CAPITOLO
1
“C’è ancora una
speranza per Dan.”
Hideto,
Mai e Yuuki si fissarono e il loro mondo, in quegli
istanti, si ridusse al battito dei loro cuori e a quella frase che si
ripeteva
in loop nella loro mente.
L’ultimo
raggio del tramonto senza sole scomparve dietro ai
picchi rocciosi. La penombra avvolse i tre Maestri della Luce. Dentro,
si
attivarono le luci. Dalle vetrate riuscivano a vedere chiaramente tutti
gli
altri componenti del gruppo e si capiva che la notizia doveva essere
stata
annunciata da poco. Il Guerriero Blu si doveva essere fiondato fuori
senza neanche
farli finire di parlare.
Serjou
girato verso di loro, Kenzo con gli occhi sgranati,
Zungurii indeciso tra il ridere e il piangere, ma quasi in lacrime per
la gioia
inaspettata. Su un altro divanetto, Magisa con un sorriso appena
abbozzato e
una luce angosciata nello sguardo e Aileen leggermente impacciata,
forse insicura
se essere contenta per loro o rimanere gentilmente neutrale.
Mai
emise uno sbuffo esasperato, strinse i pugni e scattò
verso l’interno. Superò Hideto senza guardarlo, la
lunga coda che sbatacchiava
sulla schiena in modo scomposto. Il Guerriero Blu si riscosse, smise di
sorridere, e seguì zoppicante la ragazza. Yuuki fu subito
accanto a lui e i due
ragazzi si scambiarono uno sguardo confuso e allarmato.
Zungurii
sentì i loro passi e si voltò, con un sorriso che
non poteva essere più enorme. “Mai, hai sentito?
Possia-”
La
Guerriera Viola, però, alzò repentinamente la
mano
davanti a lui per interromperlo. Il granroriano si zittì di
colpo, disorientato
da quanto poco elettrizzata sembrasse la ragazza.
Quest’ultima fece ancora
pochi metri e si fermò a lato del tavolino. Il suo sguardo
passò sulle due
granroriane per posarsi infine su Aileen.
“Perché
non ce lo hai detto!”
“Cosa?”,
la granroriana sbatté le palpebre e cercò di
incrociare lo sguardo dei due Maestri della Luce dietro alla Guerriera
Viola.
Quando nessuno dei due fu in grado di chiarirle il motivo di tanto
improvvisa
animosità, Aileen tornò a incrociare gli occhi di
Mai.
“Non
avevi nessun diritto di tenercelo nascosto!”,
sibilò la
ragazza.
A
quelle parole, cosa stesse succedendo fu chiaro alla
granroriana. Per un attimo, si chiese se sarebbe sempre stato
così. Se ogni
volta l’avrebbero guardata di sottecchi, domandandosi che
cosa stesse ancora
nascondendo. Non ebbe il coraggio di guardare verso Yuuki e Hideto,
sicura di trovare
nei loro sguardi lo stesso sospetto. Si sentì avvampare e si
spinse per
mettersi in piedi.
“Io
non ne avevo la minima idea! Perché avre-”
La
mano di Magisa le afferrò il braccio prima che potesse
completare
la salita e la granroriana si ritrovò seduta ancora prima di
rendersene conto.
L’attenzione di tutti si spostò sulla Maga che
chiuse gli occhi per un attimo.
Poi sospirò e sorrise amaramente.
“Aileen,
non c’entra niente. La sorte di Dan mi è ormai
nota
da anni. Sono io che ho scelto di non rivelarlo a nessuno.”
Mai
sbatté le palpebre e sedette lentamente
sull’ultimo
divanetto ancora libero, svuotata e capace solo di guardare Magisa,
sentendosi
contemporaneamente speranzosa e ferita. Hideto le si sedette accanto
subito,
rapido a posarle una mano sulla spalla. Yuuki rimase in piedi.
“Avreste
potuto già salvarlo.”
“Perché
non ce l’hai detto, Magisa?”, protestò
debolmente
Zungurii.
“Non
è così semplice. Forse non avrei dovuto dirvelo
neppure
ora.”
Magisa
abbassò lo sguardo a fissare le mani, cercando di
ignorare il silenzio carico di attesa di tutti i suoi amici.
Perché non era
riuscita tenere la sua boccaccia chiusa? E sapeva bene quanto
pericoloso poteva
diventare il tentativo di riportare Dan tra di loro.
Ma
era stato più forte di lei, quando Hideto e Kenzo erano
arrivati alla conclusione del loro resoconto e le avevano rivelato con
occhi malinconici
che Dan si era sacrificato nel futuro. Aveva avuto un tuffo al cuore e
si era
sentita un mostro. Loro soffrivano, erano convinti che Dan fosse
perduto per
sempre e lei sapeva che non era veramente così.
“Tecnicamente, Dan non
è morto…”
Non
aveva riflettuto, come una sciocca. Alla faccia
dell’esperienza che tanto decantava come Maga del Mondo
Altrove. Ora che si
ritrovava anche senza scettro, nessuno avrebbe potuto prenderla sul
serio. Come
aveva fatto a non pensare ai rischi che avrebbero corso? E con ancora i
segni
della fuga dal Governatore bene in vista per giunta.
“Magisa?”
La
voce di Hideto la riscosse. Alzò lo sguardo di scatto e
vide i cinque Maestri della Luce, ammaccati ma carichi di coraggio e di
speranza. Erano così cresciuti, quasi non si vedano
più i ragazzini che aveva
conosciuto tanti anni prima. Eppure, faticava a scacciare il pensiero
che,
comunque, fossero solo poco più che bambini. Come poteva
quando vedeva la gamba
fasciata di Hideto, il labbro ancora leggermente gonfio di Mai, i
lividi
violacei sullo zigomo di Yuuki e, sulla spalla di Aileen, la contusione
che
sbucava dal bordo del vestito?
“Abbiamo
corso dei rischi per salvare te. Siamo pronti a fare
lo stesso per salvare Dan”, esclamò incoraggiante
Kenzo.
