“O andiamo, resisti!”
esclamò il Dottore, mentre un’altra scossa faceva tremare le pareti del TARDIS.
Con suo sommo terrore, Zoe, aggrappata alla parete accanto a De Magistris, notò
che un angolo del soffitto si era crepato.
“Dottore, si sbrighi!”
“Sto facendo il possibile!” replicò il Signore del Tempo, cercando di contenere il proprio
nervosismo. Il TARDIS non era stato progettato per viaggiare al di fuori da
ogni dimensione spaziotemporale, e purtroppo le coordinate date dal
collegamento psichico con la mente di Collodi erano terribilmente imprecise.
“Signor Collodi, si
concentri! Pensi alla sua storia!”
“Ci sto provando,
capitano, ma non è facile!”
“Be’, sarà meglio che ci
riesca in fretta! Ho il sospetto che questa nave non reggerà a lungo!”
Il Dottore non volle
commentare. Non ce ne era bisogno. Negli ultimi dieci minuti, il TARDIS era
stato ripetutamente colpito da ondate di pura energia nativa di quella dimensione, che stavano man mano
erodendo la sua struttura. Se non avessero finito alla svelta il loro
viaggio, il Dottore temeva che sarebbe finita come l’altra volta, con
il TARDIS a pezzi e loro costretti a vagare nel vuoto cosmico.
“Ne
arriva un’altra!”
urlò il capitano, mentre la luce rossa del segnale di pericolo
tornava a illuminare la
console. Il Dottore riprese freneticamente a spingere i tasti,
nella speranza che Collodi questa volta riuscisse a concentrarsi
abbastanza per
farli arrivare a destinazione. “O cielo, cielo…”
mormorò, quando vide che, da un indicatore, che il
TARDIS iniziava a
sfaldarsi.
“Signor Collodi!” urlò.
“Il TARDIS forse potrà respingere questa ondata, ma non credo resisterà alla
prossima! Solo lei può salvarci la
vita!”
“D-d’accordo” mormorò lo
scrittore, portandosi le mani alla tempia e iniziando a richiamare le immagini
della sua storia come gli erano
venute in mente la prima volta, quando l’idea era fresca e l’ispirazione aveva
scacciato la sua pigrizia. Il pensiero
gli diede una forza inaspettata, e si aggrappò ad esso: non alle immagini, non
ai personaggi, non alle battute, ma al suo
desiderio, alla sua passione, all’eccitazione di sentire un mondo nascere.
Cri-cri.
Cri-cri.
“Che diavolo…”
Cri-cri.
Cri-cri.
“Ma… ma è un grillo!”
esclamò il capitano, notando per primo il gigantesco insetto nero, con un
bastone nelle sue zampe centrali, apparso dietro lo scrittore.
“No”, disse quest’ultimo, con una vocina acuta e saccente. “Sono il Grillo parlante, e credo che voi abbiate bisogno di una guida.”
“Ooh, era ora!” sbuffò il
Dottore, improvvisamente molto più rilassato.
“Dottore…” disse Zoe.
“Non ci sono più scosse!”
“Naturale, ragazza mia,
siamo sulla strada giusta!” spiegò il Dottore. “Collodi è riuscito a collegarsi
con la Terra dei Racconti, adesso dobbiamo solo aspettare di giungere a
destinazione… se il signor Grillo sarà così gentile da inserire le coordinate.”
“Certamente” disse
quest’ultimo, chinando le lunghe antenne.
Il Dottore gli lasciò il posto alla console, e andò a raggiungere Collodi, che
in tutto questo si stava ancora premendo le mani sulle tempie, con gli
occhi chiusi. “Signor Collodi”, gli sussurrò il Dottore, “ce l’ha fatta. Siamo
diretti verso il posto della sua storia.”
“Davvero?” chiese lo
scrittore.
“Sì, davvero. Continui a concentrarsi, ormai non
dovrebbe mancare molto.”
***
“Oh, no…” sbuffò Jamie. Era
davvero tornato nella Terra dei Racconti, maledizione! “E
adesso?” esclamò frustrato, trattenendo l’impulso di dare
un calcio al muro.
“Non ti preoccupare, questa volta sarà meno difficile” disse qualcuno alle sue spalle. Una donna era apparsa all’altro capo della stanza, avvolta in una lunga veste bianca. Aveva gli stessi capelli turchini della bambina che gli aveva aperto la porta.
“E lei chi è?”.
“Rilassati, non sono qui
per farti del male” lo rassicurò la donna. “Ti ho aperto la porta, no?”
