Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: _kookieo    08/07/2018    1 recensioni
Jimin ha rispettato la promessa fatta a quel ragazzo misterioso incontrato alla stazione. Gli ha rivolto poche parole, ma sufficienti a cambiargli la vita e per questo Jimin vorrebbe incontrarlo di nuovo e ringraziarlo. Non sa però nulla su di lui, tranne che si chiama Yoongi. Ormai sono passati quasi due anni, quanto ancora dovrà aspettare?
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-WAITING-

ALLA STAZIONE

 

Ancora due ore. Ancora due fottutissime ore. Jimin non ne poteva più di controllare l'orologio. Sapeva che era la cosa peggiore da fare e che per far passare più velocemente il tempo avrebbe dovuto fare tutt'altro, distrarsi. Eppure era più forte di lui, era stanchissimo e la voglia di urlare pericolosamente tanta. Erano già quattro ore che si trovava nella stazione di Daegu, due ore più di quante ne avrebbe dovute aspettare. Se solo quel maledettissimo treno non avesse avuto un guasto. Al tristo annuncio dato dalla voce metallica e megafonica erano seguiti gli occhioni spalancati di Jimin. Già aveva fatto male i calcoli e si era ritrovato alla stazione con un'ora di anticipo, ora avrebbe dovuto aspettarne altre cinque? Jimin odiava aspettare in stazione. Puzza, calca e sudore: gli elementi identificativi della massa prendi treno, nessuno di suo gradimento. Il posto a sedere che aveva trovato era stato accolto come un miracolo: per le tre ore successive Jimin vi era rimasto seduto incollato e il leggero mal di schiena che avvertiva non gli era parsa una scusa sufficiente per alzarsi e rischiare di perderlo. Adesso però stava iniziando ad arrivare un nemico peggiore, insieme alla disperazione: il sonno. Per quanto cercasse di sforzarsi, di focalizzare lo sguardo su qualcosa, di darsi colpetti sulle guance, la noia era troppa, e le palpebre si facevano sempre più pesanti. Seduto lì, con le gambe penzoloni dalla sedia, in canottierina e calzoncini, la bocca un po' socchiusa, mentre la testa cadeva abbandonandosi su stessa, Jimin comprese di non essere più capace di contrastare la nuvola sonnolente che ormai lo aveva avvolto.

 

"Oi"

La lieve pressione che avvertì sulla spalla fu abbastanza da farlo riprendere. Sobbalzò appena e sentì un risolino provenire dalla sua destra. Girandosi, ne vide la fonte: capelli neri, leggermente mossi, corporatura esile, camicia larga e jeans stracciati. Il ragazzo di fianco a lui lo guardò dritto negli occhi, ogni segno della risata dell'attimo prima scomparso.

"Vuoi che ti rubino anche le mutande?"

Il nuovo arrivato dovette cogliere spaesamento sul volto di Jimin, ancora non ripresosi del tutto dai pochi ma intensi minuti di sonno, perché precisò subito dopo:

"È pericoloso addormentarsi in stazione"

Jimin annuì con vigore, finalmente capendo, e si inchinò fino quasi a toccarsi le gambe col busto.

"Grazie mille. Hai ragione, sono stato sciocco!"

"È tanto che aspetti?"

"Il mio treno era in ritardo e sono qui da tre ore... me ne rimangono ancora due"

"Mmh"

Jimin rimase a fissare l'altro ragazzo, che ora sembrava pensieroso. Lo vide scendere dalla sedia con un saltello.

"Aspettami qui"

Che tipo strano, pensò. Comunque, ovviamente non sarebbe andato da nessuna parte. Doveva ancora tenersi quel posto a caro per altre due ore.

“Ma allora è vero che sei stupido”

Jimin sobbalzò per la seconda volta nel giro di dieci minuti. Diamine, si era addormentato di nuovo! Alzò lo sguardo verso la stessa voce di prima e rimase interdetto. Il giovane gli stava tendendo un ghiacciolo giallo già leggermente gocciolante.

“Prendilo, magari ti svegli”

“Grazie” balbettò Jimin mentre prendeva in mano la stecchetta di legno, arrossendo leggermente all’idea di essere stato colto nuovamente a dormire. Penserà che sia narcolettico.

“Dunque? Cosa ti porta a Daegu?”

“Uh? Cosa ne sai che non sono di qui?”

