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Autore: _Lady Cassiopeia_    21/04/2018    1 recensioni
La vita di Rin era quanto di più simile ci fosse ai fiori di ciliegio: bellissima e fragile, destinata a sfiorire in pochissimo tempo.
Da quando Sesshomaru aveva rischiato di perderla per sempre, quel pensiero non l'abbandonava mai.
Rin sarebbe morta.
Così come, probabilmente più di un secolo prima, era morta Vibeke.
Chissà come stava Daiki, il Grande Sovrano delle Terre dell'Est e quanto di più simile Sesshomaru avesse avuto ad un fratello.
Si può superare la morte della propria compagna umana?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sono nata ningen ed ho vissuto in un villaggio umano per tutti gli anni della mia prima vita, felice di quel poco che avevo e ritenendomi fortunata nell'avere una famiglia numerosa e unita nonostante le difficoltà.

Gli Yokai?

Erano bestie dalle forme orrende che attaccavano i villaggi alla ricerca di carne umana, solitamente bastava la presenza di una sacerdotessa a tenerli lontani dalle case.

Da piccola non mi facevano più paura di un cane randagio, a voler essere sincera.

Avevo sempre creduto che il mondo demoniaco non avrebbe mai avuto particolare importanza nella mia vita, infondo ero semplicemente una bambina ningen. L'ultima di chissà quanti bambini.

Nulla per cui valesse la pena fermarsi, non per un demone.

Avevo con me mio papà e i miei fratelli, le persone più coraggiose del mondo. Che senso aveva averne paura?

Persi tutto all'improvviso, anche la voce.

E la cosa più assurda è che a distruggere tutta la mia felicità sono stati gli umani, la razza a cui io stessa appartengo, per nulla più di qualche chilo di patate e pesce. Per egoismo.

Non ho più trovato un ningen capace di volermi anche solo un po' di bene per molti anni e forse inconsciamente non ho mai voluto cercare affetto da chi mi aveva tradita così profondamente.

Che senso aveva cercare qualcosa che il cuore umano troppo spesso non conosce quando avevo ricostruito la mia intera esistenza colorandola dell'oro delle sue iridi demoniache?

Sesshomaru per me è tutto.

É stato rinascita, guida e crescita; é stato libertà e ricostruzione.

Gli appartengo?

Si, esattamente come lui appartiene a me.”

-Rin-


Stavano precipitando nel vuoto più assoluto e soprattutto, per la prima volta da quando era entrata nel corpo di Naraku, Vibeke realizzò di avere paura.

Era entrata con l'assoluta convizione di non dover temere nulla, forte dell'appoggio di due dei più potenti Inuyokai esistenti e nonostante inizialmente si fosse illusa di poter trovare un modo per utilizzare le sue doti, l'aver visto il potere distruttivo di Naraku aveva definitivamente sepellito qualunque speranza di poter non impugnare la spada di Yuzuki.

Era in una situazione di svantaggio non indifferente ma non poteva mollare, non poteva cedere alla paura; doveva trarre in salvo Rin e tutto quello che la bambina rappresentava per lei, per Daiki. Per il futuro.

I suoi nervi avevano retto anche quando Naraku l'aveva strappata da Kin, allontanandola quindi da Daiki e Sesshomaru in un battibaleno e spingendola a scontrarsi con un Inuyasha posseduto per proteggere quella bambina che aveva conosciuto solo per una sera.

Aveva d'instito impugnato la spada demoniaca che portava di traverso sulla schiena e la lama aveva fatto tutto da sé, guidandola ed infondendole una calma e una freddezza che altrimenti non avrebbe avuto.

Ma ora, ora che effettivamente stavano precipitando nel vuoto, la paura era tornata e impregnava ogni singolo centimetro del suo essere.

Daiki, ti prego, aiutaci!

Chiuse gli occhi e per un solo istante pregò quel Dio a cui suo padre l'aveva battezzata affinché suo marito comparisse e l'accogliesse tra le sue braccia eternamente possenti, giurandole che non l'avrebbe mai più lasciata sola.

Chissà poi se Dio ascolta anche le preghiere di chi si è volontariamente sottratto all'ordine naturale delle cose che Egli stesso ha fissato.

