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Autore: DarkZiska    25/04/2018    1 recensioni
[A Way Out]
(Spoiler sul finale di 'A way out')
Ma Leo Caruso, chi stava andando a visitare?
Parenti? Tutti in Italia. Compagni? Era sposato con una donna bellissima e aveva un figlio adorabile. Amici? Lui non aveva amici. Non aveva mai avuto qualcuno su cui contare; tutte le persone con cui aveva fatto affari, o erano in prigione o, peggio ancora, erano morte.
Però una persona c’era.
P.o.v. di Leo sul finale di 'A way out'. Questo gioco mi ha letteralmente spezzato il cuore T^T
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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It was...


“Leo, tutto bene?”
“Sto bene.”
“Dove vai?”
“Devo fare una cosa...E poi possiamo andare.”
“Stai andando da lui, vero?”
“...”
“Vai, ma stai attento a non farti beccare dalla polizia.”


Era una splendida giornata, il sole splendeva cocente sulla città e la gente era in perfetta forma; chi era a lavoro, chi era a casa con la propria famiglia e chi, invece, andava a fare qualche visita.
Che tipi di visite c’erano?
Si visitavano i propri parenti, si visitavano le nuove famiglie, si visitavano i cari della persona che ti stava accanto, si visitavano le persone all’ospedale, visite di cortesia, visite di convivenza, visite di commiato. Insomma, ce n’erano di tantissimi tipi.
Ma Leo Caruso, chi stava andando a visitare?
Parenti? Tutti in Italia. Compagni? Era sposato con una donna bellissima e aveva un figlio adorabile. Amici? Lui non aveva amici. Non aveva mai avuto qualcuno su cui contare; tutte le persone con cui aveva fatto affari, o erano in prigione o, peggio ancora, erano morte.
Però una persona c’era.
Almeno, per lui era un vero amico di cui fidarsi, confidarsi e contare: prima di essere tradito e preso in giro. Tuttavia c’era qualcosa di diverso, qualcosa di strano che nemmeno lui riusciva a capire o comprendere: non conosceva sé stesso, perciò come poteva afferrare ciò che gli passava per la testa? Quello che il suo cuore provava? Aveva un cuore? Amava sua moglie e suo figlio, ma erano la sua famiglia, perciò all’infuori di loro poteva provare veramente qualcosa?
Ci era riuscito.
Per un momento, aveva capito che cosa fosse davvero l’amicizia. Aveva incontrato la persona giusta; colui che lo aiutò a trovare la libertà, colui che lo aiutò a rincontrare la sua famiglia, colui che lo aiutò ad attuare la sua vendetta.
Colui che voleva rispedirlo in prigione.

Colui che uccise con le sue stesse mani.

Leo Caruso era un criminale; era stato mandato in prigione per furto aggravato, rapina e aggressione: aveva scontato solamente 6 mesi sugli 8 anni che gli spettavano. Fuggì di prigione insieme ad un complice, accusato di omicidio. Tutto per uccidere Harvey, un bastardo che mandò sia lui che il compagno in prigione per delle ingiustizie; tutti e due volevano soldi in più per mantenere le loro famiglie e per vivere una vita in santa pace.

O questo era quello che Leo credeva.

Scoprire che, quello che per tutta la sua missione definiva un criminale e amico, in realtà era un poliziotto sotto copertura, gli spezzò in due il cuore: il cuore che nemmeno lui stesso credeva di avere, soprattutto in queste cose. Doveva esserci abituato, aveva già passato una cosa del genere, eppure essere pugnalato alle spalle per la seconda volta di fila non era per niente sopportabile. Perché? Semplice.

Perché quell’uomo di 43 anni era più di un banale complice, più di un criminale, più di un compagno di malefatte.

Durante quell’avventura avevano conosciuto le rispettive famiglie, si erano parati il culo numerose volte, avevano riso, avevano suonato insieme, avevano scherzato e avevano compiuto la loro vendetta.

Credevano di essere finalmente liberi.

Leo credeva veramente di essere libero, di poter passare finalmente momenti con la sua famiglia e anche con il suo amico. Lo aveva ringraziato più di una volta, e Caruso non era il tipo da comportarsi in modo gentile verso tutte le persone che incontrava.
Nemmeno con il suo complice: in prigione lo stava per prendere a pugni e lo aveva avvertito insistentemente di stargli lontano.
Tuttavia si iniziò a fidare di lui, aiutandolo persino con sua moglie; non avevano un bel rapporto e stavano aspettando un bambino.
Leo non era bravo ad aiutare le persone, ma un amico sì.

