loro delle manette. Al centro della stanza c’era un computer piuttosto grande, con una pulsantiera piuttosto piccola, composta da soli quattro pulsanti: “Visualizza situazione tapirulan”;”Visualizza situazione pesi”;”Aumenta intensità tapirulan”;”Aumenta intensità pesi”. Il tizio, senza far capire nulla al tilacino, puntò due luci sul tapirulan, ed una sola sul computer. Prima infatti le luci erano distribuite tra pesi, tapirulan e computer. Adesso la stanza era ancora più scura di prima, dato che non c’era nemmeno un filo di luce che illuminasse i pesi. Il tizio prese il tilacino, e lo posizionò sul tapirulan. L’animale era terrorizzato: era piccolo, e appena vide che quelle mani con le manette in bella vista si avvicinavano, pronte a fargli qualcosa, si rinchiuse in sé; ma l’uomo misterioso le fermò in tempo. Premette dei pulsanti posti al lato sinistro del tapirulan. Qualcosa si aprì, e l’uomo se ne uscì con due manette molto più piccole, della grandezza delle zampe del tilacino. Le sostituì a quelle grandi, per poi rinchiudere le zampe posteriori del tilacino, non prima però di costringerlo a stare in una posizione eretta. Accese il computer. Comparve una scritta:”Allenamento iniziato. Intensità:5. Intensità variabile fino a:10”. Poi, il tapirulan iniziò a muoversi. Il tilacino cominciò a correre, in modo ovviamente goffissimo: per i tilacini le zampe posteriori servono a saltellare per compensare la loro corsa mediocre dovuta alla loro goffaggine. Invece, in quel momento, quel tilacino doveva correre in una posizione a cui non era per nulla abituato. Era piccolo, e l’intensità era bassissima. Eppure aveva già le prime difficoltà. Non pensava nemmeno al tempo che nel frattempo stava trascorrendo: in quel momento, pensò solo a correre, con la figura dell’uomo che lo guardava da lontano, con una faccia di stana soddisfazione.

*

Il giorno dopo, tizio non dovette più portare il tilacino sulla sua spalla: costei riusciva già a muoversi in una posizione quasi eretta, anche se a volte l’istinto lo faceva ancora saltellare. Ma ormai era capace di mantenersi in quella posizione. Doveva solo seguire quello strano individuo che lo stava portando in un posto altrettanto bizzarro. Andarono al secondo piano, e presero la terza porta a sinistra. Era un camera da letto, con un armadio e una finestra serrata. Il tizio, indicando con un dito e poi muovendo la mano sinistra per una migliore comprensione di quel linguaggio, incitò il tilacino a saltare sul letto. Lui obbedì. A quel punto, l’atmosfera divenne poco rassicurante: l’uomo chiuse la porta dietro di sé, togliendo ogni bagliore di luce da quella stanza. Il tilacino non vedeva assolutamente niente. Sentiva soltanto dei rumori molto strani: sembrava che il tizio stesse cercando qualcosa da qualche parte. Istintivamente, il tilacino provò a saltare via… ma qualcosa lo afferrò in tempo, per poi schiacciarlo sul letto. Il tilacino non provò alcun dolore: per quanto fosse giovane, aveva beneficiato dello strano allenamento del giorno precedente, probabilmente artefice della sua nuova capacità di movimento eretto. Ma non erano questi i suoi pensieri principali. Ciò che gli importava era che vedeva una mano grande, possente, pelosa; essa stringeva dentro di sé qualcosa di verde. Quando la mano si spalancò, il tilacino poté vedere meglio una pillola verde. Ma il tempo per contemplarla fu poco: dopo averla vista, il tilacino se la ritrovò dentro di sé. Fu velocissimo: l’indice della mano spinse la pillola nella bocca dell’animale, che istintivamente la ingerì, addormentandosi.

