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Autore: angelo_nero    08/06/2018    6 recensioni
[Post Dragonball Super]
Cosa succederebbe se Whis decidesse di spedire Vegeta e Bulma sui banchi di scuola dopo averli sentiti litigare per l'ennesima volta? Come se la caverebbe Vegeta in una tipica scuola giapponese?
Piccola what if? di una coppia che io amo da impazzire.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Colpo su colpo. Energia contro energia. Un movimento d’aria eccessivo e un boato che rimbomba.
Alla velocità massima che potevano permettersi, i due guerrieri si scontravano dando fondo alle proprie energie. Calcio, pugno, schivata, colpo di ki. Movimenti talmente veloci da essere invisibili a occhio inesperto. Senza risparmi procedevano a ritmo sostenuto sotto lo sguardo vigile di Whis, che verificava in ogni istante le condizioni dei due allievi per potergli man mano dare un consiglio in più su come migliorare.
Nell’aria c’era elettricità, il loro scontro emanava un tale energia da ribaltare i poli. Si respirava la tensione di due potenze a confronto.
Un secondo, uno sprizzo blu si stagliò contro il cielo dall’assurdo colore rosato e i due guerrieri furono visibili. L’uno davanti all’altro, con il fiato corto, si studiavano in quel breve momento di stallo mentre l’aura blu del Super Saiyan divino li circondava.
Whis battè le mani attirando l’attenzione dei due che uscirono finalmente dalla bolla che si erano creati.
- Fate una pausa. Non c’è motivo di continuare a sfinirvi in questa maniera.-
Lord Beerus, comodamente stravaccato su un’amaca, aprì un occhio fissando arcigno e contrariato i due guerrieri Saiyan che disperdevano la trasformazione per poter poi scendere a terra.
- Tsk! Sono già scarsi, battono pure la fiacca!- si lamentò.
Bulma, seduta a pochi metri da lui con la piccola Bra in braccio, si voltò a guardare il gatto divino chiedendosi con che coraggio rimproverasse ai guerrieri quando lui sonnecchiava bellamente per gran parte della giornata. Tenne per sé quel pensiero, conoscendo il caratteraccio del Hakashin rischiava di farlo infuriare e provocare la distruzione di qualche pianeta.
Riportò piuttosto l’attenzione sui due uomini che, stremati, si erano seduti a terra per riprendere fiato. E mentre Goku si lasciò cadere all’indietro straiandosi sul prato, Vegeta rimase seduto guardando dritto davanti a sè. Con i fiato corto e la mente altrove il principe fissava l’orizzonte senza veramente vederlo.
Bulma si alzò e gli si avvicinò, distogliendolo da quella concentrazione residua dovuta dallo scontro spingendolo a seguirla con lo sguardo fin quando non gli fu davanti. La bambina tra le sue braccia si aggitò non appena riconobbe la figura del padre e si sporse per farsi afferrare da lui.
Vegeta, dopo un primo momento di smarrimento, prese la figlia tra le braccia mentre ella rideva gioiosa. Alzò lo sguardo sulla compagna che, silenziosa, gli si sedette affianco regalandogli un sorriso luminoso. L’uomo la osservò rimanendo immobile al proprio posto.
- State migliorando ma ancora non ci siamo.- disse l’angelo.
- Eh!? Ma se ci stiamo sfiancando a forza di allenarci!- si lamentò Goku, ancora sdraiato a terra.
- Lo so bene, Goku-san, però non riuscite ancora a raggiungere il picco massimo della vostra energia.- disse Whis guardando entrambi. - Dovete allenarvi ancora e ancora.-
Goku emise un lamento deluso, pensava di essere vicino alla meta e invece non la sfioravano neanche. Mise un broncio scontento della situazione in cui si trovava: eppure stavano dando il centodieci percento delle loro possibilità. Era ormai un mese che faceva avanti e indietro dalla Terra al pianeta di Lord Beerus, per usufruire degli allenamenti intensivi di Whis.
In realtà Goku sarebbe rimasto volentieri lì tutto il giorno ma Vegeta non sembrava molto propenso a stargli dietro per più di qualche ora consecutiva. Così erano costretti a tornare sulla Terra a sera inoltrata e riprendere il giorno successivo.
Il giovane Saiyan spostò lo sguardo dalla volta rosata posandolo sulla migliore amica seduta di fianco al compagno: chissà perché Bulma aveva insistito per poter assistere al loro allenamento quel giorno.
- Quanto ci vorrà ancora?- chiese Vegeta.
Bra tra le braccia del padre si guardava attorno con un dito in bocca, incuriosita da tutte quelle persone diverse davanti a lei. Il suo sguardo si fissò su Whis che, accortosi della bimba, le regalò un sorriso radioso. Battè un paio di volte il suo bastone a terra facendo apparire un orsetto di peluche. La piccola afferrò il regalo e lo strinse a sé felice.
- Non saprei dirvi con precisione, dipende tutto da voi. Potrebbero volerci giorni come anni.- confessò l’essere superiore.
- Anni!?- sbottò il più piccolo dei due guerrieri alzando la testa da terra.
Whis fece una faccia simpatica alla piccola Bra che rise divertita da quello strano signore.
Goku prese a sbattere la testa contro il duro terreno, ripetendo la parola “anni” come un mantra, sconfortato dalla notizia appena appresa.
Vegeta gli lanciò uno sguardo tra il comprensivo e il contrariato: Whis aveva detto che sarebbe dipeso da loro, quindi non era esattamente il caso di prenderla così male. Se si fossero impegnati sarebbero riusciti nel loro intento, come sempre dopotutto. Erano guerrieri Saiyan e che ci volesse un anno o un’eternità avrebbero raggiunto il loro obiettivo.
- Però – iniziò l’angelo continuando a fare facce buffe alla bimba dai capelli azzurri. - Se mi promettete di impegnarvi al massimo negli allenamenti e di non lamentarvi eccessivamente, potrei farvici arrivare nell’arco di sei mesi circa. Ovviamente dovrete rimanere qui e dare il vostro massimo, senza distrazioni.-
Goku smise all’istante di farsi del male e si tirò su di botto mettendosi in piedi di fronte all’angelo. Strinse i pugni fremente e guardò il compagno d’allenamento con lo sguardo di chi è determinato.
- Accettiamo! Vero, Vegeta?- disse senza neanche pensarci.
Il Saiyan più grande indugiò qualche secondo con gli occhi puntati in quelli della figlioletta che teneva tra le braccia. Poi guardò la compagna sedutagli affianco che aspettava una sua risposta. Sei mesi lontano da casa per raggiungere il massimo. Era disposto a rinunciare alla sua quotidianità per diventare più forte?
- Sì.- disse soltanto.
- Urrà!- urlò Goku felice come una pasqua.
- Come sì!?- gli urlò addosso invece la consorte.
Bulma, inviperita da quella risposta positiva data a Whis, si alzò di scatto dal proprio posto e fissò negli occhi il marito. Non poteva credere alle proprie orecchie! Pensava avesse imparato la lezione dopo l’anno passato precedentemente su quel pianeta.
- Vegeta ti rendi conto che dovrai stare per sei mesi qui, senza avere contatti esterni?-
L’uomo la fissò con un sopracciglio alzato, chiedendosi se la donna lo avesse preso per scemo.
- Lo so.- disse semplicemente.
Bulma lo fissò sconcertata. - E non te ne frega niente?-
L’uomo incrociò le braccia al petto mentre la bimba addosso a lui, più sdraiata che seduta, prese a ciucciare un orecchio dell’orso indifferente alle parole degli adulti davanti a lei.
- Dovrebbe?-
- Certo che dovrebbe! Lontano da casa per sei mesi! Lontano da me, da Trunks, da Bra! Non ti interessa di non poterci vedere per sei lunghi mesi?-
Bulma stava cercando di far leva sul suo lato umano, quello che era venuto fuori a fatica negli anni che aveva passato sulla Terra e si era sviluppato creando una sorta di attaccamento nei confronti della famiglia da parte del Saiyan. Sapeva che il marito non amava stare loro lontano, nonostante tutto l’averli accanto e sotto il naso tutto il tempo lo rassicurava. Quindi non credeva possibile che potesse rinunciare così, senza pensarci, alla loro quotidianità.
- Se non mi alleno al prossimo nemico non esisterà più la Terra, figuriamoci una casa!- le ricordò l’uomo.
- Ma che necessità hai di stare qui per tutto questo tempo? Sei già forte di tuo! Puoi continuare ad allenarti qui durante il giorno e tornare a casa!-
- Vuoi chiudere la bocca una buona volta!? Ho preso la mia decisione!- le urlò addosso esasperato dalla sua insistenza.
Mossa sbagliata. Bulma prese un respiro profondo dalle narici mentre la rabbia iniziava ad attraversarla. Strinse i pugni lungo i fianchi e fissò con gli occhi fiammeggianti il compagno.
Goku sapeva che quello sguardo non presagiva nulla di buono e desiderò che la terra lo risucchiasse.
- Come osi, scimmione! Tu non hai deciso proprio nulla! Col cavolo che ti lascio qua di nuovo per sei mesi! Hai delle responsabilità te ne sei scordato!?-
- La mia responsabilità è quella di proteggere te e i bambini, come diavolo faccio se non mi lasci allenare!?- urlò di rimando l’uomo alzandosi in piedi.