Un amico che lo dichiarò in arresto e gli puntò una pistola contro.

Tradito. Pugnalato alle spalle.
Rabbia. Ira. Delusione. Tristezza.

Erano queste le emozioni che Leo provò quando scoprì la verità: una realtà che non voleva nemmeno credere. Non si fidava più di nessuno: in quel momento era la rabbia a farlo agire e parlare.

Fino ad un momento.

Liberi. Senz’armi. A mani nude.

Si picchiarono per provare a fermarsi, ma nessuno dei due ne voleva sapere. Ebbero un lampo di genio solamente quando i loro occhi, rispettivamente verdi e color nocciola, misero a fuoco il mitra.

Leo avrebbe preferito la morte alla prigione, altrimenti avrebbe provato di nuovo a scappare: e il secondo tentativo non avrebbe funzionato come il primo.
Il 43enne voleva tanto lasciarlo fuggire – durante l’avventura anche lui si affezionò al vero criminale – ma se l’avesse fatto non avrebbe potuto abbandonare la vita da poliziotto e incominciarne una nuova con la moglie e la figlia appena nata.

La risposta era davanti ai loro occhi.

Così strisciarono con tutte le loro forze verso l’arma per decretare il finale.
Leo ci arrivò per primo.
Era un criminale, ma – come già detto – lo era per rapine e furti: non per omicidio.
Non aveva mai ucciso nessuno. Aveva puntato a molte persone la pistola, ma non aveva mai premuto il grilletto.
In quel momento era un miscuglio di emozioni, e non si fidava dell’uomo che aveva davanti: dell’uomo che definiva un amico.

Così premé il grilletto.

Pensava di essersi liberato di un altro sbirro e che finalmente poteva essere di nuovo libero. Era convinto che il poliziotto fosse come Harvey, provando solo soddisfazione una volta finito tutto.

Ma c’era una cosa che gli fece totalmente cambiare idea.
Una sola cosa che gli fece capire che non era stato pugnalato alle spalle, ma che non avevano altra scelta.

Solo una cosa...


Leo arrivò a destinazione, oltrepassò tutte le varie persone che riposavano in quel luogo fino ad arrivare davanti al suo unico amico.

L’unico a cui avrebbe affidato anche la vita. Colui che gli aveva salvato la vita.

Si sedette a terra, con le gambe incrociate, e si passò un a mano davanti alla faccia barbuta. L’aria era immobile, c’era solo il silenzio in quel posto: assordante e anche opprimente. Qualcosa di estraneo alle orecchie di Leo: abituate al rumore di spari, pugni, allarmi e sirene.
Fissò la scritta che aveva davanti e si accorse di come tutto fosse circondato da fiori di ogni genere, colorati e profumati. Rispetto a tutti gli altri, il posto in cui riposava il suo amico era molto appariscente; il pezzo di pietra era anche grande e scolpito alla perfezione.

Dopotutto era un poliziotto.

Leo sospirò, aprì la bocca, poi la richiuse, poi la riaprì per poi chiuderla di nuovo. Alzò la mano e la riappoggiò sul ginocchio, abbassando lo sguardo. Come non ci sapeva fare con le parole, soprattutto se erano di conforto o semplicissime frasi. Lui era bravo solamente a fare lo spaccone, a minacciare e a raggirare le persone. Come ci si comportava nelle situazioni normali? Cosa ne doveva sapere lui? Nato e cresciuto in mezzo alla criminalità? Non sapeva nemmeno come fare il genitore, quando nacque Alex, poiché non conobbe i suoi – di famigliari – e non imparò a fare il padre: dovette cavarsela sempre a modo suo.
Era da solo, lì, in mezzo a tutti quei pezzi di roccia. La sola cosa che faceva era leggere a ripetizione l’incisione sulla pietra. Non ci credeva, non accettava l’idea che fosse finita realmente in quel modo.

Vincent Moretti
1929 – 1972

An admirable policeman and loving husband in our hearts forever.

Doveva per forza finire così, Vincent? Pensò Leo, rammentando tutta quella notte: dove nessuno dei due aveva trovato una soluzione.

Sono contento che tu abbia dato la lettera a Carol. Sapevo che l’avresti fatto.