“Ma la bamb…”
“Io sono quella bambina. Io sono la Fata dai capelli
turchini, e ho bisogno del tuo aiuto, Jamie McCrimmon.”
“Come sai il mio nome?”
“Non sei già stato qui
una volta? Dovresti sapere che l’Intelligenza comprende istantaneamente
tutti i dati di chi vi arriva, per includerli all’interno delle proprie
storie.”
“Ma se è stata distrutta!”
“E
temo che questo sia uno dei motivi per cui ora sta accadendo questo.”
Jamie stava per
ribattere, ma venne interrotto dal suono di qualcuno che bussava alla porta. La
Fata si diresse in fretta ad aprire, non senza aver rapidamente fatto cenno a
Jamie di osservare la striscia di carta che usciva da uno dei computer.
Diffidente, il ragazzo la prese in mano.
“È bianco” osservò. “Non
c’è scritto niente!”
“Non ci può essere
scritto niente” disse la Fata dietro di lui. “L’Intelligenza è stata
sovraccaricata e privata del suo controllore, non riesce più a scrivere una storia.”
“Ma allora come…?”
domandò Jamie voltandosi di nuovo verso la Fata, che adesso, notò Jamie, stava
delicatamente appoggiando Pinocchio contro il muro. Il burattino sembrava
svenuto. “Sta bene?”
chiese Jamie, preoccupato.
“Si
riprenderà" disse la Fata. "Non è la prima volta che
questo gli capita. Ma non rimane comunque molto tempo."
“Per cosa?”
***
“Incredibile” mormorò
Collodi, uscendo dal TARDIS. Un intero paese si estendeva davanti a lui: dolci
colline ondulate piene di foresta, sulle cui cime sorgevano piccoli borghi,
mentre in lontananza si stendeva il mare con il suo manto azzurro. “E questo
l’avrei creato io?”
“L’Intelligenza della
Terra dei Racconti l’ha reso concreto, ma… sì, l’ha creato lei” sorrise Zoe.
“Ed è bellissimo” aggiunse.
“Per ora” commentò il
Dottore. “La Terra cambia a seconda dell’immaginazione cui è collegata, perciò
dovremo stare attenti.”
“E perché?” domandò il
capitano. “Non può controllarla il signor Collodi?”
“Se
potesse, dubito molto
che avrebbe permesso a Pinocchio di venire in casa sua. In qualche
modo, la storia di Pinocchio, passata e futura, ha assunto vita
propria.”
“Temo che la sua analisi
sia corretta, Dottore” intervenne il Grillo. “È per questo che sono qui. Il mio
compito è guidare tutti voi dalla Fata, così che possiamo risolvere questa faccenda
in fretta.”
“Fata? Quale Fata?”
domandò Collodi. “Non ci sono Fate nel mio libro! Avevo avuto l’idea, ma l’ho
abbandonata per…”
“Non ha sentito quello
che ha detto il Dottore?” intervenne Zoe. “Questo luogo esiste fuori dalle
coordinate dello spazio-tempo. L’Intelligenza ha concentrato qui tutti gli
elementi della storia, sia quelli che ha già scritto sia quelli che scriverà, e
le assicuro che nel suo libro c’è una Fata!”
“Andiamo” disse il
Grillo, facendo loro segno di avviarsi. “La Fata saprà spiegarvi…”
Un suono di campanelli interruppe il Grillo. Qualcosa di grosso e pesante, di forma rettangolare, stava risalendo la collina nella loro direzione. Sembrava essere una specie di trasporto, su cui era stipato un gran numero di gente. Il gruppo guardò meglio, e la forma, ora più vicina, apparve chiaramente essere un carro, trainato da due lunghe file di sei asini ciascuna, pieno zeppo di ragazzi che facevano un gran baccano. A cassetta, sedeva un uomo grasso, molto pallido, nemmeno fosse fatto di burro.
“Oh, no…” mormorò Zoe.
“Dalla sua esclamazione,
suppongo che questi non siano amici” osservò Collodi, poco prima che il carro
si fermasse davanti a loro.
“Buongiorno,
viaggiatori!” esclamò l’Omino, con una voce untuosa. “Perdonate se mi
intrometto, ma avete l’aria di chi si è perso.”
“No, assolutamente,
grazie” replicò subito il Dottore. “L’amico Grillo, qui, intende farci da gui…”
“Quale amico?” domandò
l’Omino con un sorriso di gentile sarcasmo. Il Grillo era sparito. “Sembra che siate soli” continuò
l’Omino. “Ma se mi dite dove dovete andare, sono sicuro di poter trovarvi un
posto sul mio carrozzone.”