Magisa
si morse un labbro e tornò a fissare le mani,
improvvisamente
gelide. Perché non potevano essere adulti, pensò
con una punta di rancore.
Perché non potevano essere granroriani o umani con anni e
anni di vita alle
spalle? Perché dovevano essere ragazzini quelli che era
condannata a spingere
verso il pericolo? Come era possibile che un tempo le venisse tanto
più
semplice? Non ricordava di essersi sentita tanto in colpa, quando i
Maestri
della Luce si erano preparati a sacrificarsi per sostituire i cristalli
delle scale.
Era stata una persona orribile.
“È
troppo pericoloso.”
I
volti di Mai, Hideto e Kenzo a quelle parole si
rabbuiarono e i tre strinsero le mani a pugno. Flash del sacrificio di
Dan si
fecero largo nella loro mente e insieme ad essi riemerse il senso di
impotenza
che avevano provato allora. Un cocente e inaspettato fiotto di
risentimento
avvampò dentro di loro, alimentato da quelle parole usate
così tanto dalle loro
famiglie anni prima. Proprio da Magisa, che avrebbe dovuto essere dalla
loro
parte.
“Dacci
la possibilità di valutare da soli quanto sia pericoloso.
Starà a noi decidere se varrà la pena correre il
rischio.”
Yuuki
si sedette accanto a Hideto, incrociò le braccia e si
posò contro lo schienale. “Dopotutto, siamo i
Maestri della Luce.”
Magisa
sospirò, profondamente cosciente della freddezza dei
loro sguardi. Non aveva dubitato per un istante che alla fine avrebbe
dovuto
cedere. Probabilmente era il suo destino dover guardare in disparte
mentre gli
altri si sacrificavano al suo posto. Un tempo senza il mazzo, ora senza
lo
scettro.
“Come
volete.”
La
granroriana chiuse gli occhi e si alzò in piedi. Strinse
le braccia attorno al petto e uscì dallo spazio ristretto
tra i divanetti. Nel
tentativo di riordinare i pensieri ingarbugliati, cominciò a
camminare
lentamente avanti e indietro davanti alle vetrate. Per tutto il tempo
sentì lo
sguardo dei Maestri della Luce, di Zungurii e Serjou che la seguiva.
Forse solo
M.A.I.A. non le stava prestando attenzione, impegnata com’era
a gestire
l’astronave.
“Clarky
aveva sperato. Quando è apparso il Nucleo
Progenitore, credeva che tu fossi venuta a salvarlo”,
sussurrò Mai mentre con
le dita di una mano stringeva una ciocca di capelli. Voleva crederci
così tanto
che le faceva male, ma non poteva illudersi. Non lo avrebbe sopportato
una
seconda volta.
Magisa
incrociò il suo sguardo e sorrise dolcemente.
“È
un po’ più complicato. Vi spiegherò
dall’inizio e forse
tutto vi sarà più chiaro.”
Tutti
trattennero il respiro per un attimo. La Maga ispirò e
spostò una ciocca di capelli rosa dietro
all’orecchio.
“Dentro
ai Maestri della Luce, coloro che vengono
individuati come idonei dal Nucleo Progenitore, brilla una stilla della
luce
del Nucleo.”
“I
nostri simboli”, esclamò Kenzo.
“Esatto.
Ogni prescelto, se così vogliamo chiamarlo, ha la
possibilità di alimentare questa luce oppure ignorarla
finché essa non si
spenga.”
Hideto
annuì solennemente. “Quello che abbiamo fatto noi
scegliendo di restare e combattere per Gran RoRo.”
“Ma
tale luce è comunque legata indissolubilmente al Nucleo
Progenitore e a esso deve tornare”, dichiarò
Magisa posando una mano su una dei
vetri. Su esso apparve il riflesso del suo volto, velato dalla
preoccupazione e
dall’ansia, e dietro si potevano vedere i Maestri della Luce.
Fuori il
paesaggio era avvolto nell’oscurità, un confuso
via vai di sfumature d’ombra.
“Vuoi
dire che quando noi moriremo-”, mormorò scioccato
Kenzo.
“La
luce tornerà al Nucleo”, concluse tranquillamente
il
Guerriero Bianco. Magisa si limitò ad annuire.
“Quando
ho chiuso i portali, i due mondi hanno continuato a
coesistere in parallelo su due linee temporali separate. Ma i poteri
del
Nucleo, se io avessi voluto utilizzarli in tal modo, mi avrebbero
permesso di
accedere alla Terra in una qualunque delle sue epoche.”
“È
successo quel giorno in cui ha usato i suoi poteri ma non
ha voluto spiegarci il motivo, dico bene Maga Magisa?”
Aileen
sussultò a quelle parole, ricordando solo in quel
momento l’occasione a cui si riferiva Serjou con tale
prontezza. Era successo
tutto all’improvviso, fino ad un attimo prima stavano
parlando tranquillamente,
poi Magisa si era irrigidita e il suo sguardo si era rabbuiato. Li
aveva
ignorati mentre ancora stavano parlando, si era alzata e aveva fissato
un punto
lontano.
“Magisa?”
Ma era come se avesse
parlato all’aria. Incrociò lo sguardo di Serjou e
vide la sua stessa
confusione. Fu in quell’istante che Magisa emise un verso
strozzato e cadde in
ginocchio, il corpo scosso dai tremori e le mani strette al petto.
“MAGISA!”
“Maga Magisa!”
Scattarono in piedi
per correre al suo fianco, ma si bloccarono quando una luce iridescente
l’avvolse. I capelli rosa si sollevarono mossi da un vento
che avvolgeva solo
lei, spire di serpenti che si arrotolavano nell’aria. Aileen
rimase imbambolata
a fissare la sua luce, la prima volta che vedeva Magisa usare i poteri
del
Nucleo davanti a lei. Quei poteri che i suoi genitori e suo fratello
avevano
visto dal vivo. Quei poteri che le erano dolorosamente familiari.
