《Ti diverte Thor? Distruggermi ogni volta.. ti diverte?》
Il disprezzo con il quale Loki pronunciò quella frase era palese, l'ombra
di un riso a scorrergli sulle labbra.
Si lasciò cadere sulla porta, ormai stanco di tutto.
L'ennesima delusione, l'ennesimo tentativo di sminuirlo, pareva quasi che
si fossero invertiti i ruoli.
Thor, dall'altra parte dell'uscio continuava a urlare parole sconnesse e
impetuose, che arrivavano alle sue orecche ovattate, soffuse. Orecchie
troppo stanche di sentire, di intendere.
Accasciato alla porta, attendeva che Thor decidesse finalmente di
andarsene, di abbandonarlo nell'abisso al quale lo aveva rilegato.
Una vita senza traguardo; giorni, ore, minuti, secondi che fanno il loro
corso senza un minimo di significato.
Che senso aveva vivere adesso? Si sentiva come un animale in gabbia. Una
gabbia d'oro e di sfizi, certo, ma pur sempre gabbia rimaneva. Lui non era
fatto per vivere all'ombra di Thor solo perchè il fratellastro faticava a
svezzarsi dai ricordi di un passato ormai marcito nel profondo.
I ricordi distorti dall'odio iniziarono a lacerargli la mente, gli occhi
arrossati e le labbra secche.
I palmi delle mani si diressero verso le orecchie, cercando di tappare i
pensieri.
I capelli neri e lunghissimi scivolarono fra le dita, fra le tempie e le
mani.
Era davvero così disperato?
Passati minuti, o forse ore, la cognizione del tempo totalmente perduta,
decise di alzarsi da terra.
Fece pressione con le mani e si rimise in piedi, di fronte allo specchio.
Quale visione patetica gli si presentò dinnanzi? Si fece ribrezzo.
Strofinò le dita sugli occhi, per poi appoggiarsi alla porta e capire se il
fratello si trovasse ancora lì dietro.
Nessun rumore.
Davvero stava braccolando di nascosto come un animale selvatico?
Quale degrado.
Aprì la porta, non vi era davvero nessuno nella camera.
Abbassò lo sguardo.
A terra c'era il libro che aveva lasciato in biblioteca, non se ne curò e
passo oltre.
Decise di dedicarsi a un bagno ristoratore quel pomeriggio, gli sarebbe
stato davvero d'aiuto a stendere muscoli e nervi.
Prese ciò che gli serviva, ovvero abiti di ricambio, e si ridiresse verso
quel bagno a cui pareva essersi affezionato quel giorno.
Richiuse la porta alle spalle e preparò l'acqua aggiungendovi sali e oli,
per poi spogliarsi e immergervisi.
L'acqua era bollente, vapori fuoriscivano da quella vasca ricoperta di
schiume profumate e accoglienti.
Il corpo iniziava a stendersi e la mente a rilassarsi, l'acqua da
trasparente era divenuta nera per via dei capelli lunghissimi che vi
galleggiavano.
Il capo reclinato sulla spalla e le braccia stese sulla ceramica oro.
Passò una decina di minuti a crogiolarsi in quel brodo, liberando dalla
mente pensieri e altro.
Improvvisamente, il suo sesto senso (vantaggio nell'essere uno Jotun) si
svegliò e iniziò a mandargli sfilettate nella testa.
Questo, si ricordava, accadeva anche da bambino. Era una specie di
presagio.
Poteva compararlo a quello dei volatili e degli insetti che, captato il
pericolo, emigravano alla ricerca di salvezza.
Si alzò svogliatamente dalla vasca, si asciugo il corpo per poi vestirsi,
ma non ebbe nemmeno il tempo di dare una sistemata ai capelli ancora umidi
che vide l'acqua della vasca iniziare a vibrare, prima piano, poi sempre
più violentemente, finendo per buttare fuori delle gocce.
Guai in vista, pensò con il nascere di un riso sulle labbra.
Abbandonò tutto ciò che stava facendo, uscendo dalle sue stanze e iniziando
a correre verso l'esterno.
Appena arrivato al piano inferiore vide tutte le persone che si trovavano a
palazzo in preda al panico, scappando come ratti in gabbia.
Il palazzo tremó sempre maggiormente, pezzi di parete che crollavano al
suolo, statue e decorazioni già rovinosamente decadute.
La sua idea iniziale fu di unirsi volgarmente a quella plebaglia, se non
che..
..possibile che la camera degli artefatti magici non fosse sorvegliata?
___
《Hogun, occupati degli anziani!》Urlò Thor, iniziando a dare le direttive ai
suoi fidati.
《Sif, soccorri donne e bambini, mentre tu Volstagg i feriti.》
《Tu cosa farai Thor?》Chiese Lady Sif, evidentemente turbata per ciò che
stava accadendo.
