Paperino
era
fermo, immobile, quasi non respirava. Louis iniziò seriamente a
preoccuparsi e,
con delicatezza, gli diede una gomitata.
«Paperino?
Tutto ok?»
Il
paperotto, lentamente, scosse la testa. Poi, come se riprendesse vita
di colpo,
si alzò in piedi scostando la sedia violentemente e
gridò: «MAESTRA!!!»
Louis
non
nascose una smorfia di paura mentre la signorina Witchcraft
si voltava con un piccolo sospiro: «Dimmi, Paperino.»
Il
paperotto
indicò il foglio indignato: «Io non posso fare questo
tema!»
«E
per
quale motivo?»
Paperino
prese il foglio e recitò ad alta voce: «”Descrivi
il mestiere che farai da grande”...»
Il
paperotto guardò la maestra come se avesse già spiegato
tutto, ma quando vide
che lei continuava a fissarlo attonita, esplose: «Il mestiere? Maestra, è
un tema assolutamente riduttivo! Una persona come me non può
pensare di fare un
solo mestiere! So bene che il mio destino è fare
l’astronauta/supereroe/difensore della Terra dagli alieni dello
spazio/pompiere!»
La
signorina Witchcraft lo guardò
ancora più perplessa:
«Ok... capisco tutto... ma il pompiere?»
Paperino
incrociò le braccia: «Non vorrei mai che dopo aver salvato
il mondo dagli
alieni un campeggiatore distratto mi facesse bruciare la Terra! Devo
essere
pronto a tutto!»
Un
paio
di banchi più indietro, esplose una fragorosa e fastidiosa
risata: «Ergh, ergh,
ergh!»
Paperino,
con aria combattiva, si girò verso il compagno:
«Cos’hai da ridere, Tom?»
«Una
melanzana come te sì e no finisce a fare il pittore di pareti o
il
raccattacicche...»
La
maestra intervenne per sedare la rissa: «Si chiamano imbianchini
e operatori
ecologici, Tom, e sono mestieri nobilissimi, al pari di quelli citati
da
Paperino.»
La
discussione continuò, ma alla spettatrice di tutto questo in
realtà interessava
poco; ben nascosta, continuava a fissare Paperino che cercava di
saltare un
banco e un compagno per andare a picchiare Tom.
«Traccia
retinica corrispondente al 100%. Soggetto individuato.»
Poi,
mentre
gli occhi le tornavano di un colore più naturale, la paperotta
sorrise.
«Ti
ho
trovato, Paperinik. Lascia fare a me, dopotutto sono una tua.... fin troppo nuova amica!»
Il
droide di classe 5Y
bussa prima di varcare l’ingresso.
«Avanti.»
La
papera si mette in
posizione di saluto di fronte al suo superiore: «Agente Lyla
Lay a rapporto, signore!»
Il
Tempoliziotto
non alza quasi gli occhi dal foglio: «Bene. Chiudi la porta,
abbiamo una
discussione da fare.»
Lyla
trattiene un sospiro e obbedisce. Probabilmente,
visto il tono della voce, è in procinto di ricevere
l’ennesimo richiamo
formale. Ma quando si volta nuovamente l’espressione del suo
superiore è
cambiata. Il suo volto è sì serio, ma molto preoccupato.
Lo vede armeggiare al
computer e capisce che sta isolando la stanza sia dal punto di vista
acustico
che visivo.
«Signore?»
«Attendi
ancora un attimo,
agente. Devo essere sicuro che nessun occhio o orecchio indiscreto
possa
spiarci.»
Lyla
analizza la stanza: «Non rilevo nulla,
signore.»
«Spero
che i tuoi sensori
siano ben operativi, agente, perché stiamo rischiando grosso,
tutti e due.»
L’agente
si alza dalla
scrivania e si mette proprio di fronte al droide, guardandola dritta
nei suoi
sensori visivi: «Non abbiamo molto tempo, Lay.
Non vi
ho chiamata qui per una normale missione.»
Il
droide rimane sorpreso
per il cambio di pronome e di tono. L’uomo fa una pausa,
così lunga che Lyla pensa quasi di
essere in dovere di prendere lei la
parola. Ma proprio mentre apre il becco, l’agente continua a
parlare.
«Sono
qui per chiedervi un
favore.»
«Come
posso rendermi
utile?»
«Noi
Tempoliziotti
non dovremmo mai interferire nel tempo, ne sono consapevole anche
più di voi...
ma a volte i Cronocriminali usano le
nostre stesse
regole contro di noi.»
«Non
riesco a capire...»
«Lo
so. Vede... io vi
rispetto, Lay, per aver sostenuto sempre
le vostre
idee e i vostri principi nonostante la vostra programmazione. Devo
comportarmi
in un certo modo di fronte ai miei colleghi ma, credetemi, ho fatto il
tifo per
voi più volte.»
Lylo
lo guarda sorpresa per l’inaspettato
attestato di stima: «Grazie.»
«Sto
infrangendo un
mucchio di regole, in questo momento, ma al diavolo... so che questo
è più
importante. Lay,
il vostro amico Paperinik è in pericolo.»