- Sei il solito testone! Non mi sembra che la Terra sia in pericolo adesso! Voglio mio marito a casa, con me!-
- Hai mai pensato che forse io non ci voglio stare a casa con te!? Per non sentire la tua stridula voce trapanarmi i timpani!-
- Ti trapano i timpani perché tu sei talmente stupido da non arrivare alle cose più semplici!-
Goku e Whis osservavano il siparietto del solito litigio tra marito e moglie. Era una cosa di routine: ogni volta che Bulma riusciva ad assistere agli allenamenti, tra lei e Vegeta scattava sempre una faida per qualcosa. Bastava veramente poco per fargli scatenare l’uno contro l’altra. Era quasi divertente osservarli scannarsi a parole quando Vegeta avrebbe potuto distruggere l’intero pianeta con lo schiocco di dita. E invece se ne stava lì a battibeccare con quella che si era scelto come consorte.
Goku si mise le mani dietro la testa, non aveva alcuna intenzione di intervenire e farsi mangiare da uno dei due. Meglio lasciarli sfogare.
Whis, al contrario, stanco di quelle continue litigate che non portavano da nessuno parte se non a una perdita di tempo per gli allenamenti dei due Saiyan, batté due volte il suo bastone a terra e i due litiganti sparirono dalla loro vista.
- Wow! Che è successo? Dove sono finiti?- chiese Goku incuriosito.
Whis gli voltò le spalle, diretto all’interno del palazzo.
- Li ho mandati in un altra dimensione, così potranno appianare le loro divergenze.- disse allontanandosi.
Goku rimase per qualche istante a fissare il punto dove i due erano scomparsi, chiedendosi cosa avesse in mente il suo maestro.

 

****


Il loro atterraggio fu tutt’altro che morbido: caddero dal portale sul duro terreno una sull’altro, senza ovviamente la benché minima possibilità di evitarlo .La prima a rialzarsi fu Bulma, massaggiandosi la testa battuta con violenza nell’impatto, che si guardò attorno confusa. Non erano più sul pianeta di Beerus.
Vegeta si alzò a sua volta massaggiandosi il capo sbattuto contro l’albero alle sue spalle e si libero del peso della consorte facendola scivolare di lato. Si guardò attorno anche lui, chiedendosi il perché fossero stati scaraventati in quella maniera. Fino a due secondi prima stavano litigando e ora erano sdraiati a terra, doloranti e confusi.
- Dove diavolo siamo!?- sbottò il Saiyan. - E cosa diavolo ho addosso!?-
- Nel cortile della scuola. E quella che porti è una divisa scolastica.- gli rispose con calma la donna continuando ad osservare il circondario.
- Una che?-
- Una divisa scolastica è un tipo di abbigliamento...-
- Lo so cos’è! Perchè ne indosso una?-
Bulma si fermò a pensare guardandosi attorno in quel luogo che non riconosceva. Erano sicuramente sulla Terra ma non ne aveva la minima idea di che scuola fosse quella davanti a loro né perché fossero finiti lì, tanto meno come ci erano arrivati.
Diede un’occhiata ai suoi vestiti, diversi da quelli che indossava prima di quella sorta di teletrasporto, riconoscendo la tipica divisa di una scuola pubblica. Si passò una mano tra i capelli azzurri, scoprendoli non più tagliati nel consueto caschetto ma lunghi oltre le spalle. Che diavolo aveva combinato Whis?
Vegeta si alzò da terra puntando lo sguardo davanti a sè: sembrava un istituto superiore, o almeno l’esterno ne portava le sembianze.
Tornò ad osservare la donna, o meglio, ragazza seduta ancora sul verde prato scrutandola con un sopracciglio alzato riconoscendo la moglie in quelle fattezze adolescenziali.
- Cosa facciamo adesso?-
Bulma alzò gli occhi su di lui incrociando le su iridi nere seminascoste da una frangetta che gli conferiva un’aria sbarazzina e al contempo da bello e dannato. Si trattenne dal mettersi a ridere mentre si alzava e si spolverava la gonna nera. Si guardò attorno andando alla ricerca di una cartella che, probabilmente, si era materializzata accanto a loro.
- Ah eccola!-
Vegeta la osservò piegarsi a raccogliere la cartella marrone da terra. A quanto pare sarebbero dovuti entrare e comportarsi come dei normali studenti, dato l’aspetto ringiovanito che avevano assunto. Il Saiyan si osservò la mano sovrappensiero, si sentiva strano ma non capiva se era dovuto al viaggio intradimensionale o al nuovo corpo da adolescente nel quale si ritrovava. Quello scherzetto Whis glielo avrebbe pagato caro, chissenefrega se era un angelo immortale e quant’altro. Avrebbe trovato il modo di farlo pentire di averli scaraventati in quel posto.
In un moto di rabbia tirò un pugno contro l’albero con quasi tutta la sua forza, rischiando di buttarlo giù. Un dolore assurdo però si irradiò dalla mano su tutto il braccio destro, costringendolo a tirar via l’arto e a stringere i denti.
- Cazzo, che male!-
Bulma si voltò verso di lui e capì al volo cosa avesse combinato semplicemente guardandolo: si teneva la mano destra, stringendo gli occhi e digrignando i denti per il dolore. Delicatamente gli prese l’arto tra le mani, era ricoperto di graffi e probabilmente gli sarebbe uscito un livido. Lo guardò con le sopracciglia aggrottate, quel comportamento non era da lui.
- Riesci ad aprire e chiudere la mano?- gli chiese.
Il Saiyan eseguì il gesto con lentezza mentre il dolore andava mano a mano a scemare. Mai in vita sua aveva provato tanto male per un colpo sferrato, era stato lancinante. Lasciò che Bulma si rigirasse la mano come più voleva, verificandone lo stato per scagionare eventuali fratture. Quando lo lasciò andare, lui aprì e chiuse la mano per un paio di volte avvertendo ancora un po’ di dolore all’altezza delle nocche quando la richiudeva.
- Non è rotta per fortuna ma evita d’ora in poi di colpire alberi o muri. Ti faresti solo male.- gli disse porgendogli una cartella nera. - Forza entriamo, l’ultima campanella è appena suonata.-
Vegeta afferrò l’oggetto e annuì, ancora intontito dall’inaspettato dolore provocato dal colpo sferrato contro l’albero. Non era affatto abituato a quel tipo di sensazione, tanto meno si sarebbe mai immaginato di sperimentarla. Insomma aveva soltanto colpito un tronco, sarebbe dovuto cadere a terra e non fargli male! Che i suoi poteri in quel posto non funzionassero? Ciò poteva spiegare l’assurda sensazione che avvertiva lungo tutto il corpo.
Perso nei propri pensieri non si accorse che l’azzurra aveva iniziato a camminare in direzione del cancello scolastico, gremito di studenti che si accingevano ad entrare.
Bulma si fermò però poco più in là dell’entrata, davanti a un tabellone con su appesi alcuni fogli. Fece scorrere lo sguardo su ognuno di essi, alla ricerca del proprio nome o di quello del compagno. La calca di studenti era ormai scemata e lei aveva tutto il tempo di controllare foglio per foglio la sezione a cui erano stati assegnati, così da poter anche risalire all’età di quei loro corpi ringiovaniti.
- Seconda sezione, terzo anno.-
Oh, fantastico a quanto pare erano vicini al compimento della maggiore età in quanto studenti dell’ultimo anno. Beh quantomeno non erano ragazzini appena usciti dalla scuole medie. L’azzurra si voltò per richiamare il marito, fermo qualche passo dietro di lei ancora intento ad osservarsi la mano quasi non l’avesse mai vista. Lo prese da un polso e lo trascinò all’interno dell’edificio scolastico, senza che lui potesse opporre qualunque tipo di resistenza.
Vegeta si guardò attorno spaesato, una marea di gente era ferma davanti agli armadietti delle scarpe e lui non sapeva dove dovessero andare. Aveva avuto un istruzione, sì, ma come privato quindi tutto quell’ambiente per lui era assolutamente nuovo.
- Vegeta!- lo richiamò l’azzurra. - Guarda, persino i nostri armadietti sono vicini!-
Il ragazzo fece una smorfia quasi schifata di fronte all’idea di dover passare gran parte della giornata all’interno di quel posto. Ma aprì comunque l’armadietto e si cambiò le scarpe, per iniziare quella pagliacciata che altro non era che uno scherzo di cattivo gusto. Fece a malapena in tempo a riprendere la cartella che la ragazza dai capelli azzurri lo tirò per un braccio, trascinandolo verso le aule.
- Muoviamoci, non voglio arrivare tardi.- gli disse continuando a trascinarlo.
Percorsero a passo svelto l’intero corridoio, Bulma osservava le insegne poste sopra le classi alla ricerca della propria trascinandosi dietro un non esattamente al settimo cielo Vegeta. Quando la trovò aprì la porta e ci si fiondò dentro, stupendosi di trovarla quasi vuota nonostante le lezioni sarebbero iniziate di lì a poco. Si guardò attorno con un moto di nostalgia: i banchi di scuola le ricordavano la sua adolescenza, in un certo senso le mancavano quel periodo. Inspirò a fondo cogliendo l’odore di libri e gesso rifugiandosi in ricordi di un tempo in cui si limitava a sognare ad occhi aperti avventure spericolate e un principe azzurro come fidanzato. Si voltò per incrociare gli occhi del suo di principe, momentaneamente buttato in quel corpo d’adolescente incazzato con il mondo.
- Scommetto che sei il tipo da ultimo banco vicino alla finestra.- lo prese in giro.
