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Autore: PathosforaBeast    23/05/2018    4 recensioni
“La redenzione, Mycroft”. Fai finta di non vedere le rughe sul suo viso incresparsi nell’ ombra di un sorriso. “Non hai idea di quante cose orrende abbia dovuto ordinare e.. fare con le mie stesse mani durante tutti questi anni ma, credimi, tutto ciò che sto cercando di fare è assicurarmi che il vostro benessere, presente e futuro, sia salvaguardato in qualsiasi caso”.
[Questa storia partecipa alla challenge del gruppo: "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart".]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rudy.
 
 

 
Il primo giorno in ufficio non te lo immaginavi così.
Hai oltrepassato il corridoio, qualche sorriso incerto da parte delle segretarie ed all’improvviso qualcuno ti ha dato una pacca sulla spalla. Ti sei aggiustato i polsini trovando improvvisamente interessanti i ricami in blu di Prussia della tua giacca e lentamente ti sei voltato.
Barba incolta, occhiaie, tremolio nelle mani. Un collega alcolista. Interessante.
“Questo posto può sembrarti enorme e spaventoso ma la verità è che ci sono solo tante persone che non aspettano altro che conoscerti. Ah, e fatti dare un consiglio, forse il primo di una lunga carriera: non farti risucchiare da questo lavoro perché, credimi, ci vuole davvero poco per ritrovartene immischiato fino ai capelli.” Finge interesse nei tuoi confronti ma sai che non vuole far altro che intimidire un novellino davanti alla sua esperienza lunga decenni.
Hai sorriso. Ti riesce piuttosto semplice soddisfare le aspettative altrui e far credere di essere sulla loro stessa lunghezza d’onda ma ti basta andare dinanzi alla porta dell’ufficio – il tuo ufficio- per fermarti qualche secondo e tenderti completamente.
“Sappiamo che non è semplice per te” dice continuando a tenere la mano sulla tua spalla e ti verrebbe da ridere perché sai - l’ha chiarito- che questo non è un faccia a faccia ma un te contro il mondo “però devi sapere che Rudy ha sempre cercato di dare del suo meglio, in qualsiasi situazione. Sarai all’altezza, non preoccuparti di nulla”.
Altro sorriso forzato, un grazie sussurrato a denti stretti e ti sei lasciato la porta alle spalle. Non puoi mostrare emozioni. Nessuna debolezza. Solo pace e risolutezza.
 

Ti ritrovi a sfiorare tutto. Le quattro mura grigie di quest’ufficio che ti hanno accolto come ospite per tanti anni, la poltrona di pelle italiana che tuo zio amava a tal punto da farsene riprodurre una copia in casa sua e una tazza di the bollente che già ti aspetta.
Ti siedi e fai finta di non stare maledettamente scomodo su un’altezza regolata in modo completamente sbagliato.
Non la tua.
Accendi il computer e inizi ad aprire i diversi file.
Le tue mani sono illuminate per metà dalla luce che è filtrata a blocchi sul tuo corpo. Luce e buio, verità ed ombra. Una grande scacchiera dove bianchi e neri alternano la loro lotta e silenziosamente aspettano che qualcuno, con uno scatto imprevisto e voce ferma, possa dire “scacco matto”. Una battaglia vinta solo dal più acuto che sa di essere tre passi avanti rispetto al mondo ma finge di esserne sempre sette indietro.
Peccato che Rudy odiasse gli scacchi. La sua attenzione era solo per il lavoro e la sua famiglia.
 

Li ricordi ancora quei lunghi pomeriggi quando entrava in casa indossando giacca e cravatta in piena estate e  ti chiedevi con una nota di stupore negli occhi come riuscisse a sopportare quelle temperature torride. Poi arrivava tuo padre che scuoteva la testa e lo costringeva a farlo uscire portandolo chissà dove imbracciando una canna da pesca.
Tornavano sempre al calar del sole, uno con la cravatta e l’altro con la tuta completamente sfatte ma i loro sorridi erano così genuini e veri che illuminavano tutto appena oltrepassavano la porta d’ingresso.
Erano belli gli anni di Musgrave e avevi giurato a te stesso di non dimenticare mai nessuno di quei sorrisi.
Tutti preziosi e delicati. Come la felicità.
Forse proprio perché non ce ne sono stati più in seguito, li custodisci così gelosamente.
Strano come qualche anno possa avervi cambiato così drasticamente. I ritratti di famiglia ben presto sparirono dalle mura di casa vostra, lasciando odiose chiazze chiare  su mura completamente scure.
Niente più foto, niente più ricordi da mostrare e starsene con la bocca chiusa e stringere Sherlock nelle ore più buie della notte era diventato di una quotidianità così distorta eppure normale che non ti ci è voluto molto per capire che casa tua si era trasformata in una voragine che risucchiava tutto.
E tu non ne saresti uscito vivo.
 