«Quanto
è in pericolo? Lui
sa benissimo come difendersi...»
«È
proprio questo il
problema! L’Organizzazione lo sa, lo sa benissimo! Quindi ha
mandato un suo
inviato a risolvere il problema prima
che sappia difendersi...»
Un
pensiero tremendo
attraversa il cervello elettronico di Lyla:
«No...»
«Vedo
che avete capito.
Voi avete un amico da difendere, io un futuro da salvare. Se Pikappa
non svolge
il suo compito nel suo lasso di tempo, i cambiamenti saranno troppi,
anche per
noi. Intervenire direttamente nel continuum spaziotempo
è contro ogni regolamento... ma noi non saremmo i primi ad
infrangerlo. Né,
tantomeno, lo faremmo di nostra iniziativa.»
«Avete
più informazioni?»
«Solo
una data da un
nostro informatore.»
«Me
la farò bastare. Sono
pronta per la missione.»
L’uomo
sorride, per la
prima volta in quella conversazione: «Oh, no, Lay...
non siete affatto pronta...»
Lyla
mosse il
braccio più volte. Il trasferimento in quel corpo da paperotta
non era stato
piacevole. Per non farsi scoprire avevano dovuto fare tutto di nascosto
e
qualche collegamento non era perfettamente riuscito. Tuttavia, se ne
rendeva
conto anche lei, era la mossa migliore per proteggerlo.
Chi
meglio di un paperotto poteva avvicinare un altro paperotto senza
sospetti?
«Sono
molto delusa, Paperino!»
«Ha
cominciato
Tom!»
Nonna
Papera sospirò: «Stai tranquillo che anche lui avrà
la sua punizione, conosco
bene sua madre. Non ha importanza chi abbia cominciato!»
Paperino
tirò fuori la sua migliore interpretazione melodrammatica:
«In che paese siamo
finiti? Uno in cui un paperotto non può neppure difendere i
propri diritti?»
«Ci
sono
modi migliori per affermare i propri diritti di scatenare una rissa in
classe... ma avrai modo di rifletterci durante la settimana che
passerai chiuso
in camera al pomeriggio...»
«COSA???
MA È UN'INGIUSTIZIA!!!»
«Bene,
allora
avrai una settimana per trovare un modo costruttivo di reagire...»
«Sì,
ma
tu esci!»
«Cosa
c’entra? Io devo andare ad aiutare Hank per organizzare la festa
sul fiume
della prossima settimana!»
«Sono
settimane che lo aiuti!»
Lyla
ridacchiò. Era divertente vedere Paperino nei panni di un
paperotto così vivace
e allegro. Quella allegria qualche anno dopo sarebbe diventata
sarcasmo, quella
vivacità lo avrebbe reso un papero d’azione, ma vederlo
così piccolo le fece
salire un po’ di tenerezza.
Indifeso.
Ecco,
era
quella la parola che stava cercando per definirlo. Non tanto piccolo, ma impreparato per il
pericolo che stava incombendo su di lui. Per
quanto Paperino potesse anche essere divertente in quei suoi
atteggiamenti
infantili, in quel momento non era lì per godersi uno
spettacolo, ma per
proteggerlo, e sua nonna le stava involontariamente dando una mano. Se
fosse
rimasto chiuso in casa, sarebbe stato sicuramente più facile
tenerlo d’occhio.
Controllò il database. All’ora X prevista dal suo
superiore mancava poco più di
un giorno, poteva avere il tempo di ambientarsi e di studiare un piano
d’emergenza,
tuttavia era preoccupata. Non sapeva chi fosse il suo avversario, non
sapeva se
fosse già lì, come lei, e non sapeva se il nuovo corpo
robotico che le avevano
dato avrebbe funzionato a dovere.
Troppe
variabili, troppi rischi.
Lyla
decise
di smettere di riflettere e limitarsi ad osservare a distanza quanto
accadeva. Qualunque
cosa stesse per succedere, lei doveva essere pronta.
La
mattina dopo, Louis indicò uno sconosciuto che entrava nella
classe senza
essere fermato dal bidello.
«E
questo
chi è?»
«Bho...»
Il
papero
andò dietro la cattedra e, dopo aver sbattuto un paio di volte
la mano sul
piano per attirare l'attenzione, annunciò: «Buongiorno
ragazzi, la vostra
insegnante sarà assente per qualche giorno e io la
sostituirò.»
Tra
i
bambini iniziò a sollevarsi un discreto chiacchiericcio.
«La
maestra Witchcraft sta male?»
«Cos'ha?»
«Ma
ieri
stava bene...»
Il
supplente sbatté ancora la mano sulla cattedra: «Silenzio,
bambini! La vostra
maestra mi ha lasciato tutto, quindi possiamo cominciare con...»
Intanto,
appollaiata sul solito albero, Lyla
condivise lo
stesso sguardo preoccupato del piccolo Paperino. Un nuovo supplente
proprio il
giorno in cui era previsto l'attentato al futuro Paperinik? Era
indubbiamente
sospetto, ma allo stesso tempo i suoi sensori non rivelavano tracce tachioniche intorno a lui. Non sapeva bene cosa
pensare: se
si fosse trattato di lui e se fosse stato furbo, poteva aver fatto come
lei ed
essere arrivato con un po'di anticipo per farle sparire, e il ruolo di
supplente era perfetto per avvicinare Paperino senza sospetti. Si
ripromise di
non perderlo d’occhio.
