Capitolo
5
Emma non poteva credere ai suoi occhi. La
vittima di quell’incidente, non era un abitante che conosceva. L’aveva visto di
sfuggita più volte, nel locale di Granny senza mai averci
parlato, nemmeno in veste di sceriffo. Non fu tanto l’aspetto del cadavere a
impressionarla, per quanto sfigurato poteva essere a causa dell’incidente, ma
il fatto che avesse visto quell’uomo nella sua ultima visione. Quando si era
liberata dalla presa alla spalla, si era scontrata con un essere
irriconoscibile e solo in quel momento si rese conto che era proprio la vittima
di fronte a lei. Sentì l’ansia salirle. Nei suoi sogni e visioni vedeva persone
morte, che in realtà erano vive o almeno fino a quel momento, perché facendo un
calcolo, al momento della sua visione quell’uomo era già morto. Quanto
affermato da Gold era vero…quanto stava avvedendo era reale, se non tutto, in
parte, ma presto avrebbe potuto trasformarsi in una realtà fin troppo
tangibile.
Emma non riusciva a staccare gli occhi dal
corpo di quell’uomo, anche una volta rinchiuso dentro il sacco nero, ma un
movimento, notato con la coda dell’occhio, le fece spostare lo sguardo e lo vide.
Quell’uomo era a pochi metri da tutti loro. Aveva assistito alla scena del
recupero del suo corpo e ora fissava Emma con insistenza.
La donna non potè
sopportare a lungo il suo sguardo e allontanandosi dal padre, corse via,
ignorando i richiami di David.
Corse via, spaventata da quanto aveva appena
scoperto. Si ritrovò a bussare a una porta bianca e aspettò impazientemente che
qualcuno andasse ad aprire.
“Emma? Cosa ci fai…” cominciò a chiedere Robin,
prima che la donna, senza invito entrò nella casa chiedendo di Regina.
“è di sopra ma…” provò nuovamente a dire
l’uomo, ma venne nuovamente interrotto dalla salvatrice che a gran voce chiamò
l’amica.
Robin era confuso. Vedeva l’agitazione della
donna e non potè fare a meno di essere preoccupato,
pensando a tutto quello che stava succedendo e a quanto Regina gli avesse
detto.
L’interpellata si fece finalmente vedere,
comparendo in cima alle scale. Cominciò a scendere piuttosto velocemente,
capendo che la visita di Emma non era di cortesia.
“è tutto vero…sono qui o lo saranno o…”
cominciò a farneticare Emma.
“Calmati!” disse Regina “Vieni a sederti e
racconta. Cosa vuoi dire che è vero?”
“Quello che diceva Gold, che le mie e quelle di
Roni non sono premonizioni di qualcosa che dovrà
accadere o almeno non del tutto, qualcosa è già presente, ma non visibile se
non quando dormiamo o nel mio caso quando cado in quello stato di trans dove la
realtà che mi circonda si trasforma!”
“Aspetta, non riesco a seguirti!” disse Regina
“Che cosa è successo?”
“Due notti fa un abitante di Storybrooke è morto a causa di una voragine che si è aperta
all’improvviso e…Regina quell’uomo era presente nella mia visione di oggi. Mi
ha toccato, non è stato quello che mi ha ferito, ma ha potuto toccarmi, era
tangibile, quando invece ho provato a toccare mia figlia, non ci sono riuscita!
Non ne sono sicura, ma la differenza tra i due che mia figlia è ancora viva,
mentre lui no!”
“Quindi mi stai dicendo, che le persone in
grado di toccarti in queste tue visioni, sono persone che hanno già subito quel
destino e le altre, sono quelle che prima o poi lo subiranno?”
“è una teoria, ma credo di si, inoltre la prima
volta che ho avuto uno di quei sogni ho visto delle voragini aprirsi in tutta Storybrooke e anche se è un caso isolato, quell’uomo è morto cadendo in una voragine.
Non può essere una coincidenza!” disse Emma preoccupata.
“Ieri mattina ho guardato il telegiornale e ha parlato di
varie voragini che si sono aperte in varie parti del mondo, creando non pochi
danni a persone e cose. La cosa strana è che sembra si siano aperte quasi in
contemporanea!” disse Robin intervenendo nella conversazione.
Emma guardò a terra, mentre Regina guardò
spaventata Robin, prima che una vocina dietro di loro disse “Allora i miei
sogni si stanno avverando?”
“Roni, dovresti
essere sopra a prepararti per la scuola!” disse Regina alzandosi e recandosi
verso la bambina.
“Anche io ho visto le voragini, mamma…con tanta
lava dentro e…” cominciò la bambina, che si stava facendo prendere
dall’agitazione.
