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Autore: Neko    13/08/2018    1 recensioni
Si ritrovò in un posto oscuro. Un buio così pesante da poterlo quasi toccare. Si sentiva accapponare la pelle. Si abbracciò come a cercare conforto e chiamò a gran voce i nomi delle persone che amava. Nessuna voce rispose però al suo richiamo.
Tutto continuava a essere avvolto dall’oscurità. Poi dei lamenti si alzarono nell’aria, interrompendo quel silenzio innaturale che la circondava, ma che rimpiangeva nel sentire quei gemiti di disperazione e di dolore… Si svegliò di soprassalto, con la fronte ricoperta di sudore e una tremenda sensazione di angoscia.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17

 

Killian chiuse la porta della stanza delle bambine dietro di sé per poi dirigersi verso la sua cabina e quella di sua moglie.

La trovò di schiena, seduta dalla sua parte del letto. Fece il giro e le sfiorò la spalla sinistra, ma subito ella si scostò dal suo tocco.

Killian sospirò. Ora non solo i muri di Emma erano tornati, ma si erano anche innalzati di parecchio, in quanto stava cercando di allontanarlo.

Si mise a terra in ginocchio davanti a lei e prima che potesse afferrarle le mani posate sulle sue gambe, questa le ritrasse. L’uomo però non demorse e nonostante la battaglia di Emma, riuscì ad afferrarle le mani e a dirle di calmarsi.

Lo disse in un modo un po’ troppo brusco e se ne rese conto solo quando vide Emma guardarlo per la prima volta da quando le si era avvicinato.

Vedeva i suoi occhi  lucidi e il suo respiro affannoso nel tentativo di trattenere le lacrime.

“Va tutto bene love, stiamo bene…entrambi! Siamo vivi, Alice è viva!”

Emma a quel punto scoppiò a piangere e Killian finalmente potè abbracciare la moglie, senza che questa scappasse dal suo tocco. I singhiozzi presero a scuotere il suo corpo e il pirata prese a cullarla dolcemente senza però dire niente. la lasciò sfogare tutto il tempo necessario.

“Abbiamo sbagliato. Non dovevamo portarla con noi!” disse Emma “Dobbiamo riportarla a Storybrooke e…”

“Ormai siamo arrivati Emma, sarebbe un azzardo tornare indietro. Inoltre siamo stati in grado di proteggerla, a Storybrooke non potremo se succederà qualcosa del genere!” le ricordò Killian.

“A Storybrooke non ci saranno sirene a minacciare la sua vita!” disse Emma, tirandosi su e guardando Killian negli occhi.

“No, ma ci potrebbe essere qualcos’altro. Nessuno ormai è più al sicuro e l’abbiamo visto da cosa è successo alla Jolly Roger.

Te la senti di lasciarla a Storybrooke senza averla costantemente sotto controllo?”

Emma scosse la testa “L’abbiamo quasi persa Killian. Oggi poteva essere il giorno in cui la nostra bambina diventava quell’essere che ho sempre visto nei miei sogni e…”

“Non è successo love e faremo in modo che non succeda mai! Lo prometto!” disse Killian, baciando la sommità della testa della donna, prima di frugare nella tasca del pantalone.

“Guarda cosa ho preso? Un souvenir dalle profondità marine” disse, mostrando alla sua amata, una piccola cosa azzurra con qualche riflesso arcobaleno quando colpita dalla luce.

“Una squama di sirena?” disse Emma sorridendo.

“Visto che c’ero, ne ho approfittato!” disse Killian prima di sentire le labbra di Emma sulle sue.

Era un bacio casto, ma pieno di amore e lui poteva sentire il suo cuore sciogliersi.

“Grazie Killian…per tutto, grazie per la squama, per aver salvato nostra figlia e per essere tornato da me. Grazie!” disse Emma.

“Quando vuoi love!” rispose, strappando un sorriso alla sua amata.

 

La notte calò sulla Jolly Roger. Tutti decisero che dopo quanto successo, le bambine necessitavano di riposare e una volta attraccato nei pressi dell’isola, rimandarono le ricerche degli altri elementi al giorno dopo.

