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Autore: Lila May    14/06/2018    1 recensioni
|VictorianAge!| |RosalyaxLeigh, LysanderxRosalya, LysanderxDolcetta, CastielxDebrah|
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Regno Unito, 1881.
Durante gli ultimi respiri della Victorian Age, il giovane Lysander Ainsworth, orfano e fratello minore di un ricco produttore di tessuti, sente il bisogno di liberarsi per sempre dall'oppressione di una società che non sembra averlo mai voluto accettare. Il suo sogno è quello di andare in America, dove la realtà sui giornali appare molto più diversa dalla miseria e le ingiustizie con cui convive da quando è nato. Tuttavia, un incidente invertirà la rotta del suo destino, incatenandolo ad una condizione che dovrà accettare per il bene comune; sarà solamente l'incontro con una ragazza, Alice, una come lui, a decidere quale sorte gli toccherà subire, per porre fine al grande supplizio che non smette di torturarlo da anni.

Storia terminata.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Leigh, Lysandro, Rosalya
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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i.
 


United Kingdom, 1881
 
 
Un flash di un bianco cangiante esplose all'improvviso tra la folla concitata di presenti, accecandoli col suo bagliore fulmineo.
Lysander Ainsworth chiuse gli occhi.
Attese che passasse.
E poi li riaprì, come due mosche disturbate dalla luce di un lampione.

Il cadavere di suo nipote stava appeso ad una leva di legno, accuratamente nascosta tra mazzi di fiori colorati e regali destinati a rimanere impacchettati in eterno.
Sembrava quasi vivo, diamine, con i grandi occhi gialli spalancati a fissare il nulla, la bocca schiusa e le manine arricciate su dita che un solo una settimana prima erano state morbide, e che ora invece erano diventate fredde e dure. Congelate in un tempo che aveva smesso di scorrere, per sempre.
Ma era morto. Un corpo statico, ingrigito, buio.
Aveva lasciato il mondo sette giorni dopo esserci venuto, quando Rosalya lo aveva dato alla luce ancora privo di nome, senza vista, senza nulla a renderlo umano se non la sola capacità di piangere a comando e insozzare gli abiti di seta inglese con le sue urine gialle. Era stata una perdita atroce per tutta la famiglia Ainsworth, un lutto immenso. Un marchio nero, su uno dei cognomi forse più importanti e vistosi di tutta Liverpool.
Ma Lysander non aveva sentito nulla, nel suo cuore. Non credeva nemmeno di averlo, un cuore.
Ricordava solo che il giorno prima il neonato c'era, e il seguente non c'era più. Ricordava solo la carrozzina piena, poi vuota, il sorriso di Rosa, la festa, e infine grosse lacrime silenziose penderle fragili dal mento tremante di dolore. Scorrere lungo le clavicole spente mentre Leigh, disperato, aveva tentato di convincersi che non poteva essere morto davvero. Non ancora. Non un altro figlio, non per colpa di una stupida malattia. E invece era morto, così come quello prima, e quello prima ancora. Troppo poco forti per sopravvivere.
Lysander non aveva avuto nemmeno il tempo di affezionarcisi, che la malaria se l'era portato via una notte di gennaio, risucchiandolo nel mondo delle tenebre. Ma non era un problema, quello, per il ragazzo dai capelli bianchi.
La morte aveva sempre fatto parte della sua vita. Da quando lui e Leigh avevano perso i genitori non ricordava un giorno senza che dovesse aspirarne il suo odore incerto e astratto, in famiglia, per le strade. La società stessa, era morte. Tutto era morte, lì. Si era insediata come un'amica, prima nella sua casa, poi nella sua mente, e dio se non aveva imparato a conviverci. Aveva capito che succedeva, che era normale e che se mai gli sarebbe capitato, beh, era pronto per affrontarla a testa alta.
L'unica cosa che lo lasciava interdetto di quella vicenda, tuttavia, era come fosse possibile che Rosa fosse ancora viva, in piedi, sana e infilata in un elegante abito viola così grande da urtare contro ogni cosa a causa della scomoda impalcatura sottoveste. La cercò con lo sguardo, e la trovò seduta su una panchina di ciliegio, da sola. Fissava il suo bambino a schiena eretta, petto in fuori, senza vederlo davvero.
Fissava il suo dolore passare, e schiacciare tutto sotto mille ruote affilate.
Lysander fece un passo per raggiungerla. Era legato a Rosa. Le voleva bene, e per un periodo della sua vita aveva creduto di volerla sposare. Di amarla.
Di poterle regalare il mondo, prima che Leigh si accorgesse di poterle regalare l'universo intero, con le sue stelle e i suoi pianeti. Si era fatto da parte, e piano piano era svanito tutto.
Ma le voleva bene.
Troppo, per vederla a pezzi in quel modo. Stava per sussurrarne il nome, chiamarla. Provare ad abbracciarla, quando il fotografo lo afferrò per il braccio stretto in un frak dalle tonalità verde bosco, bloccandolo nel suo intento. Lysander si voltò, e scrutò l'uomo aggrottando le folte sopracciglia bianche.
-Signori Ainsworth
Rosa si riscosse al cognome del marito, e i capelli chiari si mossero appena col suo collo intorpidito dal dolore. Sembrava essere appena caduta dal letto, aver sbattuto la testa. Essersi svegliata, e aver scoperto di aver perso un figlio, e di essere al suo maledetto funerale.
-Mancate solo Voi per la foto.
-Sì, sì.- si alzò barcollando sugli stivali alti, e Lysander la aiutò ad avanzare verso il cadavere di suo figlio, porgendole la mano ampia. Rosa vi si aggrappò con tutte le energie possibili. Poi tentò di ringraziare, ma le uscì solo un rantolo soffocato dalle labbra secche.
All'altare li aspettava Leigh, gli occhi fissi sul bambino e la bocca sigillata di un padre nel pieno del suo silenzioso dolore. Il fratello non aveva bisogno di soffermarsi troppo su quel dettaglio per sapere che stava facendo di tutto per mostrarsi forte.
Perdere una parte di te fa sempre un male atroce.
Si misero in posa intorno al corpicino sbiadito, e i raggi del sole che attraversavano le larghe vetrate a sesto acuto disegnarono spirali colorate sui loro volti statuari. Rosa si asciugò le lacrime con i polsi guantati di bianco, Leigh si sistemò la cravatta.
Solo Lysander rimase immobile. Fisso, a guardare dritto l'obbiettivo.