Vegeta le lanciò un’occhiata non molto convinta e si diresse esattamente nel posto che lei si aspettava occupasse. Ci buttò sopra la cartella e si sedette con le braccia conserte, osservando fuori dalla finestra il via vai di persone che andava scemando.
Lei lo raggiunse, sedendosi al banco immediatamente davanti al suo. Prese la sedia e vi ci sedette a cavalcioni puntando lo sguardo sul profilo ancora acerbo del suo uomo. Sorrise.
- Che hai da guardare?- le chiese.
- Carina la frangetta.-
Vegeta arrossì di botto colto alla sprovvista da quel complimento su un dettaglio che non aveva notato neanche lui. Guardò il proprio riflesso sul vetro della finestra, riconoscendo la tipica frangetta spettinata che aveva portato per gran parte della sua infanzia. Ci passò in mezzo le dita, come per constatare che fosse realmente lì e non se lo stesse immaginando. Non gli dispiaceva quel look un po’ sbarazzino, aveva perso l’abitudine di vedersi con quel particolare.
- Ti sta bene.- disse nuovamente lei guardandolo.
Il Saiyan fece per risponderle ma il casino provocato dall’entrata in aula dei restanti compagni ritardatari lo interruppe. I ragazzi si precipitarono ognuno al proprio posto mentre anche l’insegnante dell’ora fece la sua entrata.
- In piedi! Inchino!- urlò una ragazza dal fondo.
Come bravi soldatini tutti gli studenti si alzarono dal proprio posto e si inchinarono educatamente di fronte all’insegnante. Persino Bulma eseguì quella cerimonia sotto lo sguardo confuso di Vegeta, che al contrario rimase seduto al proprio posto non capendo la situazione.
L’insegnante fece l’appello e, segnati gli assenti, iniziò con la lezione di matematica per la gioia di Bulma, e un po’ meno per quella gli altri. Scrisse un’equazione alla lavagna, piuttosto lunga e complicata che gli studenti si appuntarono sui propri quaderni. Si voltò poi verso la classe, rimettendo al proprio posto il gesso e posando sulla cattedra il libro che teneva in mano.
- Vediamo cosa vi ricordate, chi lo sa risolvere?-
All’interno della classe scese un silenzio tombale mentre gli studenti cercavano a testa bassa di non incontrare lo sguardo dell’insegnante per non essere chiamati. Alcuni iniziarono ad appuntarsi qualcosa sul quaderno, provando a dare una soluzione mentre altri fissavano semplicemente sconcertati l’insieme di numeri e lettere apparentemente senza senso. Erano al terzo anno di una delle migliori scuole del paese e non avevano la minima idea di come si potesse risolvere.
Bulma osservò i compagni provare disperatamente a capirci qualcosa sfogliando il libro di testo e gli appunti sui proprio quaderni. Giocò per qualche secondo con la matita, facendola roteare tra le dita, mentre nel suo cervello risolveva passo per passo la complicata equazione. Sorrise, alla fine, e soddisfatta alzò la mano.
- Posso risolverla io.- disse.
Il professore le puntò gli occhi addosso e la invitò silenziosamente a scrivere facendosi da parte mentre le porgeva il gessetto bianco.
Bulma raggiunse la lavagna e sotto lo sguardo attonito dell’intera classe, risolse l’equazione alla perfezione senza il minimo sforzo. Quando ebbe terminato di scrivere posò il gessetto e rivolse uno sguardo all’insegnante, alla ricerca della sua approvazione.
- Perfetto. Ottimo lavoro, Brief, puoi tornare a sederti.-
L’azzurra sorrise al professore e tornò al proprio posto.
Il professore diede nuovamente le spalle alla classe, fermandosi a pensare qualche secondo al nuovo calcolo da porre ai suoi studenti per metterli alla prova.
- Non gongolare troppo, sei riuscita a battere un gruppo di ragazzini in un equazione.- le disse Vegeta sottovoce.
- Intanto io l’ho risolta, tu sei ancora qui a rosicare.- gli rispose sedendosi.
Bulma si voltò e gli fece una linguaccia, era un genio e lui lo sapeva ma voleva ad ogni costo stuzzicarla per non ammetterlo.
L’insegnante indugiò ancora qualche istante poi poggiò il gessetto sulla lavagna che produsse il consueto suono battendo contro la superficie scura. Quando si voltò la classe rimase senza parole ancora una volta.
- Ma che diavolo?- esclamò l’azzurra.
A testa bassa si mise a scrivere copiando i caratteri sul proprio quaderno e rimase a fissarli come se potessero mangiarla. Non aveva la minima idea di come poterli risolvere. Ricorse a tutte le sue conoscenze ma non trovò niente che potesse aiutarla. I numeri continuarono a vorticarle in testa senza alcun senso logico.
Il professore, nel frattempo, si era messo a girare tra i banchi per scrutare una ad una le facce sconvolte degli studenti. Gli piaceva metterli alla prova, testare le loro facoltà intellettive e vedere fin dove le loro testoline vuote sarebbero arrivate.
- Beh? Nessuno che sa risolverla?- chiese sedendosi in un banco rimasto vuoto. - Andiamo è semplicissima.-
La classe tacque, non una parola. Solo il fruscio delle pagine sfogliate alla disperata ricerca di una soluzione. L’insegnante si guardò attorno, attendendo con pazienza che qualcuno tirasse fuori qualcosa. Fece scorrere gli occhi smeraldo su ogni studente cercando di capire chi di loro fosse anche solo vicino alla soluzione.
- Devo scegliere io?- chiese al silenzio. Nessuno rispose. - Va bene, allora.-
L’uomo fece vagare lo sguardo all’interno dell’aula, scrutando le espressioni di tutti: da chi pregava per non essere chiamato a chi si stava ancora scervellando sul problema. Fece schioccare la lingua sul palato mettendosi a fischiettare continuando a passare gli occhi sui ragazzi con la testa piegata sui banchi. In realtà non aveva voglia di mettere in difficoltà nessuno, non era quel genere di insegnante che godeva nel trovare uno studente impreparato, piuttosto cercava qualcuno con una spiccata intelligenza che avesse potuto risolvere l’equazione scritta alla lavagna.
Si fermò un secondo a guardare Bulma che quasi in modo nevrotico scriveva e cancellava più volte sul proprio quaderno. Con la testa tra le mani la ragazza sembrava non riuscire a capirci gran che. Il suo sguardo fu catturato dalla figura scura alle spalle dell’azzurra, che non sembrava interessato alla lezione più di quanto non lo fosse per il via vai di persone fuori dalla finestra.
- Prince. Vai tu.- Disse alla fine muovendo di scatto la testa di lato, come ad indicargli la direzione, incoraggiandolo ad alzarsi.
L’intera aula, Bulma compresa, si voltò verso Vegeta che sbuffante si alzò dal proprio posto. Con le mani in tasca si avvicinò alla lavagna, afferrò il gesso bianco e si prese un secondo per osservare nuovamente il caratteri scritti. Poi iniziò a scrivere.
Bulma, dal penultimo banco, cercava in ogni modo di sbirciare oltre la figura del compagno senza però riuscirci. Lasciò cadere la matita sul quaderno e si arrese all’idea di dover attendere che sua maestà si spostasse.
- Ho finito.- proruppe la sua voce profonda.
L’insegnante alzò lo sguardo dal libro di testo che stava leggendo. Sorrise e annuì: ci aveva preso quel ragazzo era più intelligente di quanto non sembrasse.
- La soluzione è giusta. Grazie Prince, ottimo lavoro.- si complimentò.
Vegeta lanciò il gesso nella vaschetta e si spolverò le mani dai residui di gesso tornando al proprio posto.
L’azzurra fissò a bocca spalancata il marito tornare a sedersi con tutta la calma possibile, manco avesse appena risolto un’operazione basilare. Sapeva che aveva un cervello oltre all’ammasso di muscoli e che sapeva farlo lavorare anche al di fuori di scopi bellici, ma quella equazione non era riuscita a venirne a capo neanche lei che con i numeri ci lavorava! Tornò a guardare la lavagna, ove scritta in modo preciso e ordinato la calligrafia del suo uomo rivelava la soluzione.
Lui le lanciò un’occhiata prima di sedersi, notando lo sguardo accigliato che aveva assunto.
- Chi è che rosica?- le disse sorridendole sarcastico e spingendole la testa all’indietro con le dita.
Con il passare della giornata Bulma si rese sempre più conto della spiccata intelligenza di Vegeta e del suo apprendimento veloce in quasi tutte le materie, sopratutto quelle scientifiche. Non aveva avuto neanche problemi con le lingue, per lei grosso scoglio da sempre, riuscendo a pronunciarle alla quasi perfezione pur mantenendo quell’accento straniero che faceva molto sexy.
Finalmente la campanella della pausa pranzo suonò e gli studenti furono lasciati di liberi di consumare i loro pasti e di aggirarsi per la scuola.
Ovviamente né Bulma né Vegeta avevano il pranzo portato da casa. Sospirando l’azzurra disse al compagno che avrebbero dovuto fare la lotta per recuperare qualcosa da mangiare in mensa.
Il ragazzo la guardò stranito non capendo a cosa si riferisse con quelle parole ma la seguì ugualmente, aveva parecchia fame: far funzionare il cervello richiedeva più energie che far funzionare i muscoli.
Come previsto da Bulma la mensa era un bolgia di studenti. Tutti erano lì con lo scopo di comprare qualcosa di commestibile prima degli altri ed ottenere il cibo migliore.