“Sono sicura che non è niente di cui ti devi
preoccupare!” disse Regina, accarezzando la testa della figlia, ma la bambina
non la guardava. Fissava un punto davanti a lei e indicando con il dito disse
“Nemmeno di lui dobbiamo preoccuparci?”
Regina, Robin ed Emma voltarono il capo nella
direzione indicata dalla bambina.
“Lui chi tesoro? Non c’è niente lì!” disse
Robin, ma Regina, sebbene anch’essa non vedesse niente, aveva spostato lo
sguardo su Emma, la quale era chiaro che vedeva anch’ella qualcosa.
“Emma, cosa c’è?” chiese il sindaco.
“è quell’uomo. È qui!” disse, un attimo prima
che sia la salvatrice, che la bambina videro
Robin e Regina sparire.
Emma si alzò di scatto dal divano di Regina,
quando tutto intorno cambiò. Si trovava ancora nella casa dell’amica, ma non vi
erano più i suoi abitanti e la luce del giorno era sparita, lasciando
un’atmosfera tetra, poco illuminata e rossiccia che ormai conosceva bene.
“Mamma!” disse la voce di Roni,
che attirò l’attenzione di Emma, che non aveva notato la presenza della bambina.
Si avvicinò a lei appena comprese che era reale
e non una sua versione “zombie”.
“Roni, sono qui!”
disse abbassandosi alla sua altezza.
“Dove sono la mamma e il papà?” chiese
spaventata “Questo è un sogno? Per questo quello è qui e i miei genitori non ci
sono?” Chiese la piccola spaventata.
“No piccola, questo temo non sia un sogno,
siamo entrambe sveglie e rinchiuse in una visione!” le spiegò Emma per poi
continuare “Ora ascoltami bene tesoro. Anche se è una visione, è tutto molto
reale e se ti dico di scappare, nasconderti o altro, mi devi obbedire, ok?”
La bambina non rispose, spaventata dalle parole
di Emma.
“Lo so, fa paura, ma non permetterò che ti
accada niente, va bene? E presto potrai riabbracciare la tua mamma!”
“Promesso?” chiese Roni
speranzosa.
Emma esitò a risponderle, non sapendo nemmeno
lei come si sarebbe svolta tutta la situazione, ma doveva mantenere la calma
sua e soprattutto quella della bambina!”
“Promesso!” rispose Emma con un leggero
sorriso.
Appena finì di parlare però le due videro
apparire attorno a loro un notevole numero di persone, tutte in agonia e dalla
visione poco piacevole. Roni si aggrappò ad Emma
terrorizzata.
Emma anche era spaventata, ma doveva cercare di
capire finalmente qualcosa di quanto stesse succedendo e soprattutto, non
permettere che qualcosa accadesse alla bambina.
“Chi siete, cosa volete?” urlò Emma, tenendo
stretta la piccola.
Quelle persone però non risposero. Continuavano
a urlare di dolore ed ad avvicinarsi.
“è colpa tua!” disse una voce dietro le spalle
di Emma. Era lui, la vittima della voragine.
“Cosa significa, cosa è colpa mia?” provò a
chiedere Emma, ma vedeva che quelle persone continuavano ad avvicinarsi sempre
di più e sentendo il loro odio, sapeva che non era una buona idea continuare a stare
lì a fare domande. Afferrò la bambina e, ricorrendo ai suoi poteri, scomparvero
in una nuvola di fumo bianco. Non seppe dire perché, probabilmente a causa
della paura che le bloccava i poteri, ma non andarono molto lontano. Solo
all’esterno della casa.
“Roni, ti ricordi
cosa ti ho detto?” chiese Emma guardando la bambina, la quale annuì.
“Corri!” disse prendendole la mano e cominciando
a correre.
Fuori la situazione non era migliore. Anche lì
vi erano varie persone sfigurate e arrabbiate con la salvatrice.
Emma continuò a correre con Roni
o almeno ci provarono, in quanto l’intera Storybrooke
era nuovamente rasa al suolo e cosparsa di macerie, che avrebbero potuto farle
inciampare facilmente.
Vi erano anche quelle famose voragini, che avevano
preso ad aprirsi in tutto il mondo, da dove usciva la lava e illuminava
l’ambiente circostante.
Roni ed Emma riuscirono a seminare quegli esseri e
si nascosero dietro ad un muro abbastanza alto da non essere viste.
“Voglio tornare a casa!” disse Roni.
“Lo so tesoro, lo so!” disse Emma stringendola
a sé.
Rimasero lì nascoste per un po’ a riprendere
fiato. La salvatrice cercò di trovare un modo per uscire da quella visione, ma
non sapeva come. Le altre volte era stato sempre qualcuno a correre in suo aiuto.
La prima volta Killian afferrandola per un braccio,
la seconda Regina facendole sentire la sua magia. Quindi l’unica cosa che
sapeva è che doveva attendere. Sperava solo che non passasse troppo tempo.
