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Autore: Neko    09/06/2018    2 recensioni
Si ritrovò in un posto oscuro. Un buio così pesante da poterlo quasi toccare. Si sentiva accapponare la pelle. Si abbracciò come a cercare conforto e chiamò a gran voce i nomi delle persone che amava. Nessuna voce rispose però al suo richiamo.
Tutto continuava a essere avvolto dall’oscurità. Poi dei lamenti si alzarono nell’aria, interrompendo quel silenzio innaturale che la circondava, ma che rimpiangeva nel sentire quei gemiti di disperazione e di dolore… Si svegliò di soprassalto, con la fronte ricoperta di sudore e una tremenda sensazione di angoscia.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 

Emma non poteva credere ai suoi occhi. La vittima di quell’incidente, non era un abitante che conosceva. L’aveva visto di sfuggita più volte, nel locale di Granny senza mai averci parlato, nemmeno in veste di sceriffo. Non fu tanto l’aspetto del cadavere a impressionarla, per quanto sfigurato poteva essere a causa dell’incidente, ma il fatto che avesse visto quell’uomo nella sua ultima visione. Quando si era liberata dalla presa alla spalla, si era scontrata con un essere irriconoscibile e solo in quel momento si rese conto che era proprio la vittima di fronte a lei. Sentì l’ansia salirle. Nei suoi sogni e visioni vedeva persone morte, che in realtà erano vive o almeno fino a quel momento, perché facendo un calcolo, al momento della sua visione quell’uomo era già morto. Quanto affermato da Gold era vero…quanto stava avvedendo era reale, se non tutto, in parte, ma presto avrebbe potuto trasformarsi in una realtà fin troppo tangibile.

Emma non riusciva a staccare gli occhi dal corpo di quell’uomo, anche una volta rinchiuso dentro il sacco nero, ma un movimento, notato con la coda dell’occhio, le fece spostare lo sguardo e lo vide. Quell’uomo era a pochi metri da tutti loro. Aveva assistito alla scena del recupero del suo corpo e ora fissava Emma con insistenza.

La donna non potè sopportare a lungo il suo sguardo e allontanandosi dal padre, corse via, ignorando i richiami di David.

 

Corse via, spaventata da quanto aveva appena scoperto. Si ritrovò a bussare a una porta bianca e aspettò impazientemente che qualcuno andasse ad aprire.

“Emma? Cosa ci fai…” cominciò a chiedere Robin, prima che la donna, senza invito entrò nella casa chiedendo di Regina.

“è di sopra ma…” provò nuovamente a dire l’uomo, ma venne nuovamente interrotto dalla salvatrice che a gran voce chiamò l’amica.

Robin era confuso. Vedeva l’agitazione della donna e non potè fare a meno di essere preoccupato, pensando a tutto quello che stava succedendo e a quanto Regina gli avesse detto.

L’interpellata si fece finalmente vedere, comparendo in cima alle scale. Cominciò a scendere piuttosto velocemente, capendo che la visita di Emma non era di cortesia.

“è tutto vero…sono qui o lo saranno o…” cominciò a farneticare Emma.

“Calmati!” disse Regina “Vieni a sederti e racconta. Cosa vuoi dire che è vero?”

“Quello che diceva Gold, che le mie e quelle di Roni non sono premonizioni di qualcosa che dovrà accadere o almeno non del tutto, qualcosa è già presente, ma non visibile se non quando dormiamo o nel mio caso quando cado in quello stato di trans dove la realtà che mi circonda  si trasforma!”

“Aspetta, non riesco a seguirti!” disse Regina “Che cosa è successo?”

“Due notti fa un abitante di Storybrooke è morto a causa di una voragine che si è aperta all’improvviso e…Regina quell’uomo era presente nella mia visione di oggi. Mi ha toccato, non è stato quello che mi ha ferito, ma ha potuto toccarmi, era tangibile, quando invece ho provato a toccare mia figlia, non ci sono riuscita! Non ne sono sicura, ma la differenza tra i due che mia figlia è ancora viva, mentre lui no!”