I due ragazzi si fecero largo a suon di spintoni e riuscirono ad arrivare al bancone incolumi. Vegeta perse qualche secondo ad osservare tutto il ben di Dio che la scuola metteva loro a disposizione, c’era l’imbarazzo della scelta! Salato e dolce, bevande gassate, acqua aromatizzata e caramelle a volontà. Alla fine lasciò fare a Bulma che prese un po’ di tutto, spendendo quasi tutti i soldi che aveva trovato nel portafoglio dentro alla propria cartella. Decisero di togliersi da quel marasma di persone che manco un branco di leoni affamati alla vista di una zebra e andare a consumare il proprio pasto in cortile.
Appoggiata con la schiena contro l’albero mangiava il suo pranzo osservando con aria tranquilla il cielo azzurro, limpido di una giornata di inizio estate. Alla fine la vita da studente non era così male, si sarebbero goduti quella giornata senza pensieri.
Voltò la testa verso Vegeta, che se ne stava seduto indolente affianco a lei a mangiarsi il terzo panino. Il Saiyan era apparentemente a proprio agio, non dava segni di sofferenza anzi sembrava rilassato in quell’angolo di pace.
- Che vuoi?-
Bulma gli sorrise non dando peso al suo tono scorbutico.
- Sei carino vestito da studente, non avrei mai pensato di potertici vedere un giorno.- disse passandogli una mano tra i capelli scuri. - Ti dona questa pettinatura, mi piace.-
Il ragazzo la fissò in silenzio, perdendosi nei suoi occhi chiari. Amava guardarla, qualunque fosse il suo aspetto, qualunque fosse la dimensione in cui si trovavano. Lei era stupenda in qualsiasi versione, sia da adulta, fasciata in abiti sexy o con la tuta da lavoro, sia da adolescente, calzata in quella divisa scolastica. L’incanto di quel momento si spezzò quando lei si voltò, togliendogli il privilegio di specchiarsi in quelle pozze cerulee che erano i suoi occhi.
- Sai, a quest’età ancora fantasticavo sulla possibilità di incontrare un giorno il mio principe azzurro e vivere felici e contenti, come nei film.- iniziò fissando un gruppo di ragazzi che si rincorreva nel cortile. - Volevo anche io la mia storia da film, quella dove la protagonista alla fine trova l’amore della sua vita.-
Vegeta continuò a guardarla, non capiva dove volesse arrivare né perché.
Bulma nel frattempo fantasticava immersa in ricordi che le sembravano così lontani eppure così vicini, di una giovinezza passata tra i banchi di scuola e all’avventura con Goku e gli altri. Un adolescente spensierata combina guai che era fuggita di casa a sedici anni per andare alla ricerca delle altre sei sfere del drago, dopo aver trovato per caso la prima in un armadio. Sorrise ricordando il curioso incontro con quel bambino dalla lunga coda, a quel tempo inconsapevoli entrambi di tutti i guai in cui si sarebbero cacciati e di dove quell’avventura li avrebbe portati.
Tornò a guardare il ragazzo di fianco a sé, che non le aveva staccato gli occhi di dosso neanche un secondo. Gli sorrise e si avvicinò, posando poi la testa sulla sua spalla felice di come quella storia era andata a finire. Rimasero in silenzio per lungo tempo, immobili ad osservare tutti gli altri che si muovevano attorno a loro, godendosi quel momento di tranquillità prima della fine della pausa pranzo.
- Quanto credi che durerà?- ruppe il silenzio l’azzurra riferendosi a quella strana “punizione” datagli da Whis.
Vegeta alzò le spalle appallottolando la carta dell’ultimo panino trangugiato e lanciandola nel secchio più vicino, centrandolo. Non aveva idea del tempo che quell’angelo ci avrebbe messo per riportarli indietro.
- Vuoi veramente allenarti per sei mesi sul pianeta di Lord Beerus?-
Il ragazzo si voltò a guardarla, stupito dal cambio di direzione che quel discorso aveva preso. La guardò ma lei evitò i suoi occhi fissando dritto davanti a sé, convinta di stare nel giusto. Lui si domandò se quella cosa le desse così fastidio come sembrava.
- Se non lo faccio non sarò abbastanza forte per proteggervi.- confessò.
Bulma annuì, un po’ delusa e arrabbiata per la sua scelta di abbandonarli di nuovo. Anche se non si trattava di un abbandono, quanto più di un arrivederci. Lo stava facendo per loro, lo sapeva, voleva proteggerli ad ogni costo ma l’idea di averlo lontano per tutto quel tempo non le piaceva affatto. Aveva da poco rischiato la pelle -e quella dell’interno Universo 7- in un torneo indetto per il mero divertimento di Zen-oh quindi voleva godersi per un po’ quella tranquillità prima che arrivasse l’ennesima minaccia. Avevano una bambina da crescere, insieme questa volta, e la prospettiva che lui si allontanasse da casa per sei lunghi mesi perdendosi la sua crescita non le andava proprio giù.
Sospirò: dannati Saiyan e la loro mania di essere sempre più forti.
- D’altronde non ho alcuna voglia di passare le mie giornate accanto a quell’idiota di Kakaroth. Già ci ho passato troppo tempo insieme.- borbottò.
L’azzurra fece saettare il suo sguardo su di lui, incredula.
- Stai dicendo che tornerai a casa?-
Il ragazzo annuì piano e lei gli si buttò addosso, rischiando di farlo cadere.
- Ma che diavolo fai?- esclamò imbarazzato.
Lei lo lasciò andare, conscia del suo imbarazzo di fronte a gesti d’affetto in mezzo alla gente, anche se in quell’angolino c’erano solo loro e gli studenti erano occupati in attività disparate. Gli sorrise grata e tornò a guardare davanti a sé.
Il suono della campanella li avvertì che la pausa pranzo volgeva al termine e che dovevano tornare in classe al più presto. Bulma si alzò con calma, si spolverò la gonna sperando che l’erba non gliel’avesse macchiata e si accinse a tornare all’interno dell’edificio. Si fermò dopo pochi passi, consapevole che per qualche strano motivo il ragazzo non la stava seguendo. Si voltò a guardarlo interrogativa, non capendo.
- Dobbiamo rientrare.- gli disse tornando sui suoi passi.
Vegeta si alzò e si fermò a guardarla, in silenzio, senza una parola. Si specchiò ancora una volta in quegli occhi limpidi che tanto amava guardare. La guardo per diversi istanti mentre attorno a loro tutti rientravano e il cortile si svuotava.
Bulma ricambiò il suo sguardo, confusa dal comportamento del consorte che, nonostante anni di matrimonio, ancora riusciva a stupirla. Aprì la bocca per parlare ma lui le bloccò ogni possibilità di comunicazione, poggiando con delicatezza le proprie labbra sulle sue in un bacio che sapeva di amore. Rimase ferma per qualche istante, stupita da tale gesto inusuale, per poi lasciarsi andare e ricambiare quel contatto inaspettatamente casto. Era abituata a un altro tipo di bacio, più irruento e passionale, quasi morboso. Lui non era il tipo da baci delicati, era più il tipo da baci famelici, di quelli che ti fanno rabbrividire di piacere.
Quando si staccarono, bisognosi d’aria, si fissarono negli occhi per lunghi istanti. Bulma si toccò le labbra quasi incredula e Vegeta la guardò stranito.
- Sembra che io non ti abbia mai baciato.-
L’azzurra lo guardò con gli occhi lucidi, era rimasta scossa da quel contatto e non per via del fatto che fosse diverso da solito quanto più perché sembrava che il suo corpo non lo conoscesse.
- Beh, in realtà avendo diciassette anni in questa dimensione tu sei il mio primo bacio.- disse in filo di voce.
Il ragazzo arrossì leggermente, colto alla sprovvista da quella piccola confessione. Erano sposati da anni, i baci erano una delle poche cose che non si facevano mai mancare, eppure in quel momento lei sembrava non esserci abituata. Scosse la testa con veemenza cancellando quell’assurdo pensiero dalla propria testa. A passo svelto si diresse verso l’entrata, seguito poco dopo da Bulma che gli sbraitava addosso di aspettarla.
Le lezioni pomeridiane andarono avanti lentamente, molto lentamente. Bulma sbadigliò mentre la professoressa spiegava ancora una volta qualche sorta di legame chimico che lei già conosceva, era una palla essere a scuola e ascoltare roba trita e ritrita che sapeva già a memoria. Guardò fuori dalla finestra cercando di estraniarsi dalla noiosa lezione di chimica. L’insegnante parlava ma lei non l’ascoltava, chiedendosi piuttosto come stesse Bra, lasciata nella mani di Goku, Whis e Beerus, sperò di ritrovarla sana e salva una volta tornata a casa.
Immersa nei propri pensieri non si accorse minimamente del cambio insegnati che avvenne alla fine dell’ora. Alla graziosa e noiosa nonnina di chimica si era sostituita una aitante giovane donna, con un pallone sottobraccio e il fischietto al collo. Facendo uso proprio di quest’ultimo esortò la classe ad alzare il culo e dirigersi negli spogliatoi annunciando che se non si fossero mossi li avrebbe massacrati di esercizi quel giorno. I ragazzi, di fronte a quella ben poco velata minaccia, corsero giù dalle scale a rotta di collo rischiando di inciampare sui loro piedi o sui compagni.
