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Autore: Fiulopis    08/06/2018    1 recensioni
La storia è semplicemente uno studio di quello che secondo me Naruto si porta dentro e di come riesca a gestire le sue emozioni durante il periodo di pace. Si svolge nei due anni immediatamente successivi alla quarta grande guerra ma non prende in considerazione quello che succede dopo la partenza i Sasuke. Sasunaru sottintesa. buona lettura a chi leggerà.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kurama, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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~~Occhi per scrutare l’imperscrutabile 

Dopo la guerra tutto sembrava andare per il meglio. I villaggi ninja erano in pace e un legame di fratellanza e stabilità univa tutti i cittadini. Naruto, come aveva sempre desiderato, era riconosciuto da tutti come un eroe e tutti gli volevano bene e si preoccupavano per lui. Nessuno si era sorpreso quando l’Hokage in persona aveva richiesto che il ragazzo concludesse gli studi: la scusa era che aveva bisogno di tutte le conoscenze teoriche per diventare jounin, visto che nessuno metteva in dubbio la sua forza come shinobi, ma tutti sapevano che il reale motivo era che lo stavano preparando a prendere il posto del suo maestro come Lord Settimo.
Il ragazzo, quando lo si vedeva passeggiare per le vie del villaggio, aveva sempre un sorriso raggiante stampato in faccia e un cenno di saluto per chi lo fermavano e tutti, chi più chi meno, erano stati illusi nel credere che Naruto fosse felice. Ma Kurama, che poteva scrutare gli abissi più profondi dell’animo del ragazzo, non poteva essere ingannato; Kurama era lì ogni volta che, rimasto solo, il ragazzo si toglieva la maschera sorridente che indossava da tutta la vita e lasciava sgretolare il sorriso che a forza si dipingeva per il bene degli altri. Era lì la notte quando Naruto veniva torturato da incubi di memorie passate, di fantasmi di coloro che aveva perso. Kurama sapeva che Naruto era sempre stato un bambino triste e solo, lo osservava da sempre, da prima che stringessero il sodalizio che li univa, e aveva visto in prima persona la sua orribile infanzia costellata da perdita, solitudine e rifiuto. Si ricordava il bambino di pochi anni, solo al mondo, piangere tutta la notte e cercare nelle lenzuola qualcosa, qualsia cosa, che potesse assomigliare al calore di un abbraccio.
Naruto però non era qualcuno che teneva il muso o portava rancore ed era la persona più incline al perdono che il demone avesse mai incontrato. Ma nessuno dei due aveva dimenticato quel dolore così soverchiante che avrebbe piegato la volontà di qualsiasi altra persona. Ma non Naruto. Naruto aveva accettato quel dolore e lo aveva usato per diventare più forte con la risolutezza di qualcuno che non ha niente da perdere e con determinazione era diventato l’eroe su cui tutti avevano deciso di riporre le loro speranze. Ma tutte quelle occhiatacce, quei bisbigli velenosi e quelle dita che lo indicavano, giudicandolo colpevole di colpe che non aveva commesso, avevano lasciato profonde cicatrici nel cuore di Naruto. Tutte quelle persone che ora lo osannavano e per le quali Naruto avrebbe dato volentieri la vita erano le stesse che fino a qualche anno prima non permettevano ai loro figli neanche di parlare con la forza portante. I suoi amici, che avevano combattuto al suo fianco durante la guerra per proteggerlo erano gli stessi bambini che avevano isolato il biondino lasciandolo solo e deridendolo. Ma Naruto era un combattente e aveva lottato con tutte le sue forze per cambiare il suo destino e azione dopo azione tutti avevano cominciato ad avere fiducia in lui. Aveva conosciuto tante persone, alcune delle quali aveva perso, che avevano creduto in lui e lo avevano aiutato a sollevarsi dalla miseria in cui il suo adorato villaggio lo aveva gettato. Aveva mantenuto le sue promesse, parole alle quali nessuno aveva creduto fino a quando non le aveva realizzate e aveva sempre lottato perché l’odio tra ninja smettesse di esistere.
Tanta era la forza del cuore del ragazzo che persino i suoi nemici non avevano potuto fare altro che credere in lui. Kurama stesso, che era l’incarnazione dell’odio, aveva messo da parte la sua malvagità per condividere gli ideali del giovane. Aveva affrontato un nemico dopo l’altro, non lasciando mai che l’odio oscurasse il suo cuore, li aveva ascoltati e capiti, si era fatto carico del loro dolore e per ciascuno aveva trovato le parole giuste per fare breccia nei loro cuori.