Leo alzò la testa e si guardò intorno: non c’era nessuno. Ma quella voce era troppo familiare e non poteva di certo essersela immaginata, perciò sorrise e chiuse gli occhi.

“Davvero? E se non l’avessi fatto?” domandò il più giovane, sospirando.
Sei stato tu stesso a dirmi di scriverla.” ribatté Vincent, sedendosi vicino a lui; quasi Leo poteva sentire la sua presenza. Sembravano come in quell’accampamento abbandonato: a mangiare del pesce dal sapore orrendo, dopo la loro fuga.
“Bhe...Insomma...Io l’avevo detto per aiutarti. Cioè – No. Non eri costretto...E magari tua moglie avrebbe reagito diversamente rispetto a Linda...Forse...Ecco..Perché...” iniziò a vaneggiare Leo senza rendersene conto. Eh no. Le buone parole per lui erano un mistero; solo Vincent ebbe l’onore di conoscere questa parte del criminale.
Poteva essere duro quanto voleva, ma Leo era davvero benevolo e gentile; solo che nemmeno lui stesso lo sapeva e non se ne rendeva conto. Compiere atti buoni non era per niente nel suo stile, eppure sotto quella spacconeria c’era un uomo davvero affabile.
Sei davvero pessimo a dare consigli.” continuò Vincent, ridacchiando.
“Ehi! – esclamò subito Leo, alzando il tono di voce – Devi essermene grato! Me ne sarei potuto fregare della tua relazione e invece ti ho detto non solo di andare a vedere tua figlia, ma anche di ricostruire con Carol il rapporto che avevate!”
Dopo la risposta dell’ex criminale, tutti e due iniziarono a ridere e chinarono contemporaneamente la testa, guardando altrove, fuorché i loro occhi.
Per quello che era successo, Leo non aveva neanche il coraggio di guardarlo in faccia.
Come poteva Vincent parlargli ancora dopo quello che gli aveva fatto? Dopo che lo aveva ucciso e privato di crescere sua figlia, dopo anni di tentativi falliti con sua moglie?
Come stanno Linda e Alex?” domandò il poliziotto con gentilezza.
“Stanno bene. Sono felici di andare in Italia e incominciare una nuova vita. Alex non vede l’ora di farsi nuovi amici e imparare a giocare a basket come si deve.” rispose Leo con un sorriso davvero affettuoso; parlare della sua famiglia era la cosa che gli riusciva meglio: erano la sua vita, ciò che non lo faceva mai arrendere.
Sei davvero un ottimo padre. Io non ho potuto sperimentarlo...Ma mi sono divertito a giocare con tuo figlio, quel giorno.
Il sorriso dell’ex criminale si spense e sospirò dal naso.
“Mi ha chiesto molte volte di te, ma non sa la verità. Gli ho detto solamente che tu saresti rimasto qui in America insieme alla tua famiglia. Che avevi altro, diciamo, a cui pensare.”
Hai fatto bene. È ancora troppo piccolo per queste cose...” annuì accoratamente il poliziotto.
Ci fu un attimo di silenzio tra i due, affinché fosse soltanto la leggera brezza – che smuoveva i filamenti d’erba e i rami degli alberi – a colmare quel vuoto e quell’impotenza che provava Leo; sempre narcisista ed egocentrico, tuttavia stava provando qualcosa che mai avrebbe pensato di provare, dopo anni e anni passati in mezzo alla merda e alla criminalità.
Sai... – spezzò la quiete il defunto, per richiamare l’attenzione del più giovane – Non ti ho ancora risposto alla domanda che mi facesti quando stavamo andando in Messico.” s’incupì d’un tratto Moretti.
“Uh? Quale domanda?”
Su cosa avessi fatto una volta finito tutto quanto.
“Oh. Non pensavo che valesse come domanda...Insomma...Non sei mica un...”  balbettò Leo, rigirando il discorso.
Per me valeva comunque, invece. Stando accanto a te avevo capito che la vita da poliziotto non mi apparteneva completamente.” iniziò a raccontare il più vecchio.