Bulma si diede l’ennesima occhiata al lurido specchio di quel buco che avevano per spogliatoio, cascava a pezzi e nessuno sembrava interessarsene, lottando per mettere a posto i ciuffi ribelli che sfuggivano dalla coda di cavallo in cui aveva legato i capelli azzurri.
- Bulma, hai per caso un elastico da prestarmi?-
Bulma distolse lo sguardo dalla propria immagine riflessa per posarlo sulla ragazza castana al suo fianco. Si guardò il polso e diede uno dei tanti elastici alla compagna.
- Tieni.-
Il viso della ragazza si illuminò afferrando l’accessorio che l’azzurra le porgeva.
- Grazie, mi hai salvato la vita!-
Una seconda ragazza con corti capelli biondi passò un braccio attorno alle spalle dell’amica che la guardò sorpresa. Mettendosi una mano su un fianco si rivolse a Bulma.
- Allora, Bulma cosa c’è tra te e Prince?- chiese a bruciapelo.
- Erika! Ti sembrano domande da fare?-
Erika la ignorò concentrandosi piuttosto sull’azzurra che, per niente in imbarazzo, la guardava incuriosita.
- Andiamo, hanno visto tutti come te lo mangiavi con gli occhi in classe! Siete arrivati insieme e avete pranzato assieme. Cosa ci nascondi, eh?- insistette la bionda.
- Oh, sì. Vegeta è il mio ragazzo.- disse fermandosi un secondo a pensare dato che stava per dire “marito”.
Erika fischiò stupefatta da quell’ammissione spontanea, abbandonò le spalle dell’amica per andare a punzecchiare l’azzurra chiedendole particolari sconci sul suo rapporto con il ragazzo che, a detta sua e di chissà quante ragazze, era esattamente il tipo di persona che ti provocava un orgasmo solamente guardandoti. Bulma eluse la domanda restando sul vago, sperando che la compagna si accontentasse di una risposta non esattamente specifica.
La bionda la fissò circospettosa, non convinta dalle sue parole generiche sulla relazione con il Saiyan. Ma non fece in tempo ad aprire bocca che l’insegnante venne a richiamarle, intimando di muovere il culo se non volevano fare ottanta giri di campo come punizione.
Inutile dire che le donzelle finirono di cambiarsi in fretta e furia e si catapultarono in cortile ove la componente maschile della classe le attendeva già da diversi minuti.
Bulma cercò con lo sguardo il suo uomo, trovandolo in disparte rispetto al gruppetto di ragazzi che attendevano istruzioni dall’insegnante scherzando tra di loro. Gli si avvicinò velocemente nel frattempo che la professoressa era impegnata a riprendere una compagna che portava delle scarpe non adatte all’attività sportiva.
- Incredibile ma vero, anche la tuta ti dona.- osservò la ragazza squadrandolo da capo a piedi.
Il completo sportivo fortino dalla scuola consisteva in una maglietta a mezze maniche bianca con scritto sul retro il nome dell’istituto e, per la parte maschile, un pantaloncino al ginocchio nero. Anche le scarpe da running che indossavano erano fornite dalla scuola: semplici scarpe di tela adatte alla corsa nere e bianche.
Bulma mangiò con gli occhi il corpo scolpito del compagno messo in risalto dal leggero vestiario che gli fasciava i muscoli. La leggera maglietta di cotone sembrava contenere a malapena le possenti spalle e le braccia forti, incrociate come di consueto sul petto. Il contrasto tra i bianco della maglia e il nero dei pantaloni metteva in risalto la sua figura maschile, facendolo apparire ai suoi occhi ancor più bello di quanto già non fosse.
Il Saiyan non le rispose, preferendo accarezzare con gli occhi le sue forme generose, nonostante il corpo da adolescente, strette nel cotone del completo sportivo. Le lunghe gambe lasciate scoperte dallo striminzito pantaloncino nero e il seno messo in risalto dalla maglietta chiara. Si leccò le labbra mentre nella sua testa pensieri poco adatti a un diciassettenne si facevano largo. Inchiodò il suo sguardo a quello di lei, con gli occhi che brillavano di malizia volutamente mal celata.
Bulma sussultò di fronte a quello sguardo famelico e non poté fare a meno di arrossire un poco, colpita dal fatto che lui la desiderasse nonostante fosse poco più di una ragazzina. Gli sorrise lasciava poi, ricambiando con la stessa intensità i suoi occhi brucianti di passione.
La professoressa fischiò attirando l’attenzione di tutti. Vegeta e Bulma rimasero a guardarsi negli occhi pur tenendo un orecchio teso in direzione dell’insegnante.
- Come riscaldamento faremo delle gare di 100 metri. Partirete due per volta. Chi farà il miglior tempo avrà il massimo dei voti.- sentenziò.
I primi due corridori si posizionarono sulla linea di partenza del campo d’atletica, dando modo ai due momentanei studenti di notare che, nonostante le condizioni quasi pessime dell’istituto, esso possedeva una buona attrezzatura sportiva. Gli studenti di un’altra classe si stavano esercitando con il lancio del peso poco più avanti e alcuni di loro sostavano nelle prime corsie della pista. Dopo un primo momento di smarrimento, si spostarono al passaggio dei due corridori nonostante avvenne alcune corsie più in là. Quando i primi due completarono il giro, l’insegnante urlò il tempo all’intero cortile e altri due si prepararono a partire.
Vegeta osservò i ragazzi spingere al massimo per fare un buon tempo e cadere a terra stremati alla fine della corsa. Così, invece di tornare al proprio posto formando una fila composta per ripetere il giro, si formò una zona di stallo dove gli studenti riprendevano fiato in attesa del loro prossimo turno.
- Come va la mano?-
Vegeta si guardò l’arto, l’aprì e lo chiuse senza problemi. Non aveva più dolore, solo le nocche erano rimaste segnate dalla rugosa corteccia dell’albero riportando segni rossi sulla pelle abbronzata.
- Bene.- disse riportando il braccio nella posizione originale.
- A quanto pare sta volta ha vinto l’albero.- lo prese in giro.
- Ah-ah molto divertente. Non so cosa mi succeda ma tirare un pugno a quel tronco mi ha fatto un male allucinante.- le disse lanciandole uno sguardo.
Bulma, in piedi al suo fianco, si voltò a guardarlo incuriosita anche lei da quella mancanza di forza in quell’uomo che, generalmente, avrebbe potuto buttare giù l’edificio con un soffio.
- Probabilmente non sei semplicemente tornato adolescente ma sei stato “infilato” in un corpo di un comune terrestre, per questo ti sei fatto male.- ipotizzò l’azzurra tornando a guardare la pista.
- Può darsi.- disse l’altro.
Da lontano Bulma riconobbe la corta chioma bionda di Erika e quella castana della ragazza che le aveva chiesto l’elastico, Selena doveva essere il suo nome, piegate sulla linea di partenza e poi sfrecciare veloci sulla pista. La bionda fu più veloce e, sfiorando per un pelo la collisione con uno dei compagni seduto a terra, si fermò talmente di botto che quasi cadde a faccia avanti.
L’insegnante fermò il cronometro e urlò a gran voce il tempo.
- Ehi, Prince! Che ne dici di correre con me?- proferì una voce maschile.
Vegeta e Bulma si voltarono scorgendo un ragazzo ben piazzato, se pur non molto alto, con i capelli castani spettinati che si avvicinava a loro e li superava raggiungendo la pista.
- Andiamo! Voglio vedere se riesci a battermi!- urlò camminando all’indietro.
Vegeta sciolse le braccia dalla consueta posizione incrociata e raggiunse il compagno di classe sulla linea di partenza, raccogliendo la sfida. Si guardò un secondo alle spalle, scorgendo Bulma che, senza che glielo si chiedesse, l’aveva raggiunto.
- Pronti?- disse l’insegnante.
I due ragazzi si posizionarono con le mani a terra e i piedi poggiati sul supporto che, ipotizzò Bulma, serviva per dar loro una spinta migliore alla partenza. Vegeta guardò dritto davanti a sé cominciando a chiedersi se, dato che la sua forza si era praticamente azzerata, riducendolo a un comune terrestre, anche la sua velocità avesse subito la stessa fine. In caso contrario avrebbe dovuto trattenersi per non sfrecciare davanti al suo avversario infrangendo il muro del suono. Decise che ci avrebbe pensato al momento, per adesso si limitò a concentrarsi sullo scatto iniziale.
- Via!- urlò l’insegnante premendo il tasto in cima al cronometro.
I due ragazzi partirono a razzo, all’inizio il ragazzo dai capelli castani tenne testa a Vegeta con non poche difficoltà ma poi il principe lo distanziò non lasciandogli spazio di manovra in curva.
Vegeta corse più veloce che potè, nonostante la sua velocità non fosse quella di un Saiyan era comunque molto buona. Ghignò mentre nelle orecchie le urla di incitamento di Bulma gli davano la carica per spingersi ancora oltre e segnare un record. Era ormai alla fine quando un ragazzo, o meglio, il braccio di un ragazzo si infilò nella sua visuale facendogli suonare in testa un campanello d’allarme: o si fermava o lo avrebbe preso in pieno. Tentò di frenarsi in qualche modo ma i suoi muscoli sembravano non rispondere, dannazione a cosa serviva avergli mantenuto i riflessi di un guerriero se poi quello stupido corpo terrestre non era in grado di eseguirli? Mandò a fanculo Whis mentre il gomito del ragazzo lo colpì dritto sul naso con violenza, fermando la sua corsa e sbattendolo a terra.