Killian rimase di guardia sul ponte della nave, aspettando l’ora in cui David gli avrebbe dato il cambio. Snow si era addormentata nel letto accanto a suo marito, mentre Regina aveva difficoltà ad addormentarsi. Per lei era meglio così dato che, per permettere a Roni di avere sonni tranquilli, aveva nuovamente fatto scambio di poteri con la piccola. Ogni volta si domandava come Emma e sua figlia potessero sopportare una tale quantità di magia. Lei si sentiva esplodere e credere all’idea che ogni corpo si adatta alla propria magia, le sembrava impossibile. Troppo potere per un corpo fatto di sola carne.

Stancamente si sedette sul suo letto e appoggiò le mani indietro, dalle quali un secondo dopo, scaturì del fumo insieme a odore di bruciato. Regina allarmata si alzò immediatamente in piedi e vide impronte nere delle sue sul copriletto bianco.

Non sapeva di che materiale fossero le lenzuola, ma ringraziava il fatto che non si incendiassero alla minima scintilla o la Jolly Roger avrebbe nuovamente preso fuoco.

Vedeva le sue mani sprigionare scintille di magia e più cercava di fermarle, più le sembravano aumentare.

Stava cominciando ad entrare nel panico, cosa che sapeva avrebbe peggiorato la situazione. decise allora di cercare Emma, sperando che la potesse aiutare a controllare quei poteri. I ruoli si erano invertiti. Da maestra era diventata allieva e la sua allieva le avrebbe fatto da maestra.  Non sapeva se si fosse abbandonata alle braccia di Morfeo, ma dato quello che l’aspettava se avesse chiuso gli occhi, non credeva fosse possibile.

Bussò alla cabina del capitano più volte, ma non udì una risposta.

Aprì leggermente la porta e la luce emanata dai lampadari lungo il corridoio, alimentati magicamente a elettricità, le permisero di vedere all’interno della stanza. Il letto di Killian ed Emma vuoto.

Pensò immediatamente che Emma avesse voluto  tenere compagnia al marito e, decisa, si diresse sul ponte. Durante il tragitto però, passò davanti alla camera delle bambine. Dove qualcosa attirò la sua attenzione.

La porta era stata volutamente lasciata aperta, per poter sentire le bambine se fosse successo qualcosa, e vide una sagoma accanto a uno dei due letti.

Non era visibilissima, ma la riconobbe subito. Era Emma.

Entrò anch’essa nella stanza e potè notare i tratti sofferenti sul volto della salvatrice che si era appisolata seduta su una sedia di legno, piegata in avanti, poggiando la testa sulle braccia, a loro volta poggiate sul materasso del letto di Alice.

Poteva immaginare quali pensieri potessero turbare il suo sonno. Non pensò minimamente all’inferno, perché l’avventura vissuta quel giorno, per una madre poteva essere così shoccante da cancellare tutto il resto.

Lo sapeva, perché anche la sua mente le faceva brutti scherzi, pensando a cosa avesse fatto se al posto di Alice ci fosse stata Roni. In più la bambina se l’era cavata quel dì, ma quante volte avrebbe rischiato di perderla durante quell’impresa?

 Lei non sapeva se sarebbe stata in grado di proteggerla, se tutti loro sarebbero stati in grado di proteggere coloro che andavano protette più di chiunque altro, perché era sicura che per tutti, la vita delle bambine era più preziosa di tutte le loro. Solo quella di Emma era più importante anche della vita delle bambine stesse, ma solo perché aveva il compito di salvare tutte le terre e anche se bambine, la vita di due persone, non poteva essere messa davanti a quella di miliardi di persone.

Questo era chiaro a tutti loro, tranne che per Emma. Per questa ragione sia lei che Snow, avevano impedito alla salvatrice di buttarsi in acqua per salvare Alice.

Si era odiata per averla trattenuta, ma sapeva che non potevano rischiare. Tutto era nelle mani di Killian e come non poteva essere altrimenti, era riuscito a trarla in salvo.

Come diceva sempre, era bravo a sopravvivere e in genere se se la cavava lui, anche le persone che gli stavano accanto sopravvivevano alle insidie.

Sperava che questa sua capacità sarebbe potuto tornare utile a tutti loro.

Regina sobbalzò quando un’altra scintilla le sfuggì dalle mani, questa volta più forte, tanto da distrarla dai suoi pensieri.

Sospirò e poggiando il dorso della mano sulla spalla di Emma, per evitare che la magia entrasse in contatto con  i vestiti della donna, la svegliò.

