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Autore: Moonshade    10/05/2018    0 recensioni
«Ogni singolo bacio che ci scambiammo, ogni singola carezza… li conservo gelosamente, come se fossero l’ultimo tesoro offertomi dalla mia brevissima esistenza. Alla fine tu mi stringesti forte e sussurrasti poche parole, quelle che volevo sentire da tempo e che mai avrei immaginato di udire pronunciate da te.»
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Berthold Huber, Reiner Braun
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Le urla della sua gente si alzarono al unisono, formando un suono agghiacciante, dalle tonalità talmente tanto crude e gravi da poter far rabbrividire il più insensibile degli esseri umani. I rumori dei loro passi affrettati rimbombarono nella sua testa e l’aria rarefatta attorno a lui era intrisa dello stesso odore stantio della morte che stava lentamente incombendo sulla città. L’avvolgeva con il suo angosciante manto buio, stringendo a sé uomini, donne e perfino bambini innocenti, che con quella stupida guerra, iniziata per un ignobile capriccio, non avevano nulla a che fare. Tutto era dedito a formare una melodia lontana e tetra che portava alla mente dei ricordi confusi e ovattati, rimembranze che credeva di aver cancellato o smarrito per sempre all’interno della sua già fragile coscienza.

Ma cosa volevano rappresentare, quelle memorie? E perché si erano palesate soltanto allora?

In lui si scatenarono un milione di domande alle quali non sarebbe mai arrivato a dare una risposta esaustiva. I suoi pensieri, proprio come il suo corpo, cominciarono a cristallizzarsi, bloccati da quella patina di roccia che gli rendeva impossibile qualsiasi movimento e alla quale si sarebbe dovuto ribellare, ma lui non voleva.

In fondo, pensò che se avesse continuato in quel modo… se solo avesse resistito un altro po’ senza provare alcun desiderio di sopravvivenza, sarebbe riuscito a raggiungere il suo scopo abbandonando finalmente la forma terrena e sopperendo alla fredda stretta della Morte alla quale, ormai, non guardava più con timore come cinque anni prima, ma come se fosse stata una gentile consolazione, dal volto di una vecchia conoscenza.

Sebbene avesse gli occhi serrati riusciva a percepirla e quasi poteva vederla; era lì di fronte a lui, stringendo in mano una falce di uno strano metallo nero. Brillava sotto alla fioca luce della stanza, lanciando qualche breve scintillio che ne percorreva tutta la lama, per poi spegnersi sulla punta. Il suo manico era lavorato in maniera arzigogolata e sembrava avere uno strano aspetto poroso, quasi come se fosse stato scolpito nella pietra lavica. Gli occhi rossi e incandescenti della figura, lo scrutavano dall’alto di un volto dai lineamenti spigolosi, studiandolo in un tacito silenzio, quasi a volerlo giudicare.

Non poteva effettivamente farlo, ma sentì quasi come se i suoi muscoli si fossero rilassati improvvisamente, concedendogli di assumere un sommesso sorriso rivolto a quell’essere che, sotto al suo manto nero, si divertiva a torturarlo psicologicamente, mostrandogli come ultima immagine la persona che non avrebbe mai voluto scorgere al suo capezzale; Bertholdt Hoover lo stava fissando dall’angolo più buio di quella cantina e, sebbene il suo viso preservasse dei lineamenti molto docili e quasi femminei, l’aria truce dei suoi occhi sembrava accusarlo della sua prematura dipartita.

La bocca del uomo si mosse per formare il nome del suo compagno, ma da essa non ne uscì il ben che minimo suono. La Morte sorrise cattiva, sollevando appena il mento e mostrando meglio i lineamenti del ragazzo.

«Finalmente ci rincontriamo, Reiner Braun.» Scandì il suo nome con odio, facendo gelare il sangue nelle vene della sua vittima. «Quanto tempo sarà passato, quattro… cinque anni?»

