Mi ero portato il diario vicino alla faccia e ne avevo inspirato il profumo: lo stesso di Hannibal. Avevo iniziato a fantasticare e, prima che me ne rendessi conto, avevo preso una penna nera che si trova lì vicino e iniziavo a meditare su cosa poterci scrivere.
"Questo diario me lo ha regalato il Dottor Hannibal Lecter": guardavo quello che avevo scritto e poco dopo ci avevo già tracciato una sottile linea sopra. Troppo formale.
"Questo diario me l'ha regalato la persona che a..." mi rendevo conto di non riuscire neanche a scriverlo.
Avevo scarabocchiato anche quella frase.
Quel diario maledetto, possibile che non riuscivo a scrivere una cosa decente? Avevo sbuffato un attimo e poi avevo preso coraggio.
"Sono innamorato di Hannibal." avevo sentenziato con la mia grafia illeggibile e con tanto di punto alla fine della frase. Ecco, l'avevo scritto.
Avevo chiuso il diario, mentre stavo osservando uno dei tanti cani randagi che ho in casa e, con fare sconsolato, gli avevo chiesto «Ma cosa ho mai fatto di male per innamorarmi del mio psichiatra?»