Dopo
l'intervallo, tutti i bambini rientrarono in aula. Il supplente si
accinse a
ricominciare la lezione, quando si accorse che un banco era rimasto
vuoto.
«Dov'è
il
paperotto che era seduto lì?»
Di
tutta
risposta Louis fece una smorfia imbarazzata.
Paperino,
ancora in cortile, borbottò, cominciando la scalata:
«Quello non me la conta
giusta! La maestra ieri stava bene... Forse l'ha rapita per conquistare
la
scuola!
Arrivato
in cima all'albero, scostò una fronda: «Meglio che lo
osservi un po' da...»
Il
paperotto
rimase molto sorpreso dal trovare il suo posto di sorveglianza
preferito già
occupato: «... qui...»
Paperino
osservò la paperotta perplesso. Conosceva tutti i bambini di Quack Town, ma lei era certo di non averla mai
vista.
«Ciao.
Chi sei?»
Lyla
non
rimase meno sconvolta. Per tutto l’intervallo aveva cercato di
tenere d’occhio
sia lui che il supplente, ma nella confusione del rientro in classe
l’aveva
perso di vista per un momento e lui l'aveva trovata. Ma dopotutto
cos'altro
poteva aspettarsi dal futuro Paperinik?
Cosa
poteva fare?
Forse
era
giunto il momento di sfruttare il suo nuovo aspetto.
Lyla
mise un
dito sulla sua bocca e sussurrò: «Sssh!
Non vorrai
che ci scoprano, vero?»
Paperino,
spiazzato, salì ancora un pochino per avvicinarsi alla
misteriosa paperotta e
nascondersi meglio da chi potesse passare sotto l'albero.
«Scusa,
hai ragione...»
Il
cervello elettronico di Lyla intanto
lavorava a tutto
spiano per inventare una storia credibile per giustificare la sua
presenza su
un albero di fronte alla scuola.
Il
paperotto le porse la mano: «Ciao! Io sono Paperino, tu come ti
chiami?»
Lei
rifletté un attimo prima di rispondere: «Lilletta.»
Paperino
si accomodò meglio sul ramo: «Ti nascondi anche tu dal
supplente?»
«Piú o meno...»
«Quello
non mi convince. Credo che abbia rapito la maestra.»
Lyla
sorrise
dell'ingenuità del piccolo Paperino. Se solo avesse saputo il
vero pericolo che
stava correndo...
Fu
a quel
punto che ebbe l'illuminazione. Perché non sfruttare la sua
tendenza al
complottismo per metterlo leggermente in allerta?
«Hai
ragione, il tuo supplente potrebbe essere un impostore.»
Paperino
esultò: «Lo sapevo! E chi è? Una spia super
segreta? Un alieno sotto
copertura?»
Lyla
rise:
«Oh no... Credo che sia un rapitore! Forse il mio
rapitore...»
«Ti
hanno
rapita?»
Lyla
annuì:
«Io vivo a Paperopoli, ma poi un
uomo incappucciato
mi ha rapita e portata qui. Sono scappata ma lui mi sta ancora
cercando... Il
problema è che non so che faccia abbia, quindi mi sto
nascondendo da tutti...»
Paperino
s’indignò: «Potremmo andare dallo sceriffo!»
La
paperotta si mostrò spaventata: «No! E se avesse dei
complici? Non voglio,
potrebbe essere chiunque... Ho paura...»
Paperino
si mise a riflettere: «Uhm... Hai ragione, se non sai che faccia
ha non
possiamo fidarci di nessuno. Facciamo così: se riesci seguimi a
casa all'uscita
da scuola e ti nasconderò alla fattoria.»
«Grazie!»
«Ora
è
meglio che scenda, mi stanno cercando e se ci trovano qui è
peggio per te.
Tanto io sono già in punizione...»
Paperino
fece per scendere dall'albero, ma Lyla lo
bloccò:
«Non dire a nessuno quello che ti ho detto, ti prego!»
Paperino
le sorrise, un sorriso che il droide riconobbe aver già visto
più volte sul
volto del futuro Paperinik: «Fidati di me.»
Non
appena il paperotto fu sceso, Lyla
tirò un sospiro di
sollievo. L'aveva sparata non grossa, enorme,
ma dopotutto aveva a che fare con un bambino decisamente fantasioso con
meno
mezzi della sua controparte adulta per verificare il suo racconto.
Sorrise.
Meno mezzi, ma non meno coraggio ed eroismo; dopotutto praticamente
aveva
appena accettato di farle da guardia del corpo. Lo osservò
malinconica subire
la sfuriata dell’insegnante e sperò solo di aver fatto la
scelta giusta.
