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Autore: Musubi    26/06/2018    1 recensioni
Dal testo:
Shikamaru non mosse neanche un muscolo facciale anche se avrebbe tanto voluto farle capire tutto il suo disappunto ma lei non glielo permise perché continuò a parlare < Sei tu che dici una cosa e subito dopo la retratti come se nulla fosse! >
< Di cosa parli? > veramente... a cosa esattamente si riferiva?
< Di ieri, testa di rapa. Ieri sera. A cena. E stamattina. Sei un cretino >
E gli sbatté la porta in faccia.
Crack.
Un attimo dopo lui prese a sanguinare dal naso.
_Storia partecipante al Contest "Creazione sperimentale di intimità interpersonale" indetto da ame tsuki sul forum di EFP_
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Team 10, Team 7, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Autore _Ayaka_
Fandom: Naruto
Note: Storia partecipante al Contest “Creazione sperimentale di intimità interpersonale” indetto da ame tsuki sul forum di EFP

 





 

Il Litigio

 

Cinque giorni prima – a cena.

Ino non ne poteva davvero più.
Non che Shikamaru fosse un tipo che alle rimpatriate vomitava ricordi sdolcinati neanche fosse una ragazzina, ma che almeno avesse la decenza di starla a sentire!
< Mphf > Ino non capì nemmeno che cosa avesse detto o pensato, troppo occupata a maledirlo in mille lingue diverse, tant’è che alla fine Choji ebbe pietà per la sua povera amica ed espresse la sua (loro) preoccupazione al riguardo.
Shikamaru alzò distrattamente gli occhi sui suoi compagni di team, smise di giocherellare con il cibo nel piatto e bevve un sorso di sakè come se fosse la risposta a tutti i suoi problemi.
A quel punto Ino scoppiò < Ma insomma, Shika! Che cazzo ti prende oggi?! > e addio alla buona educazione, Choji non si scandalizzò poi molto dato che continuava imperterrito a fissare l’amico masticando il boccone.
Sinceramente interessato anche lui ai problemi che lo affliggevano.
Shikamaru sapeva bene che mettersi a parlare con Ino di quel che era successo l’avrebbe portato a passare una pessima serata e proprio non aveva intenzione di privarsi ancora dal fare una bella dormita.
< Oggi ho lavorato un sacco > spiegò cercando di essere convincente; e, in effetti, non era una vera e propria bugia poiché l’Hokage l’aveva mandato prima da Ibiki Morino, poi dalla squadra di decriptazione, infine l’aveva schiaffato in ufficio a sbrigare delle pratiche – aveva smontato solo sue ore prima e aveva avuto il tempo di fermarsi a casa e farsi una doccia < Sono distrutto > e si stiracchiò sulla sedia, tanto per rendere meglio l’idea.
Ino roteò gli occhi facendo una strana smorfia: se Shikamaru arrivava a mentire in maniera così palese c’era sul serio qualcosa che non quadrava.
Per esperienza, le sole cose che mandavano il cervello del suo amico in tilt erano poche, anzi due: sua madre e un’arcinota ambasciatrice che si era stabilita a Konoha soltanto tre mesi prima... Sakabu No Temari.
La bionda lanciò un’occhiata a Choji che ricambiò con un’alzatina di spalle.
< Shika, sul serio, cos’è successo? >
Choji ingollò alcune fettine di carne e bevve un sorso di sakè prima di proferire parola < Scommetto che la causa del problema è una certa kunoichi di nostra conoscenza > affermò soddisfatto, soprattutto quando Shikamaru lo guardò malissimo < Bingo! >
< Che cosa ha combinato? >
< Credo che la domanda giusta sia: “che cosa hai combinato?” >
Shikamaru guardò Ino e poi Choji, accigliato < Perché credi che io abbia fatto qualcosa? >
Choji avrebbe avuto tante cose da dire. In primis la faccia del suo compagno di team parlava da se, per lui che lo conosceva da tempi immemori era palese che centrasse una donna ed era palese che centrasse Temari – ed era ancora più palese che lui aveva combinato qualcosa che l’aveva fatta arrabbiare.
La cosa poi era degenerata, non c’era certo bisogno di spiegarglielo perché il diretto interessato era proprio lui, perciò si limitò a sorridergli bonariamente inducendolo a lasciar perdere la domanda.
Amici di culla, Choji avrebbe potuto sapere quante volte andava in bagno tanto lo conosceva bene.
Il Nara chiuse gli occhi poggiando la guancia sulla mano chiusa a pugno e si lasciò andare in uno sbuffo: incredibile come potesse sembrare un bambino rattristato dai sensi di colpa, pensò Ino.
< Questa volta non me la perdona > biascicò il ninja.
< Cos’avrai mai combinato perché lei non possa perdonarti? > chiese scettica la bionda agitando le bacchette nella sua direzione < Avanti, racconta >
Shikamaru mugugnò qualcosa che sembrava un “non mi va di parlarne” e Choji ingoiò una risata sul nascere < Shika, giuro sui kami che non ti ho mai visto così >
< E meno male >
< Insomma! > sbottò ancora Ino < Voi due sapete tutto e non me lo volete dire! >
Choji lo guardò confuso < Ma io non so niente >
< Invece lo sai e te la stai ridendo. Shika, ti ordino di dirmi che succede! >
Quest’ultimo aprì un occhio verso di lei storcendo la bocca < E quand’è che siamo tornati genin e hai ripreso a dare ordini? >
Ino ringhiò e gli amici quasi credettero di stare per assistere all’apparizione di una bestia codata quando lei si alzò dalla sedia < Bene, vorrà dire che andrò a chiederlo direttamente a lei > e si defilò.
Shikamaru sbiancò talmente in fretta che a Choji sembrò quasi di essere in un cartone animato.
La situazione era questa: Shikamaru sarebbe morto entro il sorgere dell’alba e questa cosa non gli piaceva neanche un po’.

Sette giorni prima – tardo pomeriggio. Appartamento di Temari

< Mi stai prendendo per il culo? >
< No >
Gli occhi di Shikamaru erano fissi nei suoi da più di un quarto d’ora e stava incominciando a innervosirsi: l’avrebbe ucciso se non scompariva all’istante dalla sua vista.
< Che vuoi? >
< Spiegami perché >
< Cosa? >
< Non fare la finta tonta. Non lo sopporto >
Temari si fece scappare un ghigno ma non si impose di nasconderlo, al contrario, sollevò anche un sopracciglio per rincarare la dose < Oh, Shikamaru è arrabbiato? >
< Temari, non ho voglia di scherzare >
Ahia, brutta storia quando Shikamaru assumeva quel tono.
Al che la kunoichi di Suna aggrottò le sopracciglia in maniera pericolosa < Sei venuto a farmi la paternale? >
< Sono venuto per chiederti perché >
< Ma perché cosa?! > strillò a quel punto lei allargando le braccia < Dovrei chiederti io perché ti comporti come uno scolaretto di quindici anni! >
Shikamaru non mosse neanche un muscolo facciale anche se avrebbe tanto voluto farle capire tutto il suo disappunto ma lei non glielo permise perché continuò a parlare < Sei tu che dici una cosa e subito dopo la retratti come se nulla fosse! >
< Di cosa parli? > veramente... a cosa esattamente si riferiva?
< Di ieri, testa di rapa. Ieri sera. A cena. E stamattina. Sei un cretino >
E gli sbatté la porta in faccia.
Crack.
Un attimo dopo lui prese a sanguinare dal naso.

Un giorni prima – primo  pomeriggio. Stanza 203, ospedale.

