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Autore: InuMetal_66    14/06/2018    1 recensioni
Il gruppo di studenti della Shibusen aveva vinto contro il Kishin Ashura. Tuttavia c'era qualcuno che ne era uscito ferito: Maka era stata maledetta dal Kishin e, ogni minuto che passava, il sangue nero la uccideva lentamente. Maka allontana Soul, preoccupata all'idea di contagiarlo, e anche i suoi amici. Stein la aiuterà a trovare una soluzione incerta. In quell'occasione, Maka proverà la vera paura: la paura di aver lasciato ancora troppe cose in sospeso.
[SoMa]♥
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Franken Stein, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We still have so many outstanding things...

Il gruppo di studenti della Shibusen formato da Maka, BlackStar, Death The Kid e le rispettive buki avevano sconfitto coraggiosamente il Kishin Ashura, portando finalmente un po' di normalità nella città. Da quel momento però niente sarebbe più tornato come era all'inizio: Maka era uscita distrutta dalla battaglia, sia fisicamente che mentalmente. Il suo corpo era diventato un concentrato di follia, il suo sangue era completamente nero. Tutto ciò era accaduto a causa del Kishin, come suo ultimo dono aveva deciso di maledire colei che lo aveva distrutto e portarla a morte certa. A causa del sangue nero, Maka aveva il terrore di contagiare Soul che, lentamente e con grande fatica, stava allontanando da sé. Si era rivolta a Stein per trovare un rimedio. Anche il professore non garantiva la sua guarigione e la sua vita. C'era la possibilità di fare un intervento che, nonostante potesse funzionare, aveva una bassa probabilità di successo. 



Era da due giorni che il tempo non si decideva a migliorare: le strade di DeathCity erano completamente allagate. Maka e Soul erano andati a scuola come tutti i giorni nonostante il brutto tempaccio. Da quando avevano sconfitto il Kishin, nessuno dei due, lei in primis, aveva cercato un contatto con l'altro. Sembravano semplici compagni di corso e Soul non poteva più andare avanti così: in due settimane non aveva più visto il sorriso sulla sua maestra d'armi e questo lo faceva stare male. Il fatto di non capire il perché lo faceva sentire ancora peggio.

- Ehi Maka, oggi ti va di scegliere un incarico? Ormai sono una Death Scythe e vorrei allenarmi insieme a te! - tentò di approcciarsi a lei, come ormai faceva ogni mattina. Esattamente come ogni giorno, Maka non diede una vera e propria risposta, restando sul vago.
- Scusa Soul, veramente ho molto da fare... vedremo! -
Soul sbuffò, senza capire la sua maestra.
In quelle due settimane dopo la sconfitta di Ashura, avrebbe voluto parlare seriamente con lei: aveva capito di provare sentimenti più forti della semplice amicizia e credeva di essere ricambiato. Invece non era mai riuscito a trovare il coraggio per affrontarla. Il comportamento di Maka lo demoralizzava sul nascere!
La campanella suonò, segnando la fine della lezione del giorno.
- Andiamo Maka? Con questo tempaccio è meglio sbrigarsi! - le disse alzandosi dal suo posto e dandole le spalle.
Era da quella mattina che Soul aveva uno strano presentimento: qualcosa sarebbe andato storto, qualcosa si sarebbe spezzato e lui non avrebbe potuto far altro che mettere dei punti sulla cicatrice che avrebbe dovuto portare.
- Soul... - lo chiamò Maka ancora al suo posto, senza guardarlo mentre lui si voltava.
- Che cosa ti succede Maka? Perché mi allontani? - chiese nel silenzio dell'aula vuota.
Dopo interminabili secondi, Soul sentì il primo squarcio aprirsi dentro di lui.
- … Non voglio più essere la tua maestra d'armi... -
L'espressione sul volto di Soul diceva tutto di per sé: gli occhi spalancati, il volto più bianco di uno straccio, la bocca semiaperta incapace di pronunciare qualsiasi suono.
Si riprese solo dopo aver rimuginato a lungo.
- Dimmi che è uno scherzo... -
Ma Maka non parlava. A Soul ronzavano le orecchie da quanto silenzio si era creato tra loro; ormai il loro rapporto era solo questo: rumoroso, fastidioso, dannato silenzio.
Lui non aspettò altro. Si diresse all'uscita della classe e se ne andò. Ciò che non vide, furono le successive lacrime che bagnarono il banco in legno sul quale stava inciso il nome “Soul”.