“Quindi mi stai dicendo, che le persone in grado di toccarti in queste tue visioni, sono persone che hanno già subito quel destino e le altre, sono quelle che prima o poi lo subiranno?”

“è una teoria, ma credo di si, inoltre la prima volta che ho avuto uno di quei sogni ho visto delle voragini aprirsi in tutta Storybrooke e anche se è un caso isolato,   quell’uomo è morto cadendo in una voragine. Non può essere una coincidenza!” disse Emma preoccupata.

“Ieri mattina  ho guardato il telegiornale e ha parlato di varie voragini che si sono aperte in varie parti del mondo, creando non pochi danni a persone e cose. La cosa strana è che sembra si siano aperte quasi in contemporanea!” disse Robin intervenendo nella conversazione.

Emma guardò a terra, mentre Regina guardò spaventata Robin, prima che una vocina dietro di loro disse “Allora i miei sogni si stanno avverando?”

Roni, dovresti essere sopra a prepararti per la scuola!” disse Regina alzandosi e recandosi verso la bambina. 

“Anche io ho visto le voragini, mamma…con tanta lava dentro e…” cominciò la bambina, che si stava facendo prendere dall’agitazione.

“Sono sicura che non è niente di cui ti devi preoccupare!” disse Regina, accarezzando la testa della figlia, ma la bambina non la guardava. Fissava un punto davanti a lei e indicando con il dito disse “Nemmeno di lui dobbiamo preoccuparci?”

Regina, Robin ed Emma voltarono il capo nella direzione indicata dalla bambina.

“Lui chi tesoro? Non c’è niente lì!” disse Robin, ma Regina, sebbene anch’essa non vedesse niente, aveva spostato lo sguardo su Emma, la quale era chiaro che vedeva anch’ella qualcosa.

“Emma, cosa c’è?” chiese il sindaco.

“è quell’uomo. È qui!” disse, un attimo prima che  sia la salvatrice, che la bambina videro Robin e Regina sparire.

 

Emma si alzò di scatto dal divano di Regina, quando tutto intorno cambiò. Si trovava ancora nella casa dell’amica, ma non vi erano più i suoi abitanti e la luce del giorno era sparita, lasciando un’atmosfera tetra, poco illuminata e rossiccia che ormai conosceva bene.

“Mamma!” disse la voce di Roni, che attirò l’attenzione di Emma, che non aveva notato la presenza della bambina.

Si avvicinò a lei appena comprese che era reale e non una sua versione  “zombie”.

Roni, sono qui!” disse abbassandosi alla sua altezza.

“Dove sono la mamma e il papà?” chiese spaventata “Questo è un sogno? Per questo quello è qui e i miei genitori non ci sono?” Chiese la piccola spaventata.

“No piccola, questo temo non sia un sogno, siamo entrambe sveglie e rinchiuse in una visione!” le spiegò Emma per poi continuare “Ora ascoltami bene tesoro. Anche se è una visione, è tutto molto reale e se ti dico di scappare, nasconderti o altro, mi devi obbedire, ok?”

La bambina non rispose, spaventata dalle parole di Emma.

“Lo so, fa paura, ma non permetterò che ti accada niente, va bene? E presto potrai riabbracciare la tua mamma!”

“Promesso?” chiese Roni speranzosa.

Emma esitò a risponderle, non sapendo nemmeno lei come si sarebbe svolta tutta la situazione, ma doveva mantenere la calma sua e soprattutto quella della bambina!”

“Promesso!” rispose Emma con un leggero sorriso.

Appena finì di parlare però le due videro apparire attorno a loro un notevole numero di persone, tutte in agonia e dalla visione poco piacevole. Roni si aggrappò ad Emma terrorizzata.