Bullshit. Con me il lavoro da poliziotto ti era riuscito benissimo: avere la mia fiducia, farmi uscire di prigione, uccidere Harvey e poi risbattermi in cella.” lo interruppe Caruso con sicurezza e malinconia, mentre contava con le dita le azioni di Vincent. Ricordare una cosa del genere, faceva ancora male.
Si era fidato, si era davvero fidato.
Mai pensava nella vita di potersi fidare di nuovo di qualcuno, eppure lo aveva fatto. Per poi essere tradito una seconda volta. Possibile che Harvey non gli aveva fatto imparare la lezione?
Ah sì? A me sembra invece che tu non sia in prigione.
Eh?”
Quella singola frase sgretolò quel poco di sicurezza che era rimasta a Leo. Non avevano mai parlato, ovviamente, di queste cose e sicuramente il criminale non conosceva per niente Vincent: aveva incontrato una parte del poliziotto che neanche esisteva. Non sapeva nemmeno se, le volte in cui lo supportò con la sua paura delle altezze, gli fece incontrare Linda e Alex – nonostante il pericolo – e corresse i suoi piani spericolati, lo fece solo per guadagnarsi la sua fiducia e arrivare al suo unico obbiettivo: uccidere Harvey.
Chi era Vincent Moretti in realtà? E per lui, chi era Leo? Un criminale o qualcos’altro?
“Eh?” fu l’unica cosa che uscì dalla bocca di un incredulo e senza parole Leo Caruso.
Quella notte non mi lasciasti il tempo di spiegarti come stavano le cose... – continuò Vincent, guardandolo dritto in faccia con tono fiacco e amareggiato – Ma devi capire che una volta finita quella faccenda, mi sarei dimesso. Se mio fratello Gary è morto, se Harvey ci era scappato...se noi due siamo arrivati a questo punto...è stato solo per colpa mia...
A Leo gli si mozzò il fiato e si girò verso Vincent, il quale aveva lo sguardo serio, ma gli occhi trapelavano tutto, fuorché serietà: erano tristi e completamente dispiaciuti per come le cose erano andate a concludersi. L’ex criminale non riusciva a dire niente, la sua faccia era contorta da sbigottimento e turbamento, però allo stesso tempo voleva sapere di più.
Di conseguenza Moretti utilizzò il suo silenzio come opportunità per continuare il suo discorso.
Sai che lo scambio del diamante nero era già stato programmato dalla polizia, ma non sai che il compratore che Harvey uccise davanti ai tuoi occhi era mio fratello Gary. – Leo quasi sgranò gli occhi e il respiro gli morì in gola – Quando Harvey scappò, investendoti, siamo corsi il più velocemente possibile per fermarlo, ma il mio cuore e la mia mente si focalizzarono solo su Gary, con quel proiettile in testa e privo di vita. Ordinai più volte di chiamare un’ambulanza, nonostante sapessi che era tutto inutile, e fu per colpa del mio atteggiamento che avevamo perso Harvey di vista. L’unico modo che avevamo per ritrovarlo era farti parlare, ma davanti a noi non dicevi una parola, perciò serviva qualcuno che potesse aiutarti a farti uscire di prigione e così vendicarti di Harvey. – più Vincent parlava più Leo stringeva i pugni, fino a quando le sue nocche non diventarono bianche e iniziarono a tremare a causa della troppa pressione – Capisci, Leo? Per colpa delle mie debolezze mio fratello è morto, ti ho tradito e stavo arrivando ad ucciderti. Se al posto di pensare a mio fratello fossi andato verso Harvey, sareste andati entrambi in prigione e tutto si sarebbe risolto. Magari tu saresti scappato comunque, ma avresti pensato subito alla tua famiglia. Così come io mi sarei dimesso.