Anche se il fatto che tutti, amici e nemici, facessero affidamento su di lui poteva sembrare una cosa meravigliosa, per Naruto non faceva che aumentare il fardello che gravava sul suo cuore. Specialmente dopo la guerra e dopo aver connesso sé stesso con l’intero esercito e Obito e aver fatto suoi i loro ricordi e le loro sofferenze quel fardello si era fatto più pesante di un macigno. Aveva conosciuto il calore di sua madre ma aveva dovuto dirle addio troppo presto. Aveva combattuto al fianco di suo padre ma poiché Minato era solo un Edo Tensei, aveva dovuto lasciar andare anche lui, proprio all’alba del suo compleanno. In guerra aveva perso compagni cari e aveva fatto suo anche il dolore delle perdite degli altri compagni.
Ad ogni ricordo, ad ogni perdita il fardello si faceva sempre più gravoso ma Naruto, senza mai perdere il sorriso che lo contraddistingueva, aveva deciso di farsi carico dell’odio e del dolore di chiunque ne avesse avuto bisogno.
Neanche finita la guerra aveva avuto pace: non aveva fatto in tempo a riprendersi dall’addio al padre che il moccioso Uchiha lo aveva ingaggiato in uno scontro che si protraeva da fin troppo tempo. Sasuke Uchiha era forse il più grande dolore di Naruto: la prima persona con cui aveva stretto un legame, il suo primo amico, la persona che ammirava di più era allo stesso tempo la persona che lo aveva ferito maggiormente, che lo aveva abbandonato così tante volte che Kurama aveva perso il conto. Il demone volpe conosceva, tramite Naruto, il passato di Sasuke e capiva cosa potesse aver portato Sasuke così lontano dalla via della luce, ma allo stesso modo sapeva quanto questi avesse ferito Naruto. Durante la guerra avevano combattuto fianco a fianco, con una sincronia perfetta ma alla fine Sasuke aveva, per l’ennesima volta, comunque tentato di uccidere quell’unico legame che gli restava.
Dal momento stesso in cui Sasuke si era allontanato dal villaggio, Naruto non aveva smesso un solo giorno di cercarlo per farlo rinsavire e riportarlo a casa. Quindi allo scontro finale aveva dato tutto sé stesso e anche se ci aveva rimesso un braccio era riuscito a riportare Sasuke alla luce. Una volta al villaggio, dopo essere stati curati dalle ferite che si erano inflitti Sasuke era stato imprigionato fino a che Kakashi, appena nominato sesto Hokage, era riuscito ad ottenere un perdono, non senza che Naruto non mettesse una buona parola, e il ragazzo era stato liberato. Quando lo aveva saputo Naruto era stato al settimo cielo, ma quella felicità, come ogni cosa bella nella vita di Naruto, era durata meno di un battito di ciglia. Sasuke aveva infatti deciso di lasciare il villaggio per un tempo indefinito: voleva viaggiare per il mondo controllando che non sorgessero nuove minacce per il Villaggio della Foglia. Lo aveva definito un viaggio di redenzione e Naruto, col suo grande cuore gli aveva augurato un buon viaggio scherzando che prima o poi sarebbe dovuto tornare a casa. L’amico lo aveva salutato con un sorriso, aveva ripreso il suo vecchio copri fronte e se n’era andato per la sua strada.
Quella però per Naruto era stata l’ultima crepa che mandò definitivamente il suo cuore in frantumi; recentemente Naruto si era reso conto di qualcosa che Kurama aveva sempre saputo e cioè che Naruto fosse completamente e assolutamente innamorato dell’amico e aveva sperato di poter passare più tempo con lui ma questo suo ennesimo addio aveva lasciato il jinchuuriki in uno stato che solo Sasuke avrebbe potuto curare. Per questo Kurama sperava che ogni giorno potesse essere il giorno in cui l’Uchiha avrebbe fatto ritorno.
