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Autore: capwillow    10/06/2018    1 recensioni
Grazie mille a chi ha dedicato del tempo per leggere questa one-shot, è la prima che scrivo nell'universo di Hetalia!
Mi sono ispirata a due avvenimenti importanti: eruzione dell'Hekla in Islanda del 1341 e la peste nera che colpì la Norvegia negli anni dal 1348 al 1350.
Nella mia testa Emil è ancora poco più che un ragazzino e ho cercato di dare ai due un rapporto fratello maggiore - fratello minore raccontando tutto dal pinto di vista di Emil che, essendo ancora ingenuo rispetto al mondo che lo circonda, vede questi avvenimenti come un racconto mitologico.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Islanda, Norvegia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"La leggenda narra che le anime delle persone morte in battaglia andranno nel Valhalla. Un posto d'onore dove potranno combattere fino a quando vorranno."

Era quello che gli ripeteva ogni volta Lukas prima di andare a dormire. Emil ormai conosceva a memoria le vicende degli Æsir, tutto il dialogo del Gylfaginning, ogni singolo nome dei Giganti e delle Valchirie. Fu proprio Lukas a volergli incidere tutto quello che riguardasse la mitologia dei loro paesi affinché conoscesse le origini del suo popolo e della sua cultura per preservala e non dimenticarla a causa della colonizzazione cristiana.
      Quella notte Emil si rigirò nel letto più e più volte ripensando a quelle parole ripetute ogni singola sera dal biondo che ormai considerava come un fratello maggiore; ai tempi avrebbe sbuffato seccato da quella frase, ritenendola monotona come una madre che raccomanda al figlio di "stare attento" per ogni singola cosa, ma quella sera assunsero un significato completamente diverso e non risuonavano più seccanti nella sua testa. Sembrava quasi che quei racconti fossero molto più reali che mitologici.
E se fosse questo il Ragnarök di cui tanto aveva parlato Lukas?
"L'albero cosmico si scuoterà, e tutti i confini saranno sciolti: terremoti, alluvioni, e catastrofi naturali." Yggdrasil stava quindi cadendo? Si sarebbe spiegato perché la terra Islandese era ricoperta di cenere e lava, il cielo di enormi nubi nere e le città di terrore. Oppure era il gigante del fuoco Surtr ad aver incendiato il mondo con la sua spada?
      Emil si alzò di scatto dal letto e corse verso il tavolo di legno situato vicino alla finestra della stanza, accese la lanterna e iniziò a rovistare fra le carte spargendole per tutta la stanza. Ne sollevò una quasi con aria trionfante, era ingiallita e i bordi leggermente rovinati; iniziò a leggerla velocemente evidenziando con gli occhi quelle che secondo lui erano parole chiave: peste nera, epidemia, morte, male....
A causa della sua distanza dal resto dell'Europa e dall'iperprotettività di Lukas, Emil non aveva mai conosciuto la peste nera, non sapeva cosa fosse davvero né tanto meno lo trovava specificato nella lettera scritta dal norvegese.
Cercò di rielaborare i pensieri, rilesse ancora una volta e nella sua mente iniziarono a viaggiare idee. 
Molto probabilmente la peste nera di cui parlava Lukas era la scomparsa di Sól e Máni divorati dai lupi, mentre il male non poteva che essere Naglfar che con la sua nave portò nel mondo la distruzione. Certo, non poteva che essere così! Quelli non erano solo racconti da tramandare, il norvegese sapeva che la fine del mondo sarebbe arrivata, quello non poteva che essere il Ragnarök e Lukas era in mezzo a quella battaglia contro le forze cosmiche del male. Ecco che allora quella frase risuonò di nuovo nella sua testa: lui stava combattendo per poter entrare nel Valhalla una volta che il mondo sarebbe stato distrutto.
        Lasciò cadere il pezzo di carta sul legno grezzo del tavolo, spense la lanterna e tornò nel letto senza però riuscire a prendere sonno; era agitato, sentiva il cuore pulsare fino a fargli male, cosa sarebbe successo ora? Perché Lukas lo aveva abbandonato in un momento simile? Erano ormai anni che non vedeva il suo volto, quasi si era dimenticato del timbro della sua voce. Sentì gli occhi inumidirsi ma cercò di trattenere le lacrime, non poteva mostrarsi debole in un momento simile d'altronde lui aveva sangue vichingo nel corpo! Eppure senza quella figura quasi paterna al suo fianco si sentiva come un cucciolo abbandonato dalla madre. Si rannicchiò in posizione fetale, chiuse gli occhi cercando di proiettare nella sua mente solo ricordi felici e piano piano si addormentò. 

"La stirpe umana verrà rigenerata da una nuova coppia originaria, Lif e Líþrasir, sopravvissuti nascondendosi nel bosco di Hoddmìmir o nel frassino a seconda dei culti. "

Emil si svegliò di soprassalto, da quella notte erano passati altri due anni, ancora nessuna notizia proveniente dall'Europa, ancora nessuna risposta alle lettere che l'islandese aveva scritto al norvegese. 
Si vestì con molta pigrizia e malavoglia, si avvicinò alla libreria e prese un paio di libri per poi uscire da quella piccola casa sperduta tra le verdi terre islandesi. Il libro che scelse parlava proprio della rinascita del mondo, di sopravvissuti a quell'epica battaglia fra dei e giganti, ormai dava per scontato che Lukas fosse nel Valhalla a combattere al fianco di Odino. Ancora una lacrima che tagliava le pallide guance di Emil, non poteva credere di essere rimasto da solo e soprattutto non poteva credere che l'unica figura rimasta al suo fianco per così tanto tempo lo avesse abbandonato così...

«Lillebror.»

La voce era molto vicina a lui, maschile, calda e paterna, alzò lo sguardo e pensò di aver visto un miraggio. Forse lo stomaco chiuso da giorni aveva iniziato a fargli venire strane idee in testa. 
Scosse il capo e strizzò gli occhi come se volesse mettere a fuoco. 

«Lillebror..» 

No, di certo non poteva essere un'allucinazione, era lì in carne ed ossa, vivo, poteva quasi sentire il suo respiro. Si alzò di scatto e non trattenne più le lacrime, corse verso il biondo che intanto aprì le braccia pronto ad accoglierlo. 

«Storebror!!»

Lasciò che il norvegese avvolse le braccia intorno alla sua testa facendo sprofondare la sua faccia nel maglione e a sua volta avvolse il busto del biondo. 
Quell'abbraccio sembrò durare una vita e proprio in quel momento Emil si rese conto di quanto quell'affetto fraterno gli fosse mancato. Era ormai in preda ad una miriade di emozioni anche contrastanti fra loro: si sentiva triste, arrabbiato, felice, nel panico, euforico, in ansia...
Sciolse l'abbraccio e lo guardò dritto negli occhi aggrottando le sopracciglia, voleva urlargli contro per l'abbandono ma allo stesso tempo era così felice di vederlo. Alla fine rilassò i muscoli del volto, prese la mano di Lukas - che messa a confronto sembrava la mano di un giante - e lo tirò verso casa, di certo avrebbero avuto molte cose di cui parlare.

 
   
 
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