I
pallidi raggi del sole mattutino filtravano attraverso
le veneziane, illuminando la polvere, facendola danzare
nell’aria quasi come
fatine scintillanti – o come leggeri fiocchi di neve in una
cupa mattina
invernale. Akane era, contrariamente al suo solito, addormentata
profondamente,
sprofondata sotto una coltre di coperte che nascondeva il suo corpo
minuto. Il
naso piantato nei cuscini, la ragazza sospirava appaga, quasi stesse
facendo un
sogno particolarmente piacevole, quando la sveglia tuonò.
La
mente annebbiata dal disappunto, Akane spense l’arnese
infernale senza la benché minima voglia di alzarsi, vociando
il suo disdegno
con parole impastate dal sonno. Caffè,
fu
il suo unico pensiero lucido – se voleva poter funzionare
come qualsiasi altro
essere umano, come prima cosa aveva bisogno di una bella tazza di
caffè
fumante.
Akane
prese a stiracchiarsi, facendo scivola le lenzuola
sul petto nudo, sbadigliando in una maniera non proprio da signora. Non
che le
importasse chissà che – viveva da sola, e nessuno
poteva vedere come apparisse
davvero appena sveglia, nemmeno più Candy. Forse non doversi
preoccupare del
suo aspetto sarebbe potuto apparire come un piccolo lusso, ma
c’erano giorni in
cui avrebbe dato qualsiasi cosa per avere qualcuno con cui dividere la
sua
rutine. Aveva avuto la chance di amare, incontrato uomini che sarebbero
stati
ben felici di chiamarla moglie, ma Akane non si era mai stata lasciata
dominare
dal sentimento, conscia che il Sybil Sytem avrebbe potuto usare i suoi
cari
contro di lei.
Akane
sospirò, pensierosa, cercando di assaporare quel
poco di paesaggio che poteva vedere dalle tende, e massaggiò
i suoi muscoli
indolenziti. Ora che il Sybil System apparteneva al passato, forse
avrebbe
potuto assaporare la piena libertà. Era tutto
così nuovo… il mondo non era
finito, la società andava avanti lungo il suo sentiero, e la
democrazia era di
nuovo nelle mani del Popolo, e non solo una marionetta nelle mani di un
sistema
corrotto.
Le
cose erano cambiate, ma nemmeno poi così tanto. Lei era
ancora un ispettore, e non era bruciata all’inferno con il
diavolo che aveva
servito come aveva sempre pensato. Contrariamente a ogni sua
previsione, era
ancora viva. Perciò, forse – forse – era una
persona diversa, una persona qualunque, come aveva desiderato tanti
anni prima,
quando lei e Kogami si erano incontrati per l’ultima volta.
“Ma
guarda che bello spettacolino…”
Nel
momento stesso in cui sentì la profonda voce
maschile, Kane si svegliò di soprassalto. La ragazza
iniziò a guardarsi intorno
freneticamente, quasi incredula, fino a che i suoi occhi non si
piazzarono
sulla figura che, in piedi al fono del letto, si limitava ad indossare
un paio
di boxer blu. Akane emise un grido, e afferrando l’orlo delle
lenzuola si
ricoprì del tutto, lasciando intravedere giusto i suoi occhi
e una fronte che
era arrossata come pure il resto del suo pallido incarnato.
Ah,
ingoiò rumorosamente,
incapace di guardare Kogami negli occhi, e
io che credevo di aver sognato tutto.
I
capelli ribelli di Kogami erano più che mai fuori
controllo, e nonostante l’ora, l’ex collega di
Akane stava già fumando una
sigaretta. L’ex Esecutore sospirò, posando le mani
sui suoi fianchi,
enfatizzando il fisico asciutto e muscoli induriti da anni passati suoi
più
svariati fronti di battaglia. Se Akane lo aveva definito una macchina
quando si
erano conosciuti, adesso, ne era certa, non esistevano parole per
descriverlo.
