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Autore: Ragdoll_Cat    18/08/2018    5 recensioni
Aprite la storia senza paura, non c'è alcun riferimento a Infinity War.
Come dice già il titolo, questa storia verterà sul ballo di fine anno di qualcuna.
Chi sarà mai?
Se avete pensato a Selene i miei complimenti.
L'ultimo anno di liceo è arrivato e con esso l'ultimo ballo; senza un cavaliere come potrà andarci?
HighSchool AU!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darcy Lewis, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La gioia più grande è quella che non era attesa.
(Sofocle)
 
*
 
Mancavano solamente due settimane alla fine della scuola e il clima era decisamente estivo.
Gli orli dei pantaloni e delle gonne si erano decisamente accorciati e tutti quanti non vedevano l’ora di godersi la lunga e calda stagione, fra tuffi in piscina e oziose giornate, senza alcun pensiero.
Prima di tutto questo però, c’erano da affrontare gli ultimi compiti in classe, ma non era preoccupata per quello, bensì per il ballo di fine anno che si sarebbe tenuto la settimana seguente.

Darcy non vedeva l’ora di andarci con Ian (la sua amica non era riuscita a resistere al fascino inglese), mentre lei non voleva andarci punto e basta.
Sapeva che sarebbe stata l’ultima occasione per stare insieme ai suoi compagni e amici prima di andare ognuno per la sua strada, ma non era mai stata un tipo da feste… la confusione, tutte quelle persone gremite in palestra… no, non facevano per lei.

Katherine, sua mamma, però aveva tanto insistito affinché vi partecipasse e Selene l’aveva accontentata; erano andate a fare shopping e aveva preso appuntamento dal parrucchiere (lei era negata per acconciarsi i capelli da sola, infatti sfoggiava quasi sempre una semplice e liscia coda di cavallo) e Darcy le aveva promesso che sarebbe passata a truccarla prima di pensare a sé stessa.
Non poteva di certo rifiutare tutta quella gentilezza e chissà, magari si sarebbe divertita.

Durante quei quattro anni delle superiori non era mai uscita con nessun ragazzo, quindi non aveva il cavaliere per il ballo, ma la cosa non la disturbava perché il suo amato fratellone sarebbe tornato dalla New York University in tempo per accompagnarla.
Di due anni più grande di lei, era ancora sulla bocca di tutti, in quanto membro della squadra di atletica della scuola; i suoi record di salto in lungo erano ancora imbattuti.

Selene non possedeva le capacità atletiche del fratello, era semplicemente una brava studentessa, ma non la migliore della scuola, tant’è che non avrebbe tenuto il discorso di fine anno come invece si erano aspettati i suoi, a causa degli scarsi voti in fisica. A lei la cosa non dava fastidio perché quella sufficienza striminzita le era bastata per essere ammessa alla Georgetown University di Washintong D.C.
Sarebbe stato un grosso cambiamento dal piccolo paesino dello stato di New York in cui viveva, dove si conoscevano praticamente tutti e la capitale del Paese. L’idea di non vedere più la sua casa, la strada alberata che aveva percorso ogni giorno e dove aveva imparato ad andare in bicicletta non la spaventava minimante, anzi! non vedeva l’ora di iniziare quel nuovo capitolo della sua vita.

Darcy la pensava come lei e infatti aveva fatto richiesta ad un’università del New Mexico dove avrebbe studiato scienze politiche. Avrebbero sicuramente sentito la mancanza l’una dell’altra ma entrambe volevano spiegare le loro ali e vivere la loro vita in realtà diverse da quella in cui erano cresciute.

Era sera e dalla finestra lasciata aperta entrava l’aria fresca e il leggero frinire dei grilli; aveva finito di ripassare il testo di letteratura, quindi dopo aver chiuso il libro si stiracchiò come un gatto, allungando le braccia sopra la testa per far recuperare un po’ di elasticità ai muscoli del collo.

Proprio in quel momento il suo computer iniziò ad emettere il classico suono della videochiamata di Skype.
Dopo aver riaperto gli occhi rispose e il viso di Albert le riempì lo schermo.

“Ciao sorellina!”

-Ciao!-

“Stai studiando?”

-Ho appena finito.-

“Bene…
C’è una cosa che devo dirti…
Hanno posticipato meccanica due alla prossima settimana… mi dispiace!”

-E di cosa?
L’importante è che tu lo passi, così potremmo goderci l’estate insieme.-

“Ma non potrò accompagnarti al ballo.”

Selene assimilò le parole del fratello e poi riprese a parlare: -Non preoccuparti. Andrò con Darcy e poi chiamerò papà per farmi venire a prendere.-

“Sapevo che avresti detto così.
Ma è il tuo ultimo ballo, devi andarci con un cavaliere.
Per questo ho chiesto ad un mio amico di accompagnarti al posto mio.”

-Un amico?- Selene era alquanto dubbiosa -Chi?-

“Ti ricordi di Steve Rogers?”

Per un momento il cervello di Selene smise di funzionare; aveva capito bene?

-Steve Rogers?-

-Proprio lui.
Andiamo, non puoi esserti scordata di lui.-

Selene non aveva di certo dimenticato Steve Rogers.

La leggenda vivente della città; il Capitano della squadra di atletica, la stella dei centro metri, colui che aveva portato alla vittoria per quattro anni di fila ai campionati nazionali la scuola.
Nonché sua cotta da almeno due anni.
E Albert lo sapeva.

“Non mi dici niente?”

-Cosa dovrei dirti?-

“Un ‘grazie’ sarebbe gradito, sorellina” le rispose con una faccia da schiaffi.

-Ringraziarti? Stai scherzando Albert?-

Andiamo! Non dirmi che non ti è ancora passata!”

Il suo silenzio parlò per lei.

“Oddio! Ti piace ancora!
Beh, guardala dal lato positivo, finalmente potrai parlargli come si deve.
Gli ho dato il tuo numero, ha detto che ti scriverà.
Ciao, Selene.”

Albert chiuse la chiamata, lasciandola lì, completamente inebetita a fissare lo schermo del computer.
Non poteva essere vero, di sicuro suo fratello stava scherzando.
“Adesso mi manderà un messaggio dove mi prenderà in giro per averci creduto”, pensò.

Quasi a volerle dare ragione lo smartphone che aveva sulla scrivania si illuminò ed emise il classico trillo di avvertimento per l’arrivo di un messