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Autore: BakemonoMori    08/08/2018    2 recensioni
Questa sera sono stata invitata ad un'importante evento nel centro della città in cui sono cresciuta, ma in cui non torno da anni. Peccato che questo luogo ospiti anche quei pazzi, un branco di persone convinte che nella fontanella della piazza vi si nascondano leggende e misteri.
Che idioti.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ok, stasera sono stata invitata ad un’importante serata in centro… da mia madre…

Ma, in fondo, chissene frega, lei è la persona più giovanile che conosca, non ho di che preoccuparmi.

Solitamente non sono una ragazza da abiti… anzi, non li porto praticamente mai, ma ho deciso di rendere
oggi un evento speciale, perciò al diavolo la solita me. Apro l’armadio e controllo tra i bei vestiti che non ho
mai indossato.

Tra tutti, solo due attirano la mia attenzione, entrambi nero pece: uno dal rigido sottogonna, maniche
lunghe ma sottili, pizzo bianco sul petto, bretelle bianche ed un gran fiocco rosso sul retro della vita. L’altro,
maniche corte, pizzo su ogni estremità, nonché lungo al centro della gonna vaporosa, e al centro del petto,
una simpatica zucca sorridente.

Li osservo un improbabile numero di volte, mentre tutti attorno a me urlano che è tardi, perciò opto
rapidamente per il primo, aggiungendo una calzamaglia scura ed opaca – per nascondere la visuale, in caso
di uno dei miei simbolici movimenti bruschi – ed un paio di stivali, neri e lucidi.

Corro tra la fretta che tutti cercano – e riescono – ad inculcarmi, continuando ininterrottamente a strillare,
e, solo nel punto di non ritorno, dopo essere partiti, mi rendo conto di aver indossato l’abito sbagliato…
così sospiro e cerco di mostrarmi calma mentre la macchina avanza spedita.

In fondo, anche questo è molto bello.

Arrivati a destinazione scendo di corsa e, senza neppure salutare, mi piombo verso il luogo prestabilito,
trovando, con non poca fatica, mia madre che con un gruppo di persone, tra tutta la gente radunata ad
impedire il passaggio.

Saluti e convenevoli passano in un lampo, ed eccoci a camminare per l’irriconoscibile città in cui sono
cresciuta. Luci e striscioni la adornano come antichi gioielli su di un’ottocentesca madama d’alto borgo, e
non posso fare a meno di osservare, abbagliata da cotanto splendore. Passeggiando scorgo un continuo
alternarsi di abiti eleganti e casual, adulti e bambini, signori e bambini in gruppi sparsi tra le varie
bancarelle ed attrazioni.

Una città nuova, mai vista, si staglia ora dinanzi al mio sguardo. Ovunque è ora un mistero.

Camminiamo tra insegne luminose, chiacchierando e bevendo qualche roba zuccherata, comprata in
qualche bancarella a caso durante il tragitto. Le parole superficiali che ci scambiamo alleviano rapidamente
lo stress accumulato prima di partire.

Bevande finite e nottata, giungiamo ad una piazza magnificentemente ornata di lucine e gingilli di ogni
sorta, che subito mi rapiscono con il loro luminoso splendore. A lato vi è una piccola fontanella di acqua
potabile, attorno alla quale un gruppo di persone, assetate ed incuriosite dal mistero che vi aleggia da anni,
bevono e chiacchierano di complotti o leggende metropolitane.

«Quante stronzate.» sussurra mia madre ghignando, e controllandosi attorno , sperando che nessuno dei
“Fedeli della Fontanella” l’avessero sentita… la situazione avrebbe potuto degenerare.

«Assolutamente, quelli lì hanno problemi!» la assecondo io, dato che non ha senso credere nei “Misteriosi
segreti” di una qualsiasi fontanella. E’ ridicolo.

Passiamo oltre l’accozzaglia di gente, senza dar freno ai frivoli discorsi, che paiono appassionarci più di
qualsiasi altro argomento, più di qualsiasi riflessione umana. In questo momento siamo solo io e mia
madre… dopo tanto tempo, sole a parlare. Non potrei volere di più.