< Cioè no, ma, ti rendi conto?! >
Era da ore che Ino continuava a blaterale e la verità era che Sakura l’avrebbe legata come un salame se fosse bastato a convincerla ad andarsene: era lì che parlava mentre l’Haruno cercava di evitare un emorragia!
< Ino, sul serio, ma che ti sei messa in testa? >
Quest’ultima la guardò come se si fosse permessa di dire chissà quale atroce bestemmia < Hai capito quant’è grave la situazione? >
Sakura annuì sospirando < Ho capito ma ti sembra il momento di raccontarmelo? Non potevi aspettare che finissi il turno? >
< Avrei dovuto aspettarmelo >
< Che cosa? Che Temari e Shikamaru avrebbero litigato? È normale >
< No > si affrettò a precisare lei < Che tu non possa darmi consigli data la tua inesistente vita sentimentale >
< Dare consigli a te? Non sei mica la loro consulente matrimo- aspetta, che hai detto?! >
Il povero paziente irrigidì tutti i muscoli del corpo quando per sbaglio Sakura ci mise un po’ troppa forza ma non si azzardò a lamentarsi perché zittito da una sua occhiata.
Ino sghignazzò deliberatamente (voleva proprio farla incazzare, sì) per poi tornare sull’argomento principale della loro conversazione < Shikamaru è un mio amico. Non sopporto di vederlo così anche se se lo merita >
< Questo l’ho capito >
< Quindi che faccio? >
Sakura, terminato di ricucire il braccio, si alzò dallo sgabello finalmente con una buona notizia < Nel mio ufficio ho una cosa che fa proprio al caso tuo > si affrettò a precisare < Cioè al caso loro >

Sera. Casa Nara.

Quando suonarono al campanello Shikamaru era già in tenuta da notte, stravaccato sul tatami con una mela tra le grinfie a puntare lo sguardo oltre i vestiti messi ad asciugare, verso il giardino.
L’idea di lasciar pensare che non fosse in casa l’aveva sfiorato parecchie volte durante il tragitto verso la porta ma quell’insistenza gli aveva fatto venire in mente che se fosse stata sua madre non l’avrebbe guardato più un faccia per giorni e lui aveva già troppi problemi senza che anche lei ci mettesse lo zampino.
Se fosse stata Temari avrebbe già buttato giù la porta e lo avrebbe picchiato a morte.
Aperto l’uscio però si ritrovo davanti non solo la suddetta kunoichi di Suna ma anche Ino con un’espressione tirannica in volto.
< Che ci fate qui? > domandò fingendosi annoiato.
Temari in casa sua era preoccupante. Voleva ucciderlo?
Volevano ucciderlo?
Alla fine Ino e Temari avevano deciso di coalizzarsi per pura solidarietà femminile?
< Siamo qui per una serata di terapia! >
Temari sbuffò guardando altrove e Shikamaru credette di non aver capito cosa, effettivamente, Ino era venuta a fare con Temari (e ripeteva: Temari) a casa sua < Uh? >
Ino sospirò affranta < Facci entrare e vi spiego tutto > e senza tante cerimonie entrò spostando di lato il padrone di casa.
Temari restò immobile sullo zerbino, al ché Shikamaru le fece un cenno per invitarla a entrare. Lei non era mai stata in casa sua da quando si era trasferito a qualche isolato da sua madre, dopo la guerra.
Dopotutto il quartiere dei Nara non era chissà quanto grande, Yoshino sarebbe potuta arrivare a casa del figlio in cinque minuti.
< Allora, dato che siete due imbecilli e no, Temari, non guardarmi come se stessi dicendo chissà quale pazzia > l’ammonì la kunoichi di Konoha puntandole il dito contro < Stavo dicendo? Ah, sì. Dato che siete due imbecilli vi ho portato una cosa: su questi fogli ci sono trentasei domande alle quali dovrete rispondere >
< Ino, per cortesia, piantala con queste scemenze e tornatene a casa > ribatté Shikamaru.
Avrebbe voluto sbadigliare ma era teso, teso come una corda di violino.
L’amica lo guardò scettica < Non me ne vado finché voi due non mi promettete che farete come vi ho detto >
< Dovevo ucciderla quando ha quasi scardinato la porta di casa mia > disse Temari digrignando i denti, poi si rivolse a lui, povero stupido < Di’ alla tua amica di andare a infastidire qualcun altro >
< Guarda che neanche io sapevo nulla di questa storia >
< E quando mai tu sai qualcosa, vero? >
Shikamaru stava per rispondere ma Ino gli pestò un piede, incazzata nera < Statemi a sentire, imbecilli! > alzò la voce e Ino che alzava la voce era come un’oca starnazzante a pochi centimetri dall’orecchio < Non potete continuare a ignorarvi o a insultarvi quindi fate un favore al mondo e risolvete la cosa! >
Il Nara portò la mano dietro la nuca con noia < E a cosa dovrebbero servire queste trentasei domande? >
< A farvi conoscere > rispose prontamente Ino con un sorriso raggiante.
< Noi ci conosciamo già > ribatté Temari incrociando le braccia al petto.
Ino scosse la testa < Non proprio, dato che ultimamente date di matto più del solito e il fatto che tu, Shika, sia così nervoso ne è la prova. Non ti vedevo così teso da quando abbiamo affrontato l’Akatsuki >
Ovviamente Ino si riferiva alla morte di Asuma-sensei.
Quando aveva iniziato a fumare.
< Quindi ora voi due ve ne starete buoni buoni qui a rispondere alle domande. Non c’è bisogno che vi dica che dovrete essere sinceri, evitate di litigare e vedrete che la cosa si sistemerà senza che ve ne accorgiate nemmeno! >
Shikamaru non ne era proprio sicuro, questa volta lui aveva fatto un casino e Temari pure... per non parlare del fatto che entrambi avevano quella punta di orgoglio (lei più di lui) che impediva loro di ammettere di aver sbagliato.
Shikamaru non era per niente un tipo orgoglioso ma stando con lei, in un certo qual modo aveva sviluppato l’idea che farla vincere anche su quella cosa l’avrebbe poi fatto cadere in un baratro dal quale era difficile uscirne.
< Allora? Siete pronti? >
Ci furono attimi di silenzio, di vero silenzio, finché Shikamaru rispose con un “e va bene” biascicato. Temari l’aveva prima guardato stortissimo, poi cedette.
Ino sapeva essere assillante e prima iniziava quella stupida seduta di terapia prima sarebbe finita.
< Perfetto! Io torno a casa, buona serata! >
< Seh >
< Strozzati con la verdura, seccatrice > abbaiò Temari senza muoversi dal punto in cui si era fermata.
Shikamaru la guardò inarcando un sopracciglio < Quella è la mia battuta >
< Le dici spesso di strozzarsi? >
< No. Le dico che è una seccatura >
< Per te sono tutti delle seccature >
< Anche tu >
< Sì, infatti >
< Già >
< Vogliamo iniziare? Così posso tornarmene velocemente a casa >
Shikamaru le indicò la cucina: sarebbe stata una lunghissima serata.