Maka uscì dalla stanza dopo circa un'ora. La Shibusen era deserta. I suoi passi rimbombavano sul pavimento lucido dei corridoi. Giunse davanti a una porta che portava il cartello “Prof. Stein”. Bussò un paio di volte prima di essere invitata ad entrare.
Il professor Stein stava seduto sulla sua poltrona a rotelle appuntando qualcosa sul computer ormai datato.
- Maka... che piacevole sorpresa. Cosa ti porta qui? - disse con il solito tono pacato.
- Devo parlarle di una cosa professore. - rispose seriamente, tanto che Stein mise da parte il lavoro per avvicinarsi alla ragazza.
- Bene, siediti e racconta. - Maka fece come gli era stato detto e cominciò.
- Da quando abbiamo sconfitto il Kishin, ho tentato una sola volta di maneggiare Soul e quella volta gli è stata quasi fatale. Lui non se n'è nemmeno accorto. Solo il giorno dopo, controllando le mie ferite, mi sono accorta di avere il sangue nero. -
Stein strabuzzò gli occhi, pensando di aver capito male.
- Il sangue nero? Ma dovrebbe essere sparito con la sconfitta di Ashura. - disse più tra sé e sé.
- Questo lo pensavo anche io... voglio sapere Professor Stein se c'è un modo per curarmi. Voglio sapere se posso ancora stare con Soul. -
Il suo sguardo deciso fece vacillare Stein: in tutti i suoi anni non aveva mai visto una maestra d'armi e una buki così affezionati tra loro come Maka e Soul. I sentimenti che provavano dovevano andare al di là della semplice amicizia.
- D'accordo, stenditi sul lettino. Vediamo di cosa si tratta! - Maka si alzò dalla sedia e come un automa si sdraiò sul lettino poco più in là.
Stein prese un bisturi mentre Maka sperava che al professore non partisse un attacco omicida o di vivisezione.
- Ora devo prelevare un pezzetto di pelle e del sangue. Non preoccuparti, farò presto. - disse serio.


La giornata passò più velocemente del previsto, almeno per Soul che, una volta tornato a casa, si era piazzato davanti alla televisione intenzionato più che mai a farsi ascoltare da Maka.
Si era preparato tutto il discorso, senza tralasciare il minimo dettaglio: voleva sapere cosa le stava succedendo, cosa pensava e cosa provava. Voleva aiutarla, starle vicino e non solo perché era la sua buki, ma perché teneva a lei. Qualunque cosa fosse, l'avrebbero superata insieme.
Quando poi sentì la porta aprirsi, corse all'entrata ma ciò che vide non era Maka. Non era la sua Maka di sempre che con un sorriso le urlava “Sono a casa”, non era nemmeno la Maka che gli urlava contro per non aver preparato la cena e neanche quella stanchissima dall'allenamento che lo pregava di fare silenzio. Non era Maka.
Tutto il discorso preparato andò a quel paese vedendo gli occhi color smeraldo di lei spenti, vuoti, senza vita. L'anima di Maka si stava perdendo e Soul non era il rimedio a quel dolore.
- Cosa ti succede Maka, perché quella faccia? - chiese preoccupato.
- Scusa Soul, devo andare a prendere le mie cose. Me ne vado stasera. - Soul restò immobile mentre la ragazza gli passava affianco senza degnarlo di uno sguardo, diretta alla sua camera da letto.
- Perché... perché fai così Maka!!? - scoppiò infine lui. Con passo pesante arrivò alla stanza di lei e le si mise davanti.
- Perché devi lasciarmi, perché devi andartene, perché sei triste? Cosa c'è che non va?! Da quando abbiamo sconfitto il Kishin non fai altro che evitarmi. È forse colpa mia?! - chiese urlando. Maka soffriva ma doveva farlo. Doveva ferire Soul. Doveva allontanarlo. Doveva anche se ciò le stava uccidendo l'anima. Maka amava Soul: pensava che dopo la sconfitta di Ashura sarebbe riuscita a dirglielo e passare con lui tutta la vita. Ma dopo aver scoperto l'ennesimo intoppo, non poteva rovinare anche lui. Maka sapeva che Soul non avrebbe ceduto così facilmente. Doveva spezzarlo e sapeva benissimo come fare anche se sapeva che non le avrebbe più parlato.
Prese un respiro profondo e, sempre senza guardarlo negli occhi, si pronunciò.
- Sei tu il problema Soul. Io non volevo te come buki, non volevo uno stupido ragazzino proveniente da una stupida famiglia ricca. Non volevo ma mi hanno costretto a recitare e ho svolto bene la mia parte. Non mi sei mai piaciuto, l'unica cosa che mi faceva andare avanti era il desiderio che arrivasse questo giorno. -
Soul restò spiazzato dalla risposta di Maka. Mai avrebbe pensato una cosa simile. Come aveva fatto ad essere così stupido?! Lei aveva recitato per tutto quel tempo...
Maka si diresse all'uscita con lo scatolone contenente le sue poche cose. Prima di andarsene, gli diede il colpo di grazia, sapendo che dopo quel momento non sarebbe più stato possibile tornare indietro.
- … ho sempre odiato il tuo pianoforte... - e lo lasciò lì, in quella stanza con le finestre chiuse, al buio, mentre l'acqua batteva contro il vetro e il cielo non accennava a tornare blu.
In quella stanza, Soul pianse tutta la notte.