Le persone iniziano a scemare man mano che l’ora si fa tarda, e più passa il tempo, più questo luogo mi
appare incantevole, anche grazie alla compagnia così a lungo attesa.

Giriamo in lungo e in largo, percorrendo due, tre, quattro volte il nucleo di questa città mistica, ci sediamo
su un muretto, e senza accorgermene, siamo a pochi passi dalla famosa fontanella.

Non ho idea di che ore siano, ma ancora attorno a quella fonte di leggende c’è una folla, anche se più
piccola di prima, che ancora la osserva, la ammira e la teme. Ho sete, ho finito l’acqua, non mi importa più
di loro, li ignoro e, spintonando qualcuno, mi chino e bevo.

Appena prima di riuscire ad alzarmi, vedo avvicinarmi un ragazzo più grande di me, alto, dalle spalle larghe,
biondo e con gli occhi azzurri.
«Vuoi sapere un segreto?» oddio, un altro complottista della fontana. Credo che abbia pure capito i miei
pensieri, forse attraverso lo sguardo confuso che avrò avuto appena ha aperto bocca.
«Io SO il segreto di questa fontanella!» annuncia orgoglioso, quasi offeso per la mia reazione. Mi sfugge una
risata pensando a quanto illuso possa essere.
«Non mi credi uh?» dice, leggendo ancora una volta la mia mente «Mentre bevi, premi con il gomito tra
quelle due pietre.» la sua voce è ora poco più di un sussurro nel mio orecchio. Inizio ad esserne addirittura
incuriosita.

Sono sempre più tentata di ignorarlo, voltarmi, bere ed andarmene come se nulla fosse successo, eppure
c’è qualcosa nei suoi occhi che mi intriga, e quel suo sguardo deciso che mi spinge a fare un tentativo. Sia
mai che succeda qualcosa di figo.

Mi decido di dargli una possibilità, una soltanto. Torno a bere, e con il braccio con cui tengo la cannella
accesa premo nel punto che mi ha indicato e…

… nulla…

Eppure i suoi iridi non si spengono, e con un cenno della testa mi dice di riprovare, mentre assume
un’espressione ancora più orgogliosa – nonostante non credessi che fosse possibile. –

E seconda possibilità sia… spingo con più forza e decisione, sentendo un minimo movimento, mi fomento e
continuo, premendo sempre di più. Il muro si incrina, ruota, gira su se stesso.

Senza accorgermene, sono dietro la parete… e sono imprigionata! Non riesco a tornare indietro, i massi che
compongono il muro non si spostano, e da oltre esso, sento una rauca risata ostile.

Lurido bastardo.

Mi volto, dietro di me una lugubre stanza mi attende, la puzza di marcio mi invade come una coltre di
nebbia tangibile.

Mi incammino verso l’unica strada percorribile, buia, apparentemente vuota, ma il tanfo aumenta..
provocandomi una nausea mai provata prima. Trattengo il vomito a stenti, tento di accasciarmi, ma un
rumore improvviso mi fa trasalire. Un “crack” sonoro dopo un mio passo falso, e poi qualche squittio, un
continuo zampettare che prima non avevo notato.

Attendo, urlo, batto al muro dalla quale ho avuto accesso ma nulla. E’ troppo spesso. Nessuno mi sentirà.

I miei occhi, ormai abituati al buio, mi mostrano una scena a cui fino ad ora mi sono rifiutata di credere:
ossa, scheletri e carne in putrefazione.

Questa è una tomba.

Tutti i folli fedeli, solo ora capisco, come mia madre sono solo i sopravvissuti, coloro che hanno perso
qualcuno nel modo idiota in cui ci sono cascata anche io…

Loro sono lì solamente per avvisare i passanti… ma troppo ottusa, troppo chiusa nelle mie convinzioni
eccomi…

A breve raggiungerò i miei compagni che silenti attendono nuovi visitatori, pronti ad accoglierli tra i loro
compagni ratti.

   
 
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