---

< Chi vorresti avere come ospite a cena, se potessi scegliere tra tutte le persone del mondo? >
Temari storse la bocca < Ma che razza di domanda è? >
< Tu rispondi >
Ahia, Shikamaru non era neanche arrabbiato, lei non capì neanche che tono avesse usato ma non gli piaceva a prescindere, quindi si inalberò senza darlo a vedere < Sceglierei i miei fratelli, ovviamente >
< Io Choji >
Temari si incuriosì, tralasciando per un attimo che fosse incazzata nera con lui < Perché lui? È chiassoso e decisamente troppo esuberante per uno come te. Mi meraviglio persino che siate così amici >
< Perché è l’unico che quando non voglio che parli non lo fa e viceversa. Ino è troppo chiassosa > Tu invece sei così dannatamente insopportabile che ti legherei per farti stare zitta un attimo < Andiamo avanti >
Temari gli strappò i fogli dalle mani senza tante cerimonie e cominciò a leggere < Ti piacerebbe essere famoso? Per che cosa? Oddio no. Sono già abbastanza nota come la sorella del Kazekage >
Shikamaru si abbandonò sulla sedia < Nah, neanche io >
< Ti capita mai di provare quello che devi dire PRIMA di fare una telefonata? Perché? >
< No > rispose Shikamaru < È una scocciatura e una perdita di tempo >
Temari annuì < Sono d’accordo > e non le sfuggì l’espressione sorpresa del ragazzo che però zittì con una muta ironia che sembrava ricordargli quanto idiota fosse.
Certo, non poteva dirgli che quando abitava ancora a Suna e suo fratello le chiedeva di contattarlo capitava che organizzasse i pensieri per essere il più chiara possibile, evitare di impappinarsi e risultare ridicola tutto insieme...!
< Com’è un giorno “perfetto”, secondo te? >
Il Nara non ci pensò neanche tanto < Direi una giornata dal clima primaverile, una bella dormita sotto un albero, una partita a shoji e magari anche una passeggiata per sgranchire le gambe >
< Praticamente quello che fai tutti i giorni >
Quasi la guardò male < Io lavoro tutti i giorni >
Temari alzò gli occhi al cielo con tutte le spalle, lui rimase in silenzio per puro amor proprio.
< Io preferisco passare un giorno alle terme > disse tranquillamente, come se fosse la cosa più normale di questo mondo < Quand’è l’ultima volta che hai cantato tra te e te? E davanti a qualcun altro? Mmh... io ho canticchiato l’altro giorno mentre stendevo il bucato >
Shikamaru aprì la bocca per rispondere quando realizzò pienamente quello che lei aveva appena detto < Tu canticchi? >
< È vietato? > fece lei, brusca.
< Non ricordo di avere mai cantato davanti a qualcuno né da solo > disse, ignorando deliberatamente l’ironia della kunoichi.
Poi si allungò verso di lei afferrando i fogli con su scritte le domande e senza neanche guardarla (avrebbe visto solo tanta, ma tanta irritazione) continuò < Se tu avessi la possibilità di vivere fino a 90 anni mantenendo la mente o il corpo di un trentenne per gli ultimi 60 anni della tua vita, quale sceglieresti tra i due? > si lasciò scappare un sorriso divertito < La mente >
E non c’era nulla di strano nel rispondere in quel modo se non fosse che nello stesso momento anche Temari aveva dato la sua stessa risposta, generando un momento di silenzio che durò almeno una decina di secondi.
< Hai un presentimento segreto sul modo in cui morirai? > aspettò qualche secondo < Credo che probabilmente accadrà in missione >
La kunoichi di Suna arricciò le labbra, dunque preferisce ignorare la cosa? Bene! < Io morirò di stress > disse, per poi continuare < Così che la causa di questo mio stress possa sentirsi adeguatamente in colpa >
Stava per caso dicendo che pure da morta gli avrebbe dato fastidio? Per puro principio? Una risposta assolutamente da Temari.
Dannata seccatura!
< Elenca tre cose che tu e il tuo partner sembra abbiate in comune > Shikamaru si ritrovò a pensare seriamente a una risposta adesso: perché? Abbiamo seriamente qualcosa in comune noi due? < Siamo entrambi ninja > iniziò.
< Che gran scoperta. Io ne ho un’altra. Portiamo entrambi i capelli legati >
A lui venne da ridere ma si trattenne < Dici sul serio? >
Temari alzò le spalle < Io ti ho sempre visto con i capelli legati > continuò lei.
Shikamaru pensò e pensò, qualcosa in comune oltre a questo doveva pur esserci.
Si morse il labbro inferiore intanto Temari volgeva lo sguardo in giardino, oltre la finestra aperta: seguì con lo sguardo la linea della spalla, del collo, l’orecchio, la guancia, la forma degli occhi... si piegò in avanti poggiando entrambi i gomiti sulle cosce e abbassando la testa verso il basso < Siamo fastidiosamente saccenti > continuò attirando l’attenzione della ragazza < E anche inutilmente orgogliosi >
Temari si ritrovò a sollevare un angolo della bocca in un sorriso per nulla sincero < Il tuo cervello ha smesso di funzionare, Nara? > gli chiese < Io non sono saccente e tu non sei affatto orgoglioso >
Lui alzò lo sguardo su di lei < Eccome se sei saccente, Tem. Sei saccente, irritante e dispettosa > continuò.
< Io non sono- Nara!, mi hai preso per una bambina?! >
< Non l’ho mai detto >
< Hai detto che sono dispettosa... e i bambini sono dispettosi! > ribatté furiosa battendo una mano sul tavolo della cucina.
Shikamaru tentò di non risponderle, anche perché tentare di avere ragione con lei era praticamente inutile per cui fece per leggere la prossima domanda ma lei non gliene diede il tempo < E tu non sei affatto orgoglioso! Il tuo orgoglio maschile è inesistente >
La guardò di sbieco < Questo lo dici tu >
Temari gli lanciò un’occhiata di sfida.
In un momento come questo Shikamaru avrebbe tanto voluto alzarsi, afferrarla e spingerla fino al muro della cucina per farle comprendere che lui, se solo lo volesse davvero, avrebbe potuto zittirla e renderla innocua.
Ma poi rammentò che erano fermi all’ottava domanda e che ne mancavano altre vent’otto, per cui si impose di smettere di perdere tempo: voleva dormire.
< Per quali cose della tua vita ti senti più fortunato/grato? > e la guardò, aspettando la sua risposta.
Temari non dovette neanche pensarci < Sono grata a Naruto per aver salvato mio fratello Gaara. È stato grazie a lui se la mia famiglia ora è... beh, una famiglia >
Lo shinobi di Konoha annuì impercettibilmente, sapeva cos’aveva passato Temari durante la sua infanzia e in un certo qual modo pensava che se avesse avuto un passato diverso, più simile al suo, molto probabilmente non sarebbe così... il che, si ritrovò a pensare, non era affatto una cosa tanto positiva, alla fine.
< Io... sono grato a mio padre e ad Asuma-sensei. Grazie a loro sono potuto crescere come shinobi e come uomo > ed era tentato dall’aggiungere che lo era diventato, un uomo, nonostante tutte le cazzate che persisteva a fare tipo dire le cose sbagliate a una kunoichi sbagliata nel momento sbagliato.
Si schiarì la gola e continuò a leggere < Se tu potessi cambiare qualcosa del modo in cui sei stato cresciuto, quale sarebbe? Personalmente nulla > poi posò lo sguardo su Temari.
Probabilmente non gli avrebbe detto nulla più del necessario, come al solito si sarebbe tenuta lontana da ogni forma di emotività... anche perché era ancora arrabbiata, quando Temari era arrabbiata non si metteva a raccontare di quanto fosse stata triste la sua infanzia.
< Io avrei voluto che mio padre fosse stato più presente > disse tenendo la voce non troppo alta ma sostenuta. Dopotutto erano passati anni e l’aveva superata.
E Shikamaru non voleva assolutamente insistere, pena la morte per soffocamento quindi decise di proseguire < Prenditi quattro minuti e racconta al tuo partner la storia della tua vita il più possibile nel dettaglio > a quel punto gli scappò uno sbadiglio enorme tanto da fargli lacrimare gli occhi, a quella vista Temari non poté non trattenere un risolino < Sono nato e cresciuto a Konoha, ho frequentato l’Accademia e mi sono diplomato finendo in squadra con Choji e Ino – la cosa era alquanto prevedibile.
Sono stato promosso chunin lo stesso anno e da quel momento non ho fatto altro che sgobbare: prima Orochimaru, gli allenamenti, poi l’Akatsuki, la distruzione del villaggio, il codice di Jiraya, la guerra e ora lavoro come sottosegretario dell’attuale Hokage avendo già in mente che mi toccherà stare al fianco di Naruto quando sarà eletto capo del villaggio.
Ora sono qui a casa mia che vorrei dormire ma sono bloccato con te in cucina a rispondere a delle stupide domande > sperò di essere stato il più dettagliato possibile, se non lo fosse stato non potevano certo dare la colpa a lui ma al fatto che il suo cervello stava lentamente spegnendosi: perché di giorno, lui, lavorava fino a spaccarsi la schiena.
< Sono nata a Suna, ho due fratelli di cui uno è l’attuale Kazekage. Ho passato la maggior parte della mia infanzia a scappare dal mio stesso fratello e solo dopo l’attacco a Konoha, di cui non vado molto fiera, la situazione si è finalmente fatta più serena. Gaara non mi ha mai rinfacciato nulla ma io mi sento uno schifo ugualmente.
Sono diventata chunin e ho combattuto in una guerra dove ho anche ricevuto una dichiarazione.
Ora sono un’ambasciatrice e vivo a Konoha, vedo raramente i miei fratelli ma credo che se la stiano cavando anche senza di me >
Shikamaru avrebbe dovuto chiederle di ripetere l’ultima frase perché si era fermato a quella precedente: “ho combattuto in una guerra dove ho anche ricevuto una dichiarazione?” davvero?
Chi era? Uno squilibrato? No, perché secondo la tanto illuminata mente di Shikamaru solo un pazzo avrebbe potuto dichiararsi in piena guerra a una persona come Sabaku No Temari, sorella del Kazekage e kunoichi più spietata delle cinque terre ninja... l’avrebbe ucciso più che volentieri.
< Avanti, Nara, che non abbiamo tutta la notte > lo rimbeccò lei vedendo che non accennava a continuare.
Lo shinobi della Foglia annuì distrattamente cercando la domanda numero dodici < Se potessi svegliarti domani avendo acquisito una qualità o un’abilità, quale sarebbe? > giusto due secondi di silenzio < Poter dormire con gli occhi aperti >
< Soltanto? >
Lui fece un alzatina di spalle < Mi accontento di poco >
Eh già, lui si accontenta di poco < Uccidere qualcuno semplicemente pensandolo >
Shikamaru rimase in silenzio per alcuni minuti, finché poi posò i fogli sul tavolo e sospirò < Pausa tè? >
Temari incrociò le braccia al petto in un chiaro segno di rabbia.
Shikamaru sbuffò sollevando gli occhi < Pausa tè >