- Vegeta!- urlò Bulma correndo da lui.
Il Saiyan era sdraiato a terra tramortito dal forte impatto, dal naso che si teneva con entrambe le mani colava una ingente quantità di sangue e gli doleva assai. Dio santo perché doveva farsi sempre male quel giorno? Si alzò lentamente dal terreno rossiccio mentre Bulma gli si affiancava preoccupata, seguita dalla professoressa e dal resto della classe.
- Oh mio Dio, scusami tanto! Ti sei fatto male? Non volevo ti giuro!- disse nel panico quella che sembrava una matricola.
Vegeta lo fulminò con lo sguardo mentre teneva entrambe le mani sul setto nasale dolorante. Esse, come la maglietta bianca, si riempirono di sangue, lasciando una bella macchia rossa anche sul campo. Non riusciva a respirare, perciò aprì la bocca per far entrare un po’ d’aria mentre il liquido cremisi colava copioso.
- Dannazione, Prince, stai sanguinando! Fila in infermeria!- gli disse l’insegnante.
Vegeta guardò la giovane donna come a dirle “ma va? Non mi ero accorto di star morendo dissanguato!” senza però avere la forza di dire alcun ché. O respirava o parlava e in quel momento la prima opzione gli sembrava la più necessaria.
- Quanto sangue...- mormorò qualcuno, probabilmente più che propenso a svenire.
Bulma aiutò il Saiyan ad alzarsi da terra, sorreggendolo quando barcollò a causa del capogiro dovuto alla ingente perdita di sangue. Lo accompagnò in infermeria, mentre lui si teneva il naso con una mano cerando di far fermare il sangue che continuava a colargli sulla maglietta e sul pavimento. Sporcò anche la ragazza di fianco a lui che lo aiutava a camminare lungo il corridoio.
- Penseranno che abbiamo ucciso qualcuno.- sdrammatizzò l’azzurra osservando le goccioline di sangue che si lasciavano dietro.
Lo fece sedere sul lettino con calma e, una volta appurato che non sarebbe svenuto di lì a poco, andò alla ricerca dell’infermiera. Vegeta si sdraiò cercando di tenere la testa sollevata per non soffocare con il sangue, sentiva il sapore metallico in bocca affatto estraneo. Quella situazione era assurda: un guerriero del suo calibro con il naso quasi rotto dopo una semplice gomitata. Fissò il soffitto cercando di riempire d’aria i polmoni.
Bulma tornò dopo pochi minuti scrollando le spalle.
- L’infermiera non c’è, dovrò pensarci io.- disse aprendo un armadietto lì di fianco alla ricerca di qualcosa per tamponare il sangue.
Vegeta la osservò armeggiare con sapienza tra garze e disinfettanti rendendosi conto di aver perso il conto di tutte le volte che l’aveva vista con delle fasciature in mano. Ogni volta che tornava da un allenamento lei si occupava delle sue ferite, un po’ meno gravi di un naso sanguinante quando andava bene o molto di più quando si ritrovava con qualche costola incrinata.
- Tieni la testa piegata verso il basso, non inghiottire il sangue.- gli disse prendendo una sedia e sedendosi davanti a lui.
Vegeta eseguì, mettendosi a sedere si piegò in avanti, dovette reggersi al lettino per non cadere. Gli faceva un male cane e non riusciva a respirare.
- Respira con la bocca.- gli disse armeggiando ancora con qualcosa.
Lui tentò di seguirla con lo sguardo ma da quella posizione aveva ben poca visuale. Una sensazione di freddo si posò sul suo setto dolorante fecendolo sussultare sorpreso.
- Ti ho fatto male?-
Lui scosse delicatamente la testa mentre lei prendeva a tamponargli con delicatezza le narici, prima di stringerle l’una contro l’altra per impedire al sangue di fuoriuscire ancora.
- Respira con la bocca, Saiyan.- gli ripetè quando lo vide boccheggiare.
Vegeta sorrise leggermente all’epiteto con cui lei lo aveva chiamato. Normalmente lo usava per prenderlo in giro, chiamandolo principe degli scimmioni o similare, però c’erano quelle volte in cui lo usava come incoraggiamento o semplicemente per sottolineare la cosa. E a lui quei momenti gli piacevano da impazzire, scatenava in lui un turbine di emozioni.
L’azzurra lasciò le narici per constatare in che stato fosse il suo naso, sanguinava ancora così gliele richiuse cercando di fare il più delicatamente possibile.
- Devo farti da infermiera anche in questa dimensione. Possibile che riesci sempre a farti male?-
A Vegeta venne da ridere ma non lo fece, causa rischio soffocamento da mancanza d’aria. Quella donna non perdeva un secondo per prenderlo in giro.
Bulma lasciò nuovamente le sue narici e, verificato che non uscisse più sangue, gli alzò con calma il capo, fissandolo alla ricerca di qualche sintomo.
- Come ti senti?-
- Ho un dolore lancinante al naso e mi gira la testa. Mi sento debole.- borbottò con voce nasale.
- Ci credo, con tutto il sangue che hai perso.- gli disse andando a tagliare un piccolo pezzetto di garza.
Vegeta osservò rapito ogni suo più piccolo movimento. Era abituato a vederla armeggiare con medicinali vari ma ogni volta rimaneva incantato dalle sue movenze esperte.
- Sta fermo.- gli disse mentre gli infilava con delicatezza della garza nel naso. - Tieni il ghiaccio sul naso e non muoverti.- disse sparendo dalla sua vista.
Vegeta chiuse gli occhi mentre con una mano sorreggeva la borsa del ghiaccio sul proprio naso: erano anni che non si sentiva così spossato, da quando era esplosa la camera gravitazionale. Gli girava la testa, a mala pena riusciva a rimanere seduto.
Bulma tornò e gli si avvicinò per constatare lo stato del suo naso: non sembrava rotto, nonostante la cospicua quantità di sangue perso e la bella botta presa.
- Sdraiati se ti gira la testa, tanto di sangue non ne esce più.- gli disse.
Il Saiyan non se lo fece ripetere due volte e poggiò finalmente la testa sul cuscino, stremato. Tra la corsa sfrenata e l’emorragia non aveva più forze, scivolò velocemente in un sonno profondo senza che se ne accorse.
Quando riaprì gli occhi, Bulma era accanto a lui che giocava con lo smartphone. Ebbe un dejavù che lo riportò indietro a quando l’aveva trovata dormiente sulla scrivania accanto al proprio letto. Passavano gli anni ma lei non smetteva di prendersi cura di lui.
La ragazza alzò lo sguardo sentendosi osservata.
- Ben svegliato. Come ti senti?-
Vegeta si alzò con calma a sedere guardandosi attorno confuso. Si era addormentato senza rendersene conto. Mentalmente mandò qualche insulto alla fragilità dei terrestri, era bastato una botta sul naso per metterlo KO.
- Quanto ho dormito?- chiese ancora rintontito.
- Un’oretta circa.- gli rispose posandogli poi una mano sulla fronte per constatare la sua temperatura. - Stai meglio?-
- Diciamo.- disse sincero osservandola in quei suoi grandi occhi chiari.
- Ce la fai ad alzarti?-
Il ragazzo annuì e con calma posò i piedi a terra, mettendosi in piedi nonostante la spossatezza che ancora sentiva. Sotto l’occhio vigile di Bulma fece qualche passo in avanti dirigendosi fuori dall’infermeria. Sentiva le gambe deboli perciò usò le pareti come sostegno.
La ragazza arrivò in suo soccorso permettendogli di appoggiarsi a lei per arrivare in cortile, ove insegnante e compagni li attendevano con ansia. Un po’ riluttante nel farsi aiutare da lei raggiunsero a passo controllato le panchine di fronte al campo d’atletica. D’improvviso furono circondati dai compagni che, preoccupati, cominciarono a chiedere con insistenza se stesse bene, se avesse bisogno di andare in ospedale o cose simili.
L’insegnante richiamò il suo gregge, riportandoli ai propri posti e ai massacranti esercizi. Poi si avvicinò ai due ragazzi seduti.
- Stai bene? Hai preso una bella botta.-
Vegeta annuì, gli doleva ancora il naso e la testa non aveva del tutto smesso di girare ma non stava poi male. Quando l’insegnante si allontanò, il ragazzo lanciò un’occhiata alla consorte sedutagli di fianco, che fissava un po’ schifata la sua maglietta sporca di sangue.
- Forse è meglio se te la togli.- disse l’azzurra.
Il guerriero si fissò i vestiti, poi si alzò in piedi e in un gesto veloce si tolse la maglietta, rivelando il torace scolpito da anni di allenamenti e la carnagione abbronzata. Dai pantaloni spuntava l’elastico dei boxer, rendendo lo spettacolo ancora più sexy.
Bulma gli fece una radiografia incapace di staccare lo sguardo da quei muscoli casellati che aveva visto infinite volte ma che la affascinavano ogni volta. Si leccò le labbra salendo sul viso pestato del ragazzo regalandogli uno sguardo che valeva più di mille parole.
Un gridolino estasiato li riportò alla realtà facendoli voltare: una ragazza si era posata le mani sulla bocca dopo aver emesso quel suono tipico di chi vede qualcosa di bello. Bulma la capiva in un certo senso: Vegeta era un adone, bello da morire con quel corpo aitante e scolpito, nonostante non fosse poi molto alto. Guardandosi bene attorno scoprì che tutti gli occhi femminili erano puntati sul suo ragazzo. Aggrottò le sopracciglia riscoprendosi gelosa di ragazze di diciassette anni.