Maka andò a stare dal Professor Stein, l'unico che sapeva cosa lei avesse e l'unico in grado di darle una possibile cura.
I giorni passavano e lei faceva sempre più fatica a sorridere: doveva costantemente fingere di fronte ai suoi amici e di fronte a Soul che, dopo quella sera, non le aveva più rivolto la parola.
Death The Kid e BlackStar tentarono invano di aiutare Soul, chiedendo cosa fosse accaduto. L'unica cosa che ottennero fu un “è tutto finito” e in seguito poterono solo guardarlo piangere e cercare di sostenerlo meglio che potevano.
Le ragazze erano invece concentrate su Maka e tutti i giorni cercavano di farla sentire parte di qualcosa, che fosse una discussione, un pettegolezzo o un allenamento.
Nessuno, neanche Soul, sapeva come erano arrivati a quel punto. L'unica cosa strana di cui tutti si erano resi conto, erano le frequenti visite tra Stein e Maka. Perciò un martedì mattina, il gruppo si riunì dopo l'ennesima chiamata del Sommo Shinigami a Maka.
- Sentite ragazzi, io ho un brutto presentimento: Maka che viene chiamata dal Sommo Shinigami così spesso, le sue visite in infermeria con Stein e ora la separazione con Soul. Dovremmo indagare, non è da lei ferirlo così! - disse Liz, ricordandosi solo alla fine che Soul ascoltava e che la sua ferita era ancora aperta.
La ragazza lo guardò in segno di scuse e ottenne un accenno da parte del ragazzo.
- Comunque non è vero ciò che ha detto Maka a te, Soul. - precisò Tsubaki. Con quell'affermazione aveva ottenuto finalmente una reazione nel ragazzo dai capelli bianchi che da ormai due settimane dava pochi segni di vita.
Soul infatti si mise meglio all'ascolto e così fecero anche gli altri.
- Quello che voglio dire è che dopo il vostro incontro e dopo che tu hai accettato di diventare la sua buki, lei è venuta da me e potevo leggere la gioia nei suoi occhi quando me lo raccontava. Era così emozionata all'idea di averti insieme a lei: mi ricordo le sue lacrime di gioia mentre ti descriveva e mi diceva come suonavi... era così felice... -
Tsubaki sorrise al ricordo, contagiando anche il gruppo e Soul.
- Ma allora perché inventare una cosa del genere? - chiese BlackStar.
- Potrei chiedere a mio padre. Forse sa qualcosa! - disse Kid. Tutti acconsentirono all'idea e decisero che insieme sarebbero andati a parlare con Shinigami quello stesso pomeriggio.
Nel frattempo, Maka parlava proprio con l'interessato:
- Piccola Maka, ho detto tutto anche a tuo padre. Era molto preoccupato! - disse indicando il padre di Maka poco lontano con lo sguardo basso e, per la prima volta, veramente preoccupato per la sua bambina.
Maka sapeva che le voleva bene. Poteva sforzarsi per una volta...
- Andrà tutto bene papà! - disse convinta, a testa alta e con un meraviglioso sorriso in volto.
Maka sapeva che non ce l'avrebbe fatta a superare l'operazione di Stein: infatti era più che altro un esperimento, mai tentato. Voleva salutare tutti con un grande sorriso. Tutti tranne Soul. Lui doveva allontanarlo, doveva farsi odiare in modo che, dopo la sua morte, avrebbe potuto andare avanti senza di lei.
Sempre sorridendo ringraziò il Sommo Shinigami e si diresse subito in infermeria per un ulteriore controllo di Stein. L'operazione sarebbe stata la settimana successiva.
Davanti all'infermeria si bloccò, prendendo un bel respiro. Poi entrò.
- Buongiorno Professor Stein! - si annunciò. Stein la stava aspettando e iniziarono subito con le analisi: prova del respiro, pressione, sangue, altri livelli che non avrebbero fatto sapere niente di nuovo. 

