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Autore: EffyLou    05/06/2018    1 recensioni
ATTENZIONE: storia interrotta. La nuova versione, riscritta e corretta, si intitola Stella d'Oriente.
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Ha venti anni quando incontra per la prima volta quegli occhi, lo sguardo fiero del re di Macedonia, il condottiero che non perdona; ha venti anni quando lo sposa, simboleggiando un ponte di collegamento tra la cultura greca e quella persiana. Fin da subito non sembra uno splendente inizio, e con il tempo sarà sempre peggio: il suo destino è subire, assistere allo scorrere degli eventi senza alcun controllo sulla propria vita, e proseguire lungo lo sventurato cammino ombreggiato da violenza, prigionia e morte.
Una fanciulla appena adolescente, forgiata da guerre e complotti, dalla gelosia, dal rapporto turbolento e passionale col marito. Una vita drammatica e incredibile costantemente illuminata da una luce violenta, al fianco della figura più straordinaria che l'umanità abbia mai conosciuto.
Rossane, la moglie di Alessandro il Grande. Il fiore di Persia.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie Antiche'
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۲۳. Seez-beest
 
 
 
Rossane si svegliò a pancia in giù, con la faccia spalmata sui morbidi cuscini del letto, il corpo annodato al tripudio di lenzuola sfatte e disordinate. Si girò di schiena, stropicciandosi gli occhi infastiditi dalla forte luce che filtrava dalla tenda. Vicino a lei, il corpo di Alessandro emanava un calore cocente e piacevole, in contrasto al freddo pungente che sentiva non appena una porzione di pelle restava scoperta e si trovava esposta all’aria circostante. Il re dormiva beato, le dava le spalle mostrandole la schiena nuda segnata di cicatrici pallide in contrasto sulla pelle rosata, abbronzata e a tratti arrossata da tutto il tempo passato sotto il sole del deserto della Gedrosia.
Rossane si voltò col corpo verso di lui, posandogli la fronte tra le scapole e circondandogli il busto muscoloso con le braccia. Ispirò il suo profumo pungente ma piacevole, di metallo e cuoio. Tutto il suo corpo si scaldò quando aderì a quello del re. Un tepore confortevole, che la faceva sentire a casa, al sicuro. D’altronde le cose non potevano che andare bene, finché c’era lui al suo fianco.
Alessandro, percependo la presenza di Rossane nel dormiveglia, bofonchiò qualcosa di incomprensibile e si voltò verso di lei, ancora mezzo addormentato. L’avvolse tra le sue braccia, attirandola a sé. Ma ormai stava quasi per svegliarsi, il respiro si era fatto meno pesante.
«Mh, sì. – grugnì con un sorriso assonnato. – Questo è proprio il corpo della mia regina»
«Buongiorno» sorrise Rossane dandogli un bacio sulla punta del naso.
