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Autore: LadyDP    18/07/2018    0 recensioni
I pensieri di Ignacio (Male!Imelda) dopo tanti anni dall'addio di Helena (Female!Hector).
Qui Socorro (Coco) diventa Santiago (Tio)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Coco Rivera, Hector Rivera
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Ignacio stava seduto a gambe semilarghe su quel suo vecchio sgabello che era anche la prima cosa che aveva comprato per il suo laboratorio.

 

Col grembiule usurato sotto i gomiti, che si muoveva a ritmo del suo martello,

l’anziano patriarca stava battendo sul tacco della scarpa rotta di una signora.

 

La memoria lo tradiva spesso ormai, ma ricordava bene quella donna.

 

Era venuta quella stessa mattina implorando di poter entrare.

 

Ignacio gli aveva detto che ormai quel laboratorio non aggiustava più scarpe, ma lei sembrava quasi disperata.

 

Doveva sistemarle il suo stivaletto. Era per un ballo, probabilmente.

 

L’uomo accettò di occuparsene entro l’indomani.

 

“Alle belle signore non sai proprio dire di no, eh, papa’?” scherzò Tio (il cui vero nome era Santiago), che lavorava con lui quel giorno.

 

 

Ignacio afferrò quella stessa scarpa e la lanciò addosso al figlio, che cercò di evitare quell’aggressione a prima vista inspiegabile correndo su e giù.

 

“Che ti prende, papa’?!” gli chiese, nascondendosi dietro l’orlo della porta.

 

Un’ipotesi se l’era fatta, in realtà, e si pentì della domanda immediatamente.

 

Ignacio lo rimproverò con uno sguardo di fuoco.

 

Cercò di contenersi. Dopotutto quello che aveva detto non gli era di sicuro uscito con malizia. Che figura si faceva ad arrabbiarsi così, senza motivo?

 

“Torna a lavoro” gli disse, con voce tutto sommato pacata.

 

“Non è ora di parlare di mujeres”

 

Ignacio tornò al suo sgabello.

 

 

Tio afferrò la scarpa della signora e la posò sul tavolo da lavoro del padre.

 

L’uomo la osservò solo con la coda dell’occhio, la afferrò e la poggiò lontano da sé.

 

“Non la aggiusto”

 

“Devi, è una commissione, ormai l’hai presa”

 

“Fallo tu. È come fare scarpe nuove, solo più facile”

 

Non sembrava voler dire altro.

 

“Va bene..la prendo dopo” disse l’altro, indietreggiando piano e fissandolo.

 

 

 

Incredibile. Dopo decenni ancora non si poteva toccare l’argomento donne, per quanto riguardasse lui almeno.

 

Tio aveva rinunciato da quando non era che un niño a rivedere sua madre e suo padre insieme. Crescere significava anche questo.

 

Ma non avrebbe mai odiato la sua mamma.

 

 

Però già da ragazzo aveva pensato che, se suo padre avesse voluto sposarsi, lui avrebbe approvato e sarebbe stato felice per lui.

 

Una donna avrebbe distratto i suoi pensieri tristi, o forse no.

 

Sta di fatto che lui era sempre stato aperto all'idea di una matrigna.

 

Ma non aveva mai osato toccare l’argomento. Ora che, per la prima volta da sempre,

si era permesso di accennarvi con una battuta, era stato pestato con una scarpa.

 

 

Possibile che il suo cuore fosse ancora bollente di amore e di dolore?

 

 

Quel pomeriggio tardo, Ignacio stava ancora lavorando.

 

Aveva finito le sue commissioni, quando si accorse che quella dannata scarpa non era ancora stata sistemata.

 

“TIO!” urlò. Nessuna risposta. Aveva già finito anche lui.

 

Ignacio afferrò rabbiosamente lo stivaletto taccato e lo buttò sul suo tavolo.

 

Con il riverso del martello tolse il chiodo che teneva fermo il tessuto, e che ora stava penzolando.

 

Afferrò un chiodo dei suoi e cominciò a batterlo sul tacco.

 

 

Belle donne, ha detto..”

 

Cosa vuoi che mi interessi delle belle donne alla mia età”

 

Anzi, a qualunque età.

Non me ne è mai interessato nulla. A chi serve, una donna.

Forse si è scordato che ho passato tutta la vita a lavorare, per lui e per la famiglia.

 

Se sto aggiustando questa scarpa è perché non so dire di no a nessuno,

non alle belle donne.”

 

Ignacio pensò a quante volte aveva sognato a Helena, ed a quante aveva immaginato cosa gli avrebbe risposto se fosse tornata, e avesse implorato di farla entrare in quella casa.

 

No. No a calci nel sedere. Quella era la risposta che avrebbe voluto dargli.

 

E sì, avrebbe tirato un calcio ad una donna. Davanti a tutti.

Con tutte le conseguenze.