Seguire
Paperino alla fattoria era stato estremamente semplice, conoscendone
già
l’indirizzo. Il paperotto l’aveva fatta entrare nel granaio
e l’aveva nascosta
nella paglia, per poi entrare in casa e subirsi l’ennesima
ramanzina da parte
della nonna. Lyla era grata
all’esuberanza del
piccolo Paperino, la sua tendenza a farsi mettere in punizione le
permetteva di
proteggerlo meglio. Per scrupolo si sintonizzò sulle onde radio
della polizia,
giusto in tempo per sentire una comunicazione interessante.
«Comando
di Paperopoli a sceriffo di Quack
Town, passo.»
«Qui
sceriffo. Vi ricevo, passo.»
«Tieni
gli occhi aperti, abbiamo perso un ladro d’appartamenti diretto
verso la tua
zona, passo.»
«Ricevuto.
I forestieri sono pochi a Quack Town, non
la passerà
liscia. Passo.»
Lyla
smise di
ascoltare. Un ladro, proprio come la maggior parte dei componenti
dell’Organizzazione. Avrebbe potuto essere qualcuno che non aveva
resistito
alla tentazione di dare una ripulita prima di passare
all’obiettivo principale.
Doveva stare attenta anche a quel fattore, ma continuava a non rilevare
tracce tachioniche. Anche se non
biologica, l’ansia la tormentava
ogni ora di più, in quell’attesa snervante.
All’interno
della casa, Nonna Papera stava guardando con aria severa il nipote:
«Paperino,
io sto andando da Hank...»
Il
paperotto alzò gli occhi al cielo e finì la frase
contrariato: «... per
organizzare la festa sul fiume della prossima settimana. Sì, lo
so.»
«Mi
raccomando...»
Paperino
mise una mano sul cuore: «Farò i compiti e non
combinerò guai, promesso,
nonna!»
La
papera
lo guardò sospettosa: «Mi stai nascondendo qualcosa?»
Il
paperotto sfoderò la sua aria più angelica: «No,
perché dovrei?»
La
nonna
sospirò. Quando Paperino si comportava così, era certo che stesse nascondendo qualcosa.
«Senti,
ora devo andare, ne riparliamo quando torno. Attento, però, sei
già in doppia
punizione!»
«Certo,
nonnina!»
Molto
titubante, Nonna Papera si decise a lasciare la fattoria. Paperino
rimase alla
finestra della sua cameretta, agitando la mano, e smise solo quando la
nonna fu
abbastanza lontano da non vederlo più.
«Perfetto!»
Veloce
come un fulmine, scese le scale, uscì dalla porta di casa e
andò al granaio.
«Lilletta!»
La
piccola paperotta fece capolino dalla porta e Paperino le sorrise:
«Esci pure,
siamo soli! La nonna è andata!»
«Sei
sicuro?»
Il
paperotto annuì: «Dai, vieni dentro, che facciamo
merenda!»
Lyla
assunse
un atteggiamento timido e lo seguì fin dentro la casetta.
Seppure ovviamente
avesse in memoria tutti i dati catastali, quella casa dal vivo era
tutta
un’altra cosa: i mobili grezzi, la tovaglia cucita a mano, la
sedia a dondolo,
il forno a gas... erano tutte cose di cui il droide non aveva mai fatto
esperienza diretta e, abituata a un mondo, che fosse il XX o il XXIII
secolo,
dove tutto era creato in serie, le fece una strana impressione. Poteva
notare
tutte le imperfezioni che la circondavano e, in qualche maniera,
trovarle
affascinanti.
«Tieni.»
Lyla
alzò lo
sguardo: «Eh?»
Paperino
le stava porgendo una tazza di latte.
«Oh,
grazie.»
«Nonna
l’ha munto mezz’ora fa. È buono!»
Il
droide
sorrise imbarazzato.
Paperino
continuò: «Qua c’è anche la marmellata di
mele, aspetta che prendo il pane,
sarai affamata... non avevi il pranzo, vero?»
Lyla
era
quasi imbarazzata da tanta gentilezza. Ovviamente non aveva fame
né sete, ma
sicuramente la possibilità di assaggiare del latte non sintetico
appena munto
era quantomeno insolita, per lei. Lo portò al becco con
curiosità, quasi non ne
conoscesse il sapore.
«Hai
ragione, è buono.»
Paperino
le sorrise: «Visto?»
E
mentre Lyla addentava il pane con la
marmellata, il paperotto
iniziò a tirare fuori riviste di fantascienza, una vecchia
testata chiamata
Amazing Papers, e a raccontarle le varie
storie lì
scritte. Il droide dovette trattenersi più volte da non ridere
in faccia a
quell’innocente paperotto: se solo avesse saputo che nel giro di
qualche anno
quegli alieni di cui ora parlava tutto contento sarebbero diventati una
delle
sue peggiori preoccupazioni...
Passò
un’oretta così, a chiacchierare allegramente, fino a che
qualcuno non bussò
violentemente alla porta.
«C’è
nessuno?»
Paperino
sbarrò gli occhi: «Presto, nasconditi!»
Il
bussare alla porta si fece più insistente.
«Arrivo!»
Lyla
finse di
nascondersi dietro la cucina, ma non appena Paperino si
allontanò lo seguì nel
corridoio, per poter vedere chi fosse alla porta.