Aveva perso la presa sulla bambina non appena era stata completamente risucchiata dalle carni di Naraku, troppo gracile per poter sostenere Rin troppo a lungo, ma fortunatamente la caduta le stava riavvicinando.

Ho paura.

Non sapeva quanto tempo aveva ancora a disposizione prima che Naraku facesse comparire qualche spuntone per ucciderle o semplicemente cercasse di dividerle, doveva agire in fretta.

Cosa posso fare?

Non riusciva a ragionare e più ripeteva a sé stessa di avere sempre meno tempo a disposizione, più il battito del suo cuore le rimbombava violento in testa.

Ho paura di morire.

Era una cosa stupida, probabilmente la più stupida che avesse mai elaborato, eppure teneva seriamente per la sua vita anche se sapeva di non poter più morire.

Infondo nasciamo per morire, noi umani. Nonostante i secoli passino ed io non invecchi, la mia anima sarà per sempre convinta di dover abbandonare questo corpo.

Prese un bel respiro profondo, la distanza tra lei e la bambina stava gradulamente diminuendo e fu allora che sentì la spada di Yuzuki pulsare.

Voleva essere impugnata? Le avrebbe aiutate?

Ti prego, aiutaci tu.

Si abbandonò completamente alla volontà della lama per la prima volta da quando ne era entrata in possesso e percepì un'ondata deliziosa di calore diffondersi in tutto il suo corpo: la calma si propagò dall'elsa fino alla sua anima e finalmente l'intenzione della spada le fu chiara.

-Rin, afferra la mia mano!-

La bimba aprì gli enormi occhioni e fece come le era stato detto dalla maggiore.

Bastò un piccolo sforzo da parte di entrambe per far finire il corpo tremante e zuppo di terrore della minore tra le braccia della Regina.

Grazie Eien, senza di te non ce l'avrei mai fatta.

Era la prima volta che formava nella sua mente il nome della lama e Vibeke si rese conto di essere sempre stata una stupida nel volerla tenere a distanza, troppo spaventata da un eventuale rifiuto da parte del dono di Yuzuki.

Infondo era stata forgiata con il sangue della Dea del Tempo e le era appartenuta fino alla fine dei suoi giorni, come potevo sperare di poter essere accettata come sua nuova padrona? Essere rifiutata avrebbe significato un rifiuto da parte del sangue di Yuzuki e quindi anche della Dea stessa. Non l'avrei sopportato.

Vibeke abbandonò i suoi pensieri, felice del legame che sentiva rafforzarsi con l'arma demoniaca e sospirò di sollievo: non potevano ritenersi salve ma almeno non sarebbero state divise senza possibilità di opporsi.

Piantò Eien sulla parete di carni che aveva vicino con tutte le forze che aveva e scivolarono ancora per qualche metro, poi fortunatamente incontrarono qualcosa di più solido e la discesa s'arrestò.

Vibeke non era stupida, sapeva che la situazione in cui si trovavano non era affatto ottimale: erano strette l'una all'altra, l'unico loro appiglio era la spada e sotto ai loro piedi non c'era alcuna sporgenza che potesse aiutarle.

Non posso durare così in eterno.

Aveva passato la notte a viaggiare, non aveva avuto alcun modo di riposare e nonostante i molti allenamenti l'occidentale aveva sempre puntato sullo sviluppare le sue doti, sottovalutando la possibilità che queste diventassero inutilizzabili.

Non sarebbe stata capace di reggere a lungo neanche sé stessa, con il peso della bambina non c'erano dubbi sul fatto che presto avrebbero ricominciato a precipitare.

Non perderò Eien, quando non ce la farò più userò le mie ultime forze per disincastrarla da queste carni.