Reiner socchiuse nuovamente le labbra, quasi a voler proferire parola, ma la Morte fu più svelta e interruppe il suo tentativo, continuando a parlare in tono velenoso e aspro.

«Sono io, l’amico di una intera vita. Colui con la quale hai condiviso gioie, dolori… sentimenti.»

Bertholdt si avvicinò un po’ a lui, scavalcando le scintillanti pietre che sbucavano dal terreno e tenevano attanagliato il corpo di Reiner. La veste nera strisciava su di esse, muovendosi in maniera ondulatoria, sagomandosi a seconda di ciò che incontrava durante il suo cammino. I passi scandivano il tempo, ticchettando sul pavimento come le lancette di un orologio, mentre il manico ne scavava la superficie, provocando un rumore metallico e raggelante, talmente forte da far vibrare la superficie diamantata.

«Ricordi il periodo passato all’interno delle mura? Ero spaventato, terrorizzato all’idea di dover rimanere lì, in compagnia di quei mostri. Avevo paura che potessero scoprirci e che non sarei mai tornato indietro, che non avrei mai più avuto la possibilità di rivedere la mia città natia e di salutare i miei cari.»

Quasi come se fosse stato un brutto sogno, la vista di Reiner venne offuscata immediatamente da immagini velate di un passato fin troppo familiare; in un attimo, tutte le sensazioni descritte da quella figura lo assalirono. Vide i suoi vecchi commilitoni intorno a lui e un fremito di terrore lo pervase, facendolo tremare impercettibilmente.

«Ricordi quando ti avvicinasti a me, ti chinasti e mi guardasti dritto negli occhi promettendo di proteggermi, qualunque cosa fosse successa?» chiese, inginocchiandosi di fronte a lui, una volta che gli fu abbastanza vicino da fargli percepire il suo gelido respiro sul collo. Sussurrando, continuò il suo discorso, mentre con l’indice andava a ripercorrere il volto dell’altro, segnandone ogni singolo lineamento, anche quelli dei segni della trasformazione.

«Avevi detto che nessuno mi avrebbe mai sfiorato con un solo dito. Che eri pronto a morire per me, che ne saremmo usciti vivi entrambi e che saremmo tornati presto a casa. Mi desti un bacio sulla guancia sussurrandomi che sarebbe andato tutto per il meglio finché saremmo rimasti insieme.»

Si soffermò per qualche attimo al centro di quelle labbra statuarie, scolpite sul suo volto. La Morte sorrise dolcemente, dimenticando per qualche attimo il suo odio. Reiner stette a fissarla, impossibilitato nel parlare. Rimase ammaliato e scosso dal fatto che il volto di Bertholdt, nonostante fosse passato tutto quel tempo, fosse rimasto tale e quale.

Ma lui non era Bert e Reiner sembrò soffermarsi qualche attimo a rifletterci, quasi come se credesse effettivamente di trovarsi di fronte alla sua presenza. Non poteva che essere un fantasma del suo passato richiamato dalla sua coscienza per portare alla luce, nei suoi ultimi attimi di vita, tutti i rimorsi e i rimpianti che continuava a sgridarsi giorno dopo giorno. Sollevò di nuovo lo sguardo su di lui e giurò di vederlo arrossire per qualche secondo.

«Nella mia mente è stampato ogni singolo attimo di quella ultima notte che passammo insieme. Tu ed io, nascosti all’interno di quelle mura costituite da giganti. Dopo un’ultima cena e dopo che Zeke ci lasciò soli, facemmo l’amore per l’intera nottata, stando attenti a non ansimare troppo forte per non farci sentire dai nemici che incombevano. Tu mi stringevi i polsi per tenermi fermo, mentre i nostri corpi ondeggiavano a ritmo di una danza che solo noi conoscevamo. I respiri si fondevano tra di loro, come se fossero appartenuti ad una sola entità.»