Emma di tanto in tanto allungava il collo
dietro il muro per vedere se la via era libera. Non si sentiva al sicuro in
quel luogo e voleva cercare un posto dove poter garantire loro la loro
incolumità, finchè non si sarebbero svegliate.
Quelle persone erano ancora lì in giro che
arrancavano, alcune di loro si picchiavano con violenza inaudita tra di loro
per accaparrarsi qualcosa di cui dalla sua posizione non riusciva a capire,
altri sembravano aver paura e sembravano cercare anche loro un posto dove
nascondersi.
Emma era confusa, ma l’urlo di Roni la fece voltare e vide cinque persone, tra cui il
solito uomo, avvicinarsi a loro. Emma si alzò immediatamente alzando le mani per usare i suoi poteri per
allontanarli, ma uno di loro, quello di colore e il più grosso di stazza, le piombò
addosso facendola cadere malamente a terra.
“Em…!” cominciò a
urlare la piccola, prima che una donna la afferrasse e le mettesse una mano
sulla bocca per impedirle di urlare.
Emma cercò di liberarsi dalla presa e
minacciare quelle persone, ma anche a lei venne chiusa la bocca.
“State zitte!” le disse l’uomo di colore, prima
di lasciarla andare e indicarle di guardare.
Emma sebbene avesse avuto l’istinto di riprendersi
Roni e scappare, aveva la sensazione che sarebbe
stato meglio fare come le era stato detto.
Spalancò gli occhi a quello che vide. Esseri
mostruosi, con grosse corna, fauci e mani con artigli lunghi.
Si portò una mano alla spalla, riconoscendone
la mano che l’aveva ferita nella precedente visione.
Quegli esseri erano alti almeno tre metri e
muscolosi. Giravano per le strade e afferrarono quelle persone che non si erano
nascoste perché intente a litigare. Ogni mostro ne afferrò uno e cominciò a
torturarlo. Emma distorse lo sguardo non sopportando oltre. Guardò Roni, e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che la donna
che aveva afferrato la bambina, le aveva coperto anche gli occhi. Vedeva che le
stava parlando nell’orecchio, ma sebbene non sentisse cosa le stesse dicendo,
vedendo che la bambina non si stava dimenando pensò che in qualche modo stesse
cercando di tranquillizzarla.
Non sapeva dire se per gentilezza o perché
spaventata dall’idea di essere catturata da quei demoni.
Appena la bambina fu libera, corse da Emma e
l’abbracciò stretta “Perchè? Perché ci vogliono
portare via?”
Emma sussultò “cosa?”
“Quella signora ha detto che se non stavo
zitta, mi avrebbero portato via e non avrei più rivisto la mia mamma e il mio
papà!” disse piangendo.
“Va tutto bene Roni,
nessuno ti porterà via!” disse Emma guardando intorno a sé e vedendo che quelle
cinque persone erano scomparse. Erano due donne e tre uomini: il tipo di Storybrooke, l’uomo di colore, la donna che aveva afferrato
Roni e due ragazzi sui 14 anni.
Emma
decise che era il momento di andarsene, soprattutto dato che tutti gli altri
esseri lì presenti, forse ancora nascosti, non erano ancora in giro.
La porta della biblioteca si spalancò, facendo
sussultare sia Belle che Killian, ancora intenti a
cercare di capire qualcosa su quanto stesse succedendo. “Roni
ed Emma sono scomparse!” disse Regina in preda al panico.
“Cosa?!” Chiese Killian
sgranando gli occhi.
“Le stiamo cercando da diverso tempo, ma
nemmeno gli incantesimi di localizzazione funzionano, non sappiamo cosa fare!”
disse Robin.
Killian corse verso la porta di entrata, dicendo
“Avreste dovuto avvertirmi immediatamente!”
disse, per poi mettersi immediatamente alla ricerca della moglie.
Emma e Roni corsero senza
fermarsi per diverso tempo, finchè la bambina disse
di essere stanca.
Si erano recate nei boschi. Emma sperava che
lontano dalla città quelle persone non fossero presenti. Fece sedere Roni su un tronco caduto a terra e si guardò intorno. Tutto
era morto, non vi erano foglie sugli alberi, erba verde o fiori, neppure
insetti o animali.
Emma si sedette accanto a Roni
e si mise le mani in faccia.
“Siamo intrappolate qui, vero?” chiese la
bambina.
Emma guardò la bambina senza sapere cosa
rispondere.
“Mi hai promesso che saremo tornate presto a
casa e se siamo ancora qui, vuol dire che non sai come fare per tornare
indietro!” disse la bambina tristemente “Tu le promesse le hai sempre
mantenute!”
“Mi dispiace piccola!” disse. La bambina non rispose, ma si appoggiò a lei
in cerca di conforto.