*

Il resto del tempo che l’animale trascorse insieme a quell’uomo, e ciò che gli successe in quarant’anni non ci è dato saperlo. Sappiamo solo che un giorno qualcuno trovò il tilacino seduto come un cagnolino davanti al padrone vicino ad un cadavere, in quella che un tempo era una magione appartenente ad un criminale. Un posto decadente, con le travi  a pezzi, polveroso e puzzolente. La carcassa vicino al tilacino era umana, ed era stata assalita da vari insetti. La sua carne era ormai quasi del tutto consumata, e molti brandelli erano stati strappati via. Anche l’animale portava rimasugli di quel copro tra i suoi denti: per sopravvivere,  aveva mangiato anche lui. Colui che l’aveva cresciuto, colui che lo aveva trattato in una maniera impeccabile. Colui che l’aveva educato al bene, con degli insoliti discorsi sulla giustizia e sull’amore. Colui che l’aveva reso un animale obbediente. Che gli aveva dato sentimenti quasi umani. Qualcuno che aveva redento. Perché quell’uomo era malvagio, ma grazie alla compagnia di quel tilacino, cambiò improvvisamente schieramento. Si isolò completamente dal mondo: il suo unico obbiettivo era quello di aiutare quel marsupiale. E per quarant’anni, lo aveva cresciuto, aiutandolo con una pillola che gli aveva allungato la vita, mutandone anche l’aspetto. Lo aveva fatto sopravvivere. Invece, ora, quell’animale era solo con lui. Col cadavere. Con l’uomo misterioso. Era una persona che se ne stava nell’ombra, e lo osservava. Non sembrava voler proferire alcuna parola. Il tilacino riuscì a vedere nelle tenebre un qualche movimento di  bocca dell’uomo, ma successivamente, costei tacque. I due si squadrarono per bene. Sembravano chiedersi reciprocamente con i propri sguardi:”Ma tu chi sei?”. Il silenzio si diffuse nella stanza, interrotto solo dal rumore di qualche trave, che cadeva dal malandato soffitto, irradiando con un po’ di luce quell’ormai deserta e tenebrosa villa. E così, il tilacino poté squadrare meglio l’uomo, e l’uomo poté squadrare meglio il tilacino. I due si osservarono per un po’ di tempo, e sembravano irremovibili dalle loro posizioni. Poi, finalmente, l’uomo parlò.”Sei ancora vivo… questo dovrebbe essere impossibile! I tilacini non vivono così a lungo! Sicuramente ti è stato dato qualcosa da quel miserabile che ora giace a terra. Fammi pensare… maledizione! Se ti ha dato una pillola verde, non mi resta altra scelta. Ora fai il bravo e rispondi: ti ha dato una pillola verde?”. L’animale annuì, poi chino la testa, per osservare ciò che rimaneva di quello che un tempo era un cadavere. “Maledizione! Mutarti sarà difficilissimo! Però… le basi non sono mali. Sei molto grosso. E forte. E sai anche interagire con noi umani. Muhhhh… sei interessante. Il tuo aspetto, però, dovrà essere variato. Dimmi: è vero che sei una sottospecie di mostro, con muscolatura evidente, con un pelo così folto che ti copre quasi completamente il volto esclusi gli occhi? Allora? Rispondi entro dieci secondi. Se non lo farai, verrai gravemente ferito!”. Il tilacino annuì. Da lì, tutto successe velocemente. L’uomo sparò un proiettile da un pistola, che stese il tilacino. Esso cadde a terra, svenendo per via dell’effetto sedativo del proiettile, che sembrò anche imprimergli una straordinaria forza poco prima dello svenimento.”Il mio nome… è Brio!”. Queste furono le ultime parole che il tilacino udì pronunciare da quell’uomo in quella magione. Costui esaminò meglio il marsupiale, notando che aveva qualcosa alle zampe. Qualcosa che teneva ben stretto. Sembrava come un foglio di carta stropicciato. L’uomo riuscì a strapparlo dalle zampe dell’immobile animale. Poi lesse. Era una grafia molto chiara, quasi conosciuta. Era una sottospecie di lettera. Ed era indirizzata proprio a lui.”Caro Brio, per via della tua perfidia, ho capito quanto ho sbagliato. Massacrare famiglie, uccidere persone, essere conosciuto come il criminale più temibile. Adesso, invece, sono solo un povero miserabile, che cresce questo tilacino, nella speranza che compia la mia vendetta. Ancora non gli ho detto il mio vero obiettivo. Persone come te devono sparire. E io che pensavo di essere senza speranze, che ormai, anche se avessi capito di sbagliare, non avrei mai potuto redimermi… e invece, stando con te, mi sono intenerito. Ma a te, lurido essere chiamato Brio… non capiterà mai una cosa del genere! Addio Brio! Fai il tuo lavoro, Tiny!”. Brio stritolò la carta, e la buttò a terra. Una lacrima gli rigò il viso.”Così avevi previsto tutto. A quanto pare, come me, ti sei redento. E come me, ora, cerchi vendetta… ma che non potrai mai avere. Perché non esisti più. Ormai, non sei più nulla per me, al contrario della tua creatura, che tu stesso mi regalasti per il mio ottavo compleanno, considerandolo un buon animale per un malvagio. Addio”

*

Isola di Cortex:
Brio:”Cortex, Cortex! Ho portato un nuovo animale! Sapevo che fosse lì!”.Cortex:”Bravo Brio. E come si chiama? Mi avevi detto che gli volevi dare un nome, dato che ti piace tanto il luogo da cui proviene!”.Brio:”Non…  non fare allusioni a quel posto! Io non ci appartengo più!”.Cortex:”Come osi, misero schiavetto da quattro soldi? Io ti ho chiesto solo il suo nome. Allora, come si chiamerà?”. Brio esitò. Poi, ripensò al pezzo di carta. Poi, ripensò a lui. Infine, tornò alla normalità, e rispose.”Il suo nome… sarà Tiny”.

ANGOLO AUTORE: Ed eccoci con la storia di Tiny! Ebbene si, il regalo per l’ottavo compleanno di Brio era proprio Tiny. Questa storia è molto collegata, come avrete notato, a quella di Brio, ma sarà l’unica eccezione: le prossime storie non saranno collegate tra loro in alcun modo, tranne nel fatto che alla fine tutti gli animali verranno catturati da Brio. Prossimo incontro con i fratelli komodo! Alla prossima!

   
 
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