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Autore: hikaru83    23/05/2018    6 recensioni
Questa raccolta era nata per una challenge che poi è stata chiusa in anticipo, ho quindi deciso di mantenere le storie e lasciarla come un luogo dove raccogliere one-shot più o meno brevi nate da una parola che mi ha ispirato o mi è stata suggerita.
Le storie saranno probabilmente slegate tra loro, e quando ci saranno ship saranno o Johnlock o Mystrade, non ho mai scritto su altre coppie e non credo proprio inizierò ora, se dovesse succedere state sicure che queste due non verranno separate! Ovviamente non ho idea del genere dell'intera raccolta perchè scrivo grazie all'ispirazione che i prompt dati mi danno, diciamo che in genere io sono da finali felici.
Spero che questo esperimento vi piacerà.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sono qui sempre per una challenge del gruppo Aspettando Sherlock 5 link: https://www.facebook.com/groups/366635016782488/
 26 prompts challenge - Sherlock Edition : prompt 1/26 giuro che prima o poi pubblicherò qualcosa non di una challenge... giurin giurello... ma non è questo il caso LOL

Il primo prompt della challenge è: #sbornia

ṣbòr·nia/
fam.
sostantivo femminile
1.Grossa ubriacatura, sbronza: si è preso una bella s.
fig. Smaltire la sbornia, lasciare che passi
2. Lieve e momentanea infatuazione amorosa.

Io ho scelto di interpretare la prima definizione...poi i personaggi hanno fatto quello che volevano come sempre, ma ok.

Come sempre grazie alla mia stupenda beta Slanif!

Buona lettura.

 
Il re delle fate
 
 
La testa gira, le piccole luci tremano davanti ai miei occhi. Sono sbronzo, è evidente. Non dovevo bere così tanto, ma al diavolo;  non è che uno si diplomi tutti i giorni.

Faccio un bel respiro e l’aria calda di questa ormai estate è comunque più fresca di quella rarefatta del locale in cui stavo festeggiando con il resto della mia classe.

Ho lasciato il pub da una decina di minuti e sono talmente sbronzo che mi sono accorto solo ora di aver imboccato la direzione sbagliata per raggiungere casa.

Complimenti a me, davvero.

Per fortuna la recinzione del parco al di là della strada mi fa venire un’idea. Decido di imboccare quella direzione, almeno recupererò il tempo perso e, soprattutto, eviterò di farmi investire. Per come barcollo potrei cadere da un momento all’altro inciampando nella mia ombra e finire giusto davanti alle ruote di una delle macchine che sfrecciano sulla strada.

Attraverso, mentre ringrazio non so quale divinità per non essere stato investito, ed entro nel parco.

Sì, è vero, in teoria il parco a quest’ora è chiuso... Ma questo non è certo un problema per me. Conosco un sacco di punti deboli della recinzione, come quello da cui sono entrato ora spostando uno dei tubi di metallo che non è ancorato a terra come gli altri.

Mi allontano velocemente dalla recinzione – non vorrei che qualche guardia passasse finendo per mettermi nei guai.

Quando però i suoni e le luci della strada spariscono, rallento il passo, infilo le mani in tasca e mi rilasso. Qui mi sento al sicuro. Dovrei essere un po’ spaventato visto che come ho fatto io, altre persone conoscono il modo di entrare, e molto probabilmente non sono tutte persone raccomandabili, però sono rilassato; sarà l’incoscienza della gioventù.

Mi blocco sul posto quando mi accorgo di star cominciando a parlare come mio padre. Una risata spontanea nasce dalle mie labbra. Non riesco a trattenermi, è una cosa stupida ma, forse anche grazie all’alcool che mi circola in corpo, la trovo dannatamente divertente.

Cammino tranquillo, i lampioni con la loro luce giallognola illuminano i vialetti che durante il giorno sono pieni di persone chiassose e che ora sono invece vuoti e silenziosi.

La testa è ancora leggera e mi gira un po’, ma nel complesso il camminare all’aria aperta sembra mi stia aiutando a superare la sbronza. Forse una volta arrivato a casa i miei genitori , se svegli, non si accorgeranno di quanto realmente io abbia bevuto questa sera.

Imbocco un vialetto che mi conduce vicino allo stagno con relativo ponticello. Qui le coppiette stanziano costantemente. Ci sono parecchi posticini molto romantici e molto nascosti dove poter passare magnifici momenti senza essere notati. Quanto adoro questo parco!