---

Shikamaru mise il bollitore sul fuoco e intanto preparò due tazze.
Chiederle quale tè preferisse era semplicemente superfluo, sapeva benissimo che Temari preferiva il tè allo zenzero e per quanto riguardava lui si sarebbe accontentato un tè verde con limone.
Temari rimase colpita dalla fluidità con cui si muoveva in cucina, visto di spalle sembrava davvero un perfetto uomo di casa: la schiena fasciata in una maglietta scura, i pantaloni larghi, il codino un po’ sfatto... e l’orecchino che scintillava ogni volta che veniva colpito dalla luce del lampadario.
< Ecco a te > e la magia scomparve così com’era arrivata, Temari afferrò la tazza fumante e ci soffiò sopra un paio di volte prima di trascinare i fogli verso di lei.
La situazione era pressoché impossibile da sopportare < Se potessi vedere  in una sfera di cristallo la verità su te stesso, la tua vita, il futuro o qualsiasi altra cosa, che cosa vorresti sapere? >
Shikamaru aggrottò le sopracciglia per un istante: la verità su se stesso?, la sua vita?, il suo futuro?, con un calcolo approssimativo avrebbe già potuto dedurre come sarebbe stata la sua vita da lì ai prossimi trent’anni, grazie tante!
Ma proprio grazie al suddetto calcolo approssimativo aveva già capito che il suo futuro sarebbe stato costellato di eventi problematici, una donna problematica e dei figli problematici, per cui... < Come evitare situazioni problematiche > e non se ne parlava più.
Al contrario però, Temari avrebbe tanto voluto sapere se il destino avrebbe finito prima o poi di tirarle tiri mancini. Solo che non le sembrava il momento adatto, soprattutto dopo quell’uscita da parte del suo collega < Come sbarazzarmi di te > e non se ne parlava più.
Almeno per i prossimi minuti.
Shikamaru si portò una mano alla testa frustrato < Mi spieghi perché- >
< C’è qualcosa che sogni di fare da tanto tempo? Perché non l’hai fatto? > lo interruppe lei con nonchalance.
Il Nara arricciò le labbra vagamente infastidito < Evitando di parlarne non gioverà né a te né a me > disse sperando di essere preso in considerazione almeno per questa volta ma Temari non sembrava neanche sentirlo perciò si concentrò sulla domanda < Darti un pugno > per poi aggiungere < E non te l’ho ancora dato perché poi tu me lo restituiresti con gli interessi e ne verrebbe fuori una rissa. Insomma, una scocciatura >
Temari inarcò profondamente un sopracciglio < Io vorrei castrarti > un ghigno malefico si dipinse sul suo viso < Ma non lo faccio perché poi andresti a lamentarti in giro e non sopporto quando ti lamenti >
Per i prossimi cinque minuti andarono avanti a sguardi: il verde di Temari contro il cioccolato di Shikamaru, la cosa era preoccupante.
< Qual è il traguardo più importante che hai raggiunto nella tua vita, o il tuo più grande risultato? > ci pensò per un attimo < Essermi riconciliata con Gaara e sentirmi degna della fiducia che ripone in me come ambasciatore e come sorella > rispose seria.
< Essere stato in grado di guidare un esercito e di essere diventato un bravo capitano > poi le concesse un sorriso appena accennato < E questo lo devo in parte a te, lo sai, vero? >
< Non è facendomi i complimenti che mi farai passare l’incazzatura > ribatté prontamente lei.
Shikamaru sorseggiò il suo tè < Non intendevo questo, infatti >
< Bene. Continuiamo > bevve anche lei un sorso < Quali sono le cose che per te contano di più in un rapporto di amicizia? >
< La fiducia > rispose lui.
Temari annuì < La lealtà. Qual è il tuo ricordo più caro? > e attese.
Il ninja si lasciò scappare un sorriso intenerito, al ché Temari si ritrovò ad arrossire inconsciamente (per fortuna lui l’aveva notato perché troppo occupato a pensare) < Credo sia... la nascita di Mirai >
Profondamente colpita Temari sgranò gli occhi < Hai assistito al parto? >
Lui sembrò risvegliarsi e scosse la testa < No ma... Kurenai-sensei ha chiamato me e il suo team, siamo stati lì ad aspettare per ore >
Temari non sapeva che altro dire: Shikamaru che aspettava fuori la nascita della figlia del suo maestro? Avrebbe voluto tanto vederlo.
< Il ricordo più bello che ho è il giorno in cui Gaara è diventato Kazekage > spiegò con calma < Tutto il villaggio, o almeno la maggior parte degli abitanti, guardavano mio fratello non più come un mostro ma come uomo e capo. Mi sono sentita fiera di lui >
Fece un profondo respiro e continuò < Qual è il tuo ricordo peggiore? >
Il viso di Shikamaru si incupì < La morte di mio padre >
Durante la guerra Shikkaku Nara era morto per dare all’esercito ninja una strategia e una possibilità di vittoria contro il decacoda. Poi però il piano era fallito e ci aveva pensato Shikamaru, che intanto si ordinava di pensare alla situazione critica dalla quale dovevano uscire e non alla grave perdita che lo aveva colpito.
Alla fine degli innumerevoli combattimenti Shikamaru aveva pensato a sua madre.
Probabilmente, aveva pensato, sarebbe scoppiata a piangere quando l’avrebbe visto tornare senza suo padre... e invece, come volevasi dimostrare, Yoshino se l’era abbracciato e aveva ringraziato il cielo che fosse sano e salvo.
Poi sarebbe scoppiata  a piangere disperata con la moglie di Inoichi in altra sede ma questo Shikamaru non doveva saperlo.
Temari lo sapeva, lo sapeva perché era passata a casa sua quando lui non c’era e Yoshino aveva gli occhi gonfi e un’espressione scazzata, l’aveva mandata all’ufficio dell’Hokage senza tante cerimonie e le aveva sbattuto la porta in faccia.
Che donna adorabile.
< Quando Kankuro è tornato in fin di vita dopo aver inseguito Sasori di Akatsuki > disse lei < Ho avuto una paura folle. Avevo paura che lui e Gaara mi avrebbero abbandonato, che sarebbero rimasti uccisi >
Bevve ancora del tè e dopo alcuni secondi ricominciò a leggere < Se tu sapessi che entro un anno improvvisamente morirai, cambieresti qualcosa del modo in cui stai vivendo? Perché? > si ritrovò a sorridere < Io tornerei di corsa a Suna >
Davanti a quella frase Shikamaru non poté non sentirsi male. Certo, era normale voler passare il resto della sua vita con i fratelli, ma... e lui?
La Kunoichi deglutì a fatica: veramente sarebbe tornata a Suna dove i suoi fratelli avrebbero potuto preoccuparsi e capire che entro un anno sarebbe morta? Non voleva farli preoccupare, certamente avrebbe passato più tempo nella sua terra natia ma non un intero anno.
Sarebbe rimasta a lavorare lì a Konoha per conto del Kazekage, sarebbe rimasta lì a osservare Shikamaru che sbuffava mentre leggeva e rileggeva i documenti che tanto odiava.
Probabilmente la sua espressione parlava per sé e Shikamaru non sembrava più così depresso < Io non cambierei nulla. Perché voglio che Naruto diventi Hokage e se non potrò affiancarlo voglio che il mio lavoro lo aiuti in futuro, perché a me basta mangiare con Choji e sopportare le chiacchiere di Ino, aiutare Kurenai per quanto mi è possibile. Tutte cose che già faccio >
< Che cosa significa l’amicizia per te? >
< Aiuto. Supporto. Condivisione > rispose prontamente lui.
< Io penso che un amico debba saper lasciarti andare quando vuoi stare da solo, che debba vestire i panni dello stronzo pur di non permetterti di fare una cazzata per cui potresti lasciarci la pelle > o le palle, ma se la tenne per sé.
Alla prossima domanda Temari tremò < Che ruolo hanno nella tua vita l’amore e l’affetto? >
Shikamaru si abbandonò ancora una volta contro lo schienale della sedia < Mia madre non è molto affettuosa e neanche mio padre lo era, cioè, sapevo che c’erano ma non si mettevano ad abbracciarmi ogni volta che tornavo da una missione > spiegò con tranquillità < Ino è fin troppo affettuosa quando non è nervosa per chissà quale motivo, per cui compensa mia madre > si affrettò ad aggiungere < Non sono un tipo da smancerie >
Temari non avrebbe potuto essere più d’accordo.
< Quando ero piccola non ne ho ricevuto molto: l’unico che sembrava tenerci era mio zio ma quando c’era se ne stava sempre con Gaara. Io dovevo occuparmi di Kankuro perché era più piccolo, mi madre è morta e mio padre, come ho già detto, non era molto presente > disse < Forse è per questo che non sono molto brava a-... lascia stare >
A esprimere i tuoi sentimenti? Già.
< Elencate alternandovi cinque caratteristiche positive dell’altro > Temari aggrottò le sopracciglia, poi lo guardò come se non centrasse nulla con quella domanda < Non ne ho di positive ma so per certo che sei un gran pigrone, codardo, lamentoso, saccente ed egocentrico > al sopracciglio inarcato di Shikamaru le venne spontaneo mordersi l’interno della guancia < Magari l’ultima no > frase seguita da un “magari” appena accennato < Ti concedo di essere intelligente, Nara, ma solo per questa volta >
Shikamaru quasi scoppiò a ridere < Tu concedi a me la mia intelligenza? >
< Lo sai cosa intendo > fece lei, sbuffando.
< Hai infranto le regole del gioco >
< No che non l’ho fatto > si difese.
< Dovevi elencare cinque caratteristiche positive e a parte l’ultima non mi sembrano molto positive >
Temari sghignazzò < Sei tu che non hai qualità positive, Nara, non io > poi sollevò la tazza ormai vuota < Altro tè se non ti spiace >
Lui si alzò a fatica dalla sedia e fece come gli era stato ordinato/chiesto intanto pensava a cosa risponderle < Invece tu sei cocciuta, ti credi furba, sei fastidiosa, disfattista e... divertente > terminò poggiandole la tazza di tè davanti.
< Io divertente? >
Shikamaru annuì: divertente quando cercava di non sbottare, quando si mordeva il labbro per contenere la rabbia o l’imbarazzo, quando lanciava saette a chiunque creatura di sesso femminile gli si avvicinasse, quando arrossiva, quando cercava di non guardarlo, quando veniva beccata a guardarlo... < Hai un rapporto stretto con la tua famiglia? Pensi che la tua infanzia sia stata più felice della media? >
< Affatto > rispose Temari < Mia madre è morta e mio padre era troppo impegnato a odiare Gaara per badare a noi. Non la definirei un’infanzia felice >
< Mio padre mi conosceva meglio di me, ci capivamo giocando a shoji. Mia madre è una seccatura ed è insopportabile ma a parte questo devo ammettere che la mia infanzia è stata tranquilla > togliendo i litigi perché papà si dimenticava di passare dal macellaio nonostante mamma gliel’avesse detto dieci volte < Che rapporto hai con tua madre? Mia madre è... una tiranna >
< Io non me la ricordo >
 