Il
paperotto indugiò un istante, poi chiese: «Chi
è?»
Una
voce
profonda rispose: «Sono Hank.»
Paperino
fece una smorfia: «Hank? Che ci fai qui?»
«Sono
ore
che aspetto tua nonna, non è mai arrivata!»
Lyla
sbarrò
gli occhi. Che fosse quello il piano? Rapire la nonna per costringerlo
a uscire
allo scoperto?
Paperino
aprì la porta e un papero alto e robusto, con la barba e i
lunghi capelli
grigi, la pipa e una salopette blu rovinata, in parte coperta da un
grosso
foulard rosso, entrò in casa. Se non si fossero trovati in
aperta campagna
avrebbe potuto sembrare in tutto e per tutto un marinaio appena sceso
da una
nave.
Paperino
lo guardò preoccupato: «Come “la nonna non è
mai arrivata”? E allora dov’è?»
«Speravo
che potessi dirmelo tu!»
Il
paperotto rimase sulla porta, evidentemente indeciso sul da farsi:
«Potrei
andare a cercarla con la bicicletta... magari si è sentita male
per strada...
ma se invece poi sta benissimo, mi becco la sgridata, che sono
già in
punizione...»
Hank
si
portò la mano alla pipa: «Mentre ci pensi, posso chiederti
una cosa?»
Paperino
rispose sovrappensiero: «Sì, certo.»
«Sai
se
Elvira si sia portata dietro una chiave inglese?»
Il
paperotto lo guardò perplesso: «Non... non credo,
perché?»
Hank
sospirò: «Lo immaginavo... gliel’avevo chiesta
perché il motore della mia
vecchia bagnarola fa un po’ le bizze e non riesco più a
trovare la mia. Già che
sono qui, tu sai dove la tiene? Poi ti prometto che vado a
cercarla.»
Paperino
gli sorrise: «Certo! Ci metto un attimo! È in...
cucina...»
Un
terribile pensiero gli venne in mente. In cucina c’era Lilletta
che si nascondeva! Ma ormai era tardi, Hank si era diretto a grandi
passi in
quella direzione e non gli rimase che seguirlo.
In
apparenza l’adulto non notò nulla di strano e Paperino
tirò un sospiro di
sollievo: Lilletta doveva essersi nascosta
bene.
«Strano
posto per una chiave inglese, la cucina...»
Paperino
rispose: «Oh, è perché ieri la nonna ha aggiustato
il lavandino che perdeva. Mi
sa che è ancora là sotto.»
Hank
si
mise una mano sulla schiena: «Allora potresti prenderla? Sai, noi
anzianotti...»
Paperino
sospirò. Sperava solo che uscisse al più presto di
lì, per poter far stare al
sicuro Lilletta.
«Sì,
certo...»
«Bravo
paperotto...»
Paperino
si chinò verso il lavello, scostando la tendina che lo copriva.
«...
ti
ringrazio infinitamente.»
In
seguito Paperino non riuscì bene a capire cosa fosse successo in
quei due
secondi. Aveva sentito dei rumori forti e il pavimento sotto di lui
aveva
tremato, tanto da fargli pensare a un terremoto. Solo dopo qualche
secondo
aveva trovato il coraggio di girarsi, ma lo spettacolo sotto i suoi
occhi aveva
dell’incredibile, perfino per lui: Hank stava impugnando
un’arma
fantascientifica e stava sparando raggi laser contro la piccola Lilletta, che non solo respingeva i suoi colpi a mani nude, ma rispondeva con calci e
pugni così forti da stendere un uomo adulto delle dimensioni di
Hank.
«Ma
che...»
Lilletta
si voltò
verso di lui: «Scappa!»
Hank
cercò ancora una volta di puntare l’arma verso Paperino:
«Oh, non credo
proprio...»
Il
paperotto non rimase fermo. Ne aveva viste tante di scene come quelle,
dopo la
lettura di tutti i numeri di Amazing Papers!
Con un
balzo si fiondò verso la porta della cucina e cercò di
salire al piano di
sopra.
Hank,
intanto, al piano di sotto, aveva abbandonato completamente i modi
gentili:
«Stupida Tempolizia! Non dovreste
nemmeno essere qui!
È contro le vostre stesse leggi!»
Lyla
rispose
con un pugno che fece barcollare il suo avversario: «Ah,
perché quindi i buoni
siete voi dell’Organizzazione, che state per eliminare un bambino
che non ha
ancora fatto nulla!»
«So
chi
diventerà! Pikappa è un pericolo per noi, meglio
eliminarlo ora finché è innoc...»
Non
ebbe
il tempo di finire la frase che un proiettile lo colpì in volto.
Hank si girò,
giusto in tempo per farsi colpire una seconda volta in pieno petto. Per
ripararsi istintivamente dal colpo, Hank alzò il braccio,
prendendo la pietra
con il polso e qualcosa accadde: la sua immagine vacillò per
qualche secondo
per poi perdere completamente l’aspetto di Hank e assumere quello
di un grosso
e robusto falco dal piumaggio scuro e dal volto coperto da una maschera
robotica.
