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Autore: lirin chan    30/06/2018    2 recensioni
[Tanti auguri, Toshi!]
Il bushido di un samurai comprende sette principi.
La vita di un samurai ne comprende molti di più.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Toushiro Hijikata, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Gi
Onestà e Giustizia

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Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri,
credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone,
ma da te stesso.
Il vero Samurai non ha incertezze su onestà e giustizia.
Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
 
 
Fratello
 
Nel cielo rossastro del tramonto, le loro ombre unite sul terreno si allungavano a dismisura, facendoli sembrare un gigante. Dall’alto delle spalle di suo fratello maggiore, Toushiro si sentiva invincibile.
Appoggiò il mento e le piccole mani sulla nuca di Tamegoro, respirando il suo odore, lasciando che il passo lento e ritmato dell’adulto lo cullasse. In quei momenti tutto sembrava lontano; sua madre, suo padre, gli altri fratelli, tutto scompariva e rimanevano solo loro, il sorriso del fratello e la sua mano tesa per lui.
Il pizzicore agli occhi arrivò improvviso e inspiegabile. Era una sensazione familiare, quando gli occhi pieni di vergogna e rabbia lo seguivano nei corridoi della casa In quei momenti Toushiro avrebbe voluto-
“Che cosa vuoi mangiare stasera, Toshi?” La voce di suo fratello era calma e, anche se gli era impossibile vederne il volto, sapeva che stava facendo un accennato sorriso sereno.
Strinse i pugni sui sottili capelli di Tamegoro, nascondendo il volto nella sua nuca, sentendo le lacrime sgorgare senza motivo, rigandogli le guance e bagnando la testa del fratello.
Quello che provava, quello che gli faceva dolere il petto gonfiandolo di un sentimento cremoso e caloroso, era simile ad un’altra sensazione che aveva provato solo un’altra volta nella vita, ma nella sua bocca.
“Maionese.” Pigolò. “Voglio mangiare maionese.”
 
 
Spalle
 
Le spalle di suo fratello erano sempre state larghe e imponenti ai suoi occhi; spalle pronte a sorreggerlo quanto Toushiro, lo stupido fratellastro senza futuro, si fosse aggrappato al suo haori, bisognoso di qualcosa per lui irraggiungibile.
Quelle spalle non avevano mai vacillato, non si erano piegate quando il loro onorevole padre era venuto a mancare, quando si era ritrovato il frutto di un amore disonorevole alla porta, quando le urla dei fratelli erano intrise di veleno, Tamegoro era rimasto con la schiena dritta e lo sguardo fiero.
Per questo, quando Toushiro lo vide cadere a terra piegato su se stesso, per un breve attimo non riuscì ad accettare cosa stesse succedendo.
“Fratello!” Si avvicinò a lui, con mani tremanti cercò di toccare quelle spalle forti, ma fu la vista del sangue a fermarlo e le urla di Tamegoro che riempirono l’aria.
“Sta lontano, Toushiro!” Fu quando il fratello allungò una mano per non farlo avvicinare che lo vide, il taglio profondo sugli occhi malamente coperti dal palmo insanguinato.
Toushiro sapeva già che quelle spalle e quegli occhi non si sarebbero più eretti con fierezza davanti a lui.
La colpa era sua, della sua esistenza, della sua vita inutile e debole che Tamegoro voleva proteggere da tutto, che sognava di veder crescere e guidare, che portava sulle spalle facendogli credere di non aver peso. Ma adesso tutto era scomparso e niente aveva più importanza, né i sogni di suo fratello, né la volontà di Toushiro di stargli accanto.
I suoi occhi da bambino spaventato e pieni di lacrime si posarono sugli assalitori, sulla katana ancora sporca di sangue e comprese che non ci sarebbero più stati tramonti e passeggiate.
Non potevano esistere per un essere nato fra i rovi.
 
 
Voltarsi
 
Il giorno in cui Toushiro sferrò il primo pugno a qualcuno fu lo stesso in cui lasciò casa di Tamegoro.
Quando lo aveva guardato per l’ultima volta aveva una stretta benda a fasciargli gli occhi e ancora si muoveva come se, da un momento all’altro, potesse ricominciare a vederci. A tentoni cercava la coperta, il bicchiere d’acqua, la mano di qualcuno; si voltava, incerto, verso le voci che udiva e si lamentava, con un sorriso, di non riuscire nemmeno a trovarsi le parti basse.
Forse suo fratello faceva solo finta di non aver capito che Toushiro aveva le guance asciutte, ma rigate di strisce salate.
Forse non voleva accettare che tutto era finito, che i suoi sogni erano andati in fumo insieme alla casa, in quel fuoco divoratore.
Forse non voleva pensare agli sguardi velenosi dei suoi parenti mentre fissavano il suo adorato e debole fratellino minore, ormai del tutto incapace di schermarlo con la sua ombra protettrice.
Toushiro avrebbe voluto dirgli che non era colpa sua, che tutto questo era solo a causa della sua vita e che aveva già preso troppo da quel fratello gentile.
Non si voltò più indietro, nemmeno quando, quel primo pugno, gli fece così male da farlo gridare.
 
 
   
 
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