Quando Kogami
si rese conto che il caro Ispettore non aveva la benché
minima voglia di
degnarlo della sua presenza, sul viso dell’uomo comparve un
ghigno quasi
diabolico, indirizzato a quella che era stata la sua compagna di letto
nella
notte. Occhi scintillanti come acciaio, Kogami si chinò di
lei, e senza
preamboli, senza il benché minimo preavviso, le
strappò le coperte di dosso,
lasciando Akane quasi completamente nuda al suo sguardo.
Akane
gridò ancora una volta, presa di sorpresa, e proprio
come Kogami aveva sempre pensato - e come aveva avuto modo di scoprire
la notte
precedente – Akane era il tipo di ragazza che arrossiva tutta, dalla punta dei capelli fino alle
dita dei piedi. Tutto
sommato, però, non la biasimava nemmeno tanto, visto e
considerato che aveva
addosso giusto un minuscolo paio di mutandine che nascondevano poco e
niente, e
le sue manine delicate, che non facevano altro che focalizzare ancora
di più lo
sguardo affamato dell’uomo sui seni che Akane tentava di
nascondere.
Chi l’avrebbe
mai detto? Alla fine Ginoza aveva proprio ragione – Kogami
è più lupo che uomo…
Kogami
ridacchiò tra sé, mormorando qualcosa di
incomprensibile. Alzò un sopracciglio troppo perfetto per
qualsiasi uomo – e
ancora meno per uno che aveva passato gli ultimi anni allo sbando
– e scosse la
testa, quasi non riuscisse a credere a quello che stava succedendo.
Kogami
si lasciò cadere sul soffice materasso,
distendendosi al fianco di Akane come fosse stata la cosa
più naturale del
mondo, e si rilassò, mani incrociate dietro al capo e la
sigaretta ancora
accesa tra le labbra.
“Eh?”
Akane era ancora seduta sul letto, girata verso
Kogami. Non aveva ancora mosso un muscolo, e non riusciva ad articolare
una
sola frase di senso coerente. Non
sapeva
se non riusciva a connettere il cervello
per il sonno – o per il mancato
sonno – o se fosse stata la sorpresa che si era trovata in
camera da letto. Era
già abbastanza insolito per lei svegliarsi e trovarsi nel
letto un uomo nudo,
ma il solo pensiero che quell’uomo potesse essere Shinya Kogami… era
praticamente impossibile. Akane ricordava le
promesse che si erano scambiati, ma le aveva sempre considerate vuote,
quasi
fossero state frasi di circostanza,
favole della buonanotte.
Ma,
a quanto pareva, la favola della buona notte era una
storia vera, il Sybil System non esisteva più, erano vivi e
liberi e Kogami era
lì, con lei.
Mezzo
nudo. Nel suo letto.
“Akane,
non pensi che ad una poliziotta dura come te non
si addica proprio questa recita della verginella impaurita?”
Kogami mormorò,
senza togliersi al sigaretta di bocca. “E poi, perdonami, ma
la tua scenetta fa
un po’ a pugni coll’idea che mi faccio di una donna
che, appena vede il suo
uomo tornare dal campo di battaglia dopo anni passati a combattere, gli
salta
addosso e lo trascina in camera da letto.”
Kogami
le fece un mezzo sorrisetto storto, malizioso, e
nei suoi occhi Akane vide riflessi i suoi pensieri, il suo desiderio
pulsante
che non aveva bisogno di esprimere a parole.
“Il
mio uomo? E
da quando, Signor Kogami?”
Akane ridacchiò,
lieve, ma mantenne la stessa identica posizione, lo sguardo incollato
all’ex
Esecutore.
“Ah,
donna, tu mi ferisci! Mi sembra quasi di essere
stato null’altro che l’avventura di una notte- o
peggio, un giocattolo erotico.
Sicura di non aver passato talmente tanto tempo con Shion che il cuore
ti si è
inaridito?” Kogami si girò su un fianco, ed i suoi
occhi incrociarono lo
sguardo di Akane.
Kogami
era sempre stato un uomo un po’ all’antica, con
una ricca cultura. Aveva sempre amato parlare, infarcendo le sue
conversazioni
con la giovane Ispettrice con le più disparate citazioni
letterarie. Eppure, in
questo momento, non aveva bisogno di dire una sola parola per farsi
capire.