Costeggio lo stagno fino ad arrivare al ponte. Superato questo, in meno di cinque minuti sarò arrivato praticamente di fronte a casa. Sollevo lo sguardo e osservo il cielo nero e le stelle, almeno quelle che le luci elettriche permettono di vedere.

Riporto lo sguardo davanti a me e il cuore all’improvviso fa un balzo nel petto. Proprio a metà del ponte, dove sono sicuro che fino a pochi istanti fa non c’era nessuno, c’è un ragazzo. Deve avere circa la mia età, è alto, molto magro, con la pelle chiarissima e i capelli mossi e neri. Mi sta osservando senza muovere un muscolo. Deglutisco e mi do dello stupido. Sapevo che potevo incontrare qualcuno, e non mi sembra un tipo pericoloso. È più alto di me, certo, ma se serve sono sicuro che con una spallata riuscirei a sbatterlo per terra e a correre via come una scheggia.

Mi riscuoto e obbligo il mio corpo a muoversi. Mentre mi avvicino noto quanto questo ragazzo sconosciuto sia affascinante. Non devo neanche avvicinarmi troppo per vedere che ha degli occhi di un colore indescrivibile, la pelle lattea e delle labbra piene.

«Ciao!» gli dico. Non lo conosco ma per quanto ne so è buona educazione salutare le persone.

Lui mi osserva stupito e mi fa un cenno con il capo.

«Sei davvero di molte parole...» non posso fare a meno di dire. Ma che mi succede? Perché non ho semplicemente superato questo tizio dopo averlo salutato per educazione?

Lui mi osserva come se mi stesse studiando.

«Fammi un piacere: dimmi qualcosa o crederò di star parlando con il principe delle fate.»

«Era il Re delle fate.» Una voce molto più profonda di quella che mi aspettavo mi fa sussultare.

«Come, scusa?» chiedo, ancora sorpreso che non sia una visione questo ragazzo tanto bello.

«Stavi citando sogno di una notte di mezza estate. Non esiste il principe delle fate, ma il Re.»

«Oberon. Sì lo so, ma... Lascia stare. L’importante e che non sei una visione.»

«Davvero credi in cose del genere?» Mi osserva e non posso non notare il sorrisino di scherno che è nato sulle sue labbra. Dovrei sentirmi offeso, ma stranamente non riesco a prendermela con lui.

«Dopo i litri d’alcool che ho ingurgitato, crederei anche in un Governo Ombra che ci controlla  giorno e notte,» ridacchio.

«Quello esiste,» mi dice serio.

«Cos...?» Mi sta prendendo in giro?

«Il Governo Ombra esiste.» ripete.

«Ah, sì?» Mi sento uno scemo e forse lo sono davvero.

«Certo! Mio fratello ne fa parte.»

Scoppio a ridere. Questo strano ragazzo è davvero esilarante.

«Non capisco cosa ci sia da ridere, è la verità, e se ci pensi non è molto rassicurante come cosa.»

«Beh, dipende.» Questa conversazione è quasi più assurda della situazione.

«Da cosa?» Sembra davvero interessato.

«Fra due settimane entro nell’esercito. L’idea che qualcuno da casa mi possa controllare sempre anche quando sono nei guai non è poi così male. Insomma, saprei di essere protetto,» rivelo sorprendendo me stesso. A malapena ho detto questa mia idea a mia sorella! I miei genitori ancora non lo sanno e non credo la prenderanno benissimo, ma è davvero l’unica prospettiva che mi si riserva se non voglio finire a fare il fattorino da qualche parte per chissà quanto tempo.

«Perché entri nell’esercito?» chiede. Sembra interessato sul serio.

«Voglio fare il medico, ma l’università non posso permettermela, così paga l’esercito e se non ci lascio le penne alla fine ci avrò guadagnato.» Cerco di scherzare, ma in realtà la cosa non è che mi attiri molto.

«Sei coraggioso,» Mi dice. Sembra dannatamente serio.

«Naaaaa! Me la sto facendo sotto. Ma bisogna provarle tutte per realizzare i propri sogni.»

Mi osserva interessato, abbozzo un mezzo sorriso, è davvero carino.

Una lucetta luminosa danza tra noi.