Non era possibile. Tutto quello che aveva ascoltato non era per niente possibile. Andiamo, Vincent era morto e gli stava parlando in quel fottutissimo momento: come poteva credere che le parole del poliziotto erano vere? Come poteva capire che tutto quello che era successo era per colpa sua? Nessuno aveva sbagliato per quello che era accaduto. Era un problema se Vincent aveva pensato subito a suo fratello che ad Harvey? No. Non era giusto. Leo era un criminale, Vincent un poliziotto: i loro ruoli li avevano messi contro. La sapevano entrambi. Ne erano più che consapevoli.
Quella spiegazione non poteva giustificare il fatto che Caruso lo aveva ucciso, aveva sparato al suo unico amico.

“Non...Non è una spiegazione. Vincent, sei davvero pessimo a trovare un modo per non farmi pesare la tua morte.” bisbigliò Leo con voce rotta dall'emozione.
Vincent distolse un attimo gli occhi dal criminale, successivamente si girò verso di lui e lo vide con le sopracciglia aggrottate e gli occhi lucidi; quegli stessi occhi sicuri, furbi e spacconi erano invece tristi e completamente pieni di emozione. Per la prima volta Moretti stava guardando un Leo vulnerabile; nemmeno davanti ai suoi ultimi momenti di vita Caruso manifestò alcun tipo di cedimento: sorrise e basta.
Leo, ascolta...
Shut the fuck up. Prendere Harvey era impossibile. L’unico modo per arrivarci era solamente in due e con un piano ben preparato. Se tu ci fossi andato con gli altri sbirri, con elicotteri e merdate varie, non ce l’avreste mai fatta. Ero io l’unico biglietto da visita che potevi usare per la tua cazzo di missione, ok!? – urlò Leo stringendo gli occhi e digrignando i denti – E’ vero. Non avrei mai rivelato informazioni utili alla polizia su Harvey: ero troppo scosso, perché ero stato pugnalato alle spalle, e allo stesso tempo volevo ucciderlo io, con le mie sole mani. Senza l’aiuto di nessuno. Ma mi fidavo di te! – le lacrime iniziarono a scendere dagli occhi frustrati di Leo senza neanche accorgersene – Non avrei mai potuto pensare che tu fossi un cazzo di sbirro e credevo che noi due fossimo una coppia infallibile! Ti ho persino ringraziato, nonostante io non lo faccia mai con nessuno; non accetto di essere in debito con la gente, ma con te potevo essere certo che mi avresti parato il culo e non mi avresti lasciato nella merda! Perciò non dire che è colpa tua, perché allo stesso modo io potrei dire che se avessi accettato senza opporre resistenza l’arresto, tutto sarebbe finito bene e avrei scontato i miei 8 anni! Ma non l‘ho fatto e ti ho ucciso!” concluse, iniziando a singhiozzare e abbassando lo sguardo, con le lacrime che caddero sui suoi jeans e il rimpianto che lo consumava giorno e notte.
Vincent quasi non credeva a quello che stava guardando e ascoltando, ma sospirò dal naso ridendo e socchiuse gli occhi con angoscia.
Per questo siamo stati una coppia incredibile. – Caruso riaprì gli occhi, ma non alzò la testa e continuò ad ascoltare le parole di Moretti; quelle parole di conforto, con quel tono sempre pacato e calmo che odiava con tutto sé stesso: non aveva mai visto il poliziotto perdere il controllo. E non ebbe mai opportunità di vederlo. – Quella notte sapevamo a cosa stavamo andando incontro. Essere poliziotto o criminale non faceva alcuna differenza: nessuno dei due era libero. Volevo usarti perché ero accecato dalla rabbia, e rispedirti in prigione era una promessa che avevo fatto a me stesso per riportare le cose alla normalità.
“Sei uno sbirro di merda... – disse Leo con le lacrime che continuavano a scendere lungo le sue guance – You fucking piece of shit...I can’t hate you, because I thought you a friend...I wanted you dead and alive in the same time, but...I didn’t know what was right and what was wrong.
I know... It was the same for me, Leo. If the situation had been the opposite, I would be like you...Do you know why? Because I trusted you more than I trusted a cop. That was the reason I told you to give my letter to Carol.
Le lacrime di Leo aumentarono e il cuore gli stava per uscire dal petto per come stava martellando a tutta velocità.

Quella era l’unica cosa. Quella sola cosa che fece capire, quella notte, a Leo che Vincent non avrebbe mai voluto tradirlo, che – se non fosse stato un poliziotto – gli avrebbe detto di scappare il più lontano possibile. Che quello che avevano passato insieme non era una messa in scena.

La lettera.

Vincent avrebbe potuto dire a chiunque di dare la lettera a Carol, soprattutto ai suoi colleghi, di cui si dovrebbe fidare ciecamente.

E invece lo disse a lui. Disse a Leo di consegnare la lettera a sua moglie: ad un criminale.

Un criminale dal cuore d’oro e che valeva più di mille poliziotti.