«TU!»
Paperino
sorrise, dalla ringhiera delle scale che portavano al piano superiore,
ancora
tenendo l’intruso sotto mira della sua fidata fionda: «Lo
sapevo che non potevi
essere Hank! Fuori da casa mia, alieno invasore!»
Sia
Lyla che l’aggressore rimasero per un
secondo spiazzati:
tutto si aspettavano, tranne che il piccolo Paperinik, in qualche modo,
riuscisse a reagire da solo.
La
tempoliziotta, però, aveva un motivo
in più per rimanere
basita. Ora che poteva vedere il membro dell’Organizzazione in
volto, il suo
database di identikit le stava fornendo un risultato sconvolgente.
«Kronin...»
Lyla
analizzò
velocemente la situazione. L’Organizzazione non aveva inviato un
suo membro
qualsiasi, ma l’élite della sua élite, pur di
abbattere un avversario
considerato più temibile di quanto lei pensasse. Tuttavia
qualcosa non le
quadrava: il database continuava a confermarle che Kronin,
in quel momento, si trovava al sicuro in una cella criostatica...
ma era anche lì di fronte a lei!
Una
sola
possibile spiegazione.
Paradosso
temporale.
O,
in
altre parole, altri pasticci da risolvere per lei.
Kronin
s’irrigidì: «Come conosci il mio nome?»
Con
una
mossa fulminea l’afferrò per il collo e la sollevò
da terra, in preda all’ira:
«Come fa la tempolizia a conoscere
il mio nome???»
Lyla
cercò di
liberarsi dalla presa, ma le risultò più difficile del
previsto. Pur avendo la
forza necessaria, le sue braccia e le sue gambe erano troppo corte per
poter
infliggere dei danni al suo avversario.
«Lilletta!!!»
Paperino
si era buttato giù dal corrimano, ancora impugnando la fionda,
per correre in
suo aiuto. Lyla imprecò
mentalmente. Ma era possibile
avere l’istinto supereroistico
già da così piccoli? Il
droide si dimenò ancora di più. Perché il suo capo
aveva avuto quella stramba
idea? Con un corpo adulto l’avrebbe già steso senza
problemi! E invece per
tentare di salvare lei, che in quanto droide non stava rischiando
nulla, era
proprio Paperino a mettersi in pericolo.
Kronin,
continuando a tenere ferma Lyla,
impugnò la sua arma
e la puntò in direzione della testa del paperotto: «Addio,
Pikappa.»
«NO!»
Paperino
d’istinto alzò le braccia per coprirsi il volto, mentre Lyla
tentò persino di mordere le dita che la tenevano ben stretta,
continuando a
maledirsi per la sua inutilità.
Non
c’era proprio un modo per salvare il suo
migliore amico?
Un
forte
rumore di un laser risuonò nella cucina per qualche secondo. Lyla si aspettava da un istante all’altro
di vedere il piccolo
Paperino cadere a terra.
Invece
fu lei a farlo.
La
presa
sul suo collo si allentò, e lei si ritrovò a cadere.
Atterrò in piedi e
controllò la situazione: Kronin si
stava accasciando,
mentre Paperino era ancora in piedi, incolume.
Lyla
si
voltò. Dalla finestra della cucina aveva sparato un altro
falchetto, questa
volta dal piumaggio marrone, con un curioso ciuffetto violaceo, vestito
con una
tuta verde acqua aderente, che entrò all’interno della
stanza con un balzo. Non
appena Kronin riuscì a girarsi e a
vederlo, sbottò:
«Tu! Traditore!»
Il
giovane falco alzò le spalle: «Che parolone... diciamo
solo che il tuo tempo è scaduto!»
E
con una
mossa fulminea strappò una parte del macchinario che Kronin
portava al polso. Una potente scarica elettrica lo investì in
pieno.
«Ho
come
l’impressione che il decelleratore tachionico non ti servirà per un
po’... non vorrai mica
lasciarci ora che la festa diventa divertente, no?»
Kronin
gridò di
dolore e Lyla approfittò del
momento per analizzare
l’ultimo arrivato. Il risultato la sorprese ancora di più.
Possibile?
Era
troppo giovane, tremendamente giovane, forse non aveva più di
diciotto anni;
era molto più basso di Kronin, e
neanche lontanamente
muscoloso quanto poi sarebbe diventato; il suo volto era completamente
scoperto, entrambi i suoi occhi originali erano ben visibili ed erano
proprio
loro, grazie all’impronta retinica, a confermarle i risultati di
quel piccolo
dubbio che le era venuto quando aveva udito quella battuta sul tempo.
La sua
analisi era perfetta, eppure ancora non credeva all’immagine che
aveva davanti.
«Razziatore?»
Il
giovane falco sorrise, tirando un calcio a un agonizzante Kronin:
«Sì, esatto, eccolo qua il vostro Razziatore!»
Il
cervello elettronico di Lyla recuperava e
assemblava
informazioni a una velocità impressionante. Quello che aveva
detto era esatto,
al tempo del suo arresto il cronopirata Kronin era effettivamente conosciuto con il nome
di Razziatore...