-Regina Vibeke, grazie! Voi mi avete salvata!-

La bionda guardò appena la bambina. -Non dire sciocchezze Rin, se ti avessi salvata avresti i piedi poggiati su una superfice piana e sicura.-

La protetta di Sesshomaru sorrise nonostante le lacrime le rigassero ancora le guance.- Voi vi siete fatta risucchiare da Naraku per non perdermi. Nessun essere umano aveva fatto mai una cosa simile per me, Vi ringrazio.-

La Regina delle terre dell'Est sospirò e annuì. -Hai perso un po' di troppa fiducia nell'umanità, piccina.-

L'altra annuì appena. -Gli esseri umani sono cattivi. Non tutti, ma la maggioranza.-

La Vibeke di un paio di secoli prima, ferita nel corpo e nell'orgoglio, avrebbe concordato su tutta la linea con la bambina che teneva tra le braccia; la Vibeke del presente invece sapeva che la razza umana a cui loro stesse appartenevano aveva tante sfaccettature, molte delle quali orrende, ma alcune sorprendentemente stupende.

Avevo suggerito a Sesshomaru di farti crescere in un villaggio umano perchè ho visto cosa vi lega, affinché tu potessi prendere la tua scelta conoscendo tutte le possibilità che ti erano offerte. E proprio per darti questa massima libertà di scelta, chiederò a Sesshomaru di farti nuovamente integrare nel mondo ningen di cui tanto hai paura.

Un leggero sibilo in lontanza le fece irrigidire e nonostante la Regina dell'Est fosse ancora sotto l'effetto calmante della sua spada sentì un groppo alla gola renderle più difficile la respirazione.

Daiki, dove sei?

La bionda si guardò attorno freneticamente ma si accorse del pericolo del miasma che saliva dal fondo quando ormai la nube era giunta poco sotto i loro piedi, troppo tardi ormai per pensare a qualcosa da fare.

Daiki! Sesshomaru! Vi prego!

Sarebbero morte?

Sarebbe morta così Rin, la cui presenza avrebbe reso tutto diverso?

Sospirò esausta.

É questo il destino di tutte le nostre speranze? La morte è davvero il nostro ultimo destino? Possibile che Yuzuki si sbagliasse? Non abbiamo alcuna speranza di felicità? Possibile che mio padre abbia avuto ragione a chiamarmi Ulykke?

Udirono la sua risata prima ancora di vederlo comparire e quando finalmente Naraku apparve dinnanzi a loro, con le labbra piegate in un sogghigno maligno e gli occhi colmi di perfida soddisfazione, Vibeke si sentì minuscola e umiliata.

Daiki! Sesshomaru! Per favore!

-Umane che si accompagnano a Demoni Maggiori non curandosi d'intaccare il loro sangue purissimo e le loro invicibili forze. Dovreste vergognarvi di voi stesse. Se esiste una categoria di ningen peggiore delle altre, sicuramente questa è la vostra. Meritereste di morire esattamente come l'ha meritato quella maledetta di Kikyo che ha osato andare contronatura. I mortali non dovrebbero mescolarsi ai demoni.-

Rin nascose il volto nell'incavo del suo collo, Vibeke guardò il nuovo arrivato con disprezzo. -Ti compatisco, mezzodemone. Probabilmente tu stesso sei nato da una donna come noi.-

Naraku rise di gusto. -Vi siete intromessa in una battaglia che non vi riguarda, Regina Vibeke. Avreste dovuto farvi spiegare meglio la storia, se proprio non siete capace di farvi gli affari vostri.-

Lei tacque.

Non è nato da una relazione mista?

Sgranò gli occhi, orripilata.

Non può essere. Nessuno sarebbe così folle.

-Sei un umano.-

L'altro rise di gusto. -Non dite sciocchezze, non lo sono.-

Ti sei venduto ai demoni. Hai lasciato che loro prendessero possesso del tuo corpo e si nutrissero della tua anima lasciandone nulla più che qualche frammento. Amavi quell'umana, vero? Amavi Kikyo. Come hai potuto lasciare che i demoni toccassero il tuo cuore, trasformando i tuoi sentimenti per lei in rancore?

Vibeke sospirò, quando parlò la nota di pietà nella sua voce era inconfondibile. -Lo sei stato.-

Sei diventato immortale per lei? Credevi che sarebbe bastato quello per far in modo che lei ti amasse? Hai mai amato davvero?

-Siete intelligente, non c'è che dire. Riesco persino a capire gli istinti del giovane Sovrano dell'Est.-

Lei lo guardò schifava.

-Oh, non guardatemi così. Giudicare le mie scelte sarebbe assurdo, Voi stessa siete un'immortale.-

Daiki, dove sei?