Emma anche era spaventata, ma doveva cercare di capire finalmente qualcosa di quanto stesse succedendo e soprattutto, non permettere che qualcosa accadesse alla bambina.

“Chi siete, cosa volete?” urlò Emma, tenendo stretta la piccola.

Quelle persone però non risposero. Continuavano a urlare di dolore ed ad avvicinarsi.

“è colpa tua!” disse una voce dietro le spalle di Emma. Era lui, la vittima della voragine.

“Cosa significa, cosa è colpa mia?” provò a chiedere Emma, ma vedeva che quelle persone continuavano ad avvicinarsi sempre di più e sentendo il loro odio, sapeva che non era una buona idea continuare a stare lì a fare domande. Afferrò la bambina e, ricorrendo ai suoi poteri, scomparvero in una nuvola di fumo bianco. Non seppe dire perché, probabilmente a causa della paura che le bloccava i poteri, ma non andarono molto lontano. Solo all’esterno della casa.

Roni, ti ricordi cosa ti ho detto?” chiese Emma guardando la bambina, la quale annuì.

“Corri!” disse prendendole la mano e cominciando a correre.

Fuori la situazione non era migliore. Anche lì vi erano varie persone sfigurate e arrabbiate con la salvatrice.

Emma continuò a correre con Roni o almeno ci provarono, in quanto l’intera Storybrooke era nuovamente rasa al suolo e cosparsa di macerie, che avrebbero potuto farle inciampare facilmente.

Vi erano anche quelle famose voragini, che avevano preso ad aprirsi in tutto il mondo, da dove usciva la lava e illuminava l’ambiente circostante.

Roni ed Emma riuscirono a seminare quegli esseri e si nascosero dietro ad un muro abbastanza alto da non essere viste.

“Voglio tornare a casa!” disse Roni.

“Lo so tesoro, lo so!” disse Emma stringendola a sé.

Rimasero lì nascoste per un po’ a riprendere fiato. La salvatrice cercò di trovare un modo per uscire da quella visione, ma non sapeva come. Le altre volte era stato sempre qualcuno a correre in suo aiuto. La prima volta Killian afferrandola per un braccio, la seconda Regina facendole sentire la sua magia. Quindi l’unica cosa che sapeva è che doveva attendere. Sperava solo che non passasse troppo tempo.

Emma di tanto in tanto allungava il collo dietro il muro per vedere se la via era libera. Non si sentiva al sicuro in quel luogo e voleva cercare un posto dove poter garantire loro la loro incolumità, finchè non si sarebbero svegliate.

Quelle persone erano ancora lì in giro che arrancavano, alcune di loro si picchiavano con violenza inaudita tra di loro per accaparrarsi qualcosa di cui dalla sua posizione non riusciva a capire, altri sembravano aver paura e sembravano cercare anche loro un posto dove nascondersi.

Emma era confusa, ma l’urlo di Roni la fece voltare e vide cinque persone, tra cui il solito uomo, avvicinarsi a loro. Emma si alzò immediatamente  alzando le mani per usare i suoi poteri per allontanarli, ma uno di loro, quello di colore e il più grosso di stazza, le piombò addosso facendola cadere malamente a terra.

Em…!” cominciò a urlare la piccola, prima che una donna la afferrasse e le mettesse una mano sulla bocca per impedirle di urlare.

Emma cercò di liberarsi dalla presa e minacciare quelle persone, ma anche a lei venne chiusa la bocca.

“State zitte!” le disse l’uomo di colore, prima di lasciarla andare e indicarle di guardare.

Emma sebbene avesse avuto l’istinto di riprendersi Roni e scappare, aveva la sensazione che sarebbe stato meglio fare come le era stato detto.

Spalancò gli occhi a quello che vide. Esseri mostruosi, con grosse corna, fauci e mani con artigli lunghi.

Si portò una mano alla spalla, riconoscendone la mano che l’aveva ferita nella precedente visione.

