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Autore: lelouch 25    18/06/2018    0 recensioni
Erano trascorsi sedici anni, da quando Prussia era finito nelle mani di Russia, e la sua situazione non poteva definirsi rosea. In tutto questo tempo Russia aveva fatto costruire un grande muro a Berlino che era il cuore che divideva con suo fratello, indebolendolo ancora di più dopo la sparizione della sua nazione, ormai non era più una nazione.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Russia/Ivan Braginski
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage
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CHAINED LOVE
Erano trascorsi sedici anni, da quando Prussia era finito nelle mani di Russia, e la sua situazione non poteva definirsi rosea. In tutto questo tempo Russia aveva fatto costruire un grande muro a Berlino che era il cuore che divideva con suo fratello, indebolendolo ancora di più dopo la sparizione della sua nazione, ormai non era più una nazione.
I motivi per cui non era sparito potevano dirsi tre: il primo era che facendo parte di Russia assorbiva una parte della sua energia; il secondo era l’affetto che provava per suo fratello e il terzo era che anche se geograficamente la Prussia non esisteva più continuava a vivere da un punto di vista storico e culturale.
Erano sedici anni che Prussia non vedeva la luce del sole, Russia sia per paura che per punizione per quello che era successo durante la guerra lo aveva rinchiuso in una cella e incatenato, l’unico sollievo che aveva era il suo canarino Gilbird che non si allontanava mai troppo dal suo padrone. Per evitare che si ferisse i polsi e che si riaprissero le ferite che non erano mai guarite aveva delle fasciature nelle braccia e nel petto. Prussia non era più muscoloso come in passato comunque per quanto possibile cercava di tenersi in forma.
Russia camminava al Cremlino accompagnato da Lituania che lo seguiva mettendosi un passo dietro di lui, ad un tratto Russia parlò con un sorriso dolce stampato in volto:
-         “ credo proprio che andrò a trovare il nostro caro Prussia, non vorrei si sentisse troppo solo”;
quelle parole fecero tremare Lituania che però non disse nulla, si limitò a salutare Russia e ad allontanarsi.
Una volta solo Lituania penso tra sé che in questi anni Russia si era attaccato in modo anomalo a Prussia, da un lato lo temeva, dall’altro lo voleva vicino quasi volesse una sorta di approvazione.
Intanto Russia si dirigeva verso le celle sotterranee. Una volta giunto davanti alla cella di Prussia entrò salutandolo con il suo sorriso più dolce. Prussia appena lo vide mise su la sua miglior faccia da poker, lo salutò con un ghigno stampato in viso:
-         “ buongiorno, maledetto bastardo!”,
 Russia ignorò il commento, prese una sedia e si sedette. Prussia lo guardò in cagnesco, proprio non riusciva a sopportarlo, lo odiava con tutto il suo essere. Prussia aveva capito ormai che Russia veniva lì a stuzzicarlo.
Dopo qualche minuto Russia parlò:
-         “ allora, ormai ti sarai abituato a stare qui, immagino ti annoi a stare qui tutto il giorno, ma sai di meritartelo, non è vero?”,
Prussia sputò a terra e disse:
-         “ l’unica cosa di cui mi rammarico e di non essere riuscito ad ucciderti, maledetto!”,
a quelle parole il comportamento di Russia cambiò, gli occhi divennero due globi di ghiaccio viola e la temperatura scese all’interno della cella, ad un tratto Prussia si ritrovò bloccato al muro dalle mani di Russia che con una voce falsamente dolce gli disse:
-         “ puoi infuriarti quanto vuoi, ma non ti farò mai scappare da me, perché tu sei mio!”,
detto questo lo lasciò e uscì dalla cella.
Una volta solo Prussia si accasciò per terra, e si maledisse per la sua debolezza.
Russia una volta uscito diede un pugno al muro, crepandolo, e pensò:
-         “ quel maledetto anche dopo tutti questi anni di prigionia, non sono riuscito a piegare il suo spirito!”.