Il gruppo si stava dirigendo dal Sommo Shinigami, come stabilito. L'unico ritardatario era, come al solito, BlackStar. Infatti aveva trovato il momento perfetto per andare al bagno.
- Siamo quasi arrivati da mio padre, non puoi tenerla?! - chiese Kid scocciato.
- Oh insomma, se un dio deve fare i bisogni, sono gli altri a dover attendere il suo ritorno! - detto questo fece retromarcia, lasciando il gruppo a parlare e dirigendosi al bagno.
Al bagno però non arrivò mai, troppo preso dalla conversazione che stavano avendo Maka e il Professor Stein.
BlackStar si mise bene in ascolto dietro la porta dell'infermeria:
- Allora professore, niente di nuovo? - chiese Maka.
- Niente. Il sangue nero avanza sempre di più. Se non vogliamo che la follia prenda il sopravvento definitivamente, devi fare l'operazione il prima possibile! - disse Stein. Il ragazzo dai capelli azzurri spalancò gli occhi. Aveva capito bene, parlavano del sangue nero.
- Abbiamo detto lunedì. Voglio avere il tempo di dire addio... -
- Andiamo Maka, non essere così negativa: vedrai che te la caverai! - le disse poco convinto.
- Avanti professore, non sono più una bambina. So per certo che non ce la farò e lo sa anche lei...-
- E ora lo sa anche qualcun altro... non è vero BlackStar? - Maka scattò in piedi, voltandosi verso la porta da cui stava entrando uno stravolto BlackStar.
- Cosa ci fai qui? - chiese lei.
Il ragazzo sembrava avesse perso la parola. Non poteva credere che Maka stava per lasciarli. Dopo il momento di shock iniziale, BlackStar provò soltanto rabbia: rabbia per il sangue nero, rabbia per il Kishin, rabbia per sé stesso e verso gli altri che non si erano accorti di nulla mentre lei lottava da sola, rabbia per la scelta di Maka di lasciarli in disparte.
- Maka, se quello che ho sentito è vero, devi subito dirlo agli altri! - disse con un tono che non ammetteva repliche, serio e palesemente irato.
- No. - rispose lei secca, poi continuò.
- Non ho intenzione di distruggere anche voi. Perciò nemmeno tu dirai niente a nessuno. Mi sono spiegata BlackStar? -
concluse scandendo bene le parole. Il ragazzo si avvicinò a lei e, dopo un attimo di indecisione tra prenderla a pugni o sostenerla, la abbracciò, versando una lacrima.
- BlackStar...- lo chiamò lei.
- Ricordati che un dio non piange mai! -
Non ci fu risposta da quel momento. Stein li lasciò soli e li vide uscire solo dopo qualche ora.
Maka aveva dovuto raccontare tutto all'amico, confidando nella sua parola che non avrebbe detto niente a nessuno.

Il gruppo, dopo aver aspettato ore, si era diretto dal Sommo Shinigami e da Spirit. Quando chiesero notizie su Maka, entrambi abbassarono gli occhi, evitando lo sguardo di quei ragazzi che mai avrebbero saputo la verità.
Uscirono dalla stanza infuriati.