Sera. Per le strade di Konoha.

Choji mangiava dal suo sacchetto di patatine.
Ino sospirava affranta scuotendo la testa.
< Sta per partirmi un embolo >
L’unico che la sentì fu un Naruto troppo preso a tentare di rimanere sveglio, per cui era logico pensare che capì fischi per fiaschi < Eh? Adesso ti vuoi mettere a suonare il cembalo? >
Sakura digrignò i denti facendo uno strano rumore prima di rispondere < Sì, sulla tua testa > e il biondo shinobi di Konoha prese accuratamente le distanze da quella specie di mostro umanoide capace di scaraventarlo fino a Kiri con un pugno.
< Sssh! State zitti voi due! > fece intanto Ino.
< Mi spieghi perché siamo dovuti venire anche noi?! >
< Io ero curioso > rispose semplicemente Naruto guadagnandosi un’occhiataccia.
< E infatti stai dormendo! >
Ino le tirò una ciocca di capelli < Suvvia, Sakura! Non sei curiosa anche tu di come andrà la serata tra quei due? Spero davvero che la tua idea funzioni altrimenti- >
L’Haruno aggrottò pericolosamente le sopracciglia < Altrimenti niente, Ino. Ho lavorato fino a tardi oggi e tu mi hai trascinato in mezzo ai cespugli per spiare due fidanzati che litigano! > sbottò.
Choji terminò le sue patatine e mise la busta di plastica in una delle enormi tasche dei pantaloni < Ino ha scommesso che prima di mezzanotte non succede niente > spiegò tranquillamente < Mentre io dico che succederà qualcosa anche prima >
< Qualcosa cosa? > chiese Naruto, interessato seppure ancora mezzo addormentato.
Choji mostrò un sorriso che andava da un orecchio all’altro < Vedrete >


Sera. Casa Nara.