Verso sera Lituania entrò nella cella per portargli la cena e cambiare le bende; dopo qualche minuto di silenzio Lituania gli chiese se era andato tutto bene con Russia, Prussia si girò verso di lui con un ghigno divertito e gli disse:
-          “ oh, una meraviglia, sono riuscito a farlo infuriare, kesese!”,
Lituania lo guardò serio, poi gli disse:
-         “ non dovresti tirare troppo la corda con lui”
mentre lo diceva si teneva le mani strette intorno quasi volesse proteggersi da qualcosa, Prussia rispose con un tono disinteressato:
-         “ non mi importa niente di quello che potrebbe farmi, ormai il mio obiettivo è tormentarlo il più possibile!, gli farò pentire di avermi tenuto in vita e di non avermi ucciso quando poteva!”,
Lituania tremò di paura, anche se ormai Prussia era l’ombra di sé, riusciva ancora a fargli venire la pelle d’oca. Dopo un minuto di silenzio Prussia disse:
-         “ vorrei tanto tagliarmi i capelli ormai sono troppo lunghi, potresti aiutarmi a tagliarli, visto che Russia non mi permetterà mai di avere qualcosa di appuntito in mano”,
Lituania annuì, uscì dalla cella per prendere delle forbici e uno specchio e tagliò a Prussia i capelli.
Quella sera nessuno dei baltici ebbe il coraggio di avvicinarsi a Russia, non emisero nemmeno un respiro perché sarebbe bastato quello per accendere la sua furia.
Il giorno dopo Prussia era immerso nei suoi pensieri si chiedeva come stava suo fratello, se era riuscito a restare accanto ad Italia, gli mancavano i litigi affettuosi con Austria e Ungheria e gli mancava l’aria fresca della sua terra.
Lituania provava un po’ di pena per Prussia, perciò provò a fare qualcosa per lui, cercando di convincere Russia a farlo uscire un po’ all’esterno, dicendogli che così forse Prussia avrebbe scaricato lo stress che aveva addosso e sarebbe stato più amichevole, a quelle parole gli occhi di Russia si illuminarono e con occhi brillanti disse:
-         “ quindi dici che se ogni tanto lo facciamo uscire diventerebbe più amichevole anche nei miei confronti ? visto che normalmente mi tratta sempre male!”,
Lituania lo guardò e gli disse che non lo sapeva, però si poteva provare.
Dopo che Russia ebbe concluso il suo lavoro si recò subito da Prussia con un enorme sorriso stampato sul viso, Prussia alzò a stento la testa, quel giorno non aveva voglia di litigare, aveva troppa tristezza dentro il cuore; Russia gli si avvicinò e gli aprì le catene, Prussia lo guardò stupito, erano sedici anni che non gli venivano tolte, Russia lo guardò e gli disse:
-         “ ho deciso che da oggi potrai passare un po’ di tempo all’aria aperta”,
quell’affermazione aveva preso Prussia del tutto alla sprovvista, tuttavia Russia non era uno stupido infatti al posto delle catene gli aveva messo delle manette, perché poteva essere pericoloso lasciarlo con le mani libere. Prussia fece un piccolo fischio e Gilbird gli volò sulla spalla e tutti e tre andarono nel giardino coi girasoli di Russia.
Una volta fuori anche se la luce era debole Prussia dovette mettere la mano davanti agli occhi per schermarsi gli occhi, dopo qualche minuto Russia lo lasciò in compagnia di Lituania che aveva il compito di scortarlo; mentre Gilbird svolazzava contento nel cielo, Prussia guardò Lituania con un sopracciglio alzato, poi con un ghignetto parlò:
-         “ immagino di dover ringraziare te per questo”,
Lituania lo guardò con un piccolo sorriso complice, poi parlò:
-         “ so che quanto sto per dirti potrebbe sembrarti strano, Russia non è poi così male una volta che impari a conviverci, lui ci vuole bene a modo suo, se non gli dai motivi per arrabbiarsi è la persona più affabile di questo mondo, con questo non voglio dire che non voglio la mia libertà, ma solo non peggiorare la tua situazione”;
Prussia lo guardò e sospirò godendosi l’aria fresca e il sole sulla sua pelle. Dopo qualche minuto Prussia parlò:
-         “ non posso farci niente sono fatto così, quando vedo Russia ho il forte impulso di farlo arrabbiare”.