-I processi che ci hanno portato alla vita eterna sono completamente diversi, Naraku. Non confondere il dono fattomi da un demone innamorato con la tua smania di possedere un'umana.-

La risata sguaiata dell'avversario le fece venire i brividi. -Il risultato non cambia.-

Vibeke tacque.

Io non ho perso me stessa, sono sempre Vibeke Ulykke Wedel-Saacht; tu invece? Ti chiamavi Naraku anche prima? C'è ancora qualcosa di quell'umano? Forse hai ragione, il risultato in concreto non cambia ed entrambi possiamo vivere in eterno, ma cambia chi siamo.

-Non avete intenzione di rispondere? Poco importa, non sono qui per disquisire con Voi di queste sciocchezze. Mi serve la bambina e Voi siete di troppo.-

Strinse la presa su Rin e la bimba fece lo stesso, ma nulla poterono fare contro la forza di Naraku e del suo corpo mutaforma.

Vibeke si maledisse quando la bambina finì urlante e disperata tra le braccia del mezzodemone.

Daiki, ti prego. Trovaci.

-Voglio vedere se siete davvero eterna, giovane Regina. Nulla di personale.-

Lo vide farle una leggera riverenza ed un brivido le percorse la schiena, poi due enormi protuberanze di carne sbucarono dalla parete su cui lei stessa aveva pianta Eien e le trappassarono il busto.

Urlò disperata, il dolore era insopportabile e si diffondeva ad onde sempre più intense in tutto il corpo; perse la presa su Eien e urlò ancor di più sentendo gli squarci allargarsi ora che il suo intero peso corporeo gravava interamente sulle protuberanze che l'avevano trafitta.

La nube di miasma, fin prima immobile ai suoi piedi, s'alzò all'improvviso e l'avvolse: inizialmente pensò fosse innocua visto che ne percepiva in bocca semplicemente il gusto amaro; poi pian piano cominciò a perdere lucidità mentre il bruciore delle ferite aumentava. Era diverso questo miasma, più concentrato, e corrodeva le sue carni ferite senza pietà, come fosse acido.

Il suo fattore rigenerante s'attivò in quel preciso istante, ricostruendo tutto ciò che il miasma scioglieva ma non potendo chiudere i due squarci sul busto, visto che Naraku non aveva alcuna intenzione di liberarla dalla presa delle sue carni.

Le forze stavano venendo meno mentre il sangue usciva copioso e nero, demoniaco come quello dell'uomo a cui era legata per l'eternità.

Percepiva le urla disperate di Rin ma ormai le palpebre le si stavano chiudendo.

Sto morendo?

Ti prego Daiki, voglio solo vederti almeno per l'ultima volta.

Naraku rise. -Ora tocca a te, piccola Rin. Gli umani sono sempre stati crudeli con te e ora morirai per mano di una di loro. Sango sta arrivando.-


Appena aveva riaperto gli occhi dopo il lunghissimo rituale, era scoppiata a piangere per le orrende cose che era stata costretta a fare e a subire.

Daiki che non aveva mai abbandonato il suo capezzale, le fu subito accanto e la strinse a sé depositando poi un tenero bacio sulla sua fronte mandida di sudore.

-Va tutto bene, Vibeke. Qualunque cosa sia accaduta, è finita.-

Lei lo aveva guardato e l'aveva abbracciato con forza.

Ci sarebbero voluti decenni per accantonare i ricordi, le sofferenze, ma ce l'avrebbe fatta.

Era umana, era fatta per rompersi e ricominciare.

-Sapevi che tua madre ci sarebbe stata?-

Daiki aveva annuito appena. -Non ne ero completamente sicuro, ma le probabilità erano altissime. Io dovevo restare qui o il rito non sarebbe mai stato completato. Sapevo che non ti avrebbe mai lasciata percorrere questa strada sola, me lo aveva promesso.-

Yuzuki era stata la sua guida, la sua forza.

-Si è assicurata che io imparassi la strada, mi ha aiutata a memorizzare tutto quello che mi servirà per tornare.-

Daiki l'aveva guardata stupito. -Tornare?-

-Non so molto a riguardo. Mi ha lasciata con un nome.-

La madre di suo marito era stata vaga, aveva sorriso e le aveva confessato che sarebbe arrivata la felicità anche per loro.