Quegli esseri erano alti almeno tre metri e muscolosi. Giravano per le strade e afferrarono quelle persone che non si erano nascoste perché intente a litigare. Ogni mostro ne afferrò uno e cominciò a torturarlo. Emma distorse lo sguardo non sopportando oltre. Guardò Roni, e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che la donna che aveva afferrato la bambina, le aveva coperto anche gli occhi. Vedeva che le stava parlando nell’orecchio, ma sebbene non sentisse cosa le stesse dicendo, vedendo che la bambina non si stava dimenando pensò che in qualche modo stesse cercando di tranquillizzarla.

Non sapeva dire se per gentilezza o perché spaventata dall’idea di essere catturata da quei demoni.

Appena la bambina fu libera, corse da Emma e l’abbracciò stretta “Perchè? Perché ci vogliono portare via?”

Emma sussultò “cosa?”

“Quella signora ha detto che se non stavo zitta, mi avrebbero portato via e non avrei più rivisto la mia mamma e il mio papà!” disse piangendo.

“Va tutto bene Roni, nessuno ti porterà via!” disse Emma guardando intorno a sé e vedendo che quelle cinque persone erano scomparse. Erano due donne e tre uomini: il tipo di Storybrooke, l’uomo di colore, la donna che aveva afferrato Roni e due ragazzi sui 14 anni.

 Emma decise che era il momento di andarsene, soprattutto dato che tutti gli altri esseri lì presenti, forse ancora nascosti, non erano ancora in giro.

 

La porta della biblioteca si spalancò, facendo sussultare sia Belle che Killian, ancora intenti a cercare di capire qualcosa su quanto stesse succedendo. “Roni ed Emma sono scomparse!” disse Regina in preda al panico.

“Cosa?!” Chiese Killian sgranando gli occhi.

“Le stiamo cercando da diverso tempo, ma nemmeno gli incantesimi di localizzazione funzionano, non sappiamo cosa fare!” disse Robin.

Killian corse verso la porta di entrata, dicendo “Avreste dovuto avvertirmi immediatamente!”  disse, per poi mettersi immediatamente alla ricerca della moglie.

 

Emma e Roni corsero senza fermarsi per diverso tempo, finchè la bambina disse di essere stanca.

Si erano recate nei boschi. Emma sperava che lontano dalla città quelle persone non fossero presenti. Fece sedere Roni su un tronco caduto a terra e si guardò intorno. Tutto era morto, non vi erano foglie sugli alberi, erba verde o fiori, neppure insetti o animali.

Emma si sedette accanto a Roni e si mise le mani in faccia.

“Siamo intrappolate qui, vero?” chiese la bambina.

Emma guardò la bambina senza sapere cosa rispondere.

“Mi hai promesso che saremo tornate presto a casa e se siamo ancora qui, vuol dire che non sai come fare per tornare indietro!” disse la bambina tristemente “Tu le promesse le hai sempre mantenute!”

“Mi dispiace piccola!” disse.  La bambina non rispose, ma si appoggiò a lei in cerca di conforto.

“Credo che dobbiamo solo aspettare che qualcuno ci soccorra e ci faccia uscire da qui. Sai, l’ultima volta è stata proprio tua madre a liberarmi!”

Roni la guardò “Tu sei già stata qui?”

“Si, due volte!” disse la donna.

“Non hai avuto paura?” chiese la piccola.

“Oh si tesoro, tanta!”  rispose Emma “è normale avere paura!”

“Anche per la salvatrice? Perché io ho tanta paura, eppure dovrei essere un’eroina. Io vorrei essere normale, come Henry! Mi ha spesso letto il suo libro e le tue vicende e…io non sarei mai in grado di affrontare quello che hai affrontato tu!”