Il
giovane falco sorrise con intima soddisfazione: «Magari ancora
per poco...
chissà, forse l’Organizzazione potrebbe promuovermi per
questo successo...»
Kronin,
ancora dolorante,
lo guardò con occhi pieni d’odio: «Cosa stai
facendo, razza di stupido?»
«Dimostro
che il tuo tempo è finito! So che l’Organizzazione ti ha
affidato una missione
di vitale importanza... se la fallisci potrò finalmente
dimostrare che ho tutte
le carte in tavola per poter prendere il tuo posto.»
Kronin
si
alterò indicando il paperotto sopravvissuto: «Sciocco! Tu
non sai cosa stai
facendo! Tu non sai chi è lui e cosa
potrà fare! Sarà un pericolo per tutti noi se non lo
fermiamo ora!»
Il
giovane falco rispose, con aria spavalda: «Di qualunque pericolo
si tratterà,
sarò in grado di affrontarlo.»
Poi
si
rivolse a Lyla: «Ehi, tempoliziotta,
ti propongo un vero affare: il ricercatissimo Razziatore in cambio di
un
piccolo lasciapassare per me. Mi pare un buona offerta, no?»
La
droide
incrociò le braccia, seria: «E perché non prendervi
entrambi, invece?»
Il
giovane falco rise, rigirandosi fra le dita il pezzo rubato a Kronin: «Abbi pazienza, ma non riesci
proprio ad essere
minacciosa con quel corpo da bebè!»
Lyla
sbuffò e
il falco continuò: «Perché io sparirò di qua
in un secondo, mentre ho bloccato
la sua cronotraslazione. Con me avresti
più da
penare, mentre concentrandoti su di lui avresti una vittoria facile e
salveresti pure il tuo protetto. Mi pare un buon affare per tutti,
no?»
«Tranne
che per me.»
Con
una mossa
fulminea e inaspettata, Kronin riprese la
sua arma e,
invece che puntarla verso il paperotto, sparò in direzione del
giovane falco,
prendendolo in pieno petto. Il falco si accasciò e Kronin
rise.
«Se
la
mia missione è fallita, bene, ma almeno non ti scorderai di me
così in fretta!
Hai voluto il decelleratore? Tienitelo
stretto, col
buco che ti ho fatto ti sarà indispensabile per
sopravvivere!»
«M...
maledetto...»
Kronin
lo
guardò con occhi di fuoco: «No, tu ti
sei maledetto nell’esatto istante in cui hai deciso di tradirmi.
Otterrai ciò
che vuoi, ne sono certo... ma sarai pronto a pagarne il prezzo? Un
giorno mi
riprenderò ciò che ti ho prestato, e i tassi
d’interesse saranno alti... forse
più alti di quanto potrai mai pagare.»
Il
giovane falco non rispose più, con le sue ultime forze
attivò la cronotraslazione, pronto
a tornare dai suoi capi.
«Droide...
sai cosa fare.»
E
sparì.
Dopo
tutto, inaspettatamente, Kronin
scoppiò a ridere, una
risata strana, amara.
«Tradito
dal mio allievo! Direi che ha superato l’esame finale a pieni
voti!»
Poi
porse
i polsi al droide.
«Bé, che aspetti ad arrestarmi?»
Lyla
lo
guardò sospettosa: «Non opponi neanche un po’ di
resistenza?»
Kronin
alzò le
spalle: «Ho esaurito tutta l’energia dell’arma per
infliggere un danno come si
deve al traditore... inoltre, ora ho un buon motivo per lasciare in
vita il
paperotto.»
Si
voltò
verso Paperino e gli disse: «Ehi, microbo! Fammi un favore,
quando lo rivedrai,
fra qualche anno...»
Si
fermò
a guardarlo bene, da testa a piedi, più e più volte, con
aria clinica.
«Ehm...
no, temo che non diventerai così grande da potergli tirare un
pugno sul
becco... fai così, allora, quando affronterai quello schifoso
traditore, umilialo, da parte mia.»
Paperino
aveva l’aria sempre più confusa e Kronin
rise di
gusto.
«Battuto
da un bambino con la fionda... ora sì che
all’Organizzazione si faranno quattro
risate! Ma il “Razziatore” avrà mie notizie, prima o
poi, la vendetta è un
piatto che va servito freddo. Portami via, droide.»
Lyla
si
preparò al trasferimento temporale.
«Lilletta...»
Paperino
l’aveva afferrata per il polso.
«Te
ne
vai?»
Lyla
sorrise:
«Sì. Mi dispiace averti mentito, ma ho portato a termine
la mia missione e ora
devo andare.»
«La
tua
missione?»
La
paperotta le fece l’occhiolino: «Tu sei vivo.»
Kronin
sbuffò:
«Allora, la smettiamo con queste smancerie? Faccio ancora in
tempo a
rimangiarmi la mia magnanimità e a strozzare il paperotto!»
Paperino
fece qualche passo indietro. Se aveva letto abbastanza Amazing Papers probabilmente sarebbero venuti a
prenderli con un
raggio traente.