Inizialmente aveva creduto quel nome fosse quello della loro futura figlia, poi alla nascita di Kai aveva capito che quel nome rappresentava qualcosa di più di un semplice erede, quel nome indicava una svolta. Indicava felicità.

Rin.

Yuzuki l'aveva ripetuto più volte con il sorriso, assicurandosi che Vibeke non lo scordasse.

La comparsa di Rin nelle loro vite avrebbe indirettamente portato felicità e tranquillità.

Yuzuki le aveva promesso che Rin sarebbe rimasta con loro per l'eternità se Vibeke l'avesse accompagnata verso l'immortalità.


Sesshomaru cominciava ad essere seriamente preoccupato, anche se non l'avrebbe mai dato a vedere.

Il fatto che Vibeke sia sparita con Rin non comporta che Naraku non le abbia divise.

Si scostò verso sinistra evitando il colpo d'artigli di Inuyasha e attaccò il fratellastro con la stessa arma.

Non voglio usare Bakusaiga finchè non trovo Rin. Non voglio metterla in pericolo.

Il mezzodemone evitò il colpo, Magatsuhi rise di cuore.

-Che spreco, un demone del tuo genere che si autolimita per un cucciolo umano.-

Sesshomaru riattaccò, sempre utilizzando gli artigli.-Tsk, forse semplicemente non sei degno delle mie lame.-

Scansò l'ennesimo attacco del fratello, poi udì un urlo: la sacerdotessa era caduta nel recuperare Tessaiga.

Stupida. Se morirai, te la sarai cercata.

Daiki attaccò il mezzodemone sfruttando la distrazione offertagli dalla caduta della sacerdotessa ma l'unico risultato che ottenne fu la risata divertita di Magatsuhi.

-E così un mezzodemone riesce a tener testa a due sovrani Inuyokai?-

Non è esattamente così che stanno le cose. Sono stato io a chiedere a Daiki di non intromettersi, se non strettamente necessario.

L'amico infatti, dopo aver sfruttato quell'attimo, tornò al suo posto: lontano dallo scontro.

Sfoderò Tenseiga e si preparò allo scontro reale.

Senza Tessaiga, Inuyasha non può farmi nulla. Tanto vale cominciare dall'eliminare quella feccia di Magatsuhi.

Il mezzodemone, ormai completamente soggiogato, afferrò con le mani la lama che Sesshomaru gli puntò contro e ridacchiò. -Ah Sesshomaru, non starai mica provando compassione per il tuo fratellino?-

Non ho mai considerato Inuyasha come mio fratello minore. Non è degno di possedere la metà del sangue che ha in corpo.

-Finchè sarò nel corpo del tuo fratellino, non potrai farmi nulla. Lo sai, Sesshomaru?-

Non potrai restare in quel corpo per sempre, lo sappiamo entrambi.

Inaspettatamente l'odore dell'aria cambiò.

Sangue?

Lui e Daiki si voltarono immediatamente verso la sacerdotessa che si era salvata piantando la spada su una parete, fermando così la sua caduta e riaprendo la ferita causata dagli artigli demoniaci di Inuyasha.

La macchia cremisi sulla camicetta ricominciò ad espandersi ed Inuyasha reagì immediatamente a quell'odore riprendendo pian piano coscienza di sé.

Sesshomaru lo osservò piuttosto stupito mollare la presa sulla spada taumaturgica.

Ningen. Hanno su di noi un effetto inspiegabile.

Sarebbe stato quello il destino per tutti i demoni puri?

Si sarebbero davvero estinti tutti, inginocchiandosi dinnanzi creature tanto orrende quanto fragili, giurando loro eterno amore?

Sesshomaru preferì non pensarci troppo per il momento, conscio che il suo orgoglio ancora non avesse accettato del tutto quel futuro a cui non si sarebbe mai ribellato.

Rin?

-Kagome, sei ancora li? Passami Tessaiga!-

La sacerdotessa sacrificò sé stessa usando tutte le sue forze per liberare la spada e passarla al compagno, lasciandosi poi cadere nel vuoto.