Lituania alzò il sopracciglio e nella sua mente comparve una rivelazione assurda.
Dopo due ore Lituania lo riportò in cella e lo incatenò.
Passarono mesi relativamente tranquilli, l’unico evento degno di nota era il fatto che Russia lo veniva a prendere tutti i giorni, ma poi lo affidava sempre a Lituania, come se volesse allo stesso tempo stare con lui e scappare lontano da lui.
Da quando Prussia poteva passare un po’ di tempo fuori era diventato meno aggressivo, ogni tanto provava a chiedere notizie del fratello, ma non otteneva mai una risposta perché Russia aveva ordinato di non dirgli nulla, è questo lo faceva un po’ arrabbiare.
Una mattina Russia entrò nella cella e Prussia capì subito che era arrabbiato nero, la causa non  era difficile da indovinare, oltre a lui c’era solo un altro individuo che riusciva a far arrabbiare Russia in quel modo, ovviamente si trattava di America, che non faceva altro che provocarlo. Decise quindi di restare in silenzio e vedere le intenzioni di Russia, che di sicuro non era venuto a coccolarlo.
Russia ad un tratto cominciò a piangere come un bambino dicendo frasi sconnesse sul perché tutti lo odiassero, Prussia rimase totalmente allibito, tuttavia di fronte a quel pianto non riuscì a restare indifferente, anche se odiava Russia dal profondo del cuore, in quel momento gli fece pena, per cui gli si avvicinò gli posò la mano sulla spalla dicendogli con voce tranquilla:
-          “ su, su, Ivan, non piangere, va tutto bene”,
Russia a quelle parole lo abbracciò e continuò a piangere finché non ebbe più lacrime; Prussia provò a divincolarsi ma Russia lo teneva troppo stretto e alla fine rinunciò a liberarsi; ad un tratto Russia prese il suo viso tra le mani e lo baciò, Prussia rimase scioccato e reagì dandogli uno schiaffo e urlandogli:
-          “  che cazzo fai, maledetto ubriacone!”,
Russia lo guardò con gli occhi ancora rossi di pianto dicendogli:
-         “ non lo so… mi è venuto di farlo”,
Prussia a quelle parole si adirò ancora di più e gli disse:
-         “ non ti avvicinare mai più a me, se non vuoi che ti rompa il muso a suon di botte! Vuoi finire come sedici anni fa?”,
a quelle parole Russia si toccò inconsciamente il petto dove era rimasta la cicatrice del proiettile che gli aveva sparato Prussia e che lo aveva portato quasi alla morte, a quel punto preso dall’ira e dalla paura di quella volta prese per la gola Prussia e lo sbattè al muro, Prussia provò a togliere quella stretta di ferro dal suo collo ma non ci riuscì, Russia si avvicinò al suo orecchio e con un tono di voce freddo come l’inverno siberiano gli disse:
-         “ quella volta anche io ti ho quasi ucciso, io e te condividiamo una ferita nello stesso punto, mio caro”,
Prussia cercò di dire qualcosa ma non riusciva a respirare.
Ad un tratto Russia accorciò la lunghezza delle catene finché Prussia non si ritrovò con i polsi attaccati al muro, in quella posizione era vulnerabile. Una volta bloccato Russia gli aprì a forza la bocca e lo baciò facendogli entrare la sua lingua, Prussia cercò di divincolarsi ma fu inutile, non si era mai trovato in una simile posizione, intanto Russia lo aveva spogliato e nel suo orecchio gli sussurrò ora verificherò una storiella che ho sentito in giro, cioè che sei vergine mio caro, Prussia divenne dello stesso colore dei suoi occhi e gli gridò:
-         “ lasciami andare maledetto pervertito! Lasciami ho giuro che ti ammazzo fosse l’ultima cosa che faccio!”,
Russia lo ignorò, gli prese le gambe e se le posò sulle spalle e iniziò a prepararlo; Prussia opponeva sempre meno resistenza anche perché iniziava a provare un certo piacere, ma non appena si accorse che Russia stava per entrare in lui cercò di ribellarsi, a quel punto Russia gli tappò con la mano la bocca non facendolo respirare ed entrò il lui, Prussia si contrasse per il dolore e il respiro divenne man mano più affannato, sentirlo dentro di sé gli provocava disgusto e dolore visto che aveva cominciato a muoversi in lui, finché dopo un pò entrambi non raggiunsero  l’apice. Quando ebbero finito Prussia svenne.