Il flash si accese con un ticchettio, e i colori accesi delle finestre sparirono dalle loro pelli, risucchiati nel vortice bianco che si diffuse subito intorno a loro.
Poi la foto uscì dal fondo della macchina. Era bella, se non per un unico dettaglio. Lysander era venuto con l'occhio verde chiuso, e l'occhio giallo aperto appena.
Il flash gli aveva dato fastidio. Ma non era un problema.
Tanto, era in bianco e nero.
 
 
 
______________________________
nda
avevo detto che sarei tornata presto, e quindi eccomi qui, a torturare di nuovo questo fandom con i miei aborti su Lysandro, aaa. Come andiamo? Vi state godendo l’estate?
Parto subito col dunque, perché devo mettere in chiaro diverse cose e se non lo faccio poi non ci dormo la notte (?). Allora, innanzitutto, l'idea di far vivere Lysandro in epoca vittoriana ce l'ho da quando gioco a dolce flirt, praticamente. Mi sono sempre chiesta, guardandolo, come sarebbe stata/cambiata la sua esistenza nel periodo che tanto dice di amare, e quindi ecco qua l’esperimento su cui sto lavorando da diversi mesi. Spero di non aver copiato l’idea a nessuno, in tal caso chiedo venia, ma non dovrebbe esserci nessuna long simile -almeno spero-. Altre info che vi chiedo di leggere!
Ho scritto fino al capitolo otto, per questo motivo, visto che sono molto ispirata, non dovrei avere problemi o rallentamenti in corso d’opera.
Pubblicherò qui di seguito anche il capitolo due, per permettervi di entrare subito nella trama, perché mi rendo conto da sola che l’uno non fornisce molti dettagli.
Un’altra cosa, è la scelta di utilizzare i nomi in inglese. Si tratta semplicemente di quelle che io chiamo “esigenze di trama”; siccome ci troviamo in Inghilterra, mi sembrava più doveroso appellarmi ai loro nomi inglesi, che poi non differiscono troppo da quelli italiani. Per questo motivo Lysandro > Lysander.
La fotografia esisteva già a quei tempi, anzi, i primi prototipi risalgono proprio agli inizi dell’Ottocento; siccome ci troviamo nel ’96, diciamo pure che l’impianto disponeva già di un sistema piuttosto moderno, munito anche di rullini. L’usanza di fotografare i morti era molto diffusa ai tempi, e serviva per non far sfumare via il ricordo. Se avete coraggio vi sfido a cercare qualche foto nel web, sono bellissime, ma anche molto impressionanti, pay attention to your safety (?). Una cosa importante che volevo dire, mi raccomando perché vi avverto ADESSO, è che io non sono nata in epoca vittoriana (?). Non la conosco bene, e non assicuro nessuna precisione e/o certezza assoluta riguardo alle tematiche che affronterò. Le mie fonti sono una ricerca scolastica con voto alto molto corposa, il mio libro di letteratura inglese, il mio libro di storia e curiosità/avvenimenti/notizie che risalgono da alcuni siti inerenti all’epoca vittoriana -come quella delle foto, per esempio-. Molti avvenimenti saranno il riflesso dell’epoca precedente alla vittoriana, come per esempio il romanticismo, la condizione nelle fabbriche, l’industrializzazione ecc, tutte toccate dal punto di vista di un Lysandro che spero potrà essere di vostro gradimento. Per semplificare, non tratterò di politica, darò solo una spruzzata generale. Lo dico subito. Per cui chiedo scusa in anticipo per eventuali imprecisioni o cose inesatte, ci ho provato a salvare il salvabile.
Apprezzate lo sforzo 
Finito qui! Scusate l’angolo lungo, ma mi sembrava doveroso chiarire tutti questi punti. Lasciate una recensione se vi va, sarei curiosa di sapere cosa ne pensate! Alla prossima!

 
Lila
   
 
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