Nè lui, né tantomeno Daiki si mossero per salvarla.

Non è affar nostro, il destino di quella ningen.

Il mezzodemone, ripreso pieno controllo di sé, si lanciò immediatamente verso Kagome.

Ormai è la fine, Magatsuhi.

Daiki osservava tutto in lontananza, incrociarono gli sguardi e poi entrambi balzarono nel vuoto per prendere Magatsuhi.

Esiste un codice specifico tra Demoni Maggiori del nostro calibro, stare fuori il più possibile dagli scontri tra familiari è una delle tante regole. E so che Daiki, a meno che io non stia morendo, rispetterà questa mia volontà.

-Il controllo sul mezzodemone sta risultando più difficile del previsto, nevvero?-

Magatsuhi rise appena. -Sei sicuro di voler che io abbandoni il corpo di Inuyasha, Sesshomaru?-

Se abbandona Inuyasha, ha solo un corpo da poter possedere.

Inuyasha si avvicinò a Kagome controllando che stesse bene.

Stupido.

-Allontanati.-

A quelle parole di Sesshomaru, Inuyasha parve capire le intenzioni di Magatsuhi e si allontanò da lei ma ormai era troppo tardi: l'umana era stata immobilizzata e da come il suo odore era cambiato, probabilmente una parte dell'emanazione della sfera era già in lei.

Se tu ci fossi arrivato prima..

Fu Tessaiga a stupire tutti, assumendo il suo aspetto con scaglie di Drago.

Il vortice demoniaco di Inuyasha è molto più simile al mio di quel che pensavo.

Che ci fosse qualche punto di forza anche nei mezzodemoni?

Sciocchezze..

Qualunque traccia di Magatsuhi fu risucchiata dai corpi di Inuyasha e Kagome e fu immobilizzata dal vortice demoniaco del mezzodemone.

-Cosa? Ma non è possibile!-

Sesshomaru impugnò Tenseiga e fu allora che Magatsuhi realizzò che la fine era arrivata e questa volta per sempre.

Ingannato dalla sua stessa stupidità e da un mezzodemone.

Perire a causa mia è un onore che non meriteresti.

-Tenseiga!-

Balzò sul nemico e con un fendente ben mirato lo tagliò a metà.

Questa volta, finalmente, lo scontro era giunto al termine.

Fece giusto in tempo a riporre la spada che l'aria gli portò al naso odore di lacrime.

Rin!

L'odore era forte e pungente, quasi irrespirabile.

Non è paura, è disperazione..

Ringhiò furioso, qualunque cosa fosse successa alla bambina sarebbe solo stata colpa sua.

Avrei dovuto lasciarti al villaggio.

Soffiò all'improvviso una leggera brezza e l'odore acido delle lacrime della sua protetta venne coperto da un nuovo profumo.

Era qualcosa di strano, floreale ma anche ferroso.

Sesshomaru inizialmente non capì.

È l'odore di Vibeke ma è più concentrato, più ferroso. Sangue?

Sentì il ringhio furioso di Daiki e si voltò ad osservarlo mentre questi assumeva il suo aspetto demoniaco con iridi rosse, segni demoniaci sul volto più marcati e zanne cariche di veleno mortale.

Sgranò gli occhi, stupefatto ma anche preoccupato.

L'odore di sangue sembrava intensificarsi sempre più, Vibeke sembrava essere seriamente in difficoltà.

Daiki partì immediatamente verso l'apertura da cui proveniva l'odore della moglie e Kin lo seguì, spiegando le ali nervosamente.

Sesshomaru balzò immediatamente al loro fianco.

Se succedesse qualcosa a Vibeke, sarebbe comunque colpa mia.


Era notte fonda ed erano fuggiti da palazzo senza avvisare nessuno, come due ladri di bassa lega.

Vibeke era euforica e tratteneva a stento il divertimento per la situazione in cui si trovavano.

-Non pensavo avrei mai fatto nulla di simile per nessuno, figurarsi per una ningen.-

A quel punto la bionda ridacchiò civettuola. -Non sono una ningen a caso, Demone Cane, sono tua moglie.-

Daiki sorrise a sua volta e poggiò per un solo istante le labbra sulla fronte della ragazzina che portava tra le braccia.

