Green – Di occhi verdi e sorrisi


 

Aveva passato la vita guardando l’esistenza altrui scorrergli davanti, aveva provato più volte ad uscire dalla grande ombra nella quale era cresciuto, c’aveva provato, ma forse, tutto sommato, la luce non era così… così piacevole. 
Aveva sempre avuto problemi con il sole, d’altronde.
Ora, ora poteva ricordare. C’era stato un tempo in cui era stato felice con suo Fratello. 
Ora poteva ricordare, lì, mentre quella creatura viola e decisamente più grande di lui stringeva il suo collo. 
Poteva ripensare a un sorriso, uno sguardo che aveva perso nel tempo. Quegli occhi verdi che lo guardavano con adorazione. Li aveva cercati di nuovo, si era spinto ai limiti dell’universo per ritrovarli. Occhi verdi, uno grande e tondo, l’altro socchiuso da una verruca, occhi curiosi, occhi buoni. Naso a patata. Denti da castoro, bocca senza labbra deformate in un sorriso. 
Quegli occhi raccontavano una storia di segregazioni, lui riusciva a leggerla. Non ne aveva più trovati di simili. 
La stretta si strinse sul suo collo, le sue mani si attanagliarono involontariamente sulle mani enormi della creatura. 
Chissà come mai quel sorriso era stato rivolto proprio a lui, non se l’era mai spiegato. 
Non aveva mai nemmeno compreso perché quegli occhi brillavano di una luce loro, una bontà innata che nemmeno la cattiveria altrui era mai riuscita ad intaccare, se solo… se solo all’epoca avesse fatto la scelta giusta! Magari, se lo avesse fatto, lo avrebbe scoperto. Non aveva sorriso a sua volta, troppo sorpreso. Si era fermato e il tempo aveva smesso di correre per lui. 
Scosse i piedi, inconsciamente, scalciando all’aria, la creatura era troppo grande e lui… lui era così piccolo, come all’epoca era troppo in basso e non era voluto entrare per comprendere, per una volta il proprio orgoglio e i propri pregiudizi lo avevano fregato. 
L’attimo dopo era già sparito, non restava di lui neanche l’inarcamento della schiena ricoperto da quel panno verde. Iniziava già a sentire un vuoto nel profondo del suo petto, ma lo aveva ignorato, richiamato da suo Fratello che era in visita alla Parigi medievale. 
Aveva allontanato il pensiero, ma la sensazione di quel sorriso tanto estraneo a lui aveva iniziato a dolergli. Gli mancava, come ora gli mancava il fiato.
- Fratello…- Sentì la voce lontana di Thor, poi gli doveva aver detto qualcosa, non ricordava cosa esattamente, però ricordava quel nome. 
“Quasimodo” ricordava di aver alzato gli occhi, proprio come stava facendo ora, mentre la vista si annebbiava. 
Aveva visto l’edificio, enorme, pieni di strane statue midgardiane che secondo il loro strano pensiero dovevano far paura. 
Ripensò a quegli occhi verde smeraldo, così dissimili ai propri, ricordò quel sorriso, da quel giorno aveva amato il verde. Sorrise mentre tutto si faceva buio. Se avesse avuto ancora fiato in gola e se avesse potuto parlare avrebbe detto quella parola. 
Quasimodo.