Ma ogni giorno le sue speranze venivano disilluse ed ora erano passati quasi due anni da quando Sasuke era partito e Naruto aveva quasi raggiunto il suo limite: la notte aveva sempre più difficoltà a dormire, terrorizzato anche solo al pensiero di dover chiudere gli occhi e di dover affrontare i propri incubi. Durante il giorno, a meno che non fosse in missione o fosse un’occasione speciale, il ragazzo aveva cominciato a preferire stare da solo con la scusa di dover studiare per l’esame di promozione. In presenza di altri era sempre più difficile mantenere il sorriso e la notte gli incubi che lo terrorizzavano si erano fatti sempre più reali e vividi. Il terrore notturno lo avviluppava così profondamene che anche per Kurama diventava sempre più difficile svegliarlo. Il demone volpe aveva la netta sensazione che Kakashi avesse intuito, anche se probabilmente non nella sua intera gravità, cosa affliggesse il suo allievo e aveva cercato di distrarlo dandogli tante piccole semplici missioni che lo tenessero lontano dai suoi pensieri. Ma la volpe, per quanto apprezzasse che qualcuno avesse prestato attenzione e non si fosse solo fermato al sorriso, sapeva che sarebbe stato tutto inutile. Naruto aveva solo bisogno che quel dannato moccioso imbronciato tornasse e lo guardasse negli occhi per un solo istante e Kurama era sicuro che avrebbe letto l’angoscia di quell’animo provato, anche senza bisogno dello sharingan.
Mentre aspettava che Sasuke tornasse anche Kurama aveva provato ad aiutare la sua forza portante, arrivando anche a proporgli di rimuovere i ricordi più dolorosi. Ma sapeva la risposta ancor prima di formulare la domanda: nonostante ogni memoria portasse con sé un ulteriore peso per il già aggravato animo del ragazzo, Naruto non avrebbe rinunciato a nessun ricordo poiché era convinto che dove fosse presente il dolore si trovasse traccia della felicità, dove si fosse assordati dall’odio ci fosse un’eco di amore e lui non si sarebbe mai volontariamente primato di quei sentimenti dal momento che era solo grazie ad essi se lui aveva potuto crescere nel ninja che era. E Kurama, davvero, capiva cosa intendesse il ragazzo ma era infinitamente preoccupato per Naruto.
Poi un mattino, dopo una delle peggiori notti che il ninja avesse mai passato Kurama percepì un chakra che non sentiva da oltre due anni: l’inconfondibile richiamo dello sharingan di Sasuke Uchiha. Poi anche Naruto si rese conto a chi appartenesse quel chakra e il respiro gli si mozzò in gola. Lo localizzò velocemente presso lo studio di Kakashi e tanta era la foga di correre da lui che sarebbe uscito in mutande se Kurama non gli avesse ricordato di vestirsi. Poi sfrecciò fuori dalla finestra ad una velocità inaudita, passando per i tetti e gli amici che lo videro dirigersi verso la torre dell’Hokage sorrisero, sapendo benissimo chi aveva appena fatto ritorno.
Sasuke aveva appena finito di fare rapporto e aveva tutta l’intenzione di andare da Naruto; in quei due anni aveva pensato molto al jinchuuriki e si era chiesto spesso se forse non avesse sbagliato ad andarsene, lasciandolo solo nonostante sapesse quando una propria nuova partenza avvrebbe potuto ferire il suo animo già grandemente segnato. Però Sasuke si era detto che aveva bisogno di fare quel viaggio e non solo per espiare le sue colpe proteggendo il villaggio ma anche per essere di nuovo degno di chiamare Naruto compagno. Aveva deciso che avrebbe compiuto la missione nel minor tempo possibile e poi sarebbe tornato al villaggio per prendersi cura di Naruto, come l’altro aveva sempre fatto per lui, sperando che al suo ritorno la situazione non fosse troppo disperata. Si era reso conto anche di altre cose riguardo al suo rapporto con Naruto ma a quelle avrebbe pensato dopo.
Stava giusto per accomiatarsi quando la porta dietro di lui si spalancò con un tonfo. Si voltò di scatto, sharingan e rinnegan che già brillavano e pronti a rispondere a chiunque avesse provato ad attaccarlo. Ma sulla porta non c’era un nemico ma bensì un ninja dalla chioma bionda fin troppo familiare e Sasuke si rilassò immediatamente. Ovviamente Naruto lo avrebbe percepito e si sarebbe caracollato da lui. Poi finalmente lo guardò negli occhi e si sentì crollare il mondo addosso vedendo quanto aveva sofferto l’altro. Lui era l’unico che poteva leggere la sofferenza che quegli occhi celavano dietro ad un sorriso. Il suo sharingan dardeggiò e tutti i dolori di Naruto confluirono nella sua testa.