Gli occhi purpurei, si agganciarono a quelli ambrati di Reiner, infondendo nella memoria di quest’ultimo le immagini e le sensazioni che entrambi provarono quella notte.

«Ogni singolo bacio che ci scambiammo, ogni singola carezza… li conservo gelosamente, come se fossero l’ultimo tesoro offertomi dalla mia brevissima esistenza. Alla fine tu mi stringesti forte e sussurrasti poche parole, quelle che volevo sentire da tempo e che mai avrei immaginato di udire pronunciate da te.» Strinse la mano al petto, sgualcendo appena la stoffa nera, quasi come a volersi rassicurare.

«Ma non ero a conoscenza del fatto che quelle sensazioni e quegli attimi, fossero gli ultimi stralci della mia vita. Se solo avessi saputo tutto ciò, mi sarei concesso di godermeli di più.»

La Morte abbassò lo sguardo e Reiner potè avvertire una lieve e dolorosa inflessione nel suo tono vocale che provocò una piccola crepa nel suo cuore.

«Quando morii, chiamai più e più volte il tuo nome. Sperai fino alla fine di essere salvato da te. Sprecai le mie ultime parole per richiamare il tuo aiuto e piansi amaramente perché in quegli ultimi istanti, mi accorsi che stavo per morire. E tu non hai la minima idea di quanto possa fare male questa consapevolezza.»

Candide lacrime cominciarono a percorrere il volto del ragazzo, mentre l’uomo non poté far altro che rimanere impassibile. Sentiva il petto dolergli fortemente, la gola spingeva per esprimere tutta la sua sofferenza con un pianto che sarebbe, tuttavia, rimasto inespresso.

«Venni mangiato da un ragazzino che si tramutò in un gigante. Venni distrutto da uno di quei demoni dalla quale tu promettesti di proteggermi a costo della tua vita, solo per rubare il mio potere e far rivivere quel mostro. Non fraintendermi, non sono risentito perché sono morto. So bene che tutti prima o poi dovremmo svanire da questa terra, ma lo sono perché avevo sperato che sarebbe successo lontano da quel inferno, magari con te che mi stringevi tra le braccia. Nel mio immaginario, saresti rimasto al mio capezzale, fino alla fine, accompagnandomi verso il sonno eterno, ma forse non sarebbe mai successo. Forse sarei comunque morto per colpa di un bambino che, mangiandomi, avrebbe ereditato i miei poteri.»

Si strinse nelle spalle, mentre la mano andava a prendere quella gelida e pietrificata di Reiner. Le lacrime continuavano a scendere copiose, mentre i singhiozzi rompevano sempre più spesso il suo discorso, facendolo risultare talvolta delirante.

«La vita è proprio ingiusta. Me l’hanno strappata via troppo presto e non sono riuscito a tornare a casa con te. Sono morto da solo, nella completa disperazione, desiderando con tutto me stesso che l’unico uomo della mia vita potesse venire a strapparmi via dalle grinfie di quel orribile essere. Il tuo mondo è crollato in un secondo, con un semplice avvenimento e sei caduto in una depressione così profonda da provocarti questo forte desiderio di morte. Vuoi così tanto raggiungermi, da rifiutare addirittura il processo di rigenerazione e da non reagire a questo lungo processo che presto ti bloccherà per sempre portandoti a lasciare questo mondo da solo, proprio come è toccato a me.»

La Morte sollevò lo sguardo e, con un gesto repentino, si avvicinò di più a lui, passando una mano sul suo viso. Avvicinò le labbra tanto da sfiorare quelle di pietra di Reiner, mentre un brivido scosse la schiena di quest’ultimo. Sembrò esitare, chiedendosi se cedere o meno a quel pensiero peccaminoso che gli avrebbe concesso di rapire l’anima del suo amato per sempre.

Ma qualcosa interruppe quel attimo di eterna intimità che si era andato ad instaurare tra loro. Un urlo acuto e stridulo di una ragazzina stava richiamando il nome del biondo.

