Film > Captain America
Ricorda la storia  |      
Autore: Mikarchangel74    26/06/2018    1 recensioni
Sembrava la stessa vita, lo stesso Steve e lo stesso James … Sembrava.. ma non lo era. Tutto era stato stravolto….
La stretta sul braccio sano di Bucky si fece impercettibilmente più decisa
Bucky deglutì e mosse la mascella già serrata, mentre chiudeva la mano metallica a pugno “Non voglio farti del male Steve… ma se adesso non mi lasci andare te ne farò.” Minacciò freddo ma con voce bassa e all’apparenza calma.
“Se servirà a farti star meglio, a farti sfogare e tirar fuori tutto il dolore e la rabbia che hai dentro allora fallo. Colpiscimi finché non ti sentirai meglio” Rispose Steve caparbio.
Bucky chiuse un secondo gli occhi deglutendo, il pomo d’adamo si sollevò e ricadde al suo posto. Dentro di sé c’era un tumulto, una battaglia di sentimenti in corso: rabbia, frustrazione, smarrimento, paura, stima e anche amore. Già, amore per quel giovane uomo che adesso nonostante sapesse di essere in pericolo, nonostante sapesse quanto era forte il suo avversario e si ricordasse bene dell’ultimo loro scontro, continuava a fronteggiarlo.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Supernatural/Marvel'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~~Titolo:  Lo Sfogo

Fandom: Avengers / Winter Soldier
Ship: Bucky X Steve
Warning Nessuno
Tags: Hurt & Comfort https://www.facebook.com/search/top/?q=hurt%2Fcomfort%20italia%20-%20fanfiction%20%26%20fanart
Partecipo alla Challenge #26promptschallenge 8/26 ‘Sfogo’
Parole: 2900

 

Lo Sfogo

Sembrava tornato tutto alla normalità. La vita sembrava esattamente la stessa di sempre, la stessa di quando erano teenager e si aiutavano a vicenda a scuola durante le interrogazioni, o la stessa di quando, poco più che ventenni si raccontavano le loro prime avventure e flirt amorosi, la stessa di quando si sedevano sul tetto della casa di Steve a Shelbyville in Indiana e discutevano dei loro sogni, delle loro ambizioni alla luce delle stelle. Sempre e solo loro due James e Steve. Amici per la pelle.
Ma col tempo la loro amicizia era diventata qualcosa di più profondo, di inscindibile, di coriaceo e per Bucky, molto di più, fino a quel maledetto giorno del 1945 quando era precipitato dal treno durante un’operazione militare.
Sembrava la stessa vita, lo stesso Steve e lo stesso James … Sembrava.. ma non lo era. Tutto era stato stravolto.
James si accorse che Bucky aveva lo sguardo fisso verso di lui, ma che in realtà neanche lo vedeva ed era perso, come spesso accadeva, in chissà quali pensieri.
Aveva ritrovato Bucky circa un mese dopo la scissione degli Avengers e la distruzione del Triskelion. Bucky aveva salvato Steve tirandolo fuori dalle acque del fiume Potomac dopo averlo quasi ammazzato e poi era scomparso.
C’era voluto quasi un mese a Steve per rintracciarlo, ma alla fine lo aveva trovato. Non era stato facile convincerlo ad andare a casa sua, ma con pazienza e tenacia ci era riuscito.
Bucky era spesso imbronciato, e scuro in volto, se ne stava in disparte in silenzio. Steve faceva di tutto per tenerlo su di morale, farlo distrarre e soprattutto cercare di farlo aprire, farsi raccontare cosa gli era capitato in tutti quegli anni, ma Bucky scuoteva la testa, evitava di pensare o accennare ad argomenti legati al passato, soprattutto quella parte della sua vita passata al servizio dell’Hydra.
“Hey amico, tutto bene?” Steve gli si avvicinò sorridendo, gli mise una mano sulla spalla stringendola affettuosamente. Bucky sollevò gli occhi azzurri su di lui e lentamente restituì un flebile sorriso, annuendo con la testa “Sì Steve, tutto bene.”