《Io tornerò con Fandral a palazzo, tutto è partito da li, e dobbiamo capire
il perchè.》
I quattro amici si guardarono intensamente e Thor, conoscendoli, capì
subito i pensieri che avevano.
《Non è stato lui, ne sono certo.》Lo sguardo fiero, determinato, nascondeva
il briciolo di incertezza che aleggiava nella sua mente.
《A proposito, dov'è?》Domandò improvvisamente Volstagg.
《Suppongo che sia già uscito, Loki è scaltro e furbo, non avrà avuto
problemi.》ipotizzò Hogun.
《Thor..》Dal canto suo Sif provò a fargli comprendere che la possibilità che
Loki fosse coinvolto era pari al rancore che malcelava. Ovvero non proprio
una misera possibilità.
Thor non la lasciò parlare.
《Andate. Fandral, noi dobbiamo sbrigarci.》
Diede le spalle alla cara amica, iniziando a correre verso il palazzo
reale.
Purtroppo la marcia non durò più di qualche secondo, dato che il terreno
iniziò a spaccarsi sotto i loro piedi, proprio davanti all'entrata
dell'immenso edificio.
Quelle che inizialmente apparvero come piccole crepe, man mano si univano
formando una sempre più grande voragine a spaccare il terreno in due parti.
《Dannazione! Ma cosa sta accadendo!?》
Si domandò Il Dio, esasperato.
《Non lo so, ma qualsiasi cosa sia, non ci permetterà di tornare dentro il
palazzo, dobbiamo allontanarci.》Ragionò Fandral.
Thor tentò di pensare a un'alternativa, ma la verità era che non ve ne
erano.
Il terreno si stava squarciando sempre di più, la voragine superava
ampiamente i due metri e non pareva voler smettere di ingrandirsi.
Stava letteralmente risucchiando il palazzo asgardiano.
《Va bene, andiamocene.》Disse Thor, arreso all'evidenza, voltandosi con
Fandral per dirigersi dal suo popolo che sicuramente aveva bisogno
dell'aiuto del proprio re.
Proprio in quel momento, un urlo improvviso, accompagnato dal rumore di una
rovinosa caduta lo fece voltare di nuovo.
《Loki!》Thor vide immediatamente la figura del fratellastro attaccata a una
parete per evitare di cadere nella voragine.
《Thor! Che diamine sta accadendo!?》
《Non ne ho idea, ma qualsiasi cosa sia ne parleremo dopo.》Disse cercando di
avvicinarsi quanto gli era possibile per evitare di non cadrere. 《Loki,
devi saltare!》
《Ma non mi dire, grazie per l'astuto consiglio!》Lo sbeffegiò lui, irritato
da quella situazione. Era incredibile come anche in quei momenti riuscisse
a mantenere la lingua biforcuta. 《Non so se tu te ne sia reso conto, ma
questa maledetta voragine supera i cinque metri, come diavolo faccio a
saltare!?》
Ed era vero, superava i cinque metri e si stava allargando a vista
d'occhio.
《Tu vai dagli altri, io me la caverò! 》disse, tastando il muro a cui era
aggrappato per controllare che fosse solido, per poi arpionarsì alle
sporgenze in oro, un tempo decorative, che rappresentavano avi e imprese
dei discendenti di Thor.
《Cosa stai dicendo? E che stai cercando di fare adesso?》
《Sei divenuto cieco? Mi arrampico.》
Loki stava cercando di raggiungere la sporgenza a balconcino che portava
alla sua camera, da lì forse sarebbe riuscito a racimolare un po di cose
decisamente utili a ciò che aveva in mente di fare.
Thor continuava ad urlare, ma Loki lo ignorava deliberatamente.
Mancava ancora qualche metro, nulla di così distante e impossibile se non
fosse stato per l'ennesima scossa, decisamente più forte delle altre.
Il corvino tenne duro, aggrappandosi con tutte le sue forze fino a farsi
sanguinare le dita, ma ormai l'adrenalina superava di gran lunga il dolore.
Nel frattempo Fandral, rimasto al fianco del suo re per tutto il tempo,
tentava di convincerlo ad allontanarsi prima che fosse troppo tardi, ma
Thor non desisteva, non avrebbe mai lasciato qualcuno indietro.
《Loki se la caverà vedrai, adesso però non possiamo rimanere quì a fargli
da spettatori!》
《Hai ragione. Tu raggiungi gli altri, io vedrò cosa fare.》
No, no no e poi no, possibile che Thor non comprendesse i rischi? Lui era
un re, non un comune guerriero, senza considerare che poteva essere tutto
opera di Loki.
