Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: KiarettaScrittrice92    08/07/2018    0 recensioni
Nel '68, gli anni della rivolta giovanile, sette ragazzi si ritroveranno a combattere per qualcosa di più grande della loro indipendenza e della loro libertà.
Solo grazie alla loro amicizia, alla loro voglia di essere diversi e al loro indiscusso legame, riusciranno a vincere questa battaglia.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La partenza

14 Settembre 1968

Susan aveva sempre amato viaggiare, soprattutto in estate, fin da quando era piccola e i suoi genitori la portavano al mare; adorava osservare l’auto di suo padre macinare chilometri, mentre ascoltava la musica uscire fuori dall’autoradio. E adesso, che si trovava alla guida del suo pulmino rosso, con le mani sul volante e la canzone Connection dei Rolling Stons che suonava inondando l’abitacolo, si sentiva esattamente allo stesso modo di come accadeva allora.
L’unica differenza rispetto a quando andava al mare, era che adesso era da sola. Non c’era nessuno con lei a fare quel viaggio: nessun fratello che la torturava per avere il posto migliore, lontano dal sole; nessun genitore che guidava e che sgridava entrambi per quei battibecchi che provenivano dal sedile posteriore in cui si trovavano loro.
In realtà non sentiva affatto la mancanza dei suoi genitori: dal momento in cui l’avevano cacciata di casa non appena ebbe compiuto diciassette anni, lei aveva imparato a cavarsela da sola e aveva chiuso completamente ogni rapporto con loro. Invece con Michael, suo fratello, aveva ancora un bel legame, sebbene lo sentisse davvero poco, forse perché lui aveva una carriera ben avviata, mentre lei si trovava a fare la cameriera in un Fast Food, come ogni ragazza della sua età.
Il sole, quel giorno, picchiava talmente forte, che riusciva a vedere l’asfalto bagnato in lontananza per via dei miraggi.
Erano due giorni che viaggiava; la notte precedente, si era fermata in una stazione di servizio a Denver, dormendo all’interno del pulmino: d’altronde non poteva fare altrimenti, ci volevano all’incirca trentatré ore da Madison, dove viveva, fino a Hollywood.
Si aggiustò gli occhiali da sole con le lenti gialle sul naso, inclinando un po' il capo in modo da godersi l’aria che le sferzava il viso, passando dal finestrino aperto, su cui teneva il braccio appoggiato.
Da sempre, il viaggio verso Hollywood, era stato visto dalla maggior parte degli americani come la ricerca della possibilità di un lavoro nel mondo del cinema e dello spettacolo: quel classico sogno americano che tutti rincorrevano e che forse tutti avrebbero rincorso anche negli anni a venire.
Non era la fama che cercava, non le importava se la sua vita a Madison faceva schifo, perché faceva davvero schifo, o se i suoi genitori l’avevano praticamente ripudiata, non voleva cambiare lavoro o lasciarsi tutto alle spalle. No, quel suo viaggio dipendeva da altro; quel viaggio l’avrebbe portata dove voleva stare, con le persone con cui voleva stare. 
Non si sarebbe persa quel concerto per nulla al mondo e non perché amasse alla follia Jimi, ma perché adorava la sensazione di libertà ed euforia che si provava ad ogni suo concerto. Era sicura che lì, al Bowl di Hollywood, avrebbe trovato nuovi amici, nuove persone con cui fare conoscenza e con cui condividere quella sua passione sfrenata per la musica, la libertà e la vita senza pensieri o regole, e chissà, magari quel viaggio le avrebbe portato anche l’amore.
Si morse il labbro, immaginando quale ben di dio di fisici perfetti ci sarebbero stati lì, con ogni forma al posto giusto e il sudore dell’eccitazione che li rendeva ancora più invitanti. Scosse la testa, nel tentativo di scacciare quei pensieri, non che se ne vergognasse, ma non le sembrava il caso pensare a cose del genere mentre guidava. 
La radio si zittì per qualche secondo, per poi far partire una nuova canzone: nel sentire cos’era fece un gridolino compiaciuto.
«Oh, quanto adoro questa!» esclamò nel sentire le prime note, ruotando la manopola e alzando il volume.
«Well she's walking through the clouds, with a circus mind, that’s running wild. Butterflies and zebras and moonbeams and fairly tales…» cominciò a cantare, sopra la chitarra, suonata proprio da Jimi Hendrix, auto convincendosi che, sì, quel viaggio sarebbe stato davvero l’inizio di una nuova e indimenticabile avventura, seppur della breve durata di un paio di giorni.