Il capitano si era dedicato completamente al suo amico da quando lo aveva accolto lì in casa sua, aveva tralasciato ogni suo impegno pur di aiutare Bucky, ma lo sentiva distante e continuamente sulla difensiva e non poteva continuare a vederlo così. Lo sentiva gridare nella notte assalito dagli incubi, lo aveva visto artigliare e stringere le lenzuola nei pugni serrati, immobile diritto e teso come un missile, come se stesse attraversando le pene dell’inferno. Alle volte gli vedeva gli occhi lucidi, cercando di trattenere un qualcosa che invece avrebbe fatto bene ad uscire. Lo aveva visto sobbalzare ad un suo tocco, aveva visto uno sguardo pieno di terrore stamparglisi sul volto senza motivo più di una volta, ma quando gli chiedeva di raccontargli qualcosa, di lasciarsi andare, di buttar fuori tutto ciò che lo affliggeva, Bucky sbuffava o alzava le spalle quando andava bene oppure si alzava andandosene nel peggiore dei casi.
Steve era veramente stanco di questo suo comportamento. Sembrava non esser più il ragazzo che conosceva e che rideva ad ogni sua stupida battuta, o che inseguiva e corteggiava ogni ragazza che incontrava. Eppure era lì da qualche parte! E Steve lo rivoleva. Voleva il suo amico. Così stavolta lo prese a muso duro intenzionato a non farsi respingere “Non va affatto bene. Basta Bucky. Dobbiamo parlare”
Bucky abbassò leggermente il volto reggendo il suo sguardo e guardandolo torvo. “Non ne ho voglia”
“Ma io sì...”
“Bene. Inizia tu a parlare allora” Lo interruppe Barnes serio e indispettito
“.. Andiamo ho diritto ad una qualche spiegazione. Non mi parli più, una notte su tre hai incubi, a malapena mangi. Mi consideri quasi un estraneo! Io rivoglio il mio amico!! Rivoglio il mio Bucky!”
A quelle ultime parole gli occhi azzurri del giovane uomo si abbassarono interrompendo il contatto visivo e dopo un secondo di silenzio rispose “Lui non c’è più. Rassegnati.” Si alzò dalla poltrona del divanetto su cui era seduto per andarsene, ma Steve lo afferrò per un avambraccio trattenendolo.
“Non ti lascio andare stavolta amico.”
Bucky lanciò un’occhiata sulla presa decisa ma anche dolce che tratteneva saldamente il suo avambraccio e poi guardò accigliato Steve
“Lasciami andare.” Ed erano ancora occhi negli occhi in una silenziosa sfida di resistenza, uno dei due avrebbe ceduto prima o poi, e Bucky sapeva che sarebbe stato Steve perché era sempre lui a capitolare per primo.
Ma l’uomo dai capelli biondo scuri scosse leggermente la testa il suo sguardo era risoluto, ma con una nota di supplica. Non voleva certo litigare con Bucky, ma stavolta non lo avrebbe lasciato andare come sempre.
“Steve … Non c’è niente da dire.”
“Buc, posso immaginare quanto sia stata dura…” Iniziò, ma fu subito interrotto dalla risposta secca dell’altro “No, non puoi” Bucky tentò di liberare il braccio dando un leggero strattone. E guardò davanti a se’ con la mascella contratta, aspettando d’esser lasciato, per lui il discorso era chiuso, ma non per Cap che non accennò a lasciarlo. Si alzò a sua volta dal bracciolo del divano su cui si era appoggiato poco prima e si spostò di fronte a Barnes, ostacolandogli il passaggio. Erano così vicini che i loro toraci quasi si sfioravano quando inspiravano e di nuovo i loro occhi erano fissi gli uni negli altri.
Per Bucky, Cap era sempre stato un punto fermo, e molto di più, Bucky aveva sempre provato una forte attrazione per quel ragazzo, ma non la aveva mai manifestata per paura di rovinare il loro rapporto, anche se sospettava che Rogers lo sapesse e gli avesse sempre fatto piacere sentirsi desiderato. Persino adesso con il cervello sconquassato e la mente stravolta provava una profonda e strana attrazione perversa. Ma ora temeva se stesso, temeva il suo modo di reagire temeva quell’appendice cibernetica collegata alla spalla sinistra… Quando perdeva la pazienza non riusciva a controllarsi e faceva male alla gente. Aveva già tentato di uccidere Steve e c’era quasi riuscito su quel maledetto helicarrier.
