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Autore: x_X_Rapunzel    04/07/2018    2 recensioni
[Ispirato a "Suicide Squad"] La storia di come l'ingenua dottoressa Harleen Quinzel diventò la famigerata Harley Quinn.
***
Harleen guardò la pistola per un secondo e poi alzò lo sguardo, incontrando gli occhi azzurri del Joker.
«Sparami, fallo.» disse, nel suo tono non c’era paura solo disperazione «Non voglio vivere senza di te.»
Il clown alzò gli occhi al cielo, infastidito da tutta questa sua devozione per lui. “Stupida ragazzina!” pensò “Mi stai mettendo i bastoni tra le ruote!”. Avrebbe potuto spararle un colpo, dritto alla testa, e se la sarebbe levata di torno per sempre. Ma lei non aveva paura di morire, no. E che gusto c’era nell’uccidere se la tua vittima non ha paura? Dove sta il divertimento?
«Attenta a quello che dici.» l’avvertì
«Sono disposta a morire per te, perché non lo capisci!» urlò Harleen esasperata «Farei qualsiasi cosa per restare al tuo fianco»
Quelle parole risuonarono nella mente del Joker. “Farei qualsiasi cosa per restare al tuo fianco”. Era veramente disposta a tutto per lui? L’avrebbe scoperto, allora. E forse sarebbe anche riuscito a togliersela dai piedi nel frattempo. “La tua assoluta devozione sarà la tua rovina, Harleen Quinzel.”
Genere: Angst, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Harley Quinn aka Harleen Quinzel, Joker aka Jack Napier
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Method to the Madness


 
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L’indomani mattina Harleen caricò la valigia in metallo nella sua auto e sfrecciò verso l’Arkham Asylum.
Era ansiosa, nervosa, preoccupata.
E se qualcosa fosse andato storto? Se l’avessero scoperta a portare un’arma all’interno dell’Asylum l’avrebbero sicuramente licenziata.
E se fossero venuti a sapere che il mitragliatore era destinato a Mr. J, non voleva neanche iniziare a pensare a cosa avrebbero potuto fargli.
La cosa da fare, dunque, rimaneva una sola: non poteva permettersi di sbagliare. Sarebbe stata perfetta.

Come previsto da Jonny Frost, Harleen riuscì ad entrare nell’edificio senza alcun ostacolo.
Niente controlli, niente domande e niente occhiate diffidenti.
Nessuno si sarebbe mai aspettato qualcosa di vagamente sospetto o losco da lei, tutti la conoscevano come la dolce e ingenua dottoressa Quinzel.
Molto determinata e coraggiosa, certo, ma non avrebbe mai torto un capello a nessuno.
La ragazza si guardò intorno cautamente una volta giunta nel seminterrato.
Era a poca distanza dalla cella del Joker e le guardie erano nei paraggi.
Si mosse velocemente ma con molta cautela, evitando così di attirare l’attenzione di qualsiasi persona o guardia presente lì in quel momento. Giunta nel corridoio finalmente lo vide, Jonny Frost vestito da inserviente, appoggiato al muro con una spalla mentre fumava una sigaretta.

«Jonny» sussurrò Harleen avvicinandosi a lui. L’uomo alzò lo sguardo e, non appena la vide, s’affrettò a raggiungerla.

«Dottoressa Quinzel, ottimo lavoro.» le sorrise prendendole la valigia dalle mani «Da qui in poi ci penserò io, il suo lavoro qui è terminato»

Harleen scosse la testa «Voglio vedere il Joker, devo parlargli. Ha detto che mi avrebbe salvata.»

Jonny Frost corrugò la fronte.
Il Joker non era quel genere di uomo, non era mai stato veramente interessato a nessuna donna prima d’ora, tantomeno ad una come lei.
Probabilmente questo faceva parte di tutto il suo complicato piano: manipolarla in modo da farle fare tutto quello che voleva. E ci era riuscito molto bene. Quasi gli dispiacque vedere la dottoressa Harleen Quinzel così preoccupata per il clown, l’aveva fatta innamorare di lui e ora non ne voleva più sapere.
Avrebbe potuto abbandonare ogni speranza se davvero credeva che al Joker importasse qualcosa di lei, che non l’avrebbe mai abbandonata.
Dopo anni trascorsi a lavorare per lui, Jonny l’aveva capito: al clown non importa di niente e nessuno, se non di sé stesso.

«No.» disse «Qualsiasi cosa le abbia detto, adesso non ha più importanza dottoressa. Ritorni nel suo ufficio e si occupi delle sue cose.»

«Ma-»

«Come ho già detto, il suo lavoro è finito» la interruppe l’uomo, voltandosi verso la parte opposta alla ragazza «Se ne vada ora, o rischierà di far saltare tutto quanto e il capo non ne sarebbe contento. Addio, dottoressa Quinzel.»

Detto questo, l’uomo scomparve dalla vista di Harleen, inghiottito dall’oscurità del lungo corridoio, lasciandola là da sola in balia delle lacrime.