Il tempo sembrò
rallentare e strecciarsi all’infinito. I pochi minuti in cui
brillò la luce
parvero protrarsi per ore.
Poi la luce scomparve,
i capelli tornarono a scivolare lungo la schiena della granroriana.
Aileen si
riscosse e si gettò al suo fianco.
"Cos’è successo?
Come stai?”
Ma Magisa non rispose.
Rimase immobile a fissare senza vedere quello che aveva davanti. La
Guerriero
Verde si inclinò per vederla in volto e sgranò
gli occhi.
Le sue guance erano
rigate di lacrime silenziose, le labbra piegate in un sorriso carico di
inquietudine
e di dolore.
“Era
da anni ormai che faticavo a usarne i poteri. Fui colta
alla sprovvista dall’improvvisa destabilizzazione del Nucleo.
Mi resi subito
conto che doveva essere successo qualcosa sulla Terra”,
tentò una risata ma
risuonò vuota e scosse la testa. “Quando mi resi
conto che era il futuro, per
un secondo gioii. Anche se era meschino, perché qualcosa di
grave stava
succedendo. Ma vi credevo al sicuro.”
“La
distorsione spazio-temporale generata dalla distruzione
del nucleo al centro della Terra”, esalò Kenzo
sbattendo gli occhi. Poi un
sorriso trionfante piegò le sue labbra. “Era
quello che ha permesso
l’apparizione del Nucleo, lo sapevo!”
Hideto
gli lanciò uno sguardo di rimprovero e il ragazzino
ridacchiò e arrossì, abbassando la testa e
borbottando un flebile scusate.
Magisa non sembrò averlo
sentito, immersa nei propri ricordi.
“Percepii
che l’equilibrio sulla Terra si stava
ristabilendo. Percepii l’immensa energia rilasciata pochi
istanti prima fluire
nel Nucleo”, Magisa si inumidì le labbra e
tornò a scuotere la testa. “E
percepii l’energia di un Maestro della Luce. Dan.”
Un
brivido percorse la pelle dei Maestri della Luce che quel
giorno erano stati lì. Potevano anche aver messo
l’esperienza alle spalle, ma
fermarsi a ricordare quegli istanti faceva riaffiorare solo brutte
memorie.
Kenzo fu il primo a riscuotersi, mosso dal desiderio impellente di dare
un
quadro più razionale possibile a tutto quel discorso.
“Quindi,
riepilogando, stai dicendo che l’energia dei nostri
simboli è legata a doppio filo con il Nucleo e che, quando
viene liberata dal
suo portatore, essa viene ripresa in sé dal
Nucleo?”
“Esattamente,
Kenzo.”
“E
questo per il nostro Dan che cosa significa?”, si
intromise Zungurii il cui unico interesse era capire nella pratica come
potessero salvarlo.
“Il
vostro simbolo non è un’entità
estranea. Esso è legata a
voi, è una parte vera e propria del vostro essere. Non
è come con me con il
Nucleo Progenitore. Io lo custodisco, nel tempo vi sono legata, ma non
è una
vera e propria parte del mio essere.”
“Come
lo era invece per mia sorella. Il suo legame con il
Nucleo non era stato creato, era innato. Per questo lei non poteva
vivere senza
di esso”, proseguì Yuuki chiudendo gli occhi, per
nascondere il tormento legato
a quei ricordi.
“O
come è successo con il Re del Mondo Altrove”,
aggiunse
Magisa lasciando che la schiena si poggiasse alle vetrate.
“La sua brama di
conoscenza e di potere lo ha portato a unirvi completamente la sua
forza
vitale.”
“E
quando il Nucleo gli è stato tolto…”
“Se
l’è cercata”, sbottò con poco
celato disprezzo il
Guerriero Blu. Nessuno lo contraddisse.
Kenzo
si risistemò gli occhi e tornò a voltarsi verso
Magisa, deglutendo prima di esprimere a parole una realtà
che nessuno di loro
aveva mai immaginato possibile. “Quindi, quando il Nucleo ha
ripreso l’energia
del simbolo rosso di Dan-”
“Può
aver portato con sé anche la sua forza vitale”,
concluse Mai con voce ferma nonostante gli occhi lucidi.
“Dan
è qui? Cosa aspettiamo? Andiamo a prenderlo!”,
esclamò
a gran voce Zungurii saltando in piedi.
Magisa
scosse bruscamente la testa. “Non lo puoi trovare in
un luogo raggiungibile con l’astronave.”
“Che
peccato, speravo veramente che fosse più
semplice!”, si
lamentò Zungurii risedendosi pesantemente e posando i gomiti
sulle ginocchia e
la faccia tra le mani. Un broncio sostituì
l’entusiasmo di pochi secondi prima,
scatenando più di qualche sorriso divertito tra i Maestri
della Luce.
“Immagino
servirà il Nucleo Progenitore”, esordì
Yuuki
rompendo il breve silenzio seguito allo sfogo del granroriano.
L’espressione
di quest’ultimo tornò ad illuminarsi,
rialzò
il volto e aprì la bocca. Mai, riscossasi, balzò
in piedi prima che Zungurii
potesse continuare o, peggio, che qualcun altro potesse appoggiarlo.
Avrebbe
voluto tanto anche lei gettarsi a capofitto al salvataggio, anche solo
per
placare i propri sensi di colpa. Ma i muscoli doloranti delle gambe
erano un messaggio
più che eloquente. Stava succedendo tutto troppo in fretta,
al solo pensiero
sentiva girarle la testa. E dubitava che i sentimenti negativi
suscitati da
Magisa fossero d’aiuto.
“Non
credo sia la soluzione migliore. Abbiamo avuto una
giornata pesante, siamo tutti mezzi acciaccati. Prima di imbarcarci in
una
nuova missione penso sia meglio che ci riposiamo tutti un
po’.”
“Concordo
con Mai. Non è da prendere alla leggera”, aggiunse
Yuuki attirandosi a sua volta le occhiate offese e deluse di Zungurii,
occhiatacce che ignorò senza battere ciglio.