“Ah, sì?” domandò il
capitano. “E posso sapere dove starebbe portando questi ragazzi?”
“Al Paese dei Balocchi!”
sorrise l’Omino. “Un posto meraviglioso, dove non saranno costretti ad andare a
scuola, e potranno fare quel che vogliono dalla mattina alla
sera. Ogni settimana è composta di sei giovedì e una domenica, e…”
“E suppongo che abbia
l’autorizzazione dei genitori per farlo” continuò il carabiniere.
“Ovviamente no, per chi
mi ha preso?” replicò l’Omino, offeso. “Questi sono tutti scappati di casa,
regolarmente! Ha mai visto un fannullone dare retta ai propri genitori?”
“Benissimo, allora in
nome della legge io…” disse il capitano, facendo per muoversi a fermarlo.
L’Omino alzò la frusta nell’aria e, con uno schiocco, lo colpì in pieno viso,
costringendolo ad arretrare. Collodi si fece avanti, furioso.
“Come si permette?”
esclamò Collodi. “Questo signore è un rappresentante della legge!”
“Mi perdoni, cercavo di
colpire uno dei miei asini. Sa, ho fretta, entro mezzanotte devo prendere altri
bambini…”
“E invece no, caro
signore, la sua corsa finisce qui! Li faccia scendere tutti, adesso, e li
rimandi a casa!”
“Ma…”
“ADESSO!”
Borbottando deluso,
l’Omino indicò ai ragazzi di scendere dal carro. Questi ultimi obbedirono,
senza risparmiare allo scrittore occhiatacce e insulti. Alla fine, sulla strada rimasero soltanto l’Omino e i viaggiatori.
“Molto bene” disse allora
Collodi. “Ora la carrozza è vuota. Suppongo che per lei non sarà un problema
darci un passaggio, vero?”
***
“Quindi vediamo se ho
capito” disse Jamie. “L’Intelligenza aveva scelto Collodi come possibile
sostituto per il controllore, prima di scegliere il Dottore, e
l’aveva contattato per sondarlo. Di conseguenza, più Collodi creava la storia
di Pinocchio, più l’Intelligenza la ricreava qui.”
“Esatto.”
“Poi, però, siamo
arrivati io, il Dottore e Zoe, e abbiamo sovraccaricato l’Intelligenza
mandandola in cortocircuito. Siccome però, nella linea temporale di Collodi, la
storia non era conclusa, voi siete rimasti qui.”
“Corretto” annuì la Fata.
“Siamo in un limbo. Non possiamo terminare la storia, perché Collodi
non l’ha scritta, ma al tempo stesso, essendo in un luogo fuori dalle regole
dello spaziotempo, sappiamo che essa va avanti, e questo ci tiene vivi. Per
sistemare tutto, Collodi deve essere convinto a finire la storia. Pinocchio ci
stava provando, ma nel mondo reale, purtroppo, egli è privo della possibilità
di parlare, come ognuno di noi fuori da qui. Ha provato
a scrivere e a disegnare, ma è stato inutile.”
“Capisco” disse Jamie,
osservando la figura immobile del burattino davanti a lui. Sembrava dormire
così pacificamente, senza alcuna pena, e il ragazzo scozzese provò compassione
per quella creatura che non poteva né vivere né morire. Su uno dei computer della
stanza, una lucina prese a lampeggiare. Pinocchio aprì gli occhi, scattò in
piedi come spinto da una molla e afferrò la carta che ne usciva.
“Sono qui!” esclamò. “Fatina, sono arrivati!
Collodi, il Dottore, Zoe e un carabiniere!”
“Dove sono? C’è scritto?”
domandò Jamie.
“Sulla strada per la
costa, dentro la carrozza dell’Omino! Stanno venendo qui!”
“Non c’è tempo da
perdere, dovete raggiungerli!” disse la Fata. “Purtroppo, alcuni dei personaggi
sono diventate incarnazioni del desiderio di Collodi di non continuare la
storia. Faranno di tutto perché questo non avvenga!”
***
“È stato bravo” disse Zoe a Collodi, mentre la
carrozza viaggiava per le strade del paese. “Davvero molto bravo, vero,
Dottore?”
“Eccellente, mia cara, eccellente” annuì quest’ultimo.