 
***
 
La serata sembrava stranamente tranquilla all’Arkham Asylum e tutto sembrava far sperare in una buona nottata.
Almeno finché dell’esplosioni non fecero saltare il cortile dell’Asylum.
Le guardie posizionate nelle torri d’osservazione cercarono la sorgente, ma tutto quello che videro furono i numerosi detenuti del manicomio aggirarsi in quella nuova “zona di guerriglia”.

Uomini travestiti da paramilitari, provvisti di maschere a gas e armi da fuoco, iniziarono a scendere utilizzando le corde calate dagli elicotteri in volo. Spararono contro le guardie, come maniaci, abbattendole una dopo le altre.
I pochi sopravvissuti corsero al riparo, entrando nell’area ospedaliera dell’Asylum e nascondendosi dietro i letti a cui i pazienti era ancora incatenati, pregando per un aiuto che non sarebbe mai arrivato. 
Gli intrusi continuarono a farsi strada per i corridoi e le stanze dell’Asylum, sparando a chiunque fosse sul loro cammino, senza prestare alcuna attenzione a chi fossero, guardie o prigionieri.

Uno di loro, il comandante della squadra, afferrò una piccola radio dalla cintura della sua uniforme.
«È qui da qualche parte» comunicò «Dividetevi e cercate ovunque»

Di nuovo in movimento, impugnò la sua revolver e aggiunse «E non dimenticate, Frost e il capo la vogliono viva


 
***

 
La grande porta d’acciaio dell’ala medica dell’Asylum fu fatta esplodere, rimossa come un ostacolo.
Jonny Frost emerse dal caos, stringendo il braccio della ragazza per non permetterle di fuggire via.

«Capo, l’ho trovata.» disse all’alta figura che si nascondeva nell’oscurità della stanza «Proprio dove ha detto che sarebbe stata. Nel suo ufficio, terrorizzata.»

Il Joker emerse finalmente dall’oscurità.
Era alto, muscoloso, il suo torso era ricoperto da una miriade di tatuaggi. Le sue griglie di metallo risplendevano nella luce. I suoi occhi chiari erano posati sulla giovane psichiatra, studiandola attentamente.

«Dottoressa Quinzel!» le sorrise «Che gentile da parte tua, unirti a noi. Sei un vero bocconcino. Così bella…che potrei mangiarti! Metaforicamente parlando, naturalmente.»

La ragazza iniziò a divincolarsi dalla stretta di Frost, ma lui non accennava a lasciarla andare. Che cosa stava succedendo?

«È arrivato il momento di un po’ di elettroshock,» disse il Joker, poi aggiunse «Frost, fammi un favore, vuoi? Fai accomodare la ragazza sul lettino.»

Jonny Frost buttò la dottoressa sul lettino medico, assicurandosi di legarla con le cinghie per impedirle qualsiasi movimento.
Il Joker si avvicinò a lei, la sua pelle straordinariamente bianca scintillava sotto la luce delle lampade.
Un enorme sorriso era tatuato sul suo avambraccio destro mentre una miriade di “HA-HA-HA” erano distribuiti sul suo petto fino ad arrivare al braccio sinistro e sotto i suoi capelli verdi.
Altri, invece, erano posizionati sui suoi fianchi, gambe e schiena, riempiendo quasi ogni spazio libero.

Harleen lo fissava, confusa. I suoi occhi, però, riflettevano la sua paura. «Per favore, non farlo. Ho fatto tutto quello che mi hai detto, ti ho aiutato.»

La ragazza iniziò a divincolarsi ancora, ma quelle cinghie erano in grado di tenere immobilizzato un uomo di quasi duecento chili. Non aveva alcuna possibilità di scappare. Era in trappola proprio come un topo.

Il Joker scosse la testa, roteando gli occhi. Non riusciva a credere a quello che la dottoressa gli aveva appena detto.
In pochi istanti, la sua faccia fu a pochi centimetri da quella di Harleen.
«Tu mi hai aiutato?» ripeté «Tu mi hai aiutato? Cancellandomi la mente, sfruttando tutti i ricordi latenti che avevo?»
Il suo tono di voce si era alzato.
Era infuriato mentre sbatteva i pugni sul lettino più e più volte, vicino alla testa della ragazza.

«Era tutto prescritto» supplicò «Tutto quello che ho fatto, era la cura migliore per te.»

«Una cura per cosa, ragazzina? Per il mio genio? La mia follia? O forse, era una cura per aiutare la mia schiena malandata, hm? Che cosa dici?»

Harleen lo guardò, la confusione era dipinta sul suo volto. «Non lo so. Ti prego non farlo, lasciami andare.»

Il Joker le si avvicinò ancora «Lasciarti andare?» le domandò, sfregandosi il mento come se stesse riflettendo profondamente e poi le fece un enorme sorriso «Lasciarti andare? È un’idea. Ma quando è toccato a me avere il cervello fritto, nessuno mi ha lasciato andare. Non è così?»