“È meglio che rimandiamo tutto a
domani.”
Aileen
annuì prontamente, grata di poter finalmente andare a
riposare. Si era infilata in una presa d’aria minuscola, era
stata sballottata
contro i muri, si era presa una tirata d’orecchi dal
Guerriero Blu e aveva
avuto un incontro leggermente surreale con il Guerriero Bianco. Per lei
quella
giornata era stata fin troppo lunga.
“E
poi devo prima ridare il Nucleo a Magisa. Credo di aver
già dato a sufficienza il mio contributo come Maestra del
Nucleo Progenitore!”
“Qui
qualcuno sta cominciando a montarsi la testa!”,
rimarcò
Hideto ghignando. Quando anche gli altri tre Maestri della Luce e
Zungurii
sorrisero divertiti, Aileen sgranò gli occhi e
portò le mani ai fianchi.
“Scusate!
Vi ho portato a Gran RoRo e vi ho salvato tutti
accelerando la Limoviole! Chiedo un
po’ di gratitudine!”
Tutti
nel gruppo scoppiarono a ridere, se possibile più
sereni e determinati di poche ore prima, quando avevano avuto la loro
prima
vittoria. Avere un obbiettivo così chiaro, così
caro a loro, li riempiva di
nuove forze. La tensione accumulatasi evaporò.
Tutti
ridevano tranne Magisa, in disparte e con un sorriso
tirato che non raggiungeva gli occhi. Un terrore gelido le stringeva lo
stomaco
in una morsa. E non solo per la leggerezza con cui pensavano di andare
in quel luogo.
Il
giorno che aveva ceduto il Nucleo ad Aileen era stato
semplice, quasi troppo. In quegli istanti aveva avuto la dolorosa
sensazione
che il Nucleo stesso cercasse di allontanarsi da lei.
Cosa
le faceva credere che il Nucleo avrebbe accettato di
aver di nuovo lei come custode?
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La
mattina dopo tutti i Maestri della Luce si svegliarono di
buon umore, carichi di energie e smaniosi di agire. Soprattutto per i
Maestri
della Luce umani l’attesa era troppo lunga. E come poteva
essere altrimenti,
quando per quattro anni avevano creduto di aver perso Dan per sempre?
Anche
i granroriani furono facilmente coinvolti nel clima di
entusiasmo. Zungurii non faceva altro che ripetere che avrebbe
finalmente potuto
duellare con Dan. Lo ripeté così tante volte,
mentre preparava la colazione e
anche mentre mangiavano, che tutti gli altri venne quasi la nausea.
Nessuno di
loro però ebbe cuore di dirgli qualcosa: la notizia della
morte di Dan, seppur
avuta solo pochi giorni prima, lo aveva sconvolto. Aileen a sua volta,
educatamente contenta che gli altri potessero riavere indietro un loro
caro
amico, sorrideva a trentadue denti alla prospettiva di poter tornare il
Nucleo
a Magisa.
La
speranza, la gioia erano così travolgenti che addirittura
M.A.I.A. scordò di punzecchiare Kenzo e anzi
continuò a svolgere i suoi compiti
fischiettando musichette allegre.
E
Magisa a vedere quella scena le si spezzava il cuore. Si
sforzò di sorridere, di non far vedere il tumulto interiore,
di farsi
coinvolgere dal buon umore. Ma si rendeva conto da sola di quanto falsa
fosse
la sua messinscena. Se nessuno se ne era accorto, il motivo era solo
che tutti
erano troppo concentrati sulla possibilità di salvare Dan.
Non
riusciva ad incontrare lo sguardo dei Maestri della
Luce. Non riusciva quasi a voltarsi nella direzione di Aileen. Le aveva
affibbiato un compito non suo, con la promessa che sarebbe stato
qualcosa di
temporaneo. Come avrebbe fatto a guardarla negli occhi se non fosse
riuscita a riprendersi
il Nucleo?
“Mangi
ancora qualcosa?”
La
voce di Zungurii strattonò violentemente
l’attenzione
della Maga che sobbalzò, girando di scatto la testa verso il
granroriano. Aveva
già in mano tazze e piattini. Solo in quel momento Magisa si
rese conto che gli
altri avevano già finito. Precipitosamente spostò
lo sguardo sul proprio piatto
e afferrò l’ultimo biscotto che doveva aver preso
senza pensarci.
Forzò
un sorriso e scosse la testa. “Va benissimo così,
grazie Zungurii.”
Il
granroriano alzò un sopracciglio, ma dopo qualche istante
sorrise e alzò le spalle. Magisa tirò un sospiro
di sollievo e infilò il
biscotto in bocca. Accanto a lei si sedette qualcuno. La Maga non
dovette
neppure voltarsi per capire chi fosse.
“Cominciamo
quando vuoi, Magisa.”
La
Maga finì di masticare e inghiottì il boccone:
sembrava
cartone. Annuì e inspirò, cercando di afferrarsi
all’ottimismo imperante dei
Maestri della Luce. Quest’ultimi si erano alzati dai divani e
si erano
posizioni in piedi a poca distanza. Zungurii li aveva raggiunti dopo
aver
portato via gli ultimi piatti.
“Cosa
devo fare?”
Magisa
si pulì lentamente le mani su un tovagliolo per poi
sistemarsi sul divanetto in modo da fronteggiare la Guerriero Verde.
“Niente
di complicato. Devi rilassarti e lasciar fare a me
il resto. Quando sentirai fluire il Nucleo, non opporti e lascia che si
allontani da te.”
Era
riuscita a parlare tranquilla, senza far tremare la
voce, ma era una misera vittoria. E si sentì codarda, e
anche un po’ cattiva, ma
non poté evitare di pensare che avrebbe preferito fosse
molto più complicato.
Così, se Aileen non fosse riuscita a guidare il Nucleo,
almeno non avrebbe
dovuto confrontarsi con l’evidenza che, per
l’ennesima volta, era inadeguata ad
aiutare Gran RoRo.