«Ohhh, guarda!» gli dico «Siamo circondati da lucciole!» Intorno a noi volano decine di questi insetti luminosi. «Che spettacolo!» sorrido, davanti al paesaggio che sembra magico.

«Le lucciole sono insetti piuttosto brutti in realtà, se poi analizzassimo il perché...» attacca lui, ma io appoggio la mia mano sulla sua bocca impedendogli di parlare con un gesto impulsivo.  Non voglio che rovini questo momento, anche se non so il perché.

«Scusa, non dovevo farlo, ma goditi lo spettacolo e non analizzare tutto. Ho la sensazione che tu rimugini troppo.» Sposto lentamente le mie dita da quelle labbra morbide.

«E io ho la sensazione che tu non pensi molto alle tue azioni,» mi risponde, ma non sembra avercela con me.

«Colpevole!» dico serio, per poi scoppiare a ridere. Dev’essere l’alcool, per forza, non ci sono altre spiegazioni.

Questa volta mi risponde con un sorriso. E lo trovo ancora più bello.

«Devo andare, ora, o i miei mi tirano il collo quando arrivo a casa.» Mi accorgo solo in quel momento che si sta facendo davvero tardi.

«Credo di dover andare anche io,» Mi risponde.

«Bene, è stato un piacere...»

«Sherlock. È stato un piacere anche per me...»

«John.» Gli rivolgo un sorriso e mi volto verso la fine del ponte. Poi mi blocco e gli dico: «Watson, nel caso in cui tuo fratello voglia tenermi d’occhio.»

«Lo potrei fare direttamente io.» mi dice, e non so perché la cosa mi fa star bene.

«Meglio ancora! Controllato direttamente dal Re delle fate. Chi può dire di avere protezioni così in alto?»

«Sei un tipo strano, John,» mi risponde con un sorriso.

«Lo so, lo so. Ci si vede, Sherlock.»  gli dico. Mi volto alzando un braccio come ultimo saluto. Dopo qualche passo mi volto di nuovo ma non c’è più nessuno sul ponte. Sherlock sembra svanito nel nulla.

Credo proprio di aver bevuto troppo.



In pochi minuti arrivo nel punto in cui c’è un altro passaggio nella recinzione. Esco dal parco, attento che non ci sia nessuno nei paraggi e raggiungo casa.
Entro senza far rumore. Riesco a non svegliare i miei genitori, ma mia sorella esce dalla sua stanza mentre io sto entrando nella mia.

«Divertito?» bisbiglia.

«Sì, direi di sì,» le rispondo.

«Sono contenta.» Si guarda per qualche secondo i piedi nudi e alla fine decide di farmi la domanda che so la terrorizza: «Sei sempre sicuro di volerti arruolare?» I suoi grandi occhi mi osservano spaventati.

«Lo sai, è l’unico modo,» le dico, avvicinandomi e toccandole una spalla.

«Lo so, però...»

L’avvicino a me e l’abbraccio.

«Stai tranquilla, Harry. Sta notte ho incontrato il Re delle fate e mi ha assicurato che mi terrà d’occhio,» le dico sorridendo.

«E questo dovrebbe farmi stare tranquilla? Quanto hai bevuto, John?» Mi guarda, scostandosi un po’ e facendomi un piccolo sorriso.

«Forse un po’ troppo,» le rivelo, aumentando il mio sorriso.

«Credo anch’io. Meglio che tu vada a dormire.» Si stringe un secondo ancora a me e poi si allontana.

«Hai ragione. ‘Notte,» le dico, scompigliandole i capelli.

«’Notte, John,» bisbiglia, poco prima di chiudere la porta della sua stanza.
 


Quando mi infilo a letto sono sfinito. Riesco solo a pensare un’ultima volta al ragazzo che ho incontrato questa notte; sempre che non fosse davvero un’illusione. In fondo era davvero troppo bello per essere vero.

«Buonanotte, Sherlock, ovunque tu sia,» riesco a bisbigliare prima che il sonno prenda il sopravvento.

Sono certo di aver visto delle lucciole fuori dalla finestra della mia stanza. chissà, forse sono già sotto la protezione del Re delle fate...
 
 

Fine



Note: so che è strano che Sherlock tenga nel suo cervello un'informazione così "inutile" come un'opera di Shakespeare, ma voi concedetemelo ^_____^
  
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