 

Però se era vero che non sapeva dire di no…

 

 

Fissando bene quel tacco di scarpa, ripensò ai balli a cui partecipava da ragazzo, circondato da belle fanciulle e dalle loro grazie, ricordando che il suo fascino da aitante cantante dalla voce profonda e dal pizzetto aveva molto successo tra loro.

 

Lui pensava più alla musica. Non voleva storie e non voleva illudere nessuna donzella portandola fuori a cena, magari, e poi lasciandola poche settimane dopo.

 

Questo era quello che avrebbe potuto fare, ma non gli interessava farlo.

 

Quello che gli piaceva era cantare..e soprattutto incantare.

 

 

 

Quello sguardo era il più insistente che avesse mai visto.

I suoi grandi neri, e le sue lunghe ciglia, lo gaurdavano sì, ma non era solo ammirazione per la sua bellezza. Non aveva mai visto uno sguardo innamorato.

 

Era qualcosa di magico, come quella prima sera d’amore tra loro due.

 

La sua prima ragazza, e l’ultima.

 

Era una donna mariachi, suonava la chitarra mentre molte ragazze della sua età preferivano padroneggiarsi esibendo la voce e sé stesse.

 

I suoi amici la consideravano una ragazza dolce, adorabile, ma un po' bruttina.

 

Per lui, invece, lei aveva un fascino irresistibile.

I misteri dell’amore, che è cieco ma non è sordo.

 

Si chiamava Helena.

 

Si innamorò prima della sua chitarra, accordata come solo lei sapeva farlo, al primo colpo, subito. Suoni perfetti, nemmeno un colpo stonato, o simile ad una stonatura.

 

Poi si innamorò delle sua mani, abili, veloci, ma armoniose.

 

E si accorse che stava cantando sulle note dello strumento di quella donna,

solo un attimo prima di perdersi nel suo sguardo.

 

 

No dejare’ de quererte” intonava lui, fissandola, sotto gli occhi gelosi di tutte le fanciulle della sala.

 

Quella stessa frase la ripetè a pieni polmoni. Due polmoni micidiali.

 

Chissà se sapeva ancora cantare così.

 

Ripensando alla sua dolce Helena arrossita, il vecchio Rivera si mise a canticchiare.

 

Pensò a lei mentre ballavano, al giorno del loro matrimonio.

 

A quando aveva preso per la prima volta tra le sue braccia il loro bambino.

 

Al suo sorriso. E ripensandoci, anche lui sorrise. Era raro che sorridesse, Ignacio.

 

Si concesse di sperare in quel fatidico giorno, che forse mai sarebbe arrivato,

in cui Helena sarebbe davvero tornata a chidergli scusa.

 

O anche a non chiederglielo. A sorridergli. E a dirgli

 

Sono qui

 

Ma quale calcio nel sedere. Non sarebbe mai riuscito a cacciarla di nuovo.

 

La teneva ancora stretta a sé con la mente.

 

Non poteva pensare di lasciarla andare definitivamente, cioè anche dal cuore.

 

Allora sì che si sarebbe sentito perso.

 

Lui viveva per quella bussata alla porta.

 

 

 

 

E proprio in quei pensieri, qualcuno bussò.

 

Ignacio, preso com’era da quelle fantasie, ci credette davvero che fosse lei.

 

Smise di canticchiare, si alzò in piedi e si voltò di scatto, con occhi speranzosi.

 

La vista di Tio lo riportò alla brusca realtà.

 

“Papa’, mi sono dimenticato di aggiustare quella scarpa.

 

Sono sceso per farlo”

 

Il padre non sapeva che dire. Tremò e si dovette sedere.

 

Si rivoltò verso la scarpa, immobile.

 

“..secondo te lei pensa a me, Tio?” chiese, senza rendersi conto di ciò che diceva.

 

Stava per chiedere di chi parlasse, ma non fu difficile arrivarci da solo.

 

 

Esitò a rispondere.

 

E quell’esitazione bastò per lasciare tempo al padre di pentirsi della sua domanda.

 

“Lascia perdere, Tio. Torna a dormire. Faccio io”

 

“..penso che lei ti sogni notte e giorno, sia a occhi chiusi che aperti” disse il più giovane. Avrebbe pagato quelle parole, ma forse non subito.

Non era un tipo smielato, ma quando si sentiva qualcosa dal cuore, doveva dirlo.

 

Tio se ne andò, camminando lentamente. Parlare di lei era doloroso anche per lui.

Non avrebbe dormito presto quella sera, dopo i discorsi di quella giornata.

 

 

Era già alla porta della casa, piuttosto lontana dal laboratorio.

 

Ma lo sentiva bene. Ignacio stava piangendo. E non sarebbe stato l’unico a sentirlo.

 

 

Perchè urlava.

 

E urlava il nome di lei.

   
 
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