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Nessuno
dei Maestri della Luce era stato presente sei anni
prima, quando Magisa aveva preso il Nucleo che stava consumando Dan.
Non
avevano ben chiaro che cosa aspettarsi nel passaggio del Nucleo, ma
l’entusiasmo di Aileen e le parole di Magisa li avevano
alquanto rassicurati.
Avevano avuto tutta l’intenzione di sedersi accanto alle due
granroriane, se
non fosse che la Guerriero Verde aveva chiesto loro di allontanarsi
quel tanto
che bastava per non farle sentire il fiato sul collo. E,
così, i quattro umani
si erano messi in piedi contro il parapetto della postazione di
comando, dove
invece si erano seduti Serjou e Zungurii.
Dalla
loro posizione, riuscivano a vedere le due granroriane
solo dalle spalle in su. Dopo aver inspirato, e senza perdere il
sorriso, la
più giovane strinse le mani dell’altra e chiuse
gli occhi. Magisa esitò un
attimo prima di imitarla.
Per
lunghi minuti non successe nulla. M.A.I.A. sfrecciò
velocemente sopra di loro e poi tornò all’esterno
per proseguire le sommarie
riparazione della Limoviole.
“Un
attimo e ci arrivo”, esclamò Aileen con una punta
d’incertezza nella voce.
“Tranquilla”,
la rassicurò Magisa. “Prenditi il tempo che ti
serve.”
Forse
grazie all’incoraggiamento di quelle parole, pochi
istanti dopo un tenue bagliore iniziò ad avvolgere Aileen.
L’aria venne
attraversata da un debole ronzio che crebbe leggermente quando
un’aura
iridescente l’avvolse. I corti capelli vennero mossi
delicatamente, come percorsi
dal vento. Il resto del gruppo sussultò.
La
luce crebbe e inglobò anche Magisa, cominciando ad
attenuarsi attorno alla giovane granroriana. Il bagliore scomparve
quasi del
tutto attorno ad Aileen, i cui capelli ricaddero mollemente. Poi,
l’aura luminosa
oscillò bruscamente.
Yuuki
si irrigidì e si staccò di scatto dal muro.
“Qualcosa
non sta funzionando.”
Mai,
Hideto e Kenzo accanto a lui e Zungurii e Serjou
trasalirono allarmati, incapaci di percepire che cosa stesse
succedendo. Il
Guerriero Bianco, intanto, era già avanzato di alcuni passi.
“Fermatevi!”
Aileen
e Magisa aggrottarono entrambe la fronte, la prima
aprì di scatto gli occhi, sgranati e spaventati.
“Magis-”
L’esplosione
di energia li colse tutta alla sprovvista. Per
un attimo, la luce del Nucleo sembrò svanire, completamente
assorbita da
Magisa. Un istante dopo, un’onda di luce multicolore
attraversò con furia
rabbiosa tutta l’astronave. Yuuki venne scaraventato indietro
contro gli altri
Maestri della Luce, travolgendoli e facendoli urtare violentemente
contro il
muro del passamano. I vetri si incrinarono, il tavolino venne spinto
contro uno
dei divani e si scheggiò. Magisa venne sbattuta contro
l’angolo tra i due
divani e l’impatto le mozzò il respiro. Aileen,
invece, venne scagliata contro
la parete della Limoviole dalla
parte
opposta dei divani. Il suo corpo sballottò contro il metallo
e si accasciò sul
pavimento.
“Aileen!
Magisa!”
Zungurii
fu il primo a scattare, salvato in parte dalle
conseguenze dell’esplosione di energia dalla posizione
più rialzata. Balzò giù
dai gradini, mentre i Maestri della Luce si stavano appena rendendo
conto di
quanto fosse successo, seguito a ruota da Serjou.
Il
granroriano del villaggio Gurii si lanciò verso Aileen e
indicò a Serjou di occuparsi di Magisa. Quando
quest’ultimo raggiunse la Maga,
la donna si era portata una mano alla fronte e fissava imbambolata il
tessuto
del divano, annerito e in parte sventrato, e, più oltre,
Zungurii inginocchiato
che aveva sollevato delicatamente l’altra granroriana
facendole posare la testa
sulla sua spalla. Aileen aprì e chiuse gli occhi,
disorientata, e gemette
debolmente portandosi una mano alla nuca.
Yuuki,
appoggiandosi al gomito, fu il primo a rendersi conto
delle conseguenze dell’esplosione. Sgranò gli
occhi e scattò in piedi, correndo
verso i due granroriani a terra. “Hideto!”
Il
Guerriero Blu, che si stava facendo aiutare da Mai a
rimettersi in piedi, accelerò e insieme agli altri due
Maestri della Luce
raggiunse la granroriana. Hideto lanciò uno sguardo verso
Serjou che gli fece
cenno con il capo per rassicurarlo sulle condizioni non preoccupanti di
Magisa.
Il granroriano posò una mano sulla spalla della donna, che
si ritrasse di
scatto, spostando bruscamente lo sguardo su di lui.
“Io
non-”, mormorò con voce tremante per poi zittire,
abbassando lo sguardo sulle dita coperte da ustioni, la pelle rossa e
tirata.
Nel
frattempo, Hideto si era inginocchiato accanto a
Zungurii e Yuuki, che aveva posato una mano sul braccio della ragazza.
“Lasciate
aria!”, esclamò il ragazzo sottolineando la
richiesta con un gesto brusco della mano.
Una
volta che Yuuki, lanciato un ultimo sguardo sulla
granroriana, si era alzato e aveva affiancato due altrettanto
preoccupati Mai e
Kenzo, il Guerriero Blu portò la mano sotto il mento di
Aileen e attirò la sua
attenzione.
“Mi
vedi? Ti senti qualche fastidio? Ronzii? Mal di testa?”
“Vorrei
vedere te, dopo un volo del genere”, gemette
debolmente la ragazza continuando a massaggiarsi la nuca. “Mi
verrà un
bernoccolo mostruoso…”
“Se
hai la forza di lamentarti, non dovresti stare così
male.”