Shikamaru preparò altro tè e mise una scatola di biscotti sul tavolo, biscotti al cioccolato e al pistacchio a forma di uovo e granelli di nocciola tutt’intorno.
Alla faccia delle calorie!
Temari chiuse semplicemente gli occhi. Più lo guardava in faccia e più i ricordi di quella famosa sera le tornavano i mente, quelli più le parole che le aveva intelligentemente detto la mattina dopo e... tutto il resto, insomma.
Strinse il pollice e l’indice attorno alla base del naso per cercare di mettere in ordine i pensieri: Shikamaru le aveva detto in maniera contorta che l’amava, Shikamaru le aveva riferito in maniera ancora più contorta e incasinata che si rimangiava tutto, Shikamaru era un cretino, Shikamaru doveva morire.
Dov’era il ventaglio quando serviva? Ah, Ino l’aveva obbligata a lasciarlo a casa perché non sia mai che mi ammazzi il migliore amico!
< Ognuno dica tre frasi con “noi”. Per esempio: “Siamo entrambi in questa stanza e ci sentiamo...” > la voce del cretino la fece quasi sobbalzare ma lui non se ne accorse, ovvio, perché stava pensando.
< Siamo due stupidi che si fanno delle stupide domande. Stiamo bevendo tè. E... > fece una breve pausa < Siamo due cretini > perché tu lo sia mi pare scontato, ma anche io non sono da meno visto che comunque vadano le cose io ci sto sempre più male.
< Siamo entrambi in questa stanza. Siamo entrambi irritati. Abbiamo entrambi sonno > sentenziò.
< Io non ho sonno >
Shikamaru poggiò i reni al bancone della cucina preferendo non sedersi < Devi sempre darmi contro, eh? >
< Non sono io che ti do contro, sei tu che ti dai contro da solo! > esclamò forse un po’ troppo forte perché anche Shikamaru potesse ignorarla.
< Di cosa stiamo parlando esattamente? >
< Parlo della tua uscita dell’altro giorno!! > gridò alzandosi in piedi di scatto e avvicinandosi a lui minacciosa, puntandogli il dito contro il petto < Tu, cretino che non sei altro, ti diverti a farmi passare per la stupida?! >
Shikamaru assunse la migliore espressione confusa del suo repertorio < Non capisco a cosa tu ti stia riferendo visto che sono stato io a ritrovarmi in mezzo a questo fantomatico triangolo senza neanche rendermene conto >
< Scusami? >
< Sai benissimo di cosa parlo >
Avrebbe già voluto strozzarlo < Tu... Tu mi hai lasciata! > anche se “lasciata” non sarebbe proprio il termine esatto visto che non siamo mai stati una coppia.
Shikamaru avrebbe tanto voluto roteare gli occhi al cielo se non fosse un’azione che Temari odiava più della marmellata spalmata sul pane tostato < Non mi hai lasciato altra scelta mi pare >
La kunoichi stava davvero per tirargli uno schiaffo, ma uno di quelli potenti... quando lui le afferrò il braccio prima ancora che la sua mano lo potesse sfiorare < Non sono uno stupido, Tem. Posso sembrarlo ma non lo sono > e lo disse con un tono che non ammetteva repliche.
Raramente Shikamaru si arrabbiava in quel modo, generalmente lei non l’aveva mai visto arrabbiato se non quando fulminava con gli occhi chiunque entrasse in ufficio dopo le sei per portargli altri fogli da controllare – come se non fosse già stanco morto.
Temari riprese a respirare solo qualche attimo dopo < Mollami il braccio > e lui fece come gli era stato detto senza però smettere di trapassarla con gli occhi.
Lei si sedette riportando gli occhi al foglio delle domande < Dove eravamo rimasti? >
< Domanda ventisei >
< Completa questa frase: “Vorrei avere qualcuno con cui poter condividere...”. Vorrei aver- >
< Vorrei avere qualcuno con cui poter condividere una bella dormita > la interruppe lui, secco.
Temari non volle neanche approfondire e si limitò a rispondere < Vorrei qualcuno con cui poter condividere una serata tranquilla > poi continuò < Spiega al tuo partner le cose di te che sarebbe importante che sapesse, se diventaste molto amici >
< Senti scusami > disse lui, all’improvviso < Ma tu certe volte mi mandi veramente in bestia >
Questa volta fu il turno di Temari assumere un’espressione confusa < Scusami? > poi aggiunse frettolosamente < Anzi no, sta’ zitto. Non voglio ascoltarti. Limitati a rispondere a queste domande e poi ce ne torniamo a casa così anche la Yamanaka dormirà sonni tranquilli e mi lascerà in pace >
< Non hai capito, Tem >
< Sì che ho capito. Shikamaru, rispondi. Alla. Domanda > gli occhi verdi di lei lanciavano saette.
< Non hai capito un cazzo > bonjour finesse! < Temari > pronunciare il suo nome equivaleva a inchiodarla con lo sguardo sulla sedia ma no, Temari Sabaku No non era certo nata per dare soddisfazione!
Infatti non si lasciò scalfire una seconda volta e rispose lei per prima alla domanda < Quando sono nervosa non toccarmi, non parlarmi, non guardarmi e non pensarmi! Ora rispondi tu >
Shikamaru avrebbe avuto tante, tantissime cose da dire... ad esempio avrebbe voluto dirle quanto odiava essere trattato come uno stupido, quanto odiava litigare e in particolar modo litigare con lei.
Perché litigare con lei era come andare in guerra: a meno che non ci fosse un trattato di pace da firmare si andava a finire con l’annientare l’avversario e lui non voleva annientarla. Voleva farle capire quanto il suo mondo, nonostante questa cosa mandasse veramente a puttane tutto quello che lui era, girasse attorno a lei; voleva farle capire la sua testardaggine lo faceva incazzare e lo eccitava insieme.
Shikamaru non voleva litigare.
< Non voglio essere svegliato prima delle otto di mattina e dopo mezzanotte. Lo shoji è prezioso, non si insulta e non si butta. Ho ucciso un tizio che ora è sotto la foresta dei cervi e che ogni tanto mi maledice > disse guardando come Temari cercava di ignorarlo, incrociando le braccia al petto e puntando la testa verso il foglio con le domande.
< Di’ al tuo partner che cosa ti piace di lui/lei; sii molto onesto/a e di’ anche cose che in genere non diresti a una persona che hai appena conosciuto > Temari roteò gli occhi al cielo (perché la coerenza era tutto – se Shikamaru si permetteva di fare una cosa del genere l’avrebbe menomato) < Le tue strategie militari non sono poi da buttar via, te lo concedo >
< Il fatto che sia seria e responsabile > disse lui, Temari fremette sul posto < Nonostante il carattere... migliorabile, bene o male tutti si fidano di te e non possono che fare bene >
La bionda gli lanciò una rapida occhiata di sbieco < Grazie > si lasciò sfuggire con un tono fin troppo gentile – maledetta!
Shikamaru si spostò e lei fece appena in tempo a registrare il movimento che lui le posò entrambe le mani sulle spalle, tenendosi alle sue spalle < Lo sai che lo penso davvero, mh? >
Temari annuì ma non disse niente, non ne aveva il coraggio. Temeva che potesse esplodere da un momento all’altro – che poi, avere le mani calde di Shikamaru posate sulle spalle non la faceva stare affatto tranquilla... maledetta attrazione fisica!
< V-Vogliamo continuare? >
Shikamaru trattenne una risatina < Adesso ti imbarazzi? >
< Vogliamo. Continuare?! > sbottò lei, ancora più rossa in viso.
Il Nara annuì senza però muoversi da lì.
< Racconta un episodio imbarazzante della tua vita >
Entrambi persero un po’ di tempo nel ritornare indietro, nello scavare nei propri ricordi... Temari pensò che forse il momento più imbarazzante fu quando lui la portò a spasso per tutta la Terra del Fuoco e lei aveva creduto che stesse organizzando il loro viaggio di nozze senza neanche chiederle di sposarlo.