Sua moglie.

Erano sposati da appena qualche giorno eppure, se non considerava il fatto che dormivano assieme, era la prima volta che la rivedeva dal giorno dei festeggiamenti visto che sua madre la stava sottoponendo a lunghissime sedute di combattimento e focalizzazione.

Stavano compiendo una follia, Daiki lo sapeva, eppure non gli interessava. Voleva renderla felice e sapeva cosa mancava alla loro vita di sposini.

Vibeke era cresciuta a ovest, terre molto affascinanti e che avevano subito uno sviluppo non indifferente negli ultimi decenni ma sopratutto che erano governate dal credo cristiano.

Voleva renderla felice, l'amava davvero.

Voleva farle capire che non doveva cambiare credo o personalità per lui.

Atterrarono dinnanzi ad una piccola costruzione in pietra di modeste fattezze, una piccola croce ad indicare che quello era un luogo di culto straniero.

Sapeva che la sua immortalità non era contemplata tra le cose benedette e di conseguenza non si era neanche scomodato a trovare un celebrante, ma voleva giurare al Dio in cui credeva Vibeke che l'avrebbe amata e protetta per l'eternità.

La ragazza, in piedi al suo fianco, sgranò gli occhi e sorrise mentre lui apriva la porta e la trascinava dentro.

S'inginocchiò dinnanzi al piccolo altare e giuro, alla sua sposa commossa e a Dio, che l'avrebbe amata, rispettata e protetta per sempre.


Daiki era così furioso che non riusciva neppure a combattere con lucidità, troppo spaventato dall'idea di poter perdere la sua compagna di vita.

L'odore di sangue è intenso, troppo intenso.

Non aveva mai avuto così tanta paura in tutta la sua esistenza, non si era mai sentito così inutile e vulnerabile.

Non può morire.

Continuava a ripeterselo senza sosta, cercando di ricordarsi che era stato lui stesso a toglierle qualunque possibilità di morte.

Eppure..

Aveva paura.

Continuo a pensare a lei come una ningen quando ormai è più simile ai demoni di quanto si possa immaginare.

Sesshomaru al suo fianco usò la frusta di energia per eliminare un altro tentacolo e gli si avvicinò, bastò un'occhiata tra i due perchè Daiki capisse il messaggio.

Devo concentrarmi. Vibeke è vicina e qualunque cosa sia accaduta, la sistemeremo.

Utilizzò gli artigli per eliminare l'ennesimo tentacolo posto a bloccargli la via, Kin al loro fianco continuava a sciogliere con la sua aurea purificatrice qualunque spuntone sbucasse da dietro.

Avrebbe dovuto lasciarla al castello, protetta dal cugino Inukari e da tutta la scorta reale. Lontana dai pericoli, da questioni che non la coinvolgevano direttamente, lontana dal sangue e dalla morte.

Lontana dal dolore, soprattutto quello fisico.

Sarebbero tornati gli incubi relativi alla sua famiglia a causa delle nuove ferite? Sisarebbe ripresa del tutto? Avrebbero continuato quella nuova vita felice che avevano appena cominciato ad assaporare?

Se la luce nei tuoi occhi si spegnesse di nuovo, non ne uscirei vivo.

D'un tratto la parete davanti a loro tremò e si aprì, lasciando intravedere un gruppo di persone di cui Daiki riconobbe solo Byakuya e la sterminatrice che viaggiava con il fratellastro di Sesshomaru.

-Non sei migliore di chi combatti, Sango. Tu hai deciso che una vita valesse più di un'altra, avresti ucciso Rin per salvare il tuo amato Miroku.-

Le parole del demone delle illusioni ghiacciarono il sangue nelle vene di Daiki.

Rin è..

Guardò Sesshomaru avvicinarsi ad un ragazzino che dava loro le spalle e stava in groppa ad un drago a due teste e con molta attenzione il Sovrano dell'Est riuscì a intravedere Rin.

Era priva di sensi ma respirava.

É viva.

Guardò l'amico carezzare il capo della bambina, poi l'ennesima ondata di ferro e fiori invase la zona e Kin corse subito verso la sua padrona, nascosta da una fittissima nube di miasma che sono il cavallo potè spazzare.