Il resto della settimana era un continuo pettegolezzo: Soul dovette trovare un'altra maestra d'armi e si mise in coppia con la ragazza che continuava a chiedere le sue attenzioni, Rika. Era una ragazza mora, con gli occhi azzurri e uno stile di combattimento che Soul detestava. Non aveva l'eleganza di Maka. Quando poi cercò di baciarlo di fronte a tutti, non poté far altro che assecondarla, troppo sconvolto dall'assenza di Maka per importargliene qualcosa.
In quel momento sentì tutti i fischi di approvazione dei compagni, tranne quelli di BlackStar che da qualche tempo era strano e, dopo il bacio con Rika, lo aveva guardato furioso. Tutti assisterono alla scena, anche chi avrebbe voluto essere altrove.
Soul stava arrossendo dall'imbarazzo di tutti quei commenti e poi sbiancò di colpo e la sala ammutolì quando Maka avanzò, andando al suo banco e prendendo i suoi libri in silenzio. Soul si sentì morire, ma una parte dentro di sé, forse presa dalla follia, gioiva nel vederla soffrire come aveva sofferto lui. La ragazza invece, poté dirsi completamente distrutta. Ormai non aveva niente da perdere e, infondo, l'aveva voluta lei quella situazione. Perciò, con un sorriso falso, fece per uscire dall'aula.
- Sono contenta per voi... Soul... - sussurrò.
Il caos ricominciò mentre il ragazzo dai capelli bianchi la osservava andarsene, silenziosa come era arrivata, abbandonandosi all'amara verità che non sarebbe più tornata da lui.

Finalmente arrivò il fatidico giorno: lunedì.
Era dal giorno precedente che Maka era sconvolta: non aveva dormito, non aveva mangiato. La follia stava lentamente prendendo il controllo del suo corpo e della sua mente. Voleva finirla una volta per tutte.
Ora era stesa sul lettino, sudava freddo. BlackStar era accanto a lei che le stringeva la mano mentre altre lacrime cominciavano a solcargli il viso in preda al panico.
- Tranquilla Maka, andrà tutto bene! Così avevi detto no? - disse lui.
- C-certo... - rispose semplicemente tremando.
Stein arrivò e fece uscire BlackStar.
- D'accordo Maka, ora devo uscire. Però sarò qui quando ti sveglierai e allora giuro che andrò da quella testa quadra di Soul e gli farò mettere le cose a posto! - disse sorridendo a trentadue denti.
- Ti voglio bene BlackStar. Grazie di tutto! - sorrise anche lei. Poi BlackStar uscì dalla sala e si sedette a terra, prendendosi la testa fra le mani.
- Ce la farà! - si disse tra sé e sé. 

- Professor Stein... ho paura... - disse Maka, guardandolo negli occhi con il terrore che le passava davanti. Stein non l'aveva mai vista così.
Senza dire niente, il professore le diede l'anestetico.
- Tranquilla Maka, vedrai che guarirai! - finse ancora una volta, questa volta lei sembrò crederci.
- Si.. guarirò... starò bene... ma ho paura... Soul, ho paura... - bofonchiò prima di addormentarsi forse per sempre.
Stein iniziò l'operazione: avrebbe dovuto rimuovere una sacca di sangue nero formatasi all'interno del corpo di Maka e poi iniettarle un particolare siero che poteva convertire il sangue nero in sangue normale. Tutto ciò però era stato provato solo su animali. Non era sicuro della riuscita dell'operazione.