Gli occhi del ragazzo lo guardarono in modo canzonatorio e Jimin si rese conto di ciò che aveva detto:

“Ah, ma certo, vero, il mio accento!” rispose con una risatina nervosa prima di riprendere a leccare il suo ghiacciolo. Questo ragazzo lo metteva in agitazione e non sapeva nemmeno lui il perché. Però questo gelato è davvero buono. In fondo è stato gentile, anche se chiaramente non sta nascondendo il fatto che mi considera un idiota. “Vengo da Busan, sono stato a trovare mio cugino”

“…e?”

“E cosa?”

“Non lo hai detto con il tono di qualcuno contento di aver rivisto un familiare.”

“Ah…” come diamine ha fatto a capire? “Beh, si, diciamo… diciamo che non è stata una visita fatta per scelta”

Vide il ragazzo che ora si era di nuovo seduto vicino lui inclinare la testa di lato, come a indicare di essere incuriosito e volerne sapere di più. Per quanto l’idea di aprirsi con uno sconosciuto gli sembrasse strana, Jimin non riuscì a fermarsi. Non di fronte a quel viso. Chissà poi perché. Dicono che a volte sia più semplice parlare con persone a noi estranee. Ora capisco cosa intendono.

“Mio cugino fa l’avvocato. Ed è molto bravo. È una persona seria, come si deve, ha fatto tutto come si deve. Ha una moglie e una bambina e adesso aspettano il loro secondo figlio. Tutti gli anni di studio sono stati ripagati, la sua carriera va a gonfie vele e lui ha solo trentadue anni. Puoi crederci? È davvero bravo mio cugino. Un modello da seguire, come dicono sempre mamma e papà. Io ho ancora solo diciassette anni, ma non credo riuscirò mai a raggiungere una buona posizione a lavoro e a mettere su famiglia in così poco tempo. Non so nemmeno se avrò mai una carriera. Ma il problema è un altro, il problema è che non sono sicuro di volerla. Ed è un problema, lo so, mamma e papà dicono sempre che è un problema” quello che restava del ghiacciolo stava iniziando sempre più a sciogliersi, scivolando piano ma costante in rivoli appiccicosi lungo le mani di Jimin, ma ciò non fermò il ragazzo, ormai era diventato un fiume in piena “Ma cosa posso farci io se preferisco l’arte e la letteratura ai libri di legge? O di medicina? Non dico che non siano belle professioni, trovo che chiunque le intraprenda sia assolutamente degno di lode.  Ma io… non è quella la vita che voglio. A me piacciono i libri. Mi piace leggere storie e mi piace scrivere. Papà mi rimprovera sempre quando vede che passo troppe ore chiuso in camera a leggere. Mia mamma anche storce il naso. Non che siano persone ignoranti, assolutamente no! Anche loro leggono, ogni tanto. Ma hanno capito fin da quando ero anche più piccolo che la mia era una passione vera, forte. Che era la cosa che più amavo fare. E che non mi sarei mai appassionato di scienza o sviluppato interessi che avrebbero potuto portare a carriere prestigiose. Mi dispiace così tanto farli preoccupare. Lo so che in fondo è solo preoccupazione ciò che li spinge ad agire così. Mi hanno mandato da mio cugino perché adesso devo scegliere l’università e credo siano in ansia. Speravano che vedere la sua vita e chiacchierare con lui mi avrebbe dato la spinta necessaria a fare la cosa giusta. Ma… è tutta la settimana, da quando sono qui, che sento che invece è tutto incredibilmente sbagliato. Non voglio diventare avvocato. Non voglio nemmeno diventare medico. Voglio solo-“

“Allora non farlo.”

Jimin si scosse dal quasi stato di trance in cui era entrato.

“Come?”

“Non farlo. Non diventare avvocato. Non diventare nemmeno medico. Diventa quello che vuoi”.

“Che- che cosa intendi?” Jimin teneva gli occhi spalancati, sorpreso per l’ennesima volta da questo ragazzo così strano. Lo vide sorridere.

“Davvero, inizio a pensare che tu sia sul serio un po’ tardo. Avrei già dovuto capirlo, ma per qualche motivo continuavo a darti il beneficio del dubbio. Non. Farlo. Diventa. Quello. Che. Vuoi. Ci sei?”

“Ma come faccio?”

“Fallo e basta. Non devi compiacere nessuno, questa è la tua vita e solo tu devi esserne felice. Non guardarmi così, sembri un cerbiatto spaurito, va tutto bene. Puoi davvero fare quello che preferisci, non te lo hanno mai detto? Non sarà facile, questo posso garantirtelo, ma se la tua motivazione è vera troverai un modo. Non hai amici? Sicuro che li hai, le persone come te non possono non avere gente che gli vuole bene”

“Si... un paio, molto stretti.” Le persone come me?

