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Autore: Feel Good Inc    03/07/2009    5 recensioni
Un tuono lontano. Se lo sentì nella cassa toracica, là dove avrebbe dovuto esserci un insulso battito, quello che faceva la differenza.
A quel rumore, il ragazzino sorrise.
«Sai perché il lampo viene sempre prima del tuono?» [...]

Non capita più di una volta nella vita, di fermare un fulmine.
[Lievissimo shounen-ai, praticamente impercettibile.]
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH 358/2 Days, Kingdom Hearts II
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Thunder

Thunder

 

 

 

 

Pioggia.

Clic

Tuono.

Clic

Fulmine.

Clic

Ricordo…

 

 

Il ragazzino dai capelli biondi sembrava indifferente alla pioggia. Se ne stava a naso in su, a guardare il cielo, e tutto l’azzurro sembrava essersi riversato nei suoi occhi. Non era solo pioggia, no, era una tempesta. E lui se ne stava là a inzupparsi come un pulcino. Ma cosa gli prendeva?

Quando si avvicinò, notò che aveva qualcosa in mano. In un primo momento non se n’era accorto. Era una macchina fotografica.

Come al solito, il ragazzino si accorse della sua presenza prima ancora che lui potesse parlare. Si voltò a guardarlo. Non sorrise, non disse niente. Il giovane gli si fece più vicino e indicò la macchina.

«La pioggia scrosciante ti sembra uno spettacolo irripetibile?»

Il ragazzino si voltò e guardò di nuovo il cielo. Gocce di pioggia gli imperlavano il viso di bambino cresciuto troppo in fretta. Sembravano lacrime.

«Sto aspettando.»

«Che cosa?»

Non gli rispose. A volte lo faceva; a volte non sapeva spiegarsi con le parole. Erano quelle le volte che lo sentiva più vicino a sé.

Il giovane lo guardava, rispettando il suo silenzio, chiedendosi per quanto tempo ancora avrebbe avuto il diritto di guardare dentro quegli occhi azzurri.

Un tuono lontano. Se lo sentì nella cassa toracica, là dove avrebbe dovuto esserci un insulso battito, quello che faceva la differenza.

A quel rumore, il ragazzino sorrise.

«Sai perché il lampo viene sempre prima del tuono?»

Lui annuì.

«La luce è più veloce del suono.»

Il ragazzino chiuse gli occhi.

«Ci sono così tante cose che non capiremo mai. Possiamo arrivare a possedere il mondo intero, e ancora non capirlo.» Sollevò la macchina fotografica. Lui si accorse che la stringeva forte: le nocche gli erano sbiancate. «Quelle poche cose che abbiamo davvero non sono altro che fulmini. Improvvisi. Veloci. Però forti.»

Non capiva cosa volesse dire. Tacque.

«Non ti viene mai voglia di fermare tutto?»

Quella domanda inaspettata lo fece sorridere. Un sorriso storto, come la pioggia.

«Praticamente sempre.»

Poi ci fu il fulmine.

Il ragazzino ebbe un movimento improvviso.

Clic.

Non aveva nemmeno aperto gli occhi.

Due secondi dopo, ci fu il tuono.

Il ragazzino tolse l’istantanea dalla macchina e gliela porse, tornando a guardarlo in viso.

«Purtroppo, non capita più di una volta nella vita, di fermare un fulmine.»

Il giovane prese la foto. La guardò. Vide una lunga linea di luce seghettata in un cielo nero di nubi e acqua sporca in un mondo ancora più nero e sporco.

Capì, e la comprensione gli provocò un flusso di tristezza e rabbia e frustrazione.

Accanto a lui, il ragazzino sospirò e sollevò di nuovo lo sguardo.

«Mi mancherai, Axel.»

Forse erano davvero lacrime quelle sul suo viso.

 

 

Clic

Ultimo scatto.

Clic

Ultimo attimo passato.

 

 

Si ferma. Guarda le immagini, ma sa già che non ci è riuscito.

Non capita più di una volta nella vita, di fermare un fulmine.

Provare e riprovare non serve a niente. La tua possibilità l’hai già avuta. Ed è passata.

Non sono solo gocce di pioggia quelle che cadono sulle fotografie.

Due secondi dopo, arriva il tuono.

Se lo sente là, nella cassa toracica, là dove il vuoto si è fatto ancora più vuoto.

Anche tu mi manchi, Roxas.

 

 

Clic.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non so perché l’ho scritta. Non so come l’ho scritta. Immagino che la depressione faccia di questi effetti.

Oggi qui c’è stato un temporale pazzesco. Non ho mai avuto paura dei tuoni in vita mia, eppure oggi – oggi che ho assistito ad un temporale dalla macchina, quindi da un vetro sul mondo, invece che al sicuro in casa – ho provato una strana inquietudine, che è andata a sommarsi a mille altri pensieri che avevo per la testa ultimamente – in breve, sto passando un periodo lievemente emo. La tristezza che ho dentro da quando ho scoperto Kingdom Hearts 358/2 days, poi, ha fatto il resto.

Cosa stavo cercando di dire? Ah, sì. Non siate troppo duri. So che è una shot molto confusa, ma è scritta davvero col cuore. Forse più col cuore che col cervello, dopotutto.

   
 
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