Ti ricordo che ho dovuto picchiare i miei stessi colleghi per salvarti il culo.” continuò Vincent con un leggero sorriso. “Una volta conosciuta la posizione di Harvey, avrei potuto riportarti in cella e finire il lavoro per  i fatti miei, ma volevo che anche tu ti vendicassi, perché avevi tutti i diritti per farlo: sei stato il primo ad andare contro di lui non appena sparò a mio fratello. I tuoi modi di fare sono molto grezzi, ma hai ragionato come un vero poliziotto a volte.
“Così come tu hai ragionato come un criminale, sbirro.” riuscì a dire Leo con il cuore in gola.
Nonostante fosse un modo per farti credere che fossi un delinquente, mi sono davvero divertito a comportarmi in quel modo.
“Mi dispiace, ma quando dovevo scegliere le opzioni più pacate non riuscivo a contenermi comunque.” ironizzò Caruso.
Tutti e due risero e si scambiarono degli sguardi abbastanza scherzosi e quasi felici. Vincent ebbe finalmente l’opportunità di dire a Leo le cose come stavano e quello che pensava, così come Leo riuscì a dire a Vincent che, criminale o meno, verso di lui non aveva mai provato nulla di negativo, seppur ripeté più e più volte di ucciderlo. Ma Caruso era un uomo irascibile e, in preda alla collera, non sapeva nemmeno lui stesso quello che diceva.
Sono felice che tu sia venuto a farmi visita prima di andartene. Però ora devo lasciarti e tu devi ritornare dalla tua famiglia: ti stanno aspettando.” Vincent si alzò in piedi e si aggiustò le maniche della camicia, poi fissò il suo nome inciso sulla lapide con un sorriso sconsolato.
Leo annuì in silenzio, mordendosi il labbro inferiore, dopodiché sentì un peso sulla sua spalla sinistra.
E fammi un favore. Appena sarai al sicuro, lontano dalla polizia, tagliati la barba. Non ti sta per niente bene. Addio, Leo.” concluse Vincent dandogli una pacca sulla spalla.
Il più giovane girò la testa di scatto, ma non vide nessuno accanto: c’era solo il vuoto.
“Lo farò, amico.” rispose, quasi come se fosse un sussurro.

Dopodiché l’ex criminale si alzò da terra e si portò una mano davanti alla faccia per asciugare le lacrime. Diede le spalle alla lapide, ma si girò un’ultima volta per guardare la foto di Vincent, con i baffetti più corti e solo sul labbro superiore. Scosse la testa con un ghigno triste.

“La predica alla mia barba, ma anche tu non scherzavi.... – disse ancora con gli occhi puntati su dove era inciso il nome del poliziotto – Grazie, Vincent...Perdonami per come mi sono comportato dopo...Ma...”
Non ti scusare. Quando ci siamo guardati, quella notte, avevamo capito una sola cosa. Che la morte di uno dei due...” si allontanò sempre di più la voce di Vincent fino a  quando Leo non la sentì più.

Caruso iniziò a camminare, mettendosi le mani in tasca e chiudendo gli occhi, successivamente sospirò molto rumorosamente e sollevò gli occhi al cielo mattutino, ornato dal sole e dai numerosi uccellini che cinguettavano.

It was the only way out.


Angolo Autrice!
Hi! Sono Ziska e questa è la prima fanfiction che pubblico!
Allora: A Way Out è stato un gioco che ho pienamente amato dal primo all'ultimo momento. Nonostante il mega plot-twist di Vincent, non riesco ad odiare nessuno dei due; né Leo, per aver ucciso Vincent, né Vincent per averlo tradito.
So che i finali del gioco sono due, ma con il mio ragazzo abbiamo optato per vedere la morte di Vincent e non quella di Leo, seppur a malincuore T^T. Dopo tutti i momenti che uno passa lungo il gameplay, non si può odiarli e non si può vederli l'uno contro l'altro. Penso che Josef Fares volesse far capire ai giocatori che il finale non è una competizione a chi si uccide per primo, ma che sia Leo che Vincent non avevano altra scelta per raggiungere la libertà e avere l'anima in pace: per loro e le loro rispettive famiglie.

Però!

Ho voluto scrivere questo P.O.V. in terza persona di Leo, perché nella scena finale, quando lui è in macchina e contemporaneamente fanno vedere il funerale di Vincent, si capisce che il nostro caro Caruso stava pensando solo ed esclusivamente ad una cosa...Perciò ho deciso di mettere su carta quello che lui ha provato. 

Spero che sia venuto bene e cerchiamo di supportare al meglio questo gioco, che ha venduto più di un milione di copie!
Fandom di A Way Out, fatevi sentire!!
A presto!!

Ps: Forse ci sarà anche un P.O.V. di Vincent che visiterà la tomba di Leo... Chissà...




 
   
 
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