Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Maty2002    09/08/2018    1 recensioni
"Estraneo al tuo corpo, accecato dall'esplosione, volgi il volto al così vicino firmamento. E ti prepari a manovrare la tua pesante marionetta."
[Reiner!centric];[Spoiler!capitoli 84-97]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Berthold Huber, Reiner Braun
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Iron
 

È il fendente, veloce, a far stillare il liquido vermiglio dal palmo della tua mano.
Un fremito veloce attraversa le tue membra al pari di una scossa elettrica, mentre osservi estasiato come i rigoli rossi si inseguano, sgorgando senza sosta.
Vorresti provare paura.
O disgusto.
O forse, vorresti solo provare qualcosa.
Estraneo al tuo corpo, accecato dall’esplosione, volgi il volto al così vicino firmamento.
E ti prepari a manovrare la tua pesante armatura.
 
Ora, invece, insegui il tempo con tutte le tue forze.
E corri, con la foga di un bambino birbante spaventato dalle conseguenze dei suoi guai.
Corri senza sosta, respirando polvere e assaggiando sudore, cercando un rifugio in cui reclinare il capo ed esalare le tue urla di dolore come un’aquila ferita.
I tuoi passi si susseguono, cadenzati e stanchi, mentre la corazza -un tempo soffice manto- pesa sul tuo petto, mozzandoti il fiato.
Ma a renderti greve sono in realtà le urla, i pianti e i conati.
Sono le parole d’amore e d’addio bisbigliate e le grida di terrore scagliate come una difesa.
Sono i tonfi dei corpi gettati a terra e il cozzare delle ossa contro i denti, in quel lento banchetto infernale.
Sono i lamenti delle anime che hai mietuto, portatore di demoni, a farti abbandonare quella corsa sconclusionata.
Ed è il puzzo ferroso del sangue che pizzica le narici, a farti crollare.
 
È sempre quella sostanza cremisi, portatrice sia di speranza sia di catastrofi, a farti giacere a carponi, agonizzante.
Desideroso di cadere vittima della morte, libero di espiare i tuoi peccati e abbandonare i tuoi dolori, soffri poiché affondi le mani in un sangue non tuo.
E in quella pozza vermiglia, giace il corpo martoriato del tuo compagno.
Lo osservi -il tuo sguardo sprezzante ora velato di terrore e rimpianto- senza riuscire ad accettare l’orrido spettacolo che giace lì, esanime, privato perfino d’un letto di morte.
Sulla tua bocca, contratta in una smorfia di disperazione, solo il sapore del sangue che mai ti è sembrato tanto vicino.
Mentivano nel dirti che gustarlo t’avrebbe reso potente e vittorioso, sdegnoso di ogni barbarie fatta.
Mentivano, perché sulla lingua puoi solo sentire amarezza e lacrime, versate nel constatare che le tue labbra non saranno mai più benedette da baci rubati , riscaldate dopo aver subito il freddo della solitudine e della paura.
E in quella ritrovata tundra, compiangi il nome di Bertholdt.
 
Ormai, ti rimane solo la stanchezza.
Fiacco ti abbandoni sulla sedia che hai posizionato nel centro della stanza, aspirando l’odore di vecchio che aleggia ormai da anni in quel ripostiglio.
Circondato dal bagliore delle armi illuminate dai raggi del sole, sospiri, sentendo la fatica pesarti sulle spalle.
Guardi annoiato i palmi delle mani e se non fosse per il senso di rimorso che giace nel tuo petto, non vedresti alcuna cicatrice sopra di essi.
In realtà sono tante, quante le tue vittime e quanto le voci che bisbigliano malevole nelle tue orecchie.
Lentamente afferri il fucile che giace ai tuoi piedi e, tremante, lo avvicini alle labbra.
Chiudi gli occhi, mentre il tocco freddo della canna ti fa rabbrividire e al contempo notare quanto la scena trabocchi di una malata ironia -della sorte.
Perché il bambino trepidante di crescere forte e di combattere, ora teme di morire da guerriero così come da soldato.
E vorrebbe poter crepare in pace, nell’umano silenzio del singolo individuo arresosi di fronte all’evidenza di quanto aspro sia il cammino della vita.
Una vita fatta di scarpe sempre troppo strette e ghetti abbandonati, di nemici pavidi e rozzi e ancora di pianti urla minacce fumo e fiammate e di tante altre cose che gli tormentano la mente.
Ma adesso sei stanco anche di pensare e ti rimane solo una gran sete.
E l’arsura della tua gola non può essere colmata dall’acqua, che fresca scorre, o dal vino che riempie i boccali dei tuoi compagni d’armi.
Le tue secche labbra bramano sangue, quel sangue che da anni aspetti di veder esplodere dalla tua nuca, ponendo fine alle tue sofferenze come un severo giudice pronto a emanare una sentenza di morte.
E per questo sistemi l’indice sul grilletto del fucile, attendendo che il sapore ferroso della canna si fonda insieme a quello denso e caldo della sostanza vermiglia.
Mai il sapore di un metallo gli era sembrato più appetibile.
 
 
Finis miseriae mors est.
La morte è la cessazione di ogni affanno.
 
 
 
Angolo dell’autrice
Devo ammettere che, inizialmente, questa oneshot era stata ideata per essere una flashfic molto angst, ma mi sono fatta trasportare nella stesura.
Ultimamente la mia mente riesce a partorire solo storie depresse e Reiner, essendo uno dei miei personaggi preferiti, sarà tristemente uno dei più martoriati.
Penso che la sua caratterizzazione sia una di quelle meglio riuscite, poiché complessa e sorprendente (mai mi sarei aspettata una simile elaborazione psicologica del personaggio e un suo simile sviluppo).
Così come trovo affascinante la profonda relazione con Bertholdt, suo unico compagno di sventure (legame citato perché –dannazione- la Reibert mi è impossibile da non nominare in certi casi...)
Comunque, ringrazio chiunque sia arrivato a leggere queste note, sperando che la one-shot sia piaciuta,
alla prossima! ^^
   
 
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