“Credo che dobbiamo solo aspettare che qualcuno
ci soccorra e ci faccia uscire da qui. Sai, l’ultima volta è stata proprio tua madre
a liberarmi!”
Roni la guardò “Tu sei già stata qui?”
“Si, due volte!” disse la donna.
“Non hai avuto paura?” chiese la piccola.
“Oh si tesoro, tanta!” rispose Emma “è normale avere paura!”
“Anche per la salvatrice? Perché io ho tanta
paura, eppure dovrei essere un’eroina. Io vorrei essere normale, come Henry! Mi
ha spesso letto il suo libro e le tue vicende e…io non sarei mai in grado di
affrontare quello che hai affrontato tu!”
Emma sussultò a quelle parole “Roni, essere un salvatore non è facile, ma non sarai mai da
sola. Io non ho nessun merito per quello che ho fatto, lo devo grazie alla mia
famiglia e i miei amici. Io ho solo scritto la parola fine alla storia, ma ogni
ostacolo che mi si è presentato davanti, non avrei mai potuto affrontarlo con le
mie sole forze. Sarei scappata e ho avuto anche la tentazione di farlo più
volte e alcune volte l’ho fatto!”
Roni la guardò confusa sull’ultima frase.
“Tu sai perché Henry è tuo fratello nonostante
sia mio figlio e non di Regina?”
“Si, perché per dare a Henry una vita migliore
e compiere il suo destino, lo hai dato in adozione e la mamma lo ha preso con
sé!” rispose la piccola.
“Io non la vedo in questo modo, che fosse
destino o meno, io ho avuto paura di crescere Henry. Non ero pronta. Ero
terrorizzata da una responsabilità tale, che l’ho dato via, convincendomi che
fosse meglio per lui, ma in realtà sono scappata. È vero che poi le cose si
sono risolte, ma non lo sapevo allora. Avevo paura ed ero sola. Henry era
qualcosa di troppo grande per me e sono fuggita. E non solo quella volta, in
tutta la mia vita sono scappata da tutto quello che mi spaventava, fino a che,
all’età di 28 anni, Henry è venuto da me e solo allora ho cominciato a smettere
di fuggire nonostante la paura, perché non ero sola, qualcuno credeva in me e
in tutte le difficoltà che incontrerai nella vita, che siano a causa del tuo
essere una salvatrice, o semplicemente quelle della vita quotidiana Roni…non sei sola. Hai i tuoi genitori, i tuoi fratelli, hai me e la mia famiglia e tutta Storybrooke. Quindi è normale avere paura, ma l’importante
è che non dimentichi che ci sarà sempre qualcuno ad aiutarti!”
“ok, ci proverò!” disse infine Roni.
Killian si trovava nella stanza di Alice e le
rimboccava le coperte. Era appena tornato dalla sua ricerca infruttuosa della
moglie e di Roni. Non sapevano dove sbattere la
testa. Avevano provato qualsiasi sorta di incantesimo per giungere alle due, ma
niente aveva funzionato.
Regina cominciava a dare di matto nel vedere
che qualsiasi cosa provassero non portava a niente. Erano sparite per tutto il
giorno e la sua mente stava cominciando a fare dei brutti pensieri. Robin aveva
proposto un piccola pausa per permettere a tutti di riprendersi un momento.
Killian accettò, soprattutto per controllare che la
figlia stesse bene.
Alice aveva compreso che qualcosa non andava.
Non vedere quasi per niente entrambi i genitori nell’arco di un intera
giornata, era un’occasione rara e non le
ci volle molto per capire che era successo qualcosa a sua madre, dato che,
nonostante fosse l’ora di andare a dormire, non fosse lì a darle il bacio della
buona notte. In più la presenza di Neal, di otto anni, che dormiva nella stanza
con lei, le confermava che qualcosa non era giusto.
“Papà, dove è la mamma?” chiese infatti la
piccola, dopo che Killian le diede un bacio sulla
fronte.
L’uomo non sapeva esattamente cosa dire. Era
ovvio che non voleva spaventare la figlia, ma sembrava che la bambina avesse in
un certo senso ereditato l’abilità della madre, nello scoprire le bugie.
“La mamma è impegnata con il suo mestiere da
salvatrice, tornerà presto, vedrai! Anzi, scommetto che domani mattina sarà qui
con noi!” disse Killian dicendo in fin dei conti la
verità, senza essere troppo preciso.
La bambina sembrò soddisfatta della risposta e
si accoccolò più comodamente sotto le coperte.
Una volta sistemata la bambina, Killian affidò nuovamente la piccola alle cure di Snow, che avrebbe voluto partecipare alle ricerche della
figlia, ma ponendo la sua totale fiducia in Killian,
Regina e David, anch’esso impegnato nelle ricerche, abbracciò il suo ruolo di
nonna.