Dopo circa mezz’ora Prussia rinvenne e si accorse di avere la testa poggiata sulle gambe di Russia che lo aveva avvolto nel suo cappotto, subito cercò di allontanarlo ma non aveva la forza per farlo e con una mano Russia gli fece riappoggiare il capo sulle sue gambe.
Intanto Lituania che era venuto a portare il pasto a Prussia aveva assistito a tutto ed ebbe la conferma di ciò che aveva già intuito. Quando Russia lasciò la cella si sentiva confuso era la prima volta che faceva una cosa del genere, non aveva mai fatto queste cose ai Baltici e si chiese come mai con Prussia si era comportato così, da un lato la cosa lo aveva entusiasmato perché sapeva che non sarebbe mai riuscito a sottomettere Prussia, dall’altro lo spaventava perché ora era altamente probabile che Prussia lo avrebbe odiato ancora di più e questo lo faceva sentire triste.
Quando Prussia si svegliò voleva spaccare la faccia a Russia, si sentiva le anche doloranti e non riusciva a stare in piedi:
-         “ quel bastardo! Giuro che appena lo vedo gli spacco quella sua faccia da scemo!”,
tuttavia si sentiva strano, quella era stata la sua prima volta e sebbene non fosse stata una cosa molto romantica non gli era dispiaciuta, sentiva sulla sua pelle ancora il tocco di Russia che sebbene lo aveva fatto per rabbia lo aveva toccato delicatamente, scosse la testa per rimuovere quei pensieri e decise di fare una doccia.
Dopo qualche giorno Prussia fu prelevato da Lituania e trasferito in una stanza vera e propria; la stanza in sé era molto semplice, c’era un letto, una scrivania, un comodino e l’armadio, tuttavia affacciava nel punto più luminoso del palazzo e da lì si vedevano i girasoli, anche le sue catene furono sostituite con un paio di manette con la catena abbastanza lunga da permettergli di girare per la stanza; Prussia aveva capito che il trasferimento era una strategia di Russia per farsi perdonare; questo pensiero gli provocò un piccolo sorriso.
Una volta solo Prussia fece posare Gilbird sulla punta delle dita e gli disse: - “ finalmente potrò dormire su un vero letto anziché su una panca di legno, e tu potrai svolazzare fuori quanto vuoi bello di papà!”.
Passò un mese, e il rapporto tra i due era tornato più o meno normale almeno in apparenza; solo che ora Russia poteva avvicinarsi a Prussia senza il rischio di essere pestato a sangue.
Entrambi cercavano di capire quello che provavano, Prussia diceva di odiarlo ancora cosa in parte vera, ma non poteva negare di sentirsi protetto quando Russia lo abbracciava è questo lo faceva infuriare, Russia era la prima volta che provava un sentimento così diverso dall’affetto che provava per le sue sorelle e i Baltici, sapeva solo che ogni azione o comportamento di Prussia lo faceva uscire pazzo.
Prussia prese una decisione per chiarire i suoi sentimenti, aspettò che Russia lo venisse a trovare.