Aileen
sbuffò e aprì gli occhi, focalizzando il volto
del
ragazzo. “Mi vedi sdoppiato?”, le chiese ancora e
lei scosse la testa.
“Solo
un tantino rintronata. Che ho sbagliato sta volta?”,
aggiunse abbozzando una risata. Gli altri tirarono un sospiro di
sollievo e
sorrisero appena. Magisa, invece, si portò una mano tra i
capelli ed espirò.
“State
bene, Maga Magisa?”
La
donna annuì e sospirò, faticando a trattenere i
sensi di
colpa a quella domanda. “Non sarebbe dovuto
succedere…”
Intanto,
Hideto e Zungurii avevano afferrato le braccia di
Aileen per sorreggerla. Il secondo rimase in attesa che Hideto fosse
pronto. Il
ragazzo, una volta coordinatosi con la gamba ferita, annuì.
“Proviamo a tirarla
su.”
In
piedi, i due provarono a lasciare la presa e Aileen, dopo
un attimo di ondeggiamento, rimase saldamente sulle proprie gambe.
Sicura di
non cadere, la ragazza sorrise verso gli altri e si
controllò le mani, segnate
anch’esse da ustioni.
“Rischi
del mestiere, no?”, esclamò tornando ad alzare lo
sguardo. “Sapevamo tutti che sono inesperta. Riproveremo
più tardi.”
Prima
che uno dei Maestri della Luce o Zungurii, palesemente
poco convinti della proposta della granroriana, potesse protestare in
qualche
modo, fu Magisa a ribattere.
“Non
cambierebbe niente.”
“Visto?”,
aggiunse prontamente Zungurii, “anche per Magisa è
meglio… cosa?”
Il
granroriano si voltò verso la Maga, imitato dai Maestri
della Luce che uno dopo l’altro afferrarono quanto sussurrato
dalla donna.
Magisa
non alzò la testa. “Non è Aileen il
problema. Sono
io.”
Inspirò
e si obbligò a incrociare lo sguardo di tutti, che
si erano fidati di lei, che avevano messo a repentaglio le loro vite
solo poche
ore prima per lei. Inghiottì a fatica la saliva che le
impastava la bocca.
“Temo
di non potermi riprendere il Nucleo. Forse, non potrò
farlo per molto tempo!”
Distolse
subito lo sguardo e, nello stesso istante, Aileen
scattò in avanti con il viso infiammato, liberandosi dal
sostegno di Hideto e
Zungurii.
“Me
lo avevi promesso!”
Magisa
strinse le labbra, sofferenza e sconforto palesi
nella smorfia del viso. “Aileen…”
“Doveva
essere qualcosa di temporaneo”, interruppe con foga
e avanzando ancora, ormai a ridosso dei divani. “Solo
finché non ti avremmo
salvata!”
La
giovane granroriana aspettò una replica e, quando questa
non giunse, proseguì con la voce incrinata,
“È
per questo che hai sempre rimandato l’apertura del
portale.”
Magisa
aprì subito la bocca per negare, ma non una parola
riuscì a uscire dalle sue labbra, non quando una parte di
lei si sentiva
colpevole. Forse non lo aveva fatto inconsciamente, ma per ben
più a lungo di
un mese aveva saputo che qualcosa non andava. Forse lasciare il Nucleo
a
qualcun altro era sembrata istintivamente una via di fuga.
“Sì.”
Aileen
ruotò su sé stessa, corse e si fiondò
giù per i
gradini. Nessuno degli altri ebbe la forza e la prontezza di seguirla.
Hideto
fu il primo a reagire, occupando lo spazio in cui
poco prima si era trovata Aileen, e sbattendo le mani sullo schienale
del
divano. Magisa sussultò e lo fissò con occhi
sgranati.
“Potete
gentilmente finirla qui? Tutti quanti?”
Il
ragazzo si voltò, cercando lo sguardo di Serjou e
Zungurii, con M.A.I.A. che saettò fuori dal suo campo di
vista.
“Forse
vi starete tutti quanti divertendo un mondo, ma noi NO.”
Mai
lo affiancò posandogli una mano sul braccio e quando i
loro sguardi si incrociano, la ragazza scosse appena la testa. Hideto
si passò
una mano tra i capelli e sbuffò, ma alla fine si sedette
pesantemente
incrociando le braccia. La Guerriero Viola abbracciò le
braccia al busto e
sospirò, voltandosi verso la Maga.
“Magisa,
capiamo che può essere difficile ammettere una
sconfitta. Ma tutto questo nascondere di dettagli”, si morse
un labbro, “non
aiuta.”
“Prima
di ripetere una simile esperienza con il salvataggio
di Dan”, aggiunse il Guerriero Bianco andandosi a sedere su
uno dei posti
liberi del divano, “propongo di chiarificare esattamente cosa
e che rischi ci
dovremmo attendere.”
Kenzo
annuì vigorosamente e raggiunse velocemente il divano,
rivolgendo un sorriso incoraggiante a Magisa.
“Devi
ancora raccontarci un sacco di cose!”
“E
senza mentire”, mormorò con voce dura il Guerriero
Blu.
La
donna ricambiò il sorriso e sospirò, rassegnata
dall’impossibilità
di fermare i Maestri della Luce e segretamente grata di poter rimandare
il
confronto con Aileen.
“Non
siete i primi che tentano questa impresa.”
Allungò
quindi la mano e fece apparire uno dei suoi libri,
una delle poche cose che riusciva a fare senza aver bisogno di
incanalare la
magia nello scettro. Lo aprì e sfogliò le pagine
fino al punto che, pochi anni
prima, aveva trovato grazie ai sacerdoti del regno di Topazio.
“Prima
di me, ci sono state decine di Maghi e Maghe del
Mondo Altrove e molti di essi hanno lasciato memorie di quanto hanno
vissuto.
Quanto sto per leggervi, risale a un’epoca molto antica,
antecedente al periodo
in cui il Nucleo Progenitore perse il suo Maestro.”