Quest'ultimo, nel frattempo, era riuscito ad entrare nel palazzo a prendere
non si sapeva bene cosa. Il vero problema era; come sarebbe uscito?
Improvvisamente una nuova scossa, decisamente più forte delle altre, fece
crollare definitivamente le fondamenta del palazzo il quale, rimasto
immobile per qualche secondo crollò, letteralmente, all'interno di quel
grande, grandissimo buco.
E tutto immancabilmente sotto gli occhi di Thor.
Per un momento i due rimasero immobili ad ammirare quel tetro spettacolo,
il grande castello di Asgard, la loro casa, inghiottita dalla voragine.
Davanti a loro c'era solo un'immensa nuvola di polvere che li aveva
costretti a coprirsi la vista con il braccio.
Una nuova scossa li colpì e, questa volta, il terreno crollo anche sotto i
loro piedi.
*
Un forte odore di polvere lo colpì alle narici, le labbra spaccate e la
gola secca, rumori ovattati che gli arrivavano alle orecchie.
Lentamente cercò di aprire gli occhi, impastati da polvere e terra.
Si rese conto di avere metà viso schiacciato nel terreno roccioso,
permettendogli come visuale solo un altro cumulo di rocce.
Dapprima cercò di tastare il terreno con le mani, lentamente, per non fare
rumori troppo bruschi.
I suoi sensi gli dicevano che non c'era pericolo nelle vicinanze, ma la
cautela non era mai troppa.
Dopo qualche minuto passato immobile, decise di far leva sulle braccia in
modo da potersi alzare.
Una volta in piedi, poté avvertite chiaramente l'impatto che la caduta
aveva avuto su di lui: metà voltò sfregiato, una spalla pareva dislocata e
la caviglia destra era dolorante, mentre la gamba sinistra, eccetto delle
ferite non troppo profonde, pareva essere sana.
I polsi gli dolevano e l'anca gli mandava delle fitte ogni volta che
poggiava la gamba al suolo.
Meraviglioso.
Si dette qualche secondo per osservare il panorama attorno a sé, trovandovi
rocce e sassi, a alcune oasi di terriccio... sbruciacchiato?
Strano.
Pareva quasi di trovarsi in una specie di tunnel, o caverna, ma non
riusciva bene a distinguerlo per via della poca luce che filtrava.
Alzò gli occhi verso l'alto e a sua gran sorpresa vi trovò il vuoto.
Letteralmente.
Una grandissima, immensa, vastità di nulla.
Pareva un cielo senza stelle.
Ma in che razza di posto era finito?
*
《Okay, quindi che facciamo adesso?》Chiese sconsolato Fandral, battendosi le
mani sulle braghe e sulla maglia per spolverarli almeno un po'.
Era stata una fortuna che non si fossero fatti più di qualche ammaccatura
quà e là, avevano fatto una caduta a dir poco rovinosa.
《Non saprei, sinceramente.》Disse Thor, preso ad osservarsi intorno.
《Dovremmo prima capire dove ci troviamo.》
Fandral annuì. 《Non sembra essere Asgard, questo è poco ma sicuro.》
《Vero, non sembra essere nessun luogo che conosciamo, neanche Padre mi ha
mai raccontato di una caverna senza... niente?》
《Che intendi?》
《Guarda in alto.》Indicò Thor. 《Vedi?》
《Ehm.. no?》
《Appunto, non c'è nulla.》constatò, incrociando le braccia al petto.
《Oh diavolo! Hai ragione, non c'è letteralmente nulla! Un tetto, una
copertura, nulla!》
《Esatto, pare quasi un cielo senza stelle.》
《Non è possibile, deve esserci sotto qualcosa.》 La voce di Fandral si fece
stridula, poi dopo qualche secondo di rimuginamento si piegò, raccogliendo
una piccola roccia.
《Hai trovato qualcosa, Fandral?》
《Oh no, voglio solo fare una prova!》E dicendo questo, lanciò verso l'alto
il sasso con tutta la forza che aveva in corpo, giusto per vedere se
colpiva qualcosa o se semplicemente sarebbe caduto indietro.
Entrambi rimasero con il mento all'insù per quasi un minuto, per poi
rendersi semplicemente conto.. che non tornava indietro.
《Okay Fandral, o hai una forza incredibile in quelle braccia, o c'è
qualcosa che davvero non quadra quì dentro.》Fischiò Thor.
《Non per vantarmi, ma le mie braccia sono molto-》Non fece in tempo a
concludere la frase però, che una voce dalla provenienza sconosciuta si
fece udire.
《Chi é la?》
*
Era una buona mezz'oretta che camminava, e pareva di essere al punto di
partenza, pareti uguali, luce uguale e silenzio uguale.