Afferrando
la sigaretta tra le lunghe dita affusolate,
Kogami si chinò sul corpo dell’ispettrice, quasi
la volesse schiacciare. Più lo
sentiva vicino, più ad Akane si mozzava il respiro in gola,
e la ragazza chiuse
gli occhi nell’istante in cui sentì la calda pelle
di Kogami sfiorarle la
guancia. La giovane donna chiuse gli occhi, sperando in una carezza,
che lui
facesse scorrere quelle lunghe dita nei corti capelli castani, ma
Kogami si
limitò a posare la sigaretta nel portacenere che Akane
teneva sul suo comodino,
per poi tornare a coricarsi sul “suo” lato del
letto, chiudendo gli occhi
compiaciuto, come se l’unica cosa che gli passasse per la
testa fosse di andare
a dormire.
“Signor Kogami!”
Akane fece il
broncio, e iniziò a colpire Kogami sulla faccia con uno dei
cuscini. Sapeva che
sarebbe servito a poco o nulla – lo stava picchiando con un guanciale di piume, per l’amor
del cielo
– ma voleva solo un po’ di attenzione. E vendicarsi
giusto un po’. Dopotutto,
lui le aveva fatto credere che avrebbero di nuovo sperimentato tutte
quelle
meraviglie peccaminose a cui si erano dedicati con tanto fervore solo
alcune
ore prima.
Kogami
iniziò a ridere – una risata piena,
così colma di
gioia e vita che ad Akane vennero quasi le lacrime agli occhi. Il
bellissimo
uomo che aveva al suo fianco era ricolmo di vita, in un modo che solo
alcuni
anni prima, quando i loro destini si erano incrociati per la prima
volta, lei
non aveva creduto possibile. All’epoca, non erano stati
nient’altro che un’
ispettrice novellina lei, e uno stagionato Esecutore lui. Ma ora che il
Sybil
non esisteva più, i confini entro i quali erano stati
rinchiusi dalla società
erano caduti. Non avevano più bisogno di etichette, potevano
essere qualunque
cosa volessero, persone normali in un mondo normale.
Akane
non smetteva più di fargli il broncio, e quando
aprì la bocca per dire qualcosa – probabilmente
ricordargli la galanteria con
cui si era dedicato interamente a lei la notte precedente –
Kogami la zittì
posando un dito su quelle soffici labbra da baciare. Senza dire una
parola,
prese Akane tra le braccia, stringendola a sé, le loro gambe
intrecciate, il
suo petto contro la schiena di lei, il naso ad assaporare il profumo di
miele e
limone dei capelli di quella donna che per anni aveva infestato come
uno
spettro i suoi pensieri.
“Shinya.
Sono solo due sillabe. Andiamo, Akane, ripeti
con me. Shinya. Senti come ti scorre sulla lingua?” Le fece
un altro dei suoi
sorrisetti sghembi. “Non che ci fossero dubbi, eh. Stanotte
hai urlato il mio
nome talmente tante volte che si capisce che sotto sotto ti piace. Che
dici, la
finisci con le formalità adesso? Pensi di potermi chiamare
per nome? O
perlomeno piantarla di riferirti a me come al Signor
Kogami?”
“Kogami,
sei davvero terribile!” Akane sospirò, tutta
soddisfatta, appoggiando il capo sul petto caldo e muscoloso. Il
battito del
cuore di Kogami la stava cullando nel mondo dei sogni – che
lavoro andasse al
quel paese per una volta – anche se il ritmo non era pacato e
regolare come
Kogami voleva far apparire. Anche per lui, rivederla, stringerla tra le
braccia, era stato… troppo.
“Ah,
donna, ma perché non vuoi darmi questa piccola
soddisfazione, quando so che tra non molto incorrerò in una
morte
preannunciata?” Kogami
scherzò, senza
mai smettere di affogare il naso in quei capelli profumati.
Eh sì, Ginoza
aveva ragione su tutta la linea. Una volta tolto il collare ed il
guinzaglio e
lasciato allo stato brado, Kogami sa davvero come spassarsela. E ha
pure un
lato spiritoso… Non
che Akane avesse capito quale fosse
la battuta. Il tono era scherzoso, ma forse c’era qualcosa
che Akane non sapeva
ancora, che le impediva di capire le scherzo. Così, si
girò nelle braccia di
Kogami, rimanendo accoccolata contro di lui, ma occhi negli occhi.