“Cosa
intendi dire?”, interruppe Kenzo corrugando la fronte.
“Per
molto tempo il Nucleo
Progenitore è stato senza un suo custode. Kajitsu
è stata la prima dopo
secoli”, rispose Yuuki. La linea dura delle labbra lasciava
ben intendere
quanto avrebbe preferito che, ciò, non fosse mai spettato
alla sorella.
“Ma
nel passato c’era un Maestro del Nucleo
Progenitore?”
“Esatto”,
riprese Magisa, “e queste parole appartengono a
quell’epoca. Sono le prime che io sia riuscita a trovare, che
parlano di quel
luogo.”
La
donna inspirò e irrigidì le spalle, sperando in
cuor suo
di non dover vivere quanto era lì scritto.
“Quest’oggi, ho perso
la mia migliore amica. E Irkar ha perso sua sorella. Né lui
né io ce lo
potremmo perdonare, perché è stata colpa nostra.
Ma ho trovato un antico testo,
antiche leggende tramandate, di un luogo che connette i nostri mondi e
che è
pervaso dal poter del Nucleo. Troverò il modo di
accedervi.”
Lasciò
scorrere il dito su quelle parole ricopiate e
tramandate, fino a fermarsi sul passo più importante che
doveva leggere loro.
Rialzò lo sguardo.
“I
due ci riuscirono, aprendo forse per la prima volta il
varco per quella dimensione. Irkar trionfò e
riportò indietro la sorella.”
“E
allora dov’è il problema?”, interruppe
Zungurii
accovacciato dietro al divano e appoggiato con le braccia sullo
schienale.
Magisa
chiuse il libro di scatto, le pagine che produssero
un rumore sordo, spinte con violenza le une contro le altre. Con foga,
alzò lo
sguardo verso di loro, le iridi lucide.
“Non
li riconobbe! MAI! Nonostante loro avessero provato e
riprovato a ricordarle il suo passato. Alla fine, chiese loro di
lasciarla in
pace, di permetterle di vivere senza tutte le loro
aspettative!”, replicò
riaprendo poi subito le pagine e trovando le righe che subito lesse con
voce
carica d’emozione.
“Sono passati anni,
non è cambiato nulla. I miei doveri mi hanno portato
lontana, ma non
dimenticherò mai il giorno in cui ho perso davvero la mia
migliore amica. Se n’è
andata e ci ha chiesto di non cercarla più. Ora, lei
è felice, si è rifatta una
vita, ha fatto pace con le visioni che l’hanno tormentata da
allora e si è
costruita una famiglia. La ferita nella mia anima, però, non
si rimarginerà
mai, bruciante di sensi di colpa. Forse, è la punizione
giusta. Oh, tu lettore
del futuro, non dimenticare queste mie parole: fate tesoro delle
memorie e
accettate che i cammini delle persone che amate si interrompano prima
del
vostro.”
La
Maga tornò ad alzare lo sguardo e incrociò
l’espressione
scioccate delle persone attorno a lei. Il silenzio era pesante, rendeva
quasi
difficile respirare.
“Queste
sono le sue ultime parole.”
“Ma
è un caso, Magisa!”, esclamò Kenzo
voltandosi a destra e
a sinistra, gli occhiali che scivolavano sulla punta del naso,
“magari hanno
sbagliato qualcosa. Magari, cioè… intendo dire,
non avevano nessuna idea. Come
facevano a sapere cosa fare?”
La
granroriana non rispose, stringendo il libro al petto. Kenzo
abbassò le spalle, frustrato. Hideto accanto a lui,
sospirò.
“Un
indizio è un indizio, tre sono una prova.”
Le
parole suonarono poco convinte, ma spinsero comunque la
Maga a replicare, le dita che stringevano con forza la copertina ruvida.
“Sarete
contenti, allora. Dalle testimonianze che si sono
conservate, solo altre due volte provarono a riportare indietro
qualcuno.”
“Non
sono più tanto curioso”, biascicò Kenzo
al sentire il
tono della Maga.
“Nessuno
di loro tornò indietro.”
Quelle
parole suonarono come una condanna, la perfetta
conclusione di una giornata che era iniziata nel peggiore dei modi.
L’euforia
della sera prima si era dissolta, così lontana che non
sembrava loro possibile fosse
successa solo poche ore prima.
“Ma
che cosa c’è in quella dimensione?”,
domandò ancora
Yuuki spingendosi in avanti e posando le braccia sulle gambe.
“Possibile che
nessuno sia stato in grado di fornire informazioni utili?”
Magisa
posò il libro e si alzò in piedi, portando una
mano
alla fronte. Poi, lentamente tornò ad abbassare la mano e si
voltò verso le
vetrate, dando la schiena ai Maestri della Luce.
“Un mondo come nessuno
dei mondi. Dove il tempo non esiste. Dove finisci per dimenticare chi
sei. Dove
sei costretto ad affrontare le tue angosce. Ti rimane dentro e ti
consuma.”
Tornò
a voltarsi.
“Ciò
è quello che raccontò Irkar. Neppure lui
tornò incolume
da quel mondo, nello spirito più che nel corpo, e non volle
parlarne mai.
Lasciò queste parole su un foglio, quando non ce la fece
più.”
Tutti
compresero che cosa significasse.
“Capite
perché mi oppongo?”
Questa
volta, furono i Maestri della Luce a non saper cosa
rispondere.
Da
una parte sembrava una follia, un giocare con la sorte
che prometteva esiti e conseguenze che rischiavano di seguirli per
sempre,
facendogli pagare caro l’ardire di entrare in quella
dimensione.
Ma,
una piccola parte dentro di loro, quella riaccesasi
davanti alla possibilità di riavere Dan, impediva loro di
spegnere la speranza
in quello stesso istante, lasciarla alle spalle e proseguire.
“Potete
prendervi del tempo per decidere, Lady Viole. Dobbiamo
comunque aspettare che cali la notte per avvicinarci alla
scala.”