Perché Steve si ostinava a volerlo aiutare? Perché si ostinava a stargli così vicino? … Troppo vicino. Era troppo vicino!
Fece un passo indietro e sul suo volto passò una leggera ombra di confusione e smarrimento, ma fu solo momentaneo “Steve ti prego non insistere, lasciami andare” Risuonò come una richiesta disperata ed esasperata.
Rimasero immobili, parevano due statue solo per alcuni secondi, ma il tempo sembrava si fosse fermato anche se si udiva il leggero ticchettio dell’orologio attaccato alla parete di cucina che scandiva i secondi.
La stretta sul braccio sano di Bucky si fece impercettibilmente più decisa “Non posso”
Bucky deglutì e mosse la mascella già serrata, mentre chiudeva la mano metallica a pugno “Non voglio farti del male Steve… ma se adesso non mi lasci andare te ne farò.” Minacciò freddo ma con voce bassa e all’apparenza calma.
“Se servirà a farti star meglio, a farti sfogare e tirar fuori tutto il dolore e la rabbia che hai dentro allora fallo. Colpiscimi finché non ti sentirai meglio” Rispose Steve caparbio.
Bucky chiuse un secondo gli occhi deglutendo, il pomo d’adamo si sollevò e ricadde al suo posto. Dentro di sé c’era un tumulto, una battaglia di sentimenti in corso: rabbia, frustrazione, smarrimento, paura, stima e anche amore. Già, amore per quel giovane uomo che adesso nonostante sapesse di essere in pericolo, nonostante sapesse quanto era forte il suo avversario e si ricordasse bene dell’ultimo loro scontro, continuava a fronteggiarlo.
“Steve… lasciami!!!” Gridò infine Bucky appoggiando la mano di metallo sul petto dell’uomo e spingendolo sgarbatamente e con rabbia. Voleva solo spingerlo da parte, ma la forza impressa era stata esagerata e Steve sbatté forte con la schiena contro il muro e perse la presa sul braccio di Bucky che con espressione imbronciata gli lanciò un’occhiata a voler dire –Te la sei cercata- e poi prese il cappellino da baseball calzandolo sulla testa ed il giubbotto per uscire di casa, aprì la porta ma Steve lo sorpassò richiudendola e mettendosi con la schiena appoggiata alla porta “Non ti lascio scappare. Non questa volta. Adesso mi racconti tutto quello che hai dovuto passare! Lasciati aiutare!!”
Bucky ringhiò e buttò a terra il giubbotto con stizza “Cristo Steve!!”
Steve gli si avvicinò di nuovo… Ancora così terribilmente vicino e gli mise le mani sulle spalle
“Bucky. Bucky guardami! Hey sono qui! Sono io!! Guardami!” Lo scosse “Guardami!!” Voleva solo che lo riconoscesse, che lo guardasse con gli occhi del ragazzo con cui era cresciuto.
Di nuovo i loro occhi fissi gli uni negli altri. Quelli fiduciosi e tristi di Steve si scontravano con quelli adesso furiosi di Bucky e alla fine Bucky scattò, sollevò le braccia roteandole all’esterno e togliendosi di dosso le mani del capitano e poi con la mano metallica afferrò Steve per il collo stringendo.
Steve boccheggiò, afferrando con entrambe le mani l’avambraccio di metallo freddo “Bu..Cky .. S-Sono… io…” Ma Bucky continuava a stringere con una luce cieca e furente nei suoi occhi.
“Ti ho avvertito!” Ringhiò
Steve non ebbe altra scelta che sferrargli un calcio nello stomaco ed allontanarlo. Bucky si piegò in due, ma perse completamente il controllo, la rabbia e l’amarezza che ormai racchiudeva e si era accumulata dentro di se’ in anni ed anni di soprusi e torture venne liberata con tutta la sua intensità come succedeva sempre, perché era programmato per reagire proprio così, si raddrizzò e si scagliò di nuovo su Steve tempestandolo di pugni e per fortuna che non aveva armi con sé. Ringhiava e gridava
“Tu.- Non.- Sai.- Cosa.- Mi.- E’.- Stato.- Fatto!!”
Steve si difendeva come poteva, cercando di evitare i colpi e schivando le sue prese mortali
“Dimmelo allora!” Urlò di rimando “Sei il mio migliore amico!! Te l’ho già detto. Cadi tu, cado anch’io!! Fino alla fine!!”