Che figura aveva fatto!
Si era sentita così in imbarazzo che non era sicura neanche di aver capito bene che subito dopo l’aveva invitata a cena.
< Direi... quando ero piccolo > disse lui premendo appena i pollici sulle sue spalle < Quando Ino gridò che mi ero fatto la pipì addosso >
Temari quasi si strozzò con la sua stessa saliva... < Che?! > praticamente si era messa a ridere senza pensarci due volte.
Ed era arrabbiata fino a pochi minuti prima.
< Ero piccolo. Avevo sì e no cinque anni, se non di meno > spiegò lui con le guance lievemente rosse. In effetti avrebbe potuto raccontare un episodio meno imbarazzante...!
Temari cercò di tornare a respirare < M-Ma a cinque anni nessuno se la fa addosso! >
< Non trovavo il bagno. Che vuoi che ti dica? >
< Scommetto che eri talmente pigro da non volerti alzare per cercarlo, vero? > colpito e affondato < Certo che sei incredibile > sospirò alla fine, Temari, rilassando la schiena contro la sedia e permettendo a Shikamaru di farle pressione su quei muscoli irrigiditi dallo stress < Per quanto mi riguarda, una cosa imbarazzante è stata essere beccata da mio fratello Gaara insieme a un ninja che ci stava provando >
Questa volta fu lui a irrigidirsi sul posto < Ah sì? >
< Mhmh > fece lei < Credo sia morto un mese dopo >
Shikamaru sbiancò < Ah sì? >
< Mhmh > ripeté lei, divertita < Credo si sia trovato in mezzo a una tempesta di sabbia improvvisa. Non c’erano ripari e, beh, ... il resto te lo lascio immaginare >
Shikamaru si annotò mentalmente di avvertire l’Hokage e di pregarlo di non mandarlo più a Suna, neanche per una gita di piacere… non voleva ritrovarsi in mezzo a una tempesta di sabbia o davanti a un kazekage-fratello-geloso.
La cosa lo fece ridere.
< Leggi la prossima >
< Quand’è stata l’ultima volta che hai da pianto davanti a un’altra persona? E da solo/a? >
Shikamaru se lo ricordava benissimo < L’ultima volta davanti a qualcuno è stato alla tomba di mio padre, con Choji > fece un brevissima pausa durante la quale prese un respiro profondo e strinse le mani sulla pelle di Temari < Da solo, davanti alla scacchiera >
Temari sapeva bene com’era perdere qualcuno.
Per questo non disse niente. E anche se avrebbe voluto stringergli le mani, doveva ricordarsi di essere arrabbiata con lui < Ho pianto davanti a Gaara quando Kankuro era in fin di vita e quando Gaara è stato salvato dalla vecchia Chiyo. Da sola... non molto tempo fa >
Temari che piangeva?, lui avrebbe voluto indagare ma il fatto che lei continuò imperterrita a leggere le domande, voleva implicitamente dire che non voleva che insistesse.
< Di’ al tuo partener qualcosa che già ti piace di lui/lei > Temari girò la testa all’indietro per guardarlo < Il silenzio >
Shikamaru ricambiò lo sguardo < Il temperamento >
Ora, in un momento del genere, Temari avrebbe voluto tirarlo per i capelli e controllare che tutto nella sua cavità orale fosse apposto... ma al solo pensiero fece per arrossire e tornò con gli occhi sulle domande.
Domanda trentadue.
Domanda trentadue.
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
< Qual è – se esiste – l’argomento su cui non si può scherzare, per te? >
Shikamaru rispose per primo < Per me nulla... o almeno nulla di serio >
< Mh > Temari all’inizio non seppe che dire, poi capì che bene o male anche lei tendeva a ironizzare su molte situazioni, per cui la risposta era ovvia se non simile a quella del Nara davanti a lei < Se tu stasera morissi senza poter comunicare con nessuno, qual è la cosa che rimpiangeresti di non aver detto a qualcuno? Perché non gliel’hai ancora detta? >
Nonostante tutto – e, in particolare, il fatto che tu persista a comportarti come un menomato mentale – io ti amo., questo era quello che avrebbe voluto dirgli... ma poi avrebbe dovuto ucciderlo quindi si morse il labbro, sforzandosi di pensare a qualcos’altro che, manco a farlo apposta, riguardava direttamente lo shinobi di Konoha < Rimpiangerei di non aver ringraziato una persona per... > disse, continuando a mordersi la guancia < , beh, per essere stato presente in più modi >
Shikamaru annuì.
< Io- > ma si interruppe giusto per umettarsi le labbra, la gola era diventata improvvisamente secca < Io rimpiangerei di non aver detto a una persona come mi fa sentire veramente >
Temari si incuriosì < E perché non gliel’hai mai detto? > Shikamaru notò una sorta di tono ironico ma non disse nulla onde evitare inutili discussioni.
< Perché è troppo impegnata a minacciarmi per starmi a sentire >
< Mh > fece lei arricciando le labbra < Che brutta persona deve essere >
Shikamaru mosse impercettibilmente la testa sollevando le spalle < Non così tanto > poi aggiunse < Non come pensano gli altri >
La bionda kunoichi sollevò un sopracciglio.
Poi continuò con le domande: < La tua casa prende fuoco, con dentro tutto quello che possiedi. Dopo aver salvato le persone che ami e gli animali, hai il tempo per fare un’ultima corsa dentro e portare via un solo oggetto. Quale sarebbe? Perché? > si lasciò scappare un sorriso < Il mio ventaglio >
< La scacchiera > rispose immediatamente lui senza neanche pensarci.
Ovvio.
< Qual è il membro della tua famiglia la cui morte ti colpirebbe di più? Perché? Che razza di domanda è? Soffrirei in ogni caso > esclamò Temari < La morte di qualcuno è sempre un’enorme sofferenza per chi resta, che sia un amico o un familiare. Non potrei mai scegliere tra Gaara e Kankuro in questo senso >
Shikamaru si ritrovò d’accordo.
Certo, con suo padre aveva un rapporto unico, che mai avrebbe potuto sostituire con qualcun altro ma se fosse successo qualcosa a sua madre... sarebbe impazzito, sul serio.
L’esperienza della guerra era stata esasperante.
Non c’era mai la certezza che tutti sarebbero arrivati a fine giornata. Suo padre poteva dirsi nel posto più sicuro dell’Armata ninja eppure era morto insieme a Inoichi.
< Va’ avanti > sbuffò lui.
< Ma non hai risposto >
< Perché? Tu sì? >
Temari stava per replicare ma si zittì, annuì e tornò a leggere le domande... l’ultima domanda.
Finalmente...!
< Parla di un tuo problema personale e chiedi al partner un consiglio su come lui o lei affronterebbe questo problema. Chiedigli anche di descriverti come gli sembra tu ti senta rispetto al problema di cui hai scelto di parlare > Temari lo guardò < Prego >
Shikamaru fece un respiro profondo prima di rispondere < L’unico mio problema, Tem > e calcò volutamente sul suo nome per farla incazzare perché o si risolve ora o mai più < , è che qualcuno di mia conoscenza ha deciso di rompermi il setto nasale > e indicò il naso che, a dirla tutta, gli faceva ancora male quando sbatteva contro qualcosa < Il tutto perché questa persona è irascibile e violenta >
Temari ascoltò con estrema attenzione e, cosa che lo preoccupò non poco, con calma.
Ma lui no, non si sarebbe certo fermato. Ormai era in ballo... infatti si alzò e cominciò a camminare.
< Tu come affronteresti una persona del genere, Tem? >
Lei fece un bel respiro < E perché mai questa persona ha deciso di rompere il setto nasale proprio a te? > poi aggrottò pericolosamente le sopracciglia < No perché, vedi, anche io ho un problema... uno stronzo mi ha detto che mi amava e poi, all’improvviso sembra aver cambiato idea > lui fece una faccia scocciata < Tu come affronteresti una persona del genere? >