Quella mattina nel cortile della scuola, ti erano bastate un paio di braccia che ti stringessero, un cielo troppo scuro per essere vero e tu paralizzato da quella nuova consapevolezza, pazza e salvifica. Zio Rudy ti avrebbe sicuramente aiutato.
 

L’ha fatto. Non ti ha lasciato da solo neanche un singolo istante e ti ha dato tutto quello che tu gli potessi chiedere o semplicemente desiderare.
Ma i peccati sono come il miele che dolce e denso scende giù per la gola fino a soffocarti.
 Il prezzo per la tua codardia andava saldato quanto prima e lui si è trasformato nel tuo Mefistofele barattando la pace della tua adolescenza per la distruzione del resto della tua vita.
Non molto tempo dopo ti sei ritrovato in una stanza asettica a stringere i braccioli della sedia, l’espressione distrutta di tuo zio alla tua destra e lei.
Eurus.
Pensavi di  incontrarla, poterla guardare negli occhi e saltarle addosso per la felicità. Avreste risolto tutto, vi sareste lasciati il passato alle spalle perché un futuro molto più radioso aspettava solo voi per essere vissuto.
Ancora non sapevi che la morte ti fa ricordare solo ciò che c’era di bello nelle persone. Nient’altro che un meccanismo di autodifesa per affrontare gli orrori che hai dovuto subire. La morte, come la varecchina, può cancellare via tutte le macchie e ciò che ti resta non è altro che lo strascico di un ricordo felice.
L’hai realizzato solo quando, ferma sulla sedia e con i polsi legati così stretti che solo guardandola sentivi dolore, mentre dimenava i capelli lunghissimi sul camice bianco, si è fermata all’improvviso. Un momento, un singolo istante di pura lucidità.
Poi con occhi spiritati si è voltata verso di te ed ha iniziato ad urlarti contro.
Sei uscito meccanicamente dopo qualche minuto o qualche ora, non riesci ancora a ricordarlo e ti sei poggiato alla prima parete che hai trovato. Hai vomitato l’anima. Sentivi solo il forte, doloroso peso della mano di zio Rudy al centro della tua schiena.
“Andrà meglio”.
 

Solo dopo un anno te l’ha confidato.
“Mycroft, lo so che ormai l’hai già ampiamente notato, ma ti sei mai chiesto perché il soffitto dell’ufficio e della stanza” come si premurava continuamente di rimarcare “di Eurus sono uguali?”
L’hai guardato mentre si versava del the e rigirava la tazzina tra le mani. Hai finto di non ascoltarlo, voltando il viso verso la finestra mentre incrociavi le gambe.
 “La redenzione, Mycroft”. Fai finta di non vedere le rughe sul suo viso incresparsi nell’ombra di un sorriso. “Non hai idea di quante cose orrende abbia dovuto ordinare e.. fare con le mie stesse mani durante tutti questi anni ma, credimi, tutto ciò che sto cercando di fare è assicurarmi che il vostro benessere, presente e futuro, sia salvaguardato in qualsiasi caso”.
Allora tutto si fa troppo, ti alzi e sei alla porta quando con un filo di voce lo senti aggiungere “ E perché vi amo come se foste figli miei”.
 

 
 
Ora siedi alla sua poltrona, con un funerale di troppo sul cuore e in un campo di battaglia del tutto nuovo. Dovrai imparare ogni singola regola, ogni clausola, affilare le unghie e farti rispettare.
Apri il terzo cassetto alla tua destra e un biglietto di azzurro fiordaliso attira la tua attenzione. Una parte del tuo cervello ti dice che stai impazzendo perché è lo stesso colore della cravatta che indossi oggi.
Lo prendi e cerchi di aprirlo con estrema cura perché è così maltrattato che rischieresti di romperlo al minimo movimento. Ma questa non è una cosa poco importante: zio Rudy non era una persona così disordinata e se hai imparato qualcosa da lui è che nulla a questo mondo avviene per caso.
Soprattutto se scritto su un biglietto del tuo colore preferito. È un messaggio diretto a te.
La sua grafia, come sempre elegante, ti lascia un ultimo consiglio:
“Nolite te bastardes carborundorum”
Non consentire che i bastardi ti annientino.
E ridi, prima di finire il tuo the ormai freddo e chiudere tutte le pratiche ormai terminate.
“Lo farò”.
E sistemi la sedia regolandola alla tua altezza.

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prompt 4/26 

prigionia: La condizione di chi si sente dominato da qualcuno o da qualche cosa a cui non riesce a sottrarsi.
   
 
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