“Appunto. Parti da loro. Chiedi aiuto se serve. Ma non permettere agli altri di scrivere la storia della tua vita. Non sarebbe un po’ paradossale, per un aspirante scrittore?”

 “C-credo di sì. Però… non è- “

“Facile, no, stupido, te l’ho già detto. Ma tu fallo e basta. Quando i dubbi ti assalgono, fallo e basta.” Sollevò lo sguardo sul tabellone delle partenze “Il mio treno è arrivato” si alzò e guardò Jimin dritto negli occhi “Ti ho chiamato stupido diverse volte… fa che io sia l’ultima persona a dirtelo per favore. Promettimi di fare la cosa che senti essere davvero giusta. Ci vediamo”.

Jimin lo vide afferrare una cartella nera da sotto la panchina – era sempre stata lì? – e correre poi veloce in direzione del suo binario.

“Aspetta!” urlò appena si rese conto di ciò che stava accadendo, ma lo aveva già perso tra la folla. Era successo tutto così di fretta, lo sfogo improvviso, i consigli inaspettati, la fuga dell’altro, che a fatica riuscì a convincersi che non fosse stato tutto un sogno. Sentì un piccolo buco aprirglisi nel petto. Non sapeva neppure il suo nome. Fu a quel punto che lo vide. Piccolino, solido e squadrato, sotto la panchina, nello stesso punto in cui prima si trovava la cartella nera del giovane sconosciuto. Un libro. Lo raccolse. Doveva essere caduto mentre il ragazzo correva via. Una piccola speranza gli si accese nel cuore, come se poi a questo punto potesse contare qualcosa. Aprì la prima pagina. Nulla. La seconda. Nulla. Ma ecco la terza, ed ecco quello strano senso di soddisfazione. Scritti con grafia nervosa, piccoli, nell’angolo destro superiore della paginetta, si trovavano due gruppi di segni. Un nome. Yoongi.

 

 

Note dell’autrice: Ciao a tutti e innanzitutto grazie per aver letto questo primo capitolino! Rieccomi qui a pubblicare una nuova fic :) L’idea iniziale per questa storia era che fosse una OS, quindi nulla di troppo lungo. Sulla lunghezza sono rimasta dello stesso parere: non vorrei farla uscire troppo lunga, anche perché la trama è piuttosto semplice. Il rischio però che esca fuori leggermente meno breve di come l’avevo immaginata c’è perché mi piace scrivere e anche se non ho intrecci complicatissimi da narrare, spesso butto giù parole anche solo per il semplice gusto di farlo o per magari esercitarmi con stili e toni differenti. Tutto questo è per dire che anche se alla fine ho preferito la struttura a capitoli perché mi diverte di più, di base la storia nasce come qualcosa di molto tranquillo e senza troppe pretese, un modo per me di rilassarmi davvero quando ogni tanto la vita e il lavoro diventano un po’ troppo e ho bisogno di isolarmi da tutto.

Chiarito ciò, passiamo alla frequenza di pubblicazione: al momento ho già scritto una parte della fic, mentre del resto ho solo la sintesi e siccome ho sia una vita che un lavoro di cui occuparmi (purtroppo, sigh) potrei a un certo punto aver postato tutto quello che ho già scritto, ma non aver completato nuovi capitoli. Per scelta non li farò mai troppo lunghi (la cosa potrebbe scioccare chi ha letto la mia “Quando si scioglie la neve”, visto che lì i capitoli erano chilometrici ahah) quindi sono abbastanza fiduciosa di riuscire ad andare avanti con la stesura di nuovi capitoli durante il periodo in cui pubblicherò quelli che ho già pronti. Però, se mai dovessi rallentare con il ritmo di pubblicazione, per favore abbiate pazienza e continuate a controllare se è uscito un capitolo nuovo, perché comunque ho intenzione di portarla avanti questa storia, no matter quanto ci vorrà.   Al momento, la frequenza con cui posterò sarà ogni 5 giorni. Ribadisco, è una storiella tranquilla nata per distrarmi un pochino e rilassarmi ed è questo l’unico obiettivo che mi do nel pubblicarla ovvero rilassare anche solo per un quarto d’ora anche voi con qualcosa di leggero e scorrevole.

I feedback mi fanno quindi davvero molto piacere e soprattutto mi sono sempre molto utili, per cui se volete e avete tempo lasciate pure un commento, li leggo e rispondo sempre :)  

Grazie mille per la pazienza se avete letto fin qui, spero tanto che le note non finiscano come mio solito per diventare più lunghe dei capitoli stessi sigh A venerdì, baci baci,

Elle ♥

   
 
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