«Ci
rivedremo?»
Lyla
lo
osservò. Dai suoi occhi capì che il paperotto non aveva
capito molto
dell’accaduto, e che probabilmente stava già rielaborando
a modo suo gli
avvenimenti, in un qualcosa che prevedeva probabilmente più
alieni del
previsto.
«Sì,
prima o poi. E grazie del latte fresco, era buonissimo.»
E
scomparvero nel nulla, lasciando Paperino solo.
«Uao...»
Il
paperotto si avvicinò con entusiasmo al punto in cui fino a poco
prima c’erano
la paperotta e l’energumeno. Erano spariti davvero!
«Fantastico...»
Poi
si
rese conto delle condizioni in cui era ridotta la cucina.
«Oh-oh...»
«Ripeti
di nuovo tutto da capo.»
«Ma
nonna! È la settima volta!»
«Da
capo.»
Paperino
sbuffò: «Uffa... e va bene! Vengo alla festa del fiume
perché non ti fidi più a
lasciarmi da solo a casa, ma io non posso festeggiare, starò
seduto tutta la
sera in un punto in cui tu potrai vedermi sempre.»
«Bene.»
«Mi
concedi almeno un bicchiere di aranciata o sono proprio agli arresti a
pane e
acqua?»
«Vedremo...»
Nonna
Papera lo trascinò fino al fiume, dove Hank li stava aspettando.
«Eccovi
qua!»
Paperino,
non appena lo vide, chiuse gli occhi a fessura, prese un profondo
respiro e poi
gli saltò addosso per tirargli la barba.
«AHI!»
Nonna
Papera lo afferrò inorridita: «PAPERINO!!!»
«Devo
controllare che sia lui! L’ultima volta un suo clone alieno ha
cercato di eliminarmi!
È la verità!»
Lyla
fece una
smorfia, assistendo da lontano alla scena. Si sentì leggermente
in colpa, se
aveva imparato a conoscere anche solo un pochino Nonna Papera, Paperino
sarebbe
rimasto in punizione per molto, molto tempo.
«Il
corpo
adulto ti dona, agente Lay.»
Il
droide
non si preoccupò minimamente. Aveva riconosciuto già da
qualche secondo le
tracce tachioniche.
«Grazie,
Razziatore, lo preferisco anch’io. Sinceramente è stato
piuttosto imbarazzante
portare il ricercato a Time 0 in quello stato.»
«Immagino.
Chi ha avuto quell’idea?»
«Il
mio
superiore.»
Il
Razziatore sospirò, prendendosi un bicchiere di bibita dal
tavolo: «Dovevo
immaginarlo. Non aveva l’aria troppo furba.»
Lyla
alzò un
sopracciglio: «Lo conosci?»
Il
Razziatore bevve un lungo sorso: «Chi credi che sia il suo
informatore?»
Il
droide
scosse la testa. Avrebbe dovuto esserne sorpresa, ma non lo era neanche
poi
così tanto.
«Sei
venuto a controllare che sia tutto a posto?»
«Naa, so già che è tutto a posto.
Sono venuto a godermi un
banchetto gratis! Sai, quella nonnina laggiù cucina delle torte
favolose...»
Lyla
sorrise
e il Razziatore sospirò: «Ero giovane, ambizioso e
scapestrato. Un pessimo
mix.»
Il
Razziatore posò il bicchiere: «Quel che è certo
è questa avventura mi ha
lasciato un corpo robotico, un mentore assetato di vendetta in criostasi a Time 0 e un piccolo papero col
mantello sempre
pronto a impicciarsi nei miei affari.»
«Se
avessi saputo tutto quello che sarebbe successo, avresti comunque
lasciato
andare Pikappa?»
«Chi
può
dirlo...»
Lyla
osservò ancora
il piccolo Paperino litigare con la nonna e sorrise.
«Voi
biologici siete interessanti, davvero. A volte mi chiedo come
fate.»
«A
fare
cosa?»
Lyla
aspettò
a rispondere. C’erano così tante cose da elencare...
«Per
esempio... per noi droidi è normale, ma tu come fai a stare
dietro tutti questi
paradossi?»
Il
Razziatore non rispose, si limitò a tirare fuori un pezzo dalla
sua polsiera elettronica e a porgerlo al
droide. Lei lo prese e
se lo rigirò fra le dita: era piccolo, trasparente e conteneva
qualcosa di
altrettanto piccolo. Il Razziatore anticipò le sue analisi con
un sorriso.
«Cachet.»
Era
da tanto tempo che non scrivevo del mio supereroe preferito,
e l’occasione è arrivata quando sul Papersera
l’utente
Luxor ha postato questo bellissimo disegno fattogli da Giada Perissinotto a una fiera:
Da
qui l’idea: come sarebbe stata una storia di Paperinik ai
tempi di Paperino Paperotto?
Ci
sono voluti un paio d’anni a causa di vari problemi che mi
hanno fatto perdere la prima stesura, ma finalmente è qui.
Spero
che vi sia piaciuta, spero di poter pubblicare presto
altre storie del nostro papero mascherato!
Alla
prossima!
Hinata 92