Reiner venne invaso da pensieri contrastanti, riconoscendo nel tono di voce quello di sua cugina Gabi. Voleva così tanto morire da pensare di abbandonare per sempre al proprio destino tutti i suoi concittadini, compresi i suoi parenti. Desiderava davvero fortemente riabbracciare Bertholdt da non volerne più sapere nulla, e la Morte sembrò percepirlo.

Quest’ultima, sorrise sadicamente, dipingendo un ghigno sulle sue labbra e, passando la mano sotto al mento di Reiner, disse: «Ma loro hanno ancora bisogno di te.»

L’uomo voleva scuotere la testa, in segno di negazione, ma non poté farlo, sempre per colpa della sua momentanea immobilità. Tuttavia, si sentì pervaso improvvisamente da una nuova sensazione, un calore strano che lo spingeva a rialzarsi e a reagire, malgrado le sue effettive intenzioni.

«Ancora non hai compiuto il tuo dovere, non hai portato a termine ciò che ti sei prefissato di fare. Non puoi lasciare questo mondo facendo morire tutti quegli innocenti e soprattutto non potrai finché non sarai riuscito a rivendicare la mia memoria, uccidendo tutti quei demoni.»

Il diamante prese a scintillare, cominciando a creparsi in alcuni punti. Reiner recuperò le forze per poter cominciare a lamentarsi sommessamente; non voleva tornare in vita, non voleva reagire, desiderava solo ricongiungersi al suo amato e concludere quella sua sofferenza che pareva infinita.

Perché non mi lasciate morire in pace? Perché?! Pensò tra sé e sé mentre il suo corpo si sbloccava sempre di più.

«So a cosa stai pensando, ma non è ancora arrivata la tua ora.» Disse la Morte ridendo sadica.

«Non manca molto per raggiungere il tuo scopo, ben presto potremo stare insieme per l’eternità. La tua fine inizierà con un mio bacio, ma non è questo il momento.»

Il corpo di Reiner prese a trasformarsi, il Titano Corazzato cominciò a crescere mentre la figura tetra di Bertholdt svanì in una nube nera, lasciandolo nuovamente solo, abbandonato al suo destino. Tuttavia, sebbene fosse scomparso, la sua voce rimbombò un’ultima volta nella sua testa, assumendo un tono glaciale.

«Vendicami, mio amato e ben presto ci ricongiungeremo.»





N.d.A.: salve a tutti, misera quantità di lettori raccattata da chissà quale meandro del web!
Devo ammettere che è davvero da moltossimo tempo che non scrivo qualcosa di carino e non pubblico qui su EFP. Ormai questo sito lo sfrutto più come una specie di archivio di tutte le schifezzuole che scrivo, sperando che prima o poi qualcuno le noti.
Di recente, mi sono interessata di nuovo a questo fandom e ho finito di leggere tutti i capitoli mancanti della saga (Rimanendo fortemente delusa da milioni di fattori, a partire dalla morte di Bertholdt) ed è proprio per questo che ho deciso di scrivere una piccola ff collocabile nel momento in cui Reiner si cristallizza per proteggere il proprio corpo e quello del bambino che sta in sua compagnia, proprio quando Eren decide di tramutarsi e spazzare via tutto ciò che incontra, per mera vendetta (la legione esplorativa mi è scaduta davvero molto... eccezion fatta per Sasha che, GUARDA TU IL CASO, muore nel ultimo capitolo. Non si è capito che ormai AoT è destinato a diventare il prossimo Game of Thrones giapponese...).
Spero davvero che possa piacervi e che non vi deluda... spero comunque di poter scrivere qualcos'altro durante questi giorni. Devo ammettere che sento davvero il bisogno di ricominciare a scrivere.

Grazie ai pochi che si fermeranno a leggere fino alla fine e ricordatevi di farmi sapere cosa ne pensate!

Moonshade

 

  
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