---

< Okay, questa cosa va risolta > disse lui spostandosi e sedendosi di fronte a lei.
Questa sbuffò < Non mi pare il momento, Shika >
< Tu non ne vuoi parlare ma io sì >
< Ma io no! >
< Non fare la bambina, Tem >
Lei si morse la lingua per evitare di urlare.
< Quella sera a cena ti ho detto come la pensavo > lei annuì senza guardarlo < Poi la mattina dopo... >
< La mattina dopo hai ben pensato di rimangiarti tutto, sì. C’ero anche io >
Shikamaru sembrava davvero oltraggiato < Tu sei andata a letto con un altro >
La kunoichi aprì la bocca per rispondere a tono ma poi la richiuse. Che aveva detto? Cioè ma... ma che palle! < Un altro che ha rischiato di tornare a casa senza organo riproduttivo, Shika > ringhiò pericolosamente < Sei tanto intelligente quando si tratta di guerre e assassini ma poi te ne esci con certe cretinate! >
< Tema- >
< No, ascoltami!! > gridò lei puntandogli il dito contro e alzandosi dalla sedia come una molla solo per avvicinarsi, pronta ad azzannarlo al collo < Tu hai un fottuto problema, okay? Tu ti immagini le cose. Tu e solo e soltanto tu, chiaro?! Da quand’è che va avanti questa storia, eh? >
Shikamaru parve sorpreso < Quale storia? >
< Tu che lavori come un mulo. Tu che arranchi, Shikamaru. Tu che- >
< Cosa vuoi che ti dica? È un brutto periodo >
< Un brutto periodo? Quindi il fatto che tua madre mi abbia fermato nel bel mezzo del viale di Konoha e che mi abbia propinato un discorso su come fare a “dare una svegliata al suo stupido figlio” tu lo riduci a questo? >  sì, era successo davvero e no, sua madre se n’era andata dopo neanche tre secondi dopo averle detto poche ma semplici parole sul conto dell’ormai capoclan dei Nara < Non sono stupida. Non siamo stupidi. Quindi evita di dirmi stronzate, okay! > ... e non era una domanda.
Shikamaru si ritrovò a pensare.
Pensare disperatamente a qualcosa da dirle, qualcosa che potesse convincerla che effettivamente non c’era nulla che non andava in lui ma era tutta una grossa bugia.
In quei giorni qualcosa non funzionava come avrebbe dovuto.
Lui non funzionava e stava solo facendo cazzate.
Annuì distrattamente, senza neanche guardarla e lei si morse la guancia < Shika, centra tuo padre per caso? >
Lo shinobi si lasciò andare contro la sedia massaggiandosi le tempie, quello era l’inizio di un incredibile mal di testa < Può essere >
Lei si mosse e si fermò davanti a lui < Guarda che va bene essere stanchi > gli disse con un’insolita dolcezza < Va bene che tu ti senta perso e preoccupato, dopotutto la guerra è finita da pochi mesi e le esperienze di questo genere non si superano facilmente >
Shikamaru rimase in silenzio per altri minuti, non sapeva proprio cosa dire.
Poi, alla fine, si decise a proferire parola < Anche tu mi sembri alquanto strana ultimamente >
Temari si lasciò sfuggire un risolino silenzioso scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo < E indovina per colpa di chi? >
< Scusami >
< Per cosa? >
Sadica, le disse mentalmente < Per essermi arrabbiato per una stronzata >
< Oh, ma quindi te ne sei reso conto alla fine >
< Già >
< Ma guarda un po’ >
< Piantala, stupida >
< La pianto solo se tu mi dici esattamente quello che hai pensato >
Shikamaru si maledette.
< Tu sei > una stupida, testarda, insopportabile, sbruffona, saccente, orgogliosa, dispettosa, antipatica e sadica seccatura < Tu sei la persona con la quale vorrei svegliarmi le mattine >
Temari inspiegabilmente assunse un lieve colorito roseo alle guance e sulle orecchie, ritrovandosi a deglutire a vuoto.
< L’altra sera a cena ti avevo detto la verità, Tem, io ti amo > Shikamaru si passò una mano sulla faccia per poi incrociare i suoi occhi a quelli della kunoichi < Poi la mattina dopo ti ho vista con quel tizio con cui ti baciavi >
< Lui ha baciato me. Lui ha perso probabilmente l’uso delle gambe > ci tenne a precisare lei < Tra l’altro stavo smaltendo i postumi della sbronza, avevo la testa che girava... tutta colpa della tua amica Ino comunque. Mi avrà messo qualcosa nel bicchiere, avevo ancora la sua terribile voce in testa > rabbrividì al pensiero.
La spalle di Shikamaru si mossero a causa di una risata soffocata < Sì, è possibile >
< Vorrai vedere > continuò la bionda < E poi hai all’improvviso deciso di rompere >
Shikamaru si morse il labbro superiore.
< Bravissimo >
< Tu però mi hai rotto il setto nasale >
Temari lo guardò come se avesse detto una colossale scemenza < Ovviamente. Cosa dovevo fare? Farti i complimenti? >
< È quello che hai fatto adesso >
< Sì, ma- > poi si fermò sbuffando < Su, Shika, non ti soffermare sempre su ogni piccola cosa. Stavamo dicendo? >
< Che mi hai rotto il setto nasale >
< Perché di punto in bianco hai ritirato tutto quello che avevi detto sul fatto di amarmi, eccetera eccetera... >
Shikamaru si sentiva da schifo.
Nell’ultimo periodo l’assenza di suo padre si è fatta sentire maggiormente.
Gli mancavano le partite a shoji, i discorsi tra un silenzio e l’altro, i suoi gesti, sua madre che urlava contro entrambi perché troppo occupati a pensare anziché ad agire, i suoi sguardi... quella mattina avrebbe tanto voluto chiedere un parere di suo padre.
Cosa faceva lui quando qualcuno ci provava con Yoshino?
Spesso lo aveva visto lanciare occhiate non del tutto simpatiche ad alcuni uomini che interagivano per più di dieci secondi con sua madre ma era piccolo, quando gli aveva chiesto perché faceva quella faccia Shikkaku non si sbilanciava mai a spiegargli cosa gli passasse dalla testa.
A ripensarci gli veniva da ridere.
Non avevano parlato spesso di donne loro due, anche perché Shikamaru non sembrava preoccuparsene e Shikkaku non faceva nessuna domanda al riguardo – in realtà aveva già cominciato a capire qualcosa da quando suo figlio era tornato a casa sbuffando come una locomotiva e imprecando contro donne insopportabili, kunoichi pericolose e ventagli taglienti.
< Scusami >
< Sì. Me l’hai già detto >
< Scusami >
Temari incrociò le braccia < Okay, ora basta. Scuse accettate > disse e lo pensava sul serio.
Lui questa volta assunse un’espressione allibita < Davvero? >
La bionda annuì < Non sono un mostro >
< Davvero? > e si poteva sentire dell’ironia nella sua voce.
Lei lo guardò malissimo < Piantala, stupido >
< La pianto solo se mi dai una risposta > la rimbeccò lui con un sorriso sghembo.
Temari arrossì violentemente al ricordo di quel che le aveva detto quella sera e della sua domanda... e lei cosa provava per lui? Beh, era ovvio.
Ma dall’altro lato era difficile dirlo.
Perché dopotutto Temari non era abituata, non aveva mai manifestato così apertamente i suoi sentimenti se non per i suoi fratelli in occasioni speciali e con piccoli gesti.
Dirgli “ti amo” era difficile.
< Sai che litigheremo spesso? > le chiese all’improvviso lui.
Temari dapprima non capì a cosa volesse alludere, poi si rese conto che aveva perfettamente ragione: non ci sarebbe stato un giorno senza che lei lo tormentasse per qualcosa o che lui la mandasse a quel paese perché lei era troppo assillante.
< Lo so >
< E sai che dovrai sopportare le stranezze dei miei compagni di team e di mia madre, vero? >
Lei fece una smorfia sofferente ma annuì < E tu sai che entrambi i miei fratelli ti faranno il terzo grado? > Shikamaru annuì < Per un certo periodo ti guarderanno come fossi un insignificante scarafaggio. Penso sia normale >
< Sì. Credo >
< Io vado pazza per i biscotti al cioccolato >
Shikamaru annuì ancora < Li compreremo spesso >
< No, nel senso... non sperare che li divida con te >
Al Nara non restò che ridere.


Tre Giorni Dopo. Ufficio dell'Hokage - lui è, al momento, assente.

Quando Sasuke tornò al villaggio si ritrovò davanti una scena che mai nella sua vita avrebbe dimenticato: quella testa quadra del suo amico era steso a terra con un occhio viola – opera di un ninja medico di sua conoscenza –, con la Yamanaka seduta comodamente sulla sua schiena e il suddetto nina medico che stringeva tra le dita il naso – precedentemente rotto – del futuro Hokage...
< Oh, Sasuke! Bentornato! > lo salutò la bionda ce per prima l’aveva visto entrare nell’ufficio di Kakashi-sensei.
Sakura quasi saltò sul posto, si voltò a guardarlo e la sua faccia assunse tante colorazioni diverse in pochi millessimi di secondo – tanto che Ino credette ci fosse qualcosa che quell’ingrata dell’amica non le avesse raccontato < S-Sasuke! Ciao! >
< Ohi, Teme! Finalmente sei arriva- > ma non finì mai la frase perché la sua compagna di team aveva deciso di farlo tacere schiacciandogli la testa sotto la sua scarpa < Ahio! Sakura! >
< Così impari > intervenne Ino furiosa < Hai capito cos’hai combinato? >
Sasuke non parlò.
Si limitò a guardare prima Sakura con un punto interrogativo e poi Naruto con un lievissimo sorriso.
Poi, (s)fortuntamente, li sentì...
< Giuro sui kami che ti ammazzo! >
< Tem, piantala. Stai dando spettacolo >
< Va bene. Insisti. Appena torniamo a casa sei morto >
< Seh, seh... >
< Prima ti castro e poi ti uccido! >
Ino sbuffò < Fateli smettere, vi prego... >
Intanto il ninja medico riprese a malmenare il futuro Hokage sotto lo sguardo allibito di un Sasuke che non capiva assolutamente com’è che non aveva ancora distrutto quel villaggio di pazzi.

 

   
 
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