- Prince, mettiti una maglietta prima di causare uno svenimento di gruppo.- gli disse la professoressa facendo arrossire tutte le ragazze presenti.
Vegeta rimase qualche secondo immobile, non ben conscio di aver attirato su di sé l’attenzione di tutte le femmine dotate di intelletto nel raggio di un chilometro semplicemente scoprendo il busto. Qualcuno gli tirò una maglietta che afferrò al volo.
- Ti presto la mia, è di riserva spero ti stia. Ancora scusa.- disse la matricola che involontariamente aveva messo KO il principe dei Saiyan.
Vegeta indossò l’indumento e si risedette, attendendo con pazienza la fine della lezione di educazione fisica.
Solo dopo aver stremato l’intera classe l’insegnante li lasciò andare, era l’ultima ora e i ragazzi si trascinarono nello spogliatoio. Bulma si cambiò il più velocemente possibile, lasciando Vegeta seduto fuori dalla stanza, in attesa che lo accompagnasse a cambiarsi. Lui non era molto d’accordo su questo suo modo di fare da crocerossina ma si limitò a un borbottio sommesso dato che a mala pena si reggeva in piedi. Quando anche il principe con il naso quasi rotto sbucò dallo spogliatoio con la divisa indosso, Bulma lo affiancò e insieme tornarono in classe per prendere le proprie cose.
- Fatto, possiamo andare!- disse la ragazza uscendo dall’aula con in mano la propria cartella.
Vegeta la precedette lungo il corridoio, sentendo il suo sguardo preoccupato perforargli la schiena. Si voltò scoccandole un’occhiata di rimprovero che lei ignorò. Lui tornò a guardare davanti a sé sbuffando, non vedeva l’ora che quella giornata volgesse al termine.
A pochi passi dagli armadietti, Bulma lo avvertì che doveva andare in bagno prima di ficcarvicisi dentro senza attendere una sua risposa. Il Saiyan alzò gli occhi al cielo e si appoggiò alla parete poco lontana, in attesa, osservando i vari studenti interagire fra loro.
Il sole al tramonto dipingeva tutto ciò che incontrava di un tenue colore rosato, irradiando una luce arancio attraverso le vetrate del piano terra. Vegeta si chiese se Whis avesse intenzione di riportarli indietro prima di subito o preferiva osservarli destreggiarsi tra i banchi di scuola. Fece una smorfia storcendo il naso ma se ne pentì amaramente quando il setto gli mandò una fitta assurda. Diamine che dolore!
- Ehi, bambolina, hai bisogno di un passaggio?- disse una voce profonda.
Vegeta si voltò scorgendo Bulma, la sua Bulma, accerchiata da tre ragazzi con la giacca del club di football.
- No, grazie. Vado a piedi.- li liquidò tentando di passare in mezzo.
Uno di loro le bloccò la strada posando la mano contro il muro e le si avvicinò ancora.
- Dai, vieni con noi. Vogliamo solo darti un passaggio.- tentò di nuovo.
Bulma accigliò lo sguardo puntandolo fiera in quello del ragazzo che le stava di fronte.
- Ho detto “no grazie”. Sei sordo o cosa?- sbottò.
Il ragazzo rise sguaiatamente di fronte a quella presa di comando da parte della ragazza. Le prese il mento tra pollice e indice e si avvicinò al suo volto talmente tanto che lei potè sentirne l’alito di cipolla proveniente dalla sua bocca.
- Hai carattere, oltre ad essere bella. Mi piaci.-
- Ehi!- proruppe Vegeta, avvicinandosi e ponendosi tra Bulma e i tre. - Mi pare che vi abbia già detto di no. Sparite.-
I tre ragazzi scoppiarono a ridere divertiti. Il capo dei tre si asciugò una lacrima sfuggita durante la risata e si rivolse al Saiyan, squadrandolo da capo a piedi perplesso. Era molto più basso di lui e con una visibile contusione sul naso.
- Ma cosa vuoi? Fare l’eroe? Smamma piccoletto!- sentenziò senza neanche guardarlo in faccia.
Vegeta incrociò le braccia al petto, non muovendosi di un millimentro. Puntò anzi le sue iridi pece in quelle azzurro ghiaccio del biondone davanti a sé, sfoderando uno sguardo che avrebbe fatto cagare addosso persino Lord Beerus.
Il ragazzo sussultò appena e fece un passo indietro di fronte a quello sguardo che emanava un odio profondo. Scosse la testa e si riprese, afferrando per il colletto della camicia Vegeta per poi sbatterlo contro l’armadietto lì vicino. Il Saiyan incassò il colpo senza una lamento nonostante la botta presa l’avesse sentita bene.
- Ascoltami, ragazzino, se non vuoi che ti finisca di spaccare il naso vedi di girare a largo.- lo minacciò occhi di ghiaccio posizionando le mani ai lati della sua testa.
Gli voltò le spalle un secondo prima di decidere di riprenderlo e sbatterlo di nuovo contro il metallo duro. Vegeta si lasciò sfuggire una smorfia di dolore quando il tizio si mise a ridere tornando dalla sua preda, tenuta a bada dai due compari. Neanche il tempo però di aprire bocca che qualcuno lo richiamò picchiettandogli sulla spalla. Mister capelli tinti si voltò ricevendo in pieno viso un cazzotto ben assestato.
- Cristo!- esclamò il ragazzo andandosi a tenere il naso con una mano. - Brutto stronzo questa me la paghi!-
Vegeta che nel frattempo stava trattenendo ogni movimento facciale, lo sfidò con lo sguardo a colpirlo incurante del naso mal ridotto. Cosa che egli fece, colpendolo dritto sulla mascella e spaccandogli il labbro.
Non gli diede un secondo di tregua, il capellone, che gli fu subito addosso sbattendolo nuovamente contro gli armadietti e iniziando a riempirlo di pugni.
Il Saiyan si parò come potè, rimpiangendo più che mai la sua forza innata di Saiyan che avrebbe potuto sbattere dall’altra parte della scuola l’ossigenato dal quale stava prendendo botte.
Prima che la situazione degenerasse un insegnante intervenì, fermando lo scontro impari tra i due ragazzi. Prese il biondo da un braccio e lo trascinò in presidenza, sotto lo sguardo attonito di tutti.
- Ouch!- protestò il Saiyan quando Bulma andò a passare il disinfettante sul labbro spaccato.
Per la seconda volta in meno di dodici ore si ritrovavano in infermeria, Vegeta seduto sul lettino e Bulma che se ne prendeva cura.
- Sta fermo!- lo rimproverò quando si mosse di scatto per sfuggire al dolore. - Vedi cosa succede a prendere a pugni la gente con un corpo terrestre?-
La ragazza riprese a tamponargli con delicatezza il labbro rotto, borbottando nel contempo parole riguardo il suo poco amor proprio e l’impulsività tipica di quella razza guerriera che non lo abbandonava neanche in un corpo umano. Buttò via il dischetto di cotone sporco di sangue e si alzò, andando a recuperare una borsa del ghiaccio.
- Tieni, mettila sulla mano.- gli disse passandogliela.
Il ragazzo fece come gli era stato detto senza proferir parola mentre lei tornava a medicargli le labbra spaccate con lo sguardo corrucciato. Il freddo del ghiaccio placò quel sottofondo doloroso che proveniva dalla mano, regalandogli un po’ di sollievo dalle conseguenze di quel gesto avventato. In quel momento a tutto aveva pensato tranne che al fatto che il tizio avrebbe potuto stenderlo, andiamo era abituato a molto peggio! Solitamente era lui a dover trattenersi per non ammazzare nessuno e invece quella volta le aveva prese. Da un terrestre. Fece una smorfia contrariata cercando di non muovere il naso ancora indolenzito dalla botta di prima: un Saiyan messo al tappeto da un comune mortale, incredibile ma vero.
- Si può sapere che ti è preso?- sbottò l’azzurra.
Vegeta spostò lo sguardo lontano da lei, borbottando qualcosa sottovoce che la ragazza ovviamente non capì. Sapeva benissimo di aver fatto una grossa stronzata ma era stato più forte di lui, vedere quel tizio metterle le mani addosso gli aveva infiammato il sangue – quello rimasto dopo la grande perdita delle ore precedenti – nelle vene e non aveva potuto fare altro che intervenire. Era già accaduto contro Lord Beerus che la sua rabbia gli facesse fare cose avventate pur di proteggere la sua famiglia, però con un corpo Saiyan era tutto più semplice, certo rischiava di morire comunque ma almeno non si ritrovava fuori combattimento per qualche pugno. Sbuffò sperando che quella sorta di punizione finisse presto.
- Vegeta!-
- Che vuoi!?-
Bulma incrociò le braccia al petto e lo fissò accigliata in attesa. Tamburellò le dita sul braccio, imitando la sua consueta posa.
Vegeta alzò gli occhi al cielo e borbottò nuovamente qualcosa di incomprensibile, facendo adirare la ragazza sedutagli accanto che sembrava volerlo trapassare da parte a parte con lo sguardo.
- Allora?-
- Ti ha toccata! Non potevo non intervenire!- urlò alla fine con qualche ottava di troppo.
Bulma strabuzzò gli occhi, incredula davanti a quella confessione che aveva colorato le guance del principe di rosso. Quel testone era scattato contro il giocatore di football soltanto perché l’aveva toccata? Rischiando che gli rompesse definitivamente il naso già mal concio e gli facesse saltare i denti? Non credeva alle sue orecchie!