Lui aprì prima un occhio, poi l’altro, mostrandole il susseguirsi del giorno e della notte in due uniche iridi sovrumane. «Non dormivo così bene da… oh, per Ercole, neanche me lo ricordo».
Le regine ridacchiò appoggiandosi con le mani e il mento sul petto del re. Si guardarono a lungo, in silenzio, con piccoli sorrisi che increspavano le labbra ad entrambi. Le dita di Alessandro le percorrevano dolcemente la schiena, gli occhi si perdevano nello studio di ogni dettaglio di lei. Come se la stesse riscoprendo in quel momento.
«Secondo te – cominciò Rossane – hanno già ricominciato i festeggiamenti?»
«Ovvio, sono macedoni. Quando si tratta di bere e fottere non c’è tempo neanche per dormire. – ridacchiò, poi sembrò accorgersi di qualcosa. – Oh, scusami. Non volevo sembrare tanto grezzo»
«Anche per te è così?» gli domandò. Si chiedeva se sotto la scorza da re inamovibile e stratega calcolatore, non si celasse l’animo festaiolo e un po’ sempliciotto dei macedoni. Alessandro amava il vino, ma per quanto riguardava il fottere, come l’aveva detta lui, non sembrava propenso a lasciarsi andare a quei piaceri sfrenati e libidinosi. Per un greco, condividere certi momenti di passione solo per lussuria era quasi sacrilego, bisognava mantenere l’autocontrollo; e Alessandro era un po’ così, perché anche se non era greco, il suo maestro fu nientemeno che Aristotele. Ma a volte prevaricava il suo lato macedone, a tratti barbaro e selvaggio.
«A volte. – ammise arricciando il naso. – Soprattutto con il vino. Per il resto, devo proprio ammetterlo, l’unica che mi fa perdere l’autocontrollo sei tu».
Neppure Barsine aveva esercitato su di lui tanto potere. Rossane non se ne rendeva conto, e tutto sommato non faceva nulla che potesse permettere un tale crollo. L’aveva trovata meravigliosa ferita e sporca di terra e sangue anche dopo la battaglia contro Poro, anche con un’armatura, i pantaloni addosso, e l’assetto da amazzone. Come poteva non trovarla meravigliosa anche quando sfavillava femminilità e sensualità, magari mentre ballava o quando era nuda sopra di lui?
«Onesto» commentò Rossane con un sorriso divertito.
«Secondo te che ore sono?» le domandò distrattamente, arricciandosi una ciocca dei suoi capelli castani attorno al dito.
Lei ci rifletté su. «L’ora di pranzo, credo. Il sole mi sembra molto alto»
«Hai fame? Credi che sia meglio andare a mangiare e continuare i festeggiamenti?»
Rossane gli si rannicchiò addosso, nel bozzolo confortante delle sue braccia. Alessandro tirò le coperte fin sopra la testa immergendoli completamente nel caldo buio del letto. Si udivano solo i loro respiri e i leggeri battiti dei cuori.
La regina teneva il viso sul suo petto, con le dita tracciava piccoli cerchi o seguiva le linee delle innumerevoli cicatrici in rilievo che tappezzavano il corpo del suo re.
«Lo prendo come un no» sussurrò lui con voce arrochita, mentre le sue mani ruvide tornavano ad esplorarla su tutto il corpo.