Possibile che solo a lui capitavano queste sventure? Davvero la dea
sfortuna si divertiva tanto a sbeffeggiarlo?
Mentre tentava di raccapezzarsi, qualcosa, o per meglio dire, qualcuno, lo
raggiunse alle spalle.
Loki, avvertendo la sua presenza, si voltò di scatto.
La mano andò alla testa, la gamba sinistra rapida si piegò e la destra si
allungò, in un perfetto calcio che pareva più uno sgambetto.
La cosa che aveva colpito sbattè violentemente a terra, mugugnando un
imprecazione.
Ora che si era rimesso in piedì, si posizionò immediatamente alle spalle
della figura incappucciata, prendendola per il collo con l'avanbraccio la
sollevò e le puntò una roccia abbastanza appuntita al collo.
《Chi diavolo sei tu?》Domandò Loki.
《Se mi lasci te lo svelo.》Rispose la figura, con una voce
inconfondibilmente femminile.
Lui la strattonò violentemente, per poi gettarla a debita distanza da lui,
mantenendo le spalle rigide e una posizione chiaramente pronta all'attacco.
《Che diamine, ti diverte buttare la gente a terra o cosa?》Si lamentò lei,
alzandosi.
《Metto le cose là dove meritano di stare.》Rispose acidamente.
《L'educazione dove l'hai messa? L'hai gettata insieme alla pazienza?》
《L'educazione è da serbare a chi merita, e la pazienza é per chi ha tempo
da perdere.》
《Lingua biforcuta.》Biascicò lei.
《Grazie, un piacere.》Sorrise falsamente lui. 《Adesso dimmi chi ho di
fronte.》
Lei si tolse il cappuccio, mostrando dei lunghissimi capelli corvini,
grandi occhi verdi e labbra sottili.
Non portava alcun trucco sul volto, che fosse lì da molto?
《Io sono Chimera.》
*
《Chi é la?》
Thor e Fandral si guardarono spaesati, per poi voltarsi entrambi verso la
figura incappucciata che veniva loro incontro.
《Chi sei?》Chiese Thor, già piazzato sulle difensive.
《Nessuno da temere, amico.》Disse la figura togliendosi il cappuccio.
Era un ragazzo, un ragazzo giovane, avrà avuto sui diciotto, forse
vent'anni.
《Io sono Fenyx.》Si presentò lui, con un leggero inchino. 《Avete per caso
incrociato una ragazza da queste parti?》
Il ragazzo in questione sembrava anche abbastanza di fretta, oltre che
moderatamente calmo.
Neanche si trovasse a passeggiare tranquillamente per la strada.
《Perdonami?》
《Una ragazza, alta sul metro e settanta, corvina, gradi occhi chiari.》
Fandral ridacchiò. 《Sicuro che sia una ragazza?》
Non poteva di certo non aver fatto caso alla somiglianza della ragazza
descritta con Loki.
《Scusami? Non ti comprendo.》
Il ragazzo pareva veramente confuso, ma continuò. 《Certo che sono sicuro
sia una ragazza, voglio dire.. sai, una ragazza.》ridacchiò fra se e se
grattandosi la testa. 《È molto carina, ha delle forme leggermente accennate
ma molto aggraziate, pelle pallida e gambe lunghe, capelli oltre la
schiena.. sono abbastanza certo che sia una ragazza, si.》
Fandral gli sorrise di rimando, per poi voltarsi verso Thor.
《Perchè più ne parla e più sembra che stia parlando di Loki?》
《Loki?》Chiese Fenyx.
《È.. un suo amico.》Rispose pacatamente Fandral, indicando Thor.
《E cosa dovrebbe avere a che fare con Chimera?》
《Chimera?》
《È il nome della ragazza che cerco.》
Fandral lo fissò, per poi scoppiare a ridere.
《Pericolo sventato allora! Perdonami, è che il nostro amico corrisponde
esattamente alla descrizione della tua amica.》
《Capisco.》Commentò Fenyx, sovrappensiero. 《Quindi anche vuoi state cercando
qualcuno. Posso sapere perchè non è quì con voi?》
《Non lo sappiamo nemmeno noi ad essere sinceri.》Disse Thor. 《Ci siamo
ritrovati catapultati quì senza che potessimo farci nulla.》
《A proposito di questo, non è che potresti dirci dove ci troviamo?》Chiese
Fandral speranzoso.
La verità era che quel luogo lo inquetava parecchio, e il fatto che invece
quel ragazzo fosse così sereno non lo rassicurava, faceva solo sembrare
tutto più dannatamente inquietante.
《Beh, questo...》 Si fermò per indicare il panorama che li circondava.
《Questo è il passaggio dimenticato.》
《E come si fa ad uscire?》
《Non si può uscire.》