Emma sussultò a quelle parole “Roni, essere un salvatore non è facile, ma non sarai mai da sola. Io non ho nessun merito per quello che ho fatto, lo devo grazie alla mia famiglia e i miei amici. Io ho solo scritto la parola fine alla storia, ma ogni ostacolo che mi si è presentato davanti, non avrei mai potuto affrontarlo con le mie sole forze. Sarei scappata e ho avuto anche la tentazione di farlo più volte e alcune volte l’ho fatto!”

Roni la guardò confusa sull’ultima frase.

“Tu sai perché Henry è tuo fratello nonostante sia mio figlio e non di Regina?”

“Si, perché per dare a Henry una vita migliore e compiere il suo destino, lo hai dato in adozione e la mamma lo ha preso con sé!” rispose la piccola.

“Io non la vedo in questo modo, che fosse destino o meno, io ho avuto paura di crescere Henry. Non ero pronta. Ero terrorizzata da una responsabilità tale, che l’ho dato via, convincendomi che fosse meglio per lui, ma in realtà sono scappata. È vero che poi le cose si sono risolte, ma non lo sapevo allora. Avevo paura ed ero sola. Henry era qualcosa di troppo grande per me e sono fuggita. E non solo quella volta, in tutta la mia vita sono scappata da tutto quello che mi spaventava, fino a che, all’età di 28 anni, Henry è venuto da me e solo allora ho cominciato a smettere di fuggire nonostante la paura, perché non ero sola, qualcuno credeva in me e in tutte le difficoltà che incontrerai nella vita, che siano a causa del tuo essere una salvatrice, o semplicemente quelle della vita quotidiana Roni…non sei sola. Hai i tuoi genitori, i tuoi  fratelli, hai me e la mia famiglia e tutta Storybrooke. Quindi è normale avere paura, ma l’importante è che non dimentichi che ci sarà sempre qualcuno ad aiutarti!”

“ok, ci proverò!” disse infine Roni.

 

Killian si trovava nella stanza di Alice e le rimboccava le coperte. Era appena tornato dalla sua ricerca infruttuosa della moglie e di Roni. Non sapevano dove sbattere la testa. Avevano provato qualsiasi sorta di incantesimo per giungere alle due, ma niente aveva funzionato.

Regina cominciava a dare di matto nel vedere che qualsiasi cosa provassero non portava a niente. Erano sparite per tutto il giorno e la sua mente stava cominciando a fare dei brutti pensieri. Robin aveva proposto un piccola pausa per permettere a tutti di riprendersi un momento.

Killian accettò, soprattutto per controllare che la figlia stesse bene.

Alice aveva compreso che qualcosa non andava. Non vedere quasi per niente entrambi i genitori nell’arco di un intera giornata, era un’occasione rara e  non le ci volle molto per capire che era successo qualcosa a sua madre, dato che, nonostante fosse l’ora di andare a dormire, non fosse lì a darle il bacio della buona notte. In più la presenza di Neal, di otto anni, che dormiva nella stanza con lei, le confermava che qualcosa non era giusto.

“Papà, dove è la mamma?” chiese infatti la piccola, dopo che Killian le diede un bacio sulla fronte.

L’uomo non sapeva esattamente cosa dire. Era ovvio che non voleva spaventare la figlia, ma sembrava che la bambina avesse in un certo senso ereditato l’abilità della madre, nello scoprire le bugie.

“La mamma è impegnata con il suo mestiere da salvatrice, tornerà presto, vedrai! Anzi, scommetto che domani mattina sarà qui con noi!” disse Killian dicendo in fin dei conti la verità, senza essere troppo preciso.

La bambina sembrò soddisfatta della risposta e si accoccolò più comodamente sotto le coperte.

Una volta sistemata la bambina, Killian affidò nuovamente la piccola alle cure di Snow, che avrebbe voluto partecipare alle ricerche della figlia, ma ponendo la sua totale fiducia in Killian, Regina e David, anch’esso impegnato nelle ricerche, abbracciò il suo ruolo di nonna.

 

 

  
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