 
* * *

 
Alessandro e Rossane uscirono dalla tenda solo nel primo pomeriggio, affamati e pronti a continuare i festeggiamenti. Appagati e riposati. Appena fuori dalla spiaggia, dove cominciava la terra sterrata, giovani soldati si prodigavano in gare atletiche con tanto di giuria improvvisata composta da Eumene e qualche altro notabile.
Quando il sovrano si sedette tra il segretario e l’amico Efestione, lanciò un’ultima occhiata a Rossane, che si stava accomodando accanto ad Almas e Bagoa.
«Alla buon’ora!» esordì Eumene, con gli occhi fissi sulle gare.
«Certo che siete instancabili eh, vi siete dati un gran da fare» commentò invece Efestione, mollandogli una gomitata.
Alessandro alzò gli occhi al cielo, senza trattenere un sorriso. «Tutto quel tempo nel deserto senza Rossane andava in qualche modo recuperato, non credi?»
«Sai che si dice? Che non è più la fanciulla più bella di Persia»
«Non mi interessa» si limitò a rispondere, con un’alzata di spalle.
«Ti ricordi Statira? La figlia di Dario. La incontrammo ad Isso. Te la ricordi?»
«Certo che me la ricordo, era una bambina» gli scoccò un’occhiata diffidente, senza capire dove volesse andare a parare.
«Sai quanti anni sono passati da allora? Nove. La principessa è cresciuta e dicono abbia superato persino sua madre e Rossane in bellezza» annuì, eloquente.
«Ti ripeto che non mi interessa. Te l’ho già detto, Rossane è Rossane»
«In questo periodo è a Susa, da quanto so. – continuò imperterrito, Efestione. – Dobbiamo fare tappa lì, giusto?»
«Te la darò in sposa, se è questo che vuoi, va bene» sospirò, esasperato ma anche vagamente divertito.
Efestione aggrottò le sopracciglia. «No, no. Lo dicevo per te. È la donna più bella di Persia, ed era la figlia di Dario. È una delle ultime principesse achemenidi, credo che dovresti sfruttare la situazione»
«L’ideale – si intromise Eumene – sarebbe stata una donna macedone. Ma devi rafforzare i tuoi legami con la Persia, in effetti. Purtroppo Rossane non basta più come ponte di collegamento. Non è mai bastata, a dir la verità, è quasi insignificante politicamente»
«Questa storia mi ha seccato. Non l’ho sposata solo per il peso politico che aveva in Battria»
«Nessuna donna è come Rossane. – ripeté Efestione, imitando le parole dell’amico. – E hai ragione, quale fanciulla sana di mente si sarebbe lanciata in uno scontro violento come quello sull’Idaspe? È una specie di Semiramide»
«Re Nino conobbe Semiramide durante l’invasione della Battria, mi ricorda qualcuno» commentò Eumene con un sogghigno.
«Io gliel’ho detto: siamo tutti d’accordo che Rossane sia la donna più conforme ad Alessandro. Ma è adatta al ruolo di regina di Persia? Doveva solo darti un erede e compiacerti, non è in grado di fare cose così semplici, come può essere adeguata?»
«Perché parli così di lei? Credevo le volessi bene» lo accusò Alessandro, scoccandogli un’occhiataccia.
Di fronte a loro, nello spiazzo di polvere e terra formatosi, Cratero e Lisimmaco si sfidavano nel pugilato. Ma il re non li guardava, adocchiava Rossane distante da lui, nella calca dei soldati, mentre si scansava distrattamente una ciocca di capelli dal viso.
«Io le voglio bene. – confermò Efestione. – Parlo solo con oggettività, da estraneo alla situazione e alla sfera emotiva»
«Mi darà un erede. Vedrai che lo farà. Siamo stati in viaggio fino ad ora, abbiamo affrontato pericoli. Una gravidanza non avrebbe giovato né alla sua salute in certi ambienti malsani, né a quella del bambino. – gli fece notare con calma. – L’India, il mare… non era il caso di rischiare. Ma ora stiamo tornando a Babilonia, vedrai che sarà diverso»
Eumene annuì, distrattamente. «Però pensaci. A Statira, dico. Non scartarla a priori, riflettici su e decidi cosa fare».
 