La salvatrice si mise di scatto a sedere, chiamando la figlia a gran voce. Regina la tranquillizzò subito, successivamente controllò che quello scatto non avesse svegliato le bambine. In certi momenti il sonno pesante delle piccole capitava a fagiolo.

“Regina!” disse Emma.

“Tutto bene?” chiese la donna, che ricevette una risposta affermativa, datagli con un cenno del capo.

“Facciamo finta di crederti!”  disse Regina, spostando il suo sguardo, su Alice e poi su Roni.

“Ho rischiato di perderla oggi. Di perderli entrambi Regina. Non posso permettere che ciò accada!” disse Emma non staccando gli occhi dalla figlia e accarezzandole dolcemente i capelli.

“E non accadrà. Riesci sempre a cavartela anche in situazioni impossibili!” disse Regina

Emma annuì, ma non era tanto convita di questa cosa. Sospirò e disse “L’amore!”

“Cosa?” chiese Regina sorpresa da quella parola, che non centrava niente con il discorso che stavano facendo.

“Concentrati sull’amore che provi verso Roni. Concentrati sul motivo per cui lo stai facendo e la magia dovrebbe acquietarsi!” disse Emma, indicandole la mano.

“Presumo che sia per questa ragione che mi hai svegliato. Ti senti sopraffatta dalla magia di luce. L’amore è la chiave e dato che per te non sarà mai una cosa normale, ogni volta che senti il potere sfuggire al tuo controllo concentrati sulle persone che ami e all’amore che le persone hanno verso di te. Quando ho perso il controllo dei miei  poteri anni fa, è stata Elsa a ricordarmelo. Io scappavo perché avevo paura di fare del male, ma lei mi ha mostrato come l’amore della mia famiglia e dei miei amici, mi poteva aiutare a gestire questo potere impazzito. Per me e Roni e talmente normale ormai, che non ci pensiamo, ma noi siamo nati dal vero amore, ma per te e chiunque altro avere questo potere sarà sempre una cosa strana, se non stravolgente. È importante che non cedi mai ai sentimenti negativi quando hai questi poteri. Potrebbe diventare molto pericoloso, Regina!”

“Mi stai dicendo questo perché temi che possa per qualche ragione dare di matto? Non sono più la persona di una volta!” le disse Regina.

Emma scosse la testa e gli indicò di guardare dietro di sé.

In un angolo della stanza c’era qualcuno e la salvatrice lo riconobbe subito.

“Lucas!”

Regina sussultò “Il ragazzo che proviene da questa isola?”

Lucas fece un passo in avanti e guardò Emma “Ricorda quello che ti ho detto salvatrice. L’isola cambia le persone!”

Regina allora capì le parole di Emma. Quello che le aveva detto non era riferita alla sua tendenza di cedere al male, che l’aveva caratterizzata in passato, ma al fatto che quell’isola in sé era il male e poteva giocare brutti scherzi a chiunque di loro.

“Hai qualche consiglio da darci per prendere gli altri elementi?” chiese Regina.

Lucas la guardò “Le ombre…state attenti alle ombre!”

“Ok, ma dobbiamo affrontarli per prenderne una. Fa parte di uno degli elementi che dovremo prendere!” gli rispose Regina.

“Stai attenta Emma!” disse Lucas, ignorando regina e fissando la salvatrice.

Emma sussultò, le sembrò quasi che l’avvertimento era principalmente per lei.

 “Se n’è andato!” disse Regina confusa quando lo vide scomparire “è venuto solo per dirci di stare attenti? Pensava che saremo venuti qui belli tranquilli, senza aspettarci il ben che minimo pericolo?” disse sorpresa, ma poi guardò Emma.

“Emma, cosa ti succede?” chiese la donna vedendo il suo turbamento.

“Niente è che…ho solo un brutto, bruttissimo presentimento!”

 

La mattina arrivò e dopo aver fatto colazione, tutti erano pronti per la loro avventura. Dovevano riuscire a trovare un’ombra, la polvere di fata e una piuma del popolo indiano. Serviva anche un pezzo della Jolly Roger, anche se i pirati erano scomparsi da parecchio tempo dall’isola, in tutto il mondo i  corsari facevano ancora parte della storia di Peter Pan, ma quello non era un problema…finchè ne serviva solo un pezzo.