 

«Martha! C’è Clover!» esclamò sua madre, dal piano di sotto.
«Falla salire!» rispose lei, mentre si osservava allo specchio, sistemandosi meglio i capelli biondissimi, sotto la fascia di cuoio che le circondava il capo e inclinava la testa per vedere come le stava il tutto. Poco dopo, dalla porta di camera sua, entrò l’amica.
«Mio dio, tesoro, sei meravigliosa!» fece, con quella sua voce vellutata, osservando il vestito completamente bianco che indossava.
Martha, a quel complimento sorrise allo specchio, voltandosi e valutando anche lei com’era vestita l’amica. Indossava un paio di pantaloni a zampa di elefante color caramello, scamosciati, tenuti da un cinturone in pelle marrone sui bordi, mentre dentro era cucito a mano con una fantasia a fiori. Infine sopra indossava quello che sapeva essere il suo poncho preferito, quello a fantasia rossa e verde, sempre floreale, che aveva le maniche larghissime e che si chiudeva a camicetta appena sotto il collo, mentre per coprirsi il petto aveva optato per un appariscente reggiseno a piastre di metallo che emanava riflessi ovunque.
«Beh, nemmeno tu scherzi. Amo il tuo stile!» si complimentò, sistemandole la frangetta, con un gesto decisamente troppo gentile e delicato.
Clover la guardò con un sorriso.
«Tesoro, ti ricordo che la tua amica qui presente è etero. – la prese in giro, parlando di sé in terza persona – E non vede l’ora di trovare qualche bel manzo al concerto.» concluse, leccandosi le labbra. A quel commento la bionda scoppiò a ridere.
«Come se Cory non fosse mai esistito?» le domandò cercando di riprendere il controllo della sua voce, che per via dell’ilarità di quella frase aveva ottenuto un timbro singhiozzante.
«Cory? Chi è Cory? Ah sì, quell’idiota che se n’è andato con la prima che gli ha offerto un po’ di erba buona… No, non me ne frega nulla di Cory.» rispose lei, scostandosi i capelli di lato con un gesto plateale.
«E allora andiamo, amica mia, Jimi Hendrix ci aspetta!» esclamò lei, afferrando la borsa blu cielo e mettendosela in spalla.
«Hai preso tutto?» domandò Clover, lei rispose solo con un cenno di testa e uno sguardo d’intesa, poi entrambe scesero le scale.
«Mamma, allora me la presti la macchina per andare?»
«Non la mia. – rispose la donna a cui si era rivolta, comparendo dalla cucina – Mi serve per andare a lavoro domani mattina e non credo che voi due tornerete entro stasera. Prendi quella di tua madre, e stai attenta a non rigarla!» aggiunse, raccomandandosi.
«Va bene. – rispose lei, afferrando le chiavi dell’Impala dal mobiletto all’ingresso e uscendo poi di casa – Ci vediamo domani!» salutò e, dopo aver ottenuto la risposta, chiuse la porta alle sue spalle.
«Credo di non avertelo mai chiesto, ma come accidenti fai quando sono tutte e due in casa?» domandò Clover, dirigendosi verso l’auto verde menta che si trovava parcheggiata poco più in là.
«Intendi per chiamarle?» domandò divertita Martha, era una domanda che le avevano fatto spesso molti suoi compagni di classe al liceo.
«Sì, insomma. Se le chiami mamma, non rispondono entrambe?»
«Quasi sempre. Però non è mai stato un grosso problema, insomma non abbiamo segreti tra di noi, quindi posso parlare con entrambe di tutto e anche se parlo con una sola, poi questa va sempre a riferirlo all’altra.» spiegò lei, aprendo la portiera dell’auto e infilandosi nel posto del guidatore.
«Bene ci siamo… – fece Clover, mettendo entrambe le borse nel sedile posteriore – Tra meno di un’ora saremo al Bowl di Hollywood a bere birra ghiacciata e a cantare a squarciagola!»
Un sorriso serafico, quasi malizioso, si dipinse sul volto dolce e innocente di Martha, poi girò la chiave, mettendo in moto la macchina, ingranò la prima e premette l’acceleratore.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: KiarettaScrittrice92