“Oh… grazie” disse
Collodi. “Ho solo pensato… ecco… che se davvero tutto questo è frutto della mia
immaginazione, allora se mi sforzavo abbastanza potevo imporre la mia volontà. I vantaggi
di essere l’autore, insomma.”
“E
ha avuto perfettamente
ragione” disse il capitano, battendogli una pacca sulla spalla.
Collodi
fremette a quel gesto forse troppo amichevole, ma poi abbozzò un
sorriso di circostanza e riprese a guardare fuori dal finestrino alla
sua sinistra. Gli alberi della foresta passavano veloci di fronte ai
suoi occhi,
mentre alla sua destra il riflesso azzurro del mare colorava il vetro
di un
sottile alone blu. “Però, devo essere uno scrittore
migliore di quanto pensassi, se ho
immaginato tutto questo.”
“Lo è” disse Zoe. “Il suo
libro appassiona bambini e adulti a distanza di secoli. Io vengo dal XXV
secolo, e mia sorella ancora lo legge ai suoi bambini. Ci sono film, e fumetti,
e…”
“Zoe, non credo che il
signor Collodi possa seguirti se continui. Il cinema sarà inventato solo fra
quindici anni, e i fumetti ancora dopo” la interruppe il Dottore.
“No, no, Dottore, la
lasci continuare. Fa sempre bene sapere che la morte non sarà la fine.”
“Oh, non lo è, non lo è”
commentò il Dottore, portandosi involontariamente le mani alla giacca, come
faceva nella sua prima incarnazione.
“Posso chiederle perché
ha interrotto il lavoro?” chiese il capitano a Collodi. “Perché non vuole andare
avanti? Insomma, a giudicare da quel che vedo, mi pare che di idee ne abbia
parecchie.”
Lo scrittore non rispose
subito. Zoe, il Dottore e De Magistris lo videro guardare dalla finestra, gli
occhi stretti e lo sguardo nel vuoto, prima di replicare.
“Vi è mai capitato di
avere paura delle conseguenze di una buona azione? Avere un progetto in mente,
qualcosa che siete sicuri che, se lo portaste a termine, sarebbe il coronamento
di tutta la vostra vita. Oppure non ne avete idea, iniziate a farlo, e solo
dopo vi accorgete che sarà quel progetto,
quella storia, quella persona, quell’azione, che in qualche modo potrebbe…
Io non ho mai creduto molto alle storie
sull’immortalità dell’arte, secondo me sono balle che si raccontano quei
fanatici dei tedeschi: arte e letteratura o sono dirette ad aiutare il paese,
oppure sono inutili, questo ho sempre pensato. Ma con questa storia ho sentito
fin dall’inizio che c’era qualcosa di più. Quando… quando ho scritto il
capitolo di Geppetto che dà forma a Pinocchio, io… io ho avuto paura.”
“Di cosa?” chiese Zoe.
“Di stare creando
qualcosa di talmente grande che… non lo so
di preciso. Mi è sembrato di guardare in un abisso, e la cosa più
terribile è che non avevo veramente paura, al contrario sentivo il desiderio di
caderci dentro e non uscire fuori mai più. Sono comunque andato avanti, ma poi
la paura è… è diventata intollerabile. Dottore, lei crede
che…?”
“No, signor Collodi”
rispose quest’ultimo. “La Terra dei Racconti non le ha fornito questa
sensazione. L’Intelligenza che la governava dava forma alle fantasie altrui, ma
non era capace di crearne di proprie. Quello che lei ha sentito, signor
Collodi, è stata la grandezza della sua
storia, della sua creazione.”
“Lo immaginavo. È solo che…”
“È normale, sa?” continuò il
Dottore. “Lei ha visto l’abisso della grandezza, si è reso conto
che poteva essere molto più di quanto pensava, e, non essendone abituato, ha
avuto paura. Sappia però che, se lei non fosse grande davvero, stia sicuro che non avrebbe mai avuto
un’esperienza del genere.”
“Lei dice?”
“Io
lo so. Ho passato anni,
secoli interi, a domandarmi se dovevo andarmene da casa mia; e anche
quando sono finalmente partito, mi ci è voluta
un’intera vita, e non sto scherzando, per capire davvero la
portata della mia
scelta. E ne ho avuto paura, così tantache sono dovuto
letteralmente diventare un uomo nuovo per liberarmene. E sa una cosa?
Lo
rifarei ancora... quasi tutto, perché ciò che sto vivendo
ora è così stupendo che compensa ampiamente tutto
ciò che ho lasciato. Non
bisogna mai rifiutare un’opportunità per essere grandi, se
questa ci viene
offerta. Lei continui la storia, e vedrà che alla
fine non se ne pentirà.”