La vegetazione era diversa da come tutti se la ricordavano e Killian soprattutto vedeva che l’isola non se la stava passando bene. Meno ricca e rigogliosa. Molti alberi erano morti, alcuni si stavano ingiallendo. Solo alcuni erano ancora belli verdi  e rigogliosi.

“L’isola sta soffrendo!” disse Killian a quello spettacolo.

“Sembra quasi che ti dispiaccia!” disse David.

“è sta casa mia per parecchi anni e anche se è stata per lo più inospitale, un po’ mi ci sono affezionato. Infondo, tralasciando i pericoli dovuti ai suoi abitanti, è una bella terra!” rispose Killian.

“è colpa di Peter Pan se sta morendo!” disse Emma.

“Peter Pan è morto amore!” gli ricordò Killian.

“Si, ma…da quando è arrivato lui su questa terra, l’isola ha cominciato a nutrirsi di sentimenti negativi e…”

“…è non si possono di certo considerare del fertilizzante per la terra” continuò Snow “Come gli esseri umani, anche la vegetazione appassisce alla cattiveria. C’è un modo per salvare questa terra?” chiese infine.

“Concentriamoci su una cosa per volta. Pensiamo a salvare il mondo. Direi che la vita di questa isola, sia il minimo dei nostri problemi!” disse Regina.

“Non ti importa niente delle persone che ci vivono?” chiese Snow contrariata.

“Quali persone? Non ci sono fate, i bambini sperduti li abbiamo riportati indietro con noi, i pirati non ci sono più e gli indiani, dai racconti di Killian non mi sembra che fossero così numerosi. Probabilmente in questi anni, quast’isola è diventata disabitata!” disse Regina, cercando di far valere il suo punto.

“No, non credo sia così!” disse Emma, attirando l’attenzione su di sé. “Cioè sui pirati probabilmente hai ragione, ma qualche indiano potrebbe essere ancora in giro, tipo Giglio tigrato e i bambini sperduti  ci sono ancora. Lucas è morto da poco ed è morto su questa isola ed è stato ucciso dai suoi compagni!” disse Emma.

Regina sussultò all’idea di bambini, che avevano potuto compiere un tale gesto verso un loro compagno.

“Ma che cosa è questa  isola?” Disse inorridita.

Emma annuì d’accordo con la donna, prese la mano di Alice e fece qualche passo in avanti per addentrarsi nella foresta, ma appena i suoi piedi lasciarono le bianche sabbie della spiaggia, la salvatrice sentì qualcosa, qualcosa che la fece rabbrividire e fermare di colpo.

“Mamma, stai bene?” chiese Alice, per non ricevere risposta.

“Emma?” chiese David poggiando una mano sulla spalla della figlia, notando l’estraniamento della donna.

Ella sussultò e tornò in sé “Si, tutto bene. Muoviamoci a prendere quello che ci serve e andiamocene da qui!” disse, raggiungendo Killian, che aveva preso il posto in prima fila, sapendo dove recarsi.

Camminarono per diverso tempo ed Emma si sentiva sempre più irrequieta, tanto che, guardandosi intorno aveva rischiato di inciampare.

Snow, l’afferrò quando per l’ennesima volta, non evitò una radice rialzata.

“Emma, fai attenzione!”  le disse la madre.

La donna sospirò e non cercò di nascondere il suo disagio.

“Cosa ti succede?” chiese Snow preoccupata per la figlia.

Emma scosse la testa e si allontanò da lei.

 “Che cosa ha la mamma, nonna?” chiese Alice confusa, tirando la manica della donna.

“Non lo so tesoro!” rispose Snow sinceramente e guardando Emma preoccupata.

Finalmente dopo diverso tempo giunsero a quello che era l’albero che produceva la polvere di fata.

Sussultarono quando lo videro. Era morto e di sicuro non avrebbero trovato quello che faceva al caso loro.

“Non si può trovare da nessuna altra parte la polvere di fata?” chiese Regina.

“In assenza di fate? No. Solo su quest’albero. Era già rara trovarla quando era un albero in piena fioritura, ora non so quante probabilità abbiamo di trovarla!” disse Killian abbassando la testa.

La questione era grave. Niente polvere di fata, niente speranza di salvare le terre conosciute.

 

  
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