Quando Russia varcò la soglia, Prussia lo agguantò per i vestiti senza dargli e il tempo di reagire lo buttò sul letto, gli salì sopra e gli disse con voce aspra:
-         “ oggi faremo chiarezza!”,
detto questo lo baciò, gustandosi l’espressione confusa sul viso di Russia, a quel punto Russia ricambiò il bacio, mettendogli la lingua solo che stavolta fu ricambiato da Prussia che ormai aveva capito, si era innamorato di Russia. Russia cominciò a spogliarlo stavolta con dolcezza mentre lo baciava e dentro si sentiva scoppiare di felicità perché sapeva che Prussia lo aveva accettato per com’era e che non aveva paura di lui; lo baciò ovunque, sulla fronte, sulle labbra, sul collo e sulla pancia mentre sentiva i gemiti soffocati di Prussia, si avvicinò al suo orecchio e mentre lo preparava gli disse con voce dolce:
-         “ Gilbert”,
Prussia arrossì violentemente, così mentre Russia gli entrava dentro gli mise le mani intorno alle spalle e sussurrò:
-         “ Ivan…”
per il resto entrambi sentirono l’uno i gemiti dell’altro e alla fine crollarono addormentati.
Quando si svegliarono era l’alba, Prussia lo allontanò tutto rosso in viso e gli disse di vestirsi, Russia sorrise e lo abbracciò, e per entrambi iniziarono giorni relativamente tranquilli, ma poi arrivò la tempesta.
 Arrivò il 1989 e il muro fu fatto cadere, finalmente Prussia avrebbe potuto rivedere suo fratello, e non vedeva l’ora. Russia non era contento della cosa perché sapeva che Prussia avrebbe potuto lasciarlo di nuovo solo per suo fratello. Quando lo vide intento a fare i bagagli non ci vide più dalla rabbia, lo bloccò prendendogli il braccio e torcendoglielo dietro la schiena mentre piangendo di rabbia gli diceva:
-         “ lo sapevo che saresti scappato da me! Lo fanno tutti! Non avrei mai dovuto farti uscire dalla cella! Così non mi avresti mai lasciato!”,
 Prussia emise un gemito di dolore per via del braccio tenuto da Russia, gli disse di clamarsi che aveva una cosa importante da dirgli, ma Russia non voleva ascoltare anzi continuava ad urlargli contro tutto il suo dolore:
-         “ ho capito! Se te ne vuoi andare non tornare mai più! Io ti odio!”,
 a quel punto Prussia si arrabbiò, e usando un tono fermo gli disse:
-         “ Ivan! Ascoltami una buona volta!”;
 Russia smise di piangere come un bambino che ha sentito il rimprovero della madre, a quel punto lo lasciò andare tuttavia si voltò di spalle, allora Prussia gli girò il volto per farsi guardare in faccia e gli disse con voce roca:
-         “ maledetto deficiente! Ti pare che potrei lasciarti solo dopotutto quello che abbiamo passato?, ammetto che ogni tanto ho avuto l’impulso di volerti uccidere, non sto scappando da te, volevo dirti se volevi venire con me per dire di noi a mio fratello”,
Russia lo guardò con gli occhioni lucidi e annuì poi lo abbracciò stretto.
Quando Prussia vide Germania mano nella mano con Italia sorrise e si fiondò tra le loro braccia, mentre Russia si teneva un po’ in disparte visto lo sguardo penetrante che gli aveva lanciato Germania.
Germania abbracciò il fratello avvolgendolo nelle sue spalle mentre Italia gli si gettò praticamente al collo, entrambi piangevano di gioia poi all’abbracciò si unì anche Ungheria,  mentre Austria rimase indietro e tirò un sospiro di sollievo vedendolo in forma. Ad un tratto Prussia si allontanò dicendo loro che doveva dargli una bella notizia, tutti si fecero attenti, a quel punto andò da Russia e gli prese la mano e sorridendo disse:
-         “ sto con lui”,
a quelle parole tutti rimasero di sasso specie Austria e Germania, che dissero all’unisono:
-         “ ma voi non volevate farvi fuori a vicenda?”,
Russia e Prussia sorrisero in maniera misteriosa, comunque poi Germania disse:
-         “ se sei felice fratello, lo sono anche io per te”.
In tutto questo Italia e Ungheria se la ridevano sotto i baffi.
Fine.  

 
 
 
   
 
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