Vibeke!

Volò subito da lei e Sesshomaru arrivò immediatamente dopo.

Che cosa ti è stato fatto?

La visione che gli si presentava davanti agli occhi era orrenda, nessuno avrebbe dovuto permettersi di fare qualcosa di simile ad una creatura come Vibeke.

Nonostante tutti i miei sforzi, c'è sempre qualcuno che riesce a ferirti.

Era priva di coscienza e aveva le vesti zuppe di sangue, il busto era stato trapassato in due punti e il fattore di rigenerazione era semplicemente riuscito a contrastare l'effetto acido del miasma.

Eien brillava poco distante, sopra il capo di Vibeke, piantata profondamente nella parete.

Hai lottato, vero?

Chissà quante volte hai chiamato il mio nome.

Con un colpo di spada staccò la sua sposa dalla parete, la sua mokomoko l'afferrò prima che potesse cadere nel vuoto e con decisione estrasse i due spuntoni dal busto della donna ricavandone un gemito di dolore che gli spezzò il cuore e gli annebbiò la vista.

Strinse a sé Vibeke e poi la stese sulla groppa di Kin, certo che il suo potere purificatore avrebbe facilitato la sua guarigione.

Non mi lasciare, ti prego.

Pochi istanti dopo l'umana aprì gli occhi e Daiki lasciò cadere qualche lacrima, troppo emozionato per pensare alla sua dignità.

L'occidentale allungò una mano in sua direzione e riuscì ad accarezzargli il viso, seppur tremolante. -Ci hai trovate, sono felice.-

Prese quella stessa mano tra le sue e poi ne baciò il palmo. -Nonostante io stesso ti abbia donato l'eternità, ho temuto il peggio. Senza di te non avrebbe avuto senso continuare a vivere.-

La compagna sorrise debolmente, le ferite si erano già richiuse ma era comunque debole. Daiki le mise una mano sulla spalla, trattenendola dal sedersi. -Rin dov'è?-

Il drago a due teste affiancò Kin e Rin sorrise sollevata. -Sono qui, Regina Vibeke. Voi come state?-

-Ora finalmente sto bene, ho solo bisogno di recuperare un po' di forze.-

Una piccola, fragilissima magnifica guerriera. La mia guerriera.

Sesshomaru guardò in loro direzione e nonostante il volto fosse inespressivo, le iridi brillavano soddisfatte e determinate: nessuno avrebbe più toccato le loro umane.

Uscì l'ennesima ondata di miasma, il corpo in cui si trovavano pareva quasi prossimo al collasso e probabilmente lo scontro finale era a poca distanza.

La sterminatrice di Demoni donò la propria maschera protettiva a Rin e s'avviò a gran velocità lasciandosi alle spalle i propri limiti.

Deve essere un bravo spirito, infondo.

Probabilmente Sesshomaru la pensava allo stesso modo, dato che non la seguì per decapitarla.

Noi stessi siamo disposti a tutto, pur di proteggere chi amiamo.

Ora che le loro protette erano con loro, non c'era più motivo per trattenersi dall'usare le spade.

Bakusaiga e Hakai vennero sfoderate.

Presto tutto questo sarà finito.









Ciao tutti!

Sono leggermente in ritardo, ma questa volta ho dovuto scrivere, riscrivere e riscrivere ancora.

Spero ne sia valsa la pena e che il nuovo capitolo sia di vostro gradimento.

Ringrazio chi legge, segue e ha messo la storia tra le preferite.

Un grazie in particolare a Aiden94 che trova sempre il tempo per recensire!

In questi capitoli relativi al corpo di Naraku, l'aspetto sentimentale è lasciato da parte perchè preferisco curare la parte d'azione, ma non disperate!

Nel prossimo si arriva allo scontro finale, poi Rin comincerà a crescere e ci saranno un bel po' di aspetti introspettivi da analizzare!

Ho sempre scritto molto fin da piccina e l'ho fatto sempre con il sorriso, tornare a scrivere dopo anni signfica per me far tornare quel benedetto sorriso sulle mie labbra.

Grazie, sul serio.


_Lady Cassiopeia_

  
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