«M-mi dispiace. Non ho avuto altre possibilità…»

Il clown annuì «Lo so. Forse avete pensato che friggermi il cervello sarebbe stata la soluzione migliore per curare tutti i miei problemi. Ma devo farti una domanda, dottoressa. Ti è mai passato per la tua testolina vuota che magari avresti potuto utilizzare un po’ più di tempo per giungere ad una soluzione migliore che trasformare la mia materia grigia in budino? Che ne pensi, tesoro

«S-sì. Perché no?» rispose balbettando, era più che pronta ad essere d’accordo con qualsiasi cosa le avesse detto «Se è quello che pensi. I-io ho solo provato a fare la cosa migliore, non avrei mai voluto…»

«Fare la cosa migliore, uh?» la interruppe il Joker, muovendo le mani in modo incontrollato «No, tu mi hai lasciato in un buco nero di rabbia e confusione. È così che pratichi la medicina, dottoressa Quinzel? È questo quello che riservi a tutti i tuoi “pazienti speciali”?»

Con una mano afferrò una cinghia di pelle, mentre con l’altra accarezzò le labbra rosa della ragazza. Sentiva il suo corpo tremare sotto di lui e la cosa gli piaceva. Le avrebbe dato una bella lezione.
«Ora ti spedirò nello stesso buco.» disse, mente le accarezzava il viso con la cinghia di pelle.

Harleen scosse la testa «Cosa vuole fare, uccidermi Mr. J?»

«Oh, no» il clown scosse la testa «Non ti uccido mica, voglio solo farti molto, molto male

Appoggiò la cinghia sulle labbra chiuse della ragazza, delicatamente. Il sorriso da maniaco non aveva ancora abbandonato il suo volto, mentre nel suo cervello si susseguivano le immagini di cosa le avrebbe fatto.

«Apri bene, bambolina» le disse mentre spinse la cinghia tra le sue labbra «E mordi forte. Non voglio che si spezzino i tuoi perfetti denti di porcellana, quando la corrente ti arriverà in testa. Mi ringrazierai dopo.»

«Hai detto che non volevi farmi del male, no?» continuò, mentre lei obbediva ai suoi comandi «Ma l’hai fatto comunque. E io ti dico che non è mia intenzione farti del male, ma sai cosa? Ogni tanto succede

Il Joker fece un passo indietro, un largo sorriso sul suo volto, mentre rideva soddisfatto «Sarai la mia opera d’arte migliore, la mia Mona Lisa, e per una volta non potrei esserne più orgoglioso.»
 
Jonny Frost passò i due elettrodi al Joker. Il clown li cosparse con il gel conduttore, appoggiandoli sulle tempie della ragazza.

Harleen sapeva quello che le stava per succedere. Aveva accettato la sua sorte ormai, non aveva via di scampo.
Ma le mosse lente e programmate del clown non facevano altro che prolungare l’orrore dentro di lei.
Quando le sorrise, con quel sorriso maniacale e spaventoso, urlò nella cintura di pelle che stringeva tra i denti.

«Dimentica di avermi mai conosciuto.» le disse ridendo, ma lei sapeva che non avrebbe mai potuto farlo.

Harleen Quinzel era innamorata di lui.

Iniziò ad avere delle violente convulsioni quando i quattrocentocinquanta volt colpirono il suo cervello, i denti affondarono nella pelle della cintura e la sua faccia si contorse in agonia.
Stava gemendo dal dolore, un dolore insopportabile ma in qualche modo quasi...piacevole.

Finalmente la macchina si arrestò e i denti di Harleen smisero di dilaniare la cinghia, che ora era letteralmente distrutta.
Il suo corpo si rilassò sul lettino, una sola lacrime le scese lungo la guancia.


 
Addio, sanità mentale.
Benvenuta, pazzia.





 

Note dell' autrice:
Eccoci al capitolo 7, il penultimo.
In questo capitolo sono successe molte cose. 
Ma devo specificare una cosa che è importante che tutti voi leggiate.

La parte che riguarda l'elettroshock (e parte di quella precedente), le ho tradotte dal libro ufficiale di Suicide Squad (scritto da David Ayer e novelizzato da Marv Wolfman, del 2016). La traduzione non è completamente letterale, alcune parti lo sono; altre invece le ho integrate con alcune frasi del film (e dell'extended cut), alcune frasi le ho inventate io e alcune parti presenti nel libro le ho tralasciate. Quindi ho fatto un mix.
Ho deciso di attuare questa traduzione più o meno precisa perché adoro com'è scritto il libro e l'idea che dà del film. Quindi tenete presente questo.

Anche nel prossimo capitolo ci saranno delle traduzioni.

Se questo capitolo vi è piaciuto, lasciatemi delle recensioni. Mi piacerebbe tanto sentire le vostre opinioni riguardo al capitolo e alla storia.

Grazie ancora di essere arrivati fin qui e grazie se deciderete di lasciare una recensione :)
Alla prossima ♥
 
  
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