Hideto
fu il primo ad alzarsi, si stirò la schiena e
infilò
le mani nelle tasche dei pantaloni. Lo sguardo di tutti non
tardò a voltarsi
verso il ragazzo che si limitò a scuotere le spalle e
regalare loro un mezzo
sorriso.
“Inutile
che restiamo qui a guardarci, che dite?”, e agitò
la mano verso il retro. “Credo approfitterò della
luce per schiarirmi un po’ le
idee.”
Gli
altri lo guardarono allontanarsi finché non scomparve
dietro la parete posteriore. Serjou chinò il capo e
tornò alla postazione di
comando e fece cenno a M.A.I.A. di seguirlo. Il robot fece un paio di
giri
sopra il gruppo e raggiunse il granroriano emettendo una serie di bip
di
disappunto.
Fu
allora che Mai scattò in piedi, cogliendo quasi di
sorpresa Kenzo che sussultò e le lanciò uno
sguardo interrogativo. La ragazza
rimase per qualche istante assorta nei propri pensieri, lo sguardo
sfocato
diretto verso il tavolino di vetro.
“Mai?”
La
Guerriero Viola sussultò e si voltò verso
l’amico. Dopo
un attimo di esitazione, iniziò a raccogliersi i capelli in
una cipolla
disordinata.
“Seguirò
l’esempio di Hideto. La fuga della fortezza è
stata
veramente stressante. Mi rilasserò con un bel bagno o mi
sistemerò le unghie!”,
aggiunse infine con una risata e schizzando l’occhio.
Kenzo
annuì e iniziò a mordicchiarsi l’unghia
del pollice,
seguendo con la coda dell’occhio Mai che si
dileguò al piano inferiore.
Lentamente, il ragazzo afferrò il proprio portatile e lo
accese. Allo stesso
tempo, anche Yuuki si allontanò dal divano dirigendosi verso
il retro della
Limoviole.
Fissò
lo schermo per lunghi istanti, ripensando e ripensando
alle parole di Magisa, ai rischi che potevano correre, alle conseguenze
che
pesavano su Dan. Alle conseguenze che avrebbero dovuto accettare loro.
Eppure,
l’unico pensiero che non riusciva a lasciarlo in pace, che
gli impediva di concentrarsi
in modo obbiettivo sul problema, era un pulsante.
Una traduzione sbagliata.
Sentì
la mano di Magisa sulla sua spalla prima di rendersi
conto che gli si era avvicinata. Non spostò lo sguardo dallo
schermo, ma allontanò
le dita dalla bocca.
“Fino
a qualche anno fa, mi piaceva credermi adulto.”
Poi
c’era stato l’attacco mediatico. Il quasi
assassinio di
Yuuki. L’avventura nel futuro. Il sacrificio di Dan. Tutte
cose che un bambino
non avrebbe dovuto affrontare.
“Volevo
che i miei genitori di accorgessero di me. Se fossi
stato maturo, intelligente… capace di stare al loro livello.
Ma sbagliavo. Ho
sbagliato su tante cose.”
“Tutti
sbagliamo, Kenzo.”
“Non
pensavo alle conseguenze, non veramente. Se sei
piccolo, gli errori non sembrano mai così
insormontabili.”
“Riguarda
Dan?”, azzardò dolcemente la Maga.
Kenzo
si voltò di scatto verso di lei, gli occhi lucidi e la
voce incrinata. “Dan non ha scelto! Non puoi fare un
esperimento senza tutti i
dati. Non sapeva, nessuno pensava che potesse andare così!
IO dovevo stare più
attento!”
Tornò
a voltarsi bruscamente verso lo schermo e schiacciò Invio con forza. Magisa
sospirò.
“A
Dan non sarebbe importato nulla, e lo sai anche tu.”
“Lo
so!”, sbottò aprendo un file a caso, ben sapendo
che non
sarebbe riuscito a pensare ad altro, non finché non avesse
preso una decisione.
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti. Finalmente
questo
nuovo episodio ha visto la luce, anche se purtroppo ben più
tardi di quanto
avrei sperato. Ma il duello di questo episodio è stata una
bella bestia da
domare: ho perso il conto di quante volte siamo stati costretti a
rifarlo per
farlo funzionare e facendo in modo che non fosse unidirezionale. Spero
che
apprezzerete.
Venendo a questo capitolo,
avrete notato che mi sono permessa una “licenza poetica"
sulla struttura
di Gran RoRo. La
dimensione di cui
parlano è una mia completa invenzione, ma ho cercato di
introdurla senza
contraddire (spero) nessun dettaglio canon del Mondo Altrove.
Il titolo è
ispirato a quello
dell’episodio 46 di Dan il
Guerriero
Rosso, “Vincere per Kajitsu” …
se il risultato questa volta sarà diverso,
però, è ancora tutto da vedere.
Cosa ne pensate? Quale
decisione
prenderanno i nostri Maestri della Luce? E cosa li aspetta, qualunque
sarà la
loro scelta?
Spero che il capitolo vi sia
piaciuto, che i personaggi abbiano reagito e agito IC e che vi abbia
incuriosito. Se vi va fatemi sapere che vi sembra e quale secondo voi
sarà il
risultato. E per qualunque domanda (tranne spoiler, che la risposta
è una sola:
vedrete) sapete dove trovarmi.
Ho deciso di suddividere
l’episodio
in un numero maggiore di capitolo, ma più brevi (dalle 3500
parole alle 6000).
Fatemi sapere se vi trovate bene o preferireste che torni ai soliti
quattro
capitoli ma più lunghi (tra le 7000-10000 parole). Secondo
me, così è una
lettura più scorrevole, ma ovviamente non sono io la
lettrice. ;)
A presto,
HikariMoon
P.S. so di aver
fatto passare di
nuovo un sacco di tempo, ma voglio rassicurarvi che questa serie non
sarà
abbandonata e che, succedesse qualcosa per cui sia costretta a farlo,
ve lo
comunicherei chiaramente.