Vide la sofferenza che egli stesso aveva inflitto e il senso di colpa lo nauseò. Vide tuto quello che era stato trasmesso dagli altri durante la guerra e vide il suo passato vide l’abbraccio della madre e le ultime parole col padre. Vide Jiraiya e la tomba che Naruto aveva costruito. Vide tutto come era successo dopo la loro ultima battaglia e poi lo colpì una sensazione così straziante dal fargli girare la testa: era come se il mondo di Naruto fosse finito, come se la sua forza di volontà gli fosse venuta meno, come se precipitasse senza più un appiglio. Ci mise qualche istante a capire che era il dolore che l’amico aveva provato quando lui era partito per il suo viaggio, che ora gli sembrava puro egoismo. Tutti erano egoisti con Naruto, pronti a ricevere ma mai a dare e in quel preciso istante decise che non lo avrebbe mai più lasciato solo. Sentì la voce di Kurama ringraziarlo di essere tornato e affidargli Naruto. Senza dire o fare altro strinse il più giovane tra le braccia e gli sussurrò – Naruto, ora crolla- e come un castello di carte Naruto si disfece in quelle braccia che gli erano mancate da morire. Kakashi gli fece cenno di aver capito e con il rinnegan trasportò entrambi nell’appartamento di Naruto. Non fece quasi in tempo a chiudere il portale dietro di loro che le lacrime di Naruto gli bagnarono la camicia, il suo corpo sconquassato dai singhiozzi. L’Uchiha sentì il suo cuore farsi pesante; sapeva che al suo ritorno avrebbe dovuto fare i conti con ciò che le sue decisioni avevano significato per i suoi amici e ben conscio del fatto che Naruto sarebbe stato quello più segnato ma non aveva mai neanche immaginato una simile disperazione. Percepiva chiaramente che lo stato in cui versava l’amico non era solo dovuto alla sua lontananza: Sasuke aveva osservato per tutta la sua infanzia come la gente del villaggio avesse ostracizzato il bambino senza che questo fosse realmente colpevole dei peccati di cui lo accusavano. A quell’epoca non aveva fatto nulla un po’ per orgoglio e un po’ per paura che se si fosse avvicinato all’altro bambino sarebbe stato ancora più solo di quanto già non fosse stato, ma ora si pentiva di aver lasciato sola l’unica persona che, nonostante lui stesso avesse desiderato essere lasciato solo, non lo aveva mai abbandonato e che si era preso cura con amore e dedizione di quel legame che Sasuke era stato così disperato da volerlo distruggere. Era partito malvolentieri, la voglia di rimanere al fianco della persona che gli era più cara era stata tanta, e aveva cercato di espiare le sue colpe, di mondare la sua anima così da poter essere di nuovo degno di combattere al fianco di quella testa quadra testardo come un mulo che non si era mai arreso con lui. Ma ora era qui e avrebbe fatto l’impossibile per guarire Naruto dal suo passato e gli avrebbe donato il proprio futuro e lui lo avesse voluto.
Forte della sua nuova ragione di vita, che per la prima volta era di guarire e non di vendicarsi, si inginocchiò portando giù anche il corpo inerme di Naruto, lo strinse a sé un po’ di più e quando la voce strozzata dell’altro singhiozzò il suo nome, gli posò il fantasma di un bacio sulla tempia e gli sussurrò – Stavolta resto, staremo bene -. A quelle parole Naruto pianse più violentemente ma Sasuke avvertì distintamente un peso sollevarglisi dalle spalle: la strada sarebbe stata lunga e difficile ma in un modo o nell’altro si sarebbero salvati e guariti a vicenda, come avevano sempre fatto.

Allora, non mi dilungo troppo nelle note. Normalmente non scrivo angst ma questa storia si è scritta quasi da sola e quindi ci ho voluto provare. Un ringraziamento speciale va alla mia cons Afaneia che, dall’alto del suo scranno di regina dell’angst (pernacchia, cons) ha passato la serata a correggermi la bozza. Quindi cons, grazie!!

 

  
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