Ma Bucky stava colpendo come a voler scaricare tutto su Steve. Ormai era diventato il suo sacco da box, non ragionava più, davanti agli occhi aveva solo quella maledetta macchina per il lavaggio del cervello, i pestaggi, le forzature, gli allenamenti imposti, le botte prese senza motivo, gli ordini ricevuti, tutti i secoli persi nella camera criogenica… Tutte le vittime innocenti che aveva dovuto uccidere. Non era mai stato lasciato in pace un attimo e adesso anche Steve si comportava nello stesso modo! Perché nessuno capiva che James Buchanan Barnes voleva solo esser lasciato tranquillo?!
Il combattimento andò avanti finché Bucky ormai con il fiatone, esausto e senza più forza nemmeno di sollevare un braccio per colpire esaurì il suo impeto d’ira incontrollata, era madido di sudore, i capelli che gli circondavano il volto erano appiccicaticci, una goccia scivolò dallo zigomo fino alla punta del naso e rimase lì appesa e tremolante, mentre cercava di riprendere fiato, chino sul malridotto Steve Rogers che lo osservava con un occhio semichiuso e gonfio, un labbro spaccato e sanguinante e anche uno zigomo tumefatto.
“Perché… Perché vuoi sapere cosa mi hanno fatto? Non è abbastanza chiaro per te?!” Disse Bucky con un fil di voce leggermente incrinata e afflitta prima di lasciarsi cadere lì accanto.
“Ti … Ti senti meglio?” Fu’ la domanda biascicata da Steve, che girò il viso verso di lui. Bucky fissava il soffitto con gli occhi che bruciavano lucidi e le labbra che tremavano cercando di trattenere le lacrime.
Non sentendo e non vedendo nessuna reazione da parte dell’altro, Steve rotolò su se stesso, sollevando il busto e reggendosi sulle mani e occupando il campo visivo di Bucky, di nuovo occhi negli occhi anche se Bucky non voleva guardarlo e girò la testa di lato.
“Sei un bambinone.” Disse Steve affettuosamente vedendo di nuovo il leggero broncio comparire sul viso dell’amico, adorava quell’espressione.
Bucky rimase stupito della sua reazione, ma come poteva ancora trattarlo con dolcezza dopo che lo aveva appena pestato a sangue, rigirò di nuovo il volto verso Steve per guardarlo e spalancò gli occhi quando sentì le labbra premute dolcemente sulle sue. Erano così morbide e calde, anche se gonfie e spaccate sopra.
Sentì il cuore iniziare a martellargli nel petto, ma era così confuso… Cosa stava facendo Steve? Rimase a fissarlo con occhi grandi ed increduli e Steve allora si sollevò cercando di manifestare un sorriso sul viso deturpato dai cazzotti ricevuti “Non è ciò che hai sempre voluto? Lo so cosa provi per me… L’ho sempre saputo” Sussurrò con dolcezza osservando l’espressione ancora sbalordita dell’amico.
Era pronto, non aveva mai pensato a Bucky alla luce di quella consapevolezza, aveva sempre saputo cosa provava l’amico per lui fin da ragazzo, anche se Bucky faceva finta di inseguire le ragazze e non aveva mai accennato ai suoi sentimenti. Nonostante entrambi sapessero cosa provavano l’uno per l’altro, nessuno dei due aveva mai accennato a un discorso o un gesto d’amore, nessuno dei due si era mai dichiarato apertamente proprio per non rovinare quella loro magica e indistruttibile amicizia, quel loro inscindibile rapporto, ma adesso in quel momento Steve era pronto a fare qualsiasi cosa per il suo amico, era come se fossero sul filo di un rasoio, un rasoio che poteva anche separarli per sempre e Steve non voleva questo. Se adesso fosse rimasto indifferente al suo amico, probabilmente lo avrebbe perso e non gli era venuto in mente nient’altro di maggior impatto che concedersi in tutto e per tutto a lui.
“Mi ami Bucky?” Steve gli appoggiò di nuovo le labbra senza premere troppo, perché lo spacco gli faceva male, dandogli un altro bacio veloce.