 
Dall’altro lato della calca, Rossane si era seduta tra Bagoa e Almas, Durga era accoccolata lì tra loro con il grosso muso posato sulle zampe anteriori.
Li raggiunse mentre l’eunuco si lamentava di quanto fosse stanco e non vedesse l’ora di tornare alla civiltà. Tutti sapevano che avrebbero fatto tappa nelle città principali: Pasargade, Susa, Ecbatana, e infine Babilonia, finalmente.
«Che bello, tornerò a casa» squittiva Bagoa, contento.
«Babilonia ti piacerà tantissimo, Rossane. – le sorrise Almas. – È la città più bella al mondo»
«Mi sarebbe piaciuto vedere anche Persepoli» sospirò lei, amareggiata.
Seguì un breve silenzio. Tutti ricordavano l’ira della regina, quando scoprì che Alessandro aveva distrutto la capitale sacra e simbolica dell’impero. Quell’ira funesta, seguita da un sonoro schiaffo, la quiete improvvisa e due lunghe settimane di punizione.
Alessandro aveva punito la sua regina. Era la prima volta che i soldati gli vedevano prendere quei provvedimenti nei confronti di una donna.
Ora Rossane si era semplicemente rassegnata all’idea che Persepoli non era più quella di un tempo. Era una città come tante, forse più malandata e malmessa, con i segni della distruzione macedone. Non aveva perdonato Alessandro, né aveva dimenticato tale atto barbarico, ma cosa avrebbe risolto arrabbiandosi ancora?
«Anche Susa e Ecbatana sono molto belle. - le mormorò Almas, conciliante. – Meno di Babilonia e di Persepoli, ma belle anch’esse»
«Una città persiana che non è bella… esiste?» commentò Bagoa, ridacchiando.
«Al-Khanoum» rispose Rossane, con un sorriso divertito.
«Quella più che persiana è una roccaforte degli Sciti» le fece notare.
La regina emise una risatina. Il suo sguardo si perse sull’incontro di pugilato tra Lisimmaco e Cratero, ma la mente vagava per i ricordi della sua città natale. Come stava Darya? E la vecchia balia Mizda? E la concubina Fayruz, alla fine, aveva davvero sposato suo padre? E Ossiarte stesso, quel traditore con il quale condivideva il sangue… come stava?
Vicino a lei le voci di Almas e Bagoa si perdevano nella freschezza del primo pomeriggio, Rossane non li ascoltava. Aveva le orecchie tappate di voci e rumori della natura; gli occhi acciecati dai ricordi delle sue montagne e dai visi che l’avevano vista crescere; il naso colmo degli odori selvaggi della Battria, profumi di piante e terra umida, di cavalli e cuoio.
Quanto tempo era passato? Non sapeva dirlo, forse tre anni, ma le sembravano un’eternità. Le sarebbe piaciuto tornare a far visita alle sue montagne, un’altra volta nella vita. Era sicura che Alessandro l’avrebbe accontentata, ma sapeva che non era il caso di chiederglielo: era il re, aveva tante cose da fare, non poteva preoccuparsi anche dei capricci della moglie.
E lei, comunque, non sentiva di meritare tale attenzione e premura, in ogni caso. Si toccò il grembo. Neanche un erede gli aveva dato. Sapeva che tutto sommato avevano fatto bene ad evitarlo, visti gli ambienti malsani in cui avevano vissuto fino a quel momento, ma al contempo odiava il fatto di non aver adempiuto neppure ad uno dei suoi doveri, e odiava lo scherno dei soldati nei suoi confronti.
Non aveva parlato a nessuno della sua frustrazione, neppure ad Almas e tantomeno a Bagoa. Il fatto che presto avrebbe riabbracciato sua sorella Amu la rincuorava profondamente.
«Scusate» mormorò ai due amici, alzandosi in piedi e dileguandosi. L’eunuco e l’ancella si scambiarono un’occhiata perplessa ma decisero di non seguirla.
Rossane entrò nella sua tenda, tirò fuori da una scatola di legno un foglio di pergamena e uno stilo.

 
Da Roshanak a sua sorella Amu – Sorella mia!
Mi scuso se non mi sono più fatta sentire, è stato un periodo colmo di avventure. Sono stata su una flotta in mare aperto fino a pochissimi giorni fa, non ho avuto modo di farti avere mie notizie. Ora siamo ad Hormuz, la prossima tappa sarà Susa e finalmente ci abbracceremo! Oh, Amu, non hai idea di quanto io abbia bisogno di confidarmi con te e di riabbracciarti. Ti racconterò tutto appena ci vedremo, mi fido poco delle lettere.
Ti voglio bene.

 
 
Uscì dalla tenda e consegnò la lettera firmata ad un corriere. Mentre quello si allontanava al galoppo, Rossane vide Alessandro alzarsi dal suo posto vicino ad Eumene ed Efestione, per allontanarsi dal campo e rientrare nella sua tenda. Ma aveva qualcosa nello sguardo. Preoccupazione, forse, o addirittura inquietudine.




 

Da quanto tempo non ci sentivamo! Devo proprio scusarmi, è un periodo - che va a avanti da circa tre mesi ormai - in cui non sono più molto sicura di questa storia. Su Wattpad (che non richiede la modifica dell'html quindi è più veloce) ho pubblicato fino al capitolo 27, ma... tre mesi fa.  E da allora, vuoi che ho perso ispirazione e vuoi che ho un calo di autostima (?), non ho più scritto nulla per Rossane. 
Ora non so quando riprenderò a scrivere, qualche bozza per il capitolo 28 l'ho buttata giù, ma nel frattempo devo pubblicare i capitoli pronti qui su EFP perché ci siete voi che seguite questa storia e non è giusto lasciarvi appesi.
Non li pubblicherò tutti insieme per evitare confusioni, ma fino al cap. 27 li posterò!

MI dispiace molto. Se siete iscritti a Wattpad e volete seguirmi, questo è il link:
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A presto! ♥
   
 
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