L’azzurra si trovò spiazzata a sorridergli con amore, riconoscente per quel gesto avventato quanto dolce. Era già successo che lui la difendesse rischiando di prenderle ma sentirglielo ammettere era tutt’altra cosa.
Vegeta distolse lo sguardo dai suoi occhi luccicanti di felicità, preferendo guardare la propria mano sotto la borsa del ghiaccio. Ci avrebbe dovuto fare in bagno, nel ghiaccio, affinché le fitte provenienti dalla schiena smettessero di tormentarlo. Dannato corpo terrestre, perché doveva essere così debole?
Di colpo si ritrovò le labbra di Bulma premute contro le proprie. Emise un gemito di dolore misto a piacere a quel contatto irruento, avvertiva il sangue riprendere a fuoriuscire dal labbro ma non si staccò. Anzi ricambiò quel contatto portandosela ancora più vicina prendendole il viso tra le mani, assaporò il gusto dolce di quelle labbra che aveva assaggiato centinaia di volte e di cui si stupiva ogni volta per la morbidezza. Approfondì il bacio, andando ad insinuare la lingua tra le sue labbra per giocare con la sua mentre lei gli passava le dita tra i capelli facendolo rabbrividire. Kami! Avrebbe volentieri fatto l’amore con lei su quell’asettico lettino bianco. Con non sapeva quale forza si trattenne, limitandosi a quel bacio che ormai di casto non aveva nulla.
Fu lei a staccarsi, rivolgendogli poi uno sguardo colmo d’affetto che lo spiazzò. Perché a quella donna bastava uno sguardo per mandarlo fuori di testa?
- Ops, non volevo farti male.- gli disse lei quando notò il sangue che fuoriusciva dal labbro.
Il Saiyan si passò la mano libera sul labbro, ripulendolo dal poco sangue che ne usciva. In confronto a quanto ne aveva perso prima quella era una bazzecola.
- Ti amo.-
Vegeta sussultò preso alla sprovvista scatenando le risa di Bulma, divertita da quell’imbarazzo così strano per lui. Lui emise un ringhio risentito e fece scattare il mento in direzione opposta emettendo uno “tsk” mentre lei ancora ridacchiava.
La ragazza si asciugò una lacrima sfuggita e tornò ad osservare il suo uomo nel corpo di quel ragazzino scapestrato con aria sognante. Gli sorrise nonostante lui non la guardasse pensando che in fondo quella piccola esperienza non era stata poi male.
L’infermiera della scuola passò davanti all’infermeria tornando dalla sua pausa. Sentì come l’eco di risate sorpassando la stanza, così decise di sbirciare all’interno scorgendo di sfuggita le figure di due ragazzi, di cui uno seduto sul lettino. Aprì la porta confusa per capire se avessero bisogno di una mano ma la stanza era vuota, che se lo fosse immaginato?

***

Per la seconda volta in quell’assurda giornata furono scaraventati fuori da un portale interdimensionale con ben poca delicatezza. Sta volta però Vegeta ebbe modo di far fronte all’atterraggio sfruttando le doti atletiche in suo possesso, atterrando in piedi – si tipo i gatti- e afferrando al volo la consorte, catapultata dopo di lui. I due si guardarono, constatando con un sospiro di sollievo di essere tornati alla normalità nei loro corpi di adulti.
- Siete tornati!-
I due si voltarono scorgendo Goku che correva loro in contro con in braccio Bra. Il ragazzone sorrise a entrambi, felice di rivedere i suoi migliori amici sani e salvi.
Vegeta mise giù Bulma, che gli rimase però affianco prendendo dalle braccia del guerriero eterno bambino la figlioletta. Il Saiyan maggiore lanciò un’occhiata alla bimba verificandone l’incolumità.
- State tranquilli! È rimasta con me tutto il tempo!- disse sorridendo.
Vegeta guardò scettico il compagno d'avventura non molto convinto delle sue doti genitoriali o di baby sitter. Non fiatò limitandosi a scambiarsi uno sguardo dubbioso con la consorte.
Bulma prese a giocare con la figlia, che sembrava non aver sentito la mancanza dei genitori, facendole le pernacchie sul pancino. Bra rise divertita agitando braccia e gambe mentre Bulma la mise a testa in giù facendole il solletico.
Vegeta osservò la scena in silenzio, scrutando ogni singolo secondo di quell’interazione madre-figlia. Goku gli si affiancò, osservando anche lui l’azzurra fare il solletico alla sua piccola copia munita di coda.
- Dove siete stati?-
- In un’altra dimensione.-
- Ooooh- mormorò estasiato l’altro Saiyan.
Goku li aveva semplicemente visti sparire nel nulla di punto in bianco e Whis non aveva voluto dirgli dove li avesse spediti. Aveva poi preso in braccio la piccola Bra che, rimasta lì senza genitori, si era guardata attorno per un po’.
Si sporse verso l’amico, ancora intento a guardare le due giocare tra di loro ridendo felici, scrutandone il volto contratto nella solita espressione seria. Sollevò un sopracciglio confuso notando che sul viso del principe erano visibili alcune contusioni e tagli, oltretutto sembrava aver preso una bella botta sul naso.
- Vegeta?- lo richiamò facendolo voltare. - Che hai fatto alla faccia?-
L’altro lo guardò interrogativo non capendo a cosa si riferisse.
Goku indicò il suo viso. - Sei pieno di graffi e il tuo naso sembra non stare molto bene. Che è successo?-
Vegeta si riscosse spalancando gli occhi: portava ancora i segni di quella giornata sulla faccia! Eppure non era più un ragazzino, era tornato nel suo corpo adulto. Si toccò il naso con il dorso della mano, scoprendo che il dolore non era ancora scemato del tutto al contatto. Si passò poi un dito sul labbro ritirandolo sporco di sangue. Si accigliò confuso dallo stato in cui il suo viso si trovava nonostante fosse tornato in sé.
- Hai picchiato qualcuno?-
Il Saiyan minore non ricevette risposta dall’amico che rimuginava sugli eventi da poco accaduti, ignorando il resto. Goku attese con pazienza che l’altro si decidesse a parlargli, o a ringhiargli dietro, però Vegeta sembrava tra le nuvole e quando egli si allontanò, lui rimase a fissargli la schiena chiedendosi per quale motivo non meritasse quantomeno una risposta.
Whis sbucò da chissà dove, attirando l’attenzione dei presenti e interrompendo ogni genere di azione.
- Oh! Siete tornati. Com’è stato il viaggio, spero comodo.-
Vegeta lo guardò malissimo, risentito per quel trattamento che l’angelo gli aveva riservato.
Bulma invece sorrise a Whis, non portava rancore quella giornata le era piaciuta, anche se aveva dovuto fare da infermiera al Saiyan una volta sì e quell’altra pure. L’avrebbe ripetuta volentieri, pensò scrutando gli occhioni della sua bimba.
- Bene, adesso che le acque si sono calmate possiamo proseguire con gli allenamenti.- sentenziò.
Goku battè un pugno sul palmo dell’altra mano, impaziente di tornare a tirare quattro colpi con il compare.
- Forza, Vegeta! Abbiamo sei mesi per raggiungere il nostro massimo!- esclamò eccitato dalla prospettiva.
- No.-
- Eh? Cosa significa no?- chiese confuso.
L’altro gli scoccò un’occhiataccia rimproverandolo per la sua mancanza d’attenzione.
- Significa no. Non ho intenzione di rimanere qui con te per sei mesi.- gli comunicò senza guardarlo.
- Eh!? Come no! Ma Whis ha detto…!-
- Ho detto di no, detesto ripetermi!- sbottò guardandolo con la coda dell’occhio. - Tu fai come ti pare, io me ne torno a casa.-
Goku rimase immobile sul posto, con la faccia di chi non ci sta capendo nulla, seguendo con lo sguardo l’amico che si allontanava. Guardò l’angelo in cerca di aiuto ma egli alzò le spalle come a dirgli che non poteva costringerlo a rimanere. Sconfitto abbassò la testa, addio allenamento intensivo.



Angolo autrice:

Buonsalve gente! 
Sono qui con questa scemenza che mi girava per la testa da una settimana, tutta colpa di una stupida canzone che mi ha fatto immaginare un Vegeta adolescente sbattuto contro gli armadieti 
🤦 
Che dire? Ho sempre voluto scrivere una AU con Vegeta e Bulma sui banchi di scuola ma avendo due long in corso ho preferito limitarmi a un What if? di un capitolo singolo, magari quando finirò le altre due mi butterò su qualcosa di simile a questa storia, chissà 🙆
Ehm sì, ammetto di essere stata un po' cattiva con Vegeta, gli ho donato una spiccata intelligenza a scuola ma l'ho fatto pestare lol Poor che cattiva persona che sono xD Ma tanto lui è un Saiyan, si riprende in fretta... No aspè, era in un corpo terrestre quando ha preso le botte- 🤷
QUINDI, gente fate attenzione quando correte, evitate gli ostacoli e soprattutto le persone se non volete finire con un naso quasi rotto come il nostro principino. 💁
Bene, ora vi saluto che vado seriamente a chiudermi con Planet Vegeta perchè sta scemenza mi ha rubato tempo prezioso da dedicare alla mia long con un po' più di buon senso.
Hasta Luego,
angelo_nero

 

 

  
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