Il ragazzo dai capelli corvini continuava a fissarlo senza parole, con la fronte leggermente corrugata ancora incredulo su ciò che stava accadendo, sembrava che solo il suo cuore l’avesse capito. Dischiuse leggermente le labbra non sapendo cosa rispondere, ma spostando lo sguardo dagli occhi di Steve alla sua bocca, anelando ancora il tocco di quelle labbra. Steve se ne accorse si mise a carponi sopra Bucky “Allora fallo, amami Buc, voglio esser tuo adesso, qui.” gli sussurrò e di colpo lo afferrò per i fianchi, buttandosi di lato e rotolando insieme a lui, così che Barnes si ritrovò a cavalcioni di Steve, torace contro torace, occhi negli occhi e Bucky alla fine cedette, buttandosi sulla bocca del capitano semichiusa, premendo le labbra, dischiuse e baciandolo con foga, insinuandovi la lingua ed esplorando la sua bocca disperatamente, Steve si lasciò sfuggire solamente un piccolo gemito, perché purtroppo il suo corpo era pieno di lividi e dolorante, come pure le labbra ed il volto, ma lasciò fare Bucky, in fondo aveva sempre sognato quel momento anche lui e lo desiderava ardentemente.
Steve iniziò lentamente a sbottonarsi la camicia liberando il suo torace e quando finalmente Bucky si staccò dandogli un momento di tregua dai baci, gli afferrò i bordi inferiori della felpa sollevandola, facendogli capire le sue intenzioni. Una volta a torso nudo Bucky carezzò e baciò ogni singolo centimetro di quel corpo perfetto, così a lungo desiderato. Una parte di sé gli diceva di fermarsi ma una parte desiderava possedere quel corpo come se fosse una necessità di vitale importanza. Premette il bacino contro quello di Steve e si lasciò sfuggire un gemito leggero disperato carico di una voglia così da tanto tempo trattenuta anche se per lui era una sensazione nuova ed incomprensibile dopo il lavaggio del cervello. Notò i lividi bluastri del loro recentissimo scontro, vi strusciò sopra i polpastrelli della mano buona, con espressione contrita. Steve se ne accorse ed appoggiò la sua mano sopra e quando Bucky sollevò lo sguardo, Steve gli sorrise incoraggiandolo a proseguire e non lasciare che quelle cicatrici rovinassero il momento, ora che Bucky finalmente stava capitolando, che era presente lì con lui.
Ma poi Bucky con un sospiro scese da Steve e scosse la testa “Perché questo? Cosa stai facendo? Non ti basta quanto già mi abbiano cancellato, riprogrammato, manipolato il cervello? Anche se in un modo che a me piacerebbe molto, adesso tu stai facendo la stessa cosa! Mi stai confondendo ancora. Io non mi ricordo quasi per niente di te!” E finalmente tutte le lacrime trattenute iniziarono a tracimare copiose, rigandogli le guance e cadendo a terra “… E l’ultima volta che ho cercato di ricordarmi di te, mi hanno …” Deglutì con la testa quasi abbandonata contro il petto “.. Mi hanno attaccato a quella maledetta macchina e fatto urlare, togliendomi di nuovo ogni cosa… ogni piccolo ricordo di te… e di me stesso. Io non posso ricordarmi di te!! Non mi è concesso!” Singhiozzò infine crollando del tutto e straziando il cuore di Steve che lo strinse a sé più forte che poté con gli occhi lucidi a sua volta. Non disse niente, lo tenne stretto, con una mano dietro la sua nuca che ogni tanto abbassava per strofinargli la schiena, lasciandolo piangere e sfogare.
E rimasero lì a lungo, finché Bucky non riuscì a calmarsi scosso da singhiozzi disperati, gli occhi rossi e gonfi. Si era talmente lasciato andare in quell’abbraccio confortante, protettore e sicuro che alla fine si addormentò.
Quando Steve fu sicuro che non si svegliasse infine lo lasciò, distese con cautela una coperta sotto in modo che stesse un po’ più comodo ed un cuscino e poi si rimise accanto a lui disteso, accarezzandolo, facendogli sentire la sua presenza, ogni volta che lo sentiva sospirare o mugolare.
“Non ti lascerò mai più Bucky. Adesso riposa soldato.”

 

The End

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: Mikarchangel74