In
silenzio, Collodi
stese la mano e strinse quella del Dottore, con gli occhi che
brillavano. L’espressione sul suo viso non aveva bisogno di
parole.
***
“Eccoli!” esclamò
Pinocchio, sporgendosi eccitato oltre il collo del Colombo. Jamie, sentendolo,
si decise a superare le proprie vertigini e sollevò la sua testa così da poter
guardare oltre la massa bianca delle ali. Decisamente non gli
piaceva questo modo di viaggiare che la Fata aveva loro fornito, anche se non
poteva negare che andare a piedi sarebbe stato peggio.
“Li
vedo anch’io!”
esclamò, puntando il dito sulla carrozza, che procedeva rapida
sotto
di loro, sul ciglio della scogliera. “Vola radente”, disse
al Colombo, “fa’ che ci vedano!” L’animale,
obbediente, si abbassò di
quota, finché non fu arrivato a lato della carrozza.
“Dottore!” urlò Jamie.
“Zoe!”
“Babbo!” gli fece eco
Pinocchio, agitando le mani. “Babbo, sono qui!”
Dalla loro posizione, i
due videro i viaggiatori riconoscerli, e agitare a loro volta le
mani, con Zoe e il capitano De Magistris che tentavano di aprire il finestrino
della portiera. Jamie e Pinocchio sorrisero, e il burattino
disse al Colombo che si portasse davanti al veicolo.
L’uccello obbedì, si alzò in volo e, dopo essersi voltato indietro, fece per
atterrare.
“Ma…” disse Jamie. “Sbaglio o non c’è nessuno alla guida?”
Pinocchio stava per rispondere, quando un gigantesco Serpente sbucò dal terreno e morse il Colombo al collo.
***
Quando avevano visto
Jamie e Pinocchio, Zoe e De Magistris avevano subito tentato di
aprire il finestrino della carrozza, ma avevano scoperto che
era bloccato. Il Dottore aveva provato ad abbassare il suo: c’era
riuscito, ma questo gli aveva solo permesso di scoprire che non c’era più
nessuno alla guida della carrozza, e gli asini stavano procedendo dritti verso
uno strapiombo.
“Apra
la portiera e
saltiamo giù!” esclamò Zoe. Il Dottore aveva
provato a spingere, ma esattamente
come il finestrino dall’altra parte, la maniglia non voleva
saperne di
muoversi. Collodi era allora intervenuto, e concentrandosi intensamente
era
riuscito a sbloccare la portiera, consentendo loro di buttarsi
giù.
Nello stesso istante, il Serpente attaccò il Colombo:
terrorizzati, i viaggiatori videro cadere
Pinocchio in mare e Jamie verso terra, sbalzati dall'impatto. Per puro
miracolo quest’ultimo riuscì all’ultimo
momento ad aggrapparsi a una delle zampe dell'uccello, evitando la
rovinosa
caduta.
“Lasciate fare a me”
disse il capitano, alzandosi e sparando al Serpente due colpi di pistola.
L’animale si voltò verso il carabiniere con due occhi iniettati di
sangue.
“No,
capitano, aspetti!” disse il Dottore. “Jamie!” urlò poi verso il ragazzo.
“Lascia andare la zampa!”
“Sei impazzito?”
“Fidati, so quello che
dico!”
“Guardate! Pinocchio!” urlò Zoe, puntando il dito verso il mare. Un’enorme massa scusa era uscita da sotto le acque, un incubo dagli occhi giganteschi e dalle lunghe zanne, e si dirigeva verso il burattino. “Il Pescecane!”
NOTE DELL'AUTORE
- La Fata dai capelli turchini ha il volto di Gina Lollobrigida, come nel classico sceneggiato RAI realizzato da Luigi Comencini nel 1972.
- L'Omino di burro, il Serpente e il Colombo sono tutti e tre presenti nel romanzo. Il primo guida il carro per il Paese dei Balocchi, il secondo ostacola Pinocchio di ritorno alla casa della Fata, e il terzo porta Pinocchio al mare, dove vedrà Geppetto ingoiato dal Pescecane.
- Il Pescecane è il vero nome della Balena. Come avete notato, in tutta la storia ho usato i nomi originali di Collodi, non quelli del cartone disneyano o di altre versioni, tant'è che tutti i personaggi del libro assomigliano alle illustrazioni originali della storia.
Ci vediamo per il gran finale!
Il Professor What