“Sì,
beh, avrò pure promesso a te che un giorno ci
saremmo rincontrati come persone normali, ma Gino mi aveva fatto
giurare che
non avrei più fatto vedere la mia faccia da queste parti per
non darti altri
problemi. Oddio, in mia discolpa, non gli ho dato retta
perché secondo me l’ha
solo detto perché era geloso.
Pensala
come vuoi, ma io dico che il caro fratellino aveva un debole per
te!”
Kogami sospirò in
mood grave – ma era chiaro che per lui era poco
più che una battuta, che non
stava davvero dando tutta questa importanza allo “scambio di
opinioni” che lui
ed il suo migliore amico avevano avuto anni or sono.
“Se
però potessimo tenerci questa cosa per noi ancora per
un po’? Perché per quanto mi dispiaccia
ammetterlo, i pugni di Gino fanno male,
più allo spirito che al
corpo, sia chiaro, però, sai
com’è… se potessi evitare di dirgli
che, appena un
certo uccellino biondo mi ha detto che ero stato scagionato, ti sono
entrato in
casa di nascosto per sedurti, te ne sarei davvero molto, molto grato,
Akane
cara…” Lo sguardo che Kogami le lanciò
era chiaro, come pure lo era il soffice
tocco delle dita che danzavano sulla pelle nuda di Akane, facendola
arrossire.
Qui
pro quo- lei avrebbe tenuto il “loro” segreto, e
lui
l’avrebbe fatta felice.
Appena
Kogami smise di parlare, Akane fece qualcosa che
non faceva da molto tempo – rise, così tanto,
così forte, che le vennero le
lacrime agli occhi, e le facevano male i muscoli. Era libera, si rese
conto –
libera dal guinzaglio del Sybil System, non più schiava e
prigioniera. Poteva
finalmente essere solo Akane T
sunemori,
una donna che si godeva la vita senza rimpianti e senza la costante
paura che i
suoi cari pagassero lo scotto che lei sapeva troppo.
(E
comunque, Kogami aveva torto marcio. Certo, lui aveva
forzato la serratura dell’appartamento di Akane, ma era stata
lei a saltargli
addosso appena lo aveva visto
bere un bicchiere d’acqua in cucina. Lo aveva praticamente
trascinato a letto, fregandosene
dei cocci sul pavimento.)
Prendendo
Kogami di sorpresa, Akane si mosse, svelta, e lasciò
una serie di piccoli baci sul collo e sulla spalla di Kogami, godendosi
il
calore che lui emanava e il profumo di legno sandalo. L’uomo-
il suo uomo –
sospirò ad occhi chiusi,
godendosi il momento, lasciandosi andare. Era rilassato come non era da
molto
tempo, come, forse, non era stato mai prima di allora.
Kogami
aveva passato quasi tutta la sua vita sotto al
gioco del Sybil System, non aveva forse mai saputo cosa significasse la
normalità,
come potesse essere il mondo oltre i confini del Giappone, ma almeno
ora era
felice: se proprio doveva imparare cosa significasse essere ordinario,
allora
era al fianco di Akane che voleva farlo.
Però,
forse, non sarebbero mai stati del tutto normali –
erano stati plasmati troppo in profondità dal passato, dalle
lotte, dalle sconfitte
e dalle vittorie. Sotto sotto, anche se ormai quelle etichette che
erano state
loro applicate non esistevano più, sarebbero sempre stati,
almeno un po’, l’Ispettore
Akane Tsunemori e l’Esecutore Shinya Kogami.
E
comunque, non gli sarebbe dispiaciuto essere il cane da
guardia di Akane. Per nulla al
mondo.
Per tutto il tempo che lei avesse voluto – fino al giorno in
cui Kogami avesse
esalato il suo ultimo respiro, se fosse stato necessario.
(Soprattutto
le la cosa avesse implicato condividere il
letto con un’Akane molto nuda e altrettanto partecipe fino
alla fine dei suoi
giorni.)