Dopo quattro ore di interminabile attesa, Stein finì il lavoro. I livelli vitali di Maka peggioravano ogni minuto. Forse il sangue non si sarebbe riconvertito in tempo.
Stein si tolse i guanti e prima di uscire dalla stanza guardò Maka:
- Fai buon viaggio... Maka... -
Quando uscì, vide BlackStar e Spirit ad attenderlo e subito chiesero notizie.
- Allora, come sta?! - chiese il ragazzo dai capelli azzurri.
- ho finito l'operazione. Non posso dire altro al momento. -
Nel frattempo il gruppo di Soul, Rika, Kid, Tsubaki, Liz e Patty arrivarono, dopo aver cercato BlackStar per tutta la scuola.
Lo trovarono in compagnia di Spirit e Stein e corsero subito da lui.
- BlackStar, cosa succede? - chiese Kid.
Il ragazzo interpellato non fiatò, non li guardò neanche.
- Allora? Ti ha fatto una domanda! - fece Soul. Solo allora BlackStar parlò.
- Allora che? Dovreste stare zitti tutti quanti. Lì dentro c'è Maka e forse non uscirà da quella stanza mai più. - disse con voce piatta, lasciando tutti di stucco.
- Cosa... cosa significa? - chiese l'albino. Spirit notò che BlackStar stava perdendo la pazienza e decise di intervenire.
- Maka non stava bene ragazzi. BlackStar è stato l'unico a scoprirlo e ora Maka è stata operata. Tuttavia l'operazione ha una bassa percentuale di riuscita... - fece la Death Scythe lasciandosi scappare una lacrima.
- Quanto bassa? - chiese Tsubaki.
Stein guardò prima Spirit e poi, per la prima volta con voce tremante, diede la risposta:
- 12%... -
A quelle parole, Soul si lasciò cadere al suolo. Si sentì mancare e poteva benissimo dire di essere morto.
Spirit lo capiva. Soul amava Maka più di qualsiasi altra persona. E lei amava lui.
Il gruppo aspettò l'ora concessa da Stein perché Maka potesse riprendersi.
Mancavano cinque minuti al verdetto. Erano tutti sotto shock per la notizia, specialmente Soul che volle morire per non aver capito quello che le stava accadendo, per non esserle stato accanto, per non aver indagato abbastanza. Lì, in quel momento, si sentiva un idiota a stare accanto a Rika mentre avrebbe dovuto essere dentro quella maledetta infermeria.
BlackStar, captando i pensieri dell'amico, gli disse:
- Non te l'avrebbe mai detto. A nessuno di noi. Io l'ho scoperto per caso altrimenti sarei nella vostra stessa situazione ora. - fece attirando l'attenzione di tutti su di sé.
- Ma perché...? - chiese Soul.
- Si è fatta carico del peso che portava da sola. Non voleva ferirci e voleva che tu non stessi male per quando ti avrebbe lasciato solo. Perché era sicura di lasciarti solo... - rispose.
I cinque minuti erano scaduti. Stein entrò nella stanza da solo, lasciando tutti con il fiato sospeso.

Da quando Maka aveva chiuso gli occhi, si era ritrovata subito in un ampio cortile. Sembrava quello che usavano i ragazzi per giocare a basket. Tutto era deserto, non si sentiva nessun rumore. Maka si guardò intorno e cominciò a camminare verso la via principale. Anche questa era priva di ogni macchina, senza traffico.
Alla fine della strada c'era un'ombra: era una persona.
- Chi sei? - chiese Maka e quella persona avanzò verso di lei fino a che non seppe riconoscerlo.
- Ora non sai chi sono? - chiese con il solito sorriso malizioso.
- Soul... sei tu! - disse, abbracciandolo di slancio. Era da tempo che non sentiva il suo odore, che non lo sentiva vicino.
- Sei pronta Maka? - chiese dopo averla staccata leggermente da sé.
- Pronta? -
Soul si allontanò e le porse la sua mano.
- Dobbiamo andare, abbiamo ancora tante cose in sospeso... - le disse.
- Si, ne abbiamo ancora tante.. - rispose sorridendo, quel sorriso sincero che non si vedeva da molto tempo. Prese la mano del ragazzo davanti a lei, incurante di cosa sarebbe accaduto poi. Contava solo Soul, sarebbe rimasta con lui per sempre.
Insieme si incamminarono per quella strada, sparendo dalla vista.

Stein uscì dall'infermeria poco dopo esserci entrato. Rimase voltato di spalle, senza avere l'intenzione di mostrare il rimorso che lo avvolgeva.
- Allora Stein? - ebbe il coraggio di chiedere Spirit. Ma tutti avevano in fondo capito cosa significava il suo silenzio.
Soul non reagiva. Non poteva credere che fosse tutto vero.
BlackStar si fece avanti, attirando l'attenzione del professore.
- Maka... ha avuto paura? - chiese.
Stein si voltò verso di lui, insieme a tutti gli altri presenti. Fece un respiro profondo, rispondendo:
- Tremava... diceva che aveva paura... ma non aveva paura di morire. Lo leggevo nei suoi occhi. Aveva paura di avere dei rimpianti. - concluse Stein. Senza più riuscire a sostenere la situazione, se ne andò.
Stein lo sapeva: avrebbe sempre avuto gli incubi su quel momento, sul momento in cui Maka lo aveva guardato negli occhi, con la paura nel cuore di non essere riuscita a compiere le promesse, di non aver avuto il tempo per dire veramente addio, di non aver avuto l'occasione di vivere completamente.

Soul si precipitò nell'infermeria, fissando da lontano il corpo della ragazza che lo aveva sopportato per tutti quegli anni e che amava con l'anima.
Si accasciò su di lei, piangendo come un bambino mentre i suoi amici stavano paralizzati sulla porta, senza avere il coraggio di interromperlo.
Ascoltare il pianto del ragazzo, sentire il suo dolore e comprenderlo, questo facevano.
- Mi hai lasciato solo... ti sei approfittata del mio amore per te per distruggermi e indurmi a odiarti, per poi abbandonarmi così... -
Erano tutti talmente concentrati sulle parole di Soul, che solo dopo qualche secondo si accorsero dei segni vitali di Maka che stavano lentamente tornando alla normalità.
Restarono tutti sconvolti e subito BlackStar corse a chiamare il Professor Stein. Arrivò dopo poco e fu sorpreso quanto gli altri di risentire il comune “bip” di chi è ancora vivo.
Maka cominciò a muoversi, farfugliando qualcosa di incomprensibile.
- … Soul... sei tu? - chiese sottovoce, ma quanto bastasse perché il ragazzo la sentisse.
- Si Maka, sono io! - disse felice, prendendole le mani e baciandogliele teneramente.
Anche gli altri si avvicinarono al lettino, finalmente liberi di respirare senza distruggere il silenzio che si era creato.
- … avevo ancora... tante cose in sospeso... - disse, guardando Soul negli occhi.
Il ragazzo non si fece problemi ad avere il pubblico dietro di sé, non gli importò niente se poi Spirit si fosse arrabbiato. Soul baciò Maka senza attendere ulteriormente, ora consapevole del fatto che ogni secondo era prezioso.

Dopo due settimane di ricovero, Maka poté tornare a casa e lo fece con gran gioia, vedendo che Soul aveva sistemato tutto per il suo ritorno. Si incantò a fissare quel timido sole che entrava dalla finestra.
- Allora Maka, vuoi mangiare qualcosa? - chiese Soul, sorpassandola e poggiando la borsa con le cose di Maka sul divano poco distante.
Quando non ricevette risposta, si preoccupò raggiungendola ancora all'ingresso. Questa volta la trovò con un magnifico sorriso sulle labbra.
- Cosa succede? - chiese, contagiato dall'umore di lei.
- Sono felice Soul... - e lo attirò a sé, baciandolo e facendosi portare in braccio fino al divano.
- Allora, con Rika? - chiese Maka un po' gelosa, smettendo di baciare il ragazzo.
- Mi dispiace per lei ma era troppo appiccicosa. E poi tu sei molto meglio a maneggiarmi! - rispose Soul maliziosamente.
- Dai scemo! - rise Maka. Una risata sincera. Soul tornò serio, avendo il coraggio di chiedere alla sua ragazza una cosa molto importante.
- Maka... -
- Dimmi Soul. - incitò lei, carezzandogli i capelli bianchi.
Stavano seduti sul divano a gambe incrociate l'uno di fronte all'altra. Soul poggiò le mani sulle ginocchia di lei, cominciando nervosamente a carezzargliele.
- Cosa ti ha fatto tornare? -
Maka aveva capito a cosa si riferiva.
- Ecco... quando mi sono addormentata ho visto te. Eri lì che mi porgevi la mano e mi hai detto che avevamo molte cose da fare ancora. Molte cose in sospeso. È in quel momento che ho capito che non potevo andarmene senza prima dirtelo... - finì, alzandosi in piedi.
- Dirmi cosa? - la seguì Soul.
- Che ti amo... Soul, io ti amo e se ti capitasse qualcosa ne morirei. Voglio stare con te! E poi... -
Soul, mezzo rimbecillito per quella dichiarazione, ci mise qualche secondo per collegare il cervello e chiedere la seconda parte.
- E poi...? -
- E poi io ho sempre amato sentirti suonare! -
Quella fu l'ultimo punto che ricucì la ferita. Soul aveva finalmente rimarginato quello squarcio creatosi ormai un mese prima. Di slancio, avvicinò Maka e la baciò, abbracciandola in vita e stringendola a sé. Non l'avrebbe mai più lasciata sola. Avevano ancora tante cose in sospeso.

 



Spazio Autrice:

Spero che la mia prima storia di Soul Eater sia piaciuta. Accetto volentieri commenti sia positivi che negativi e consigli per riuscire a migliorare ancora!
Ringrazio chi è arrivato alla fine e chi lascerà una, anche minuscola, recensione della storia.
Un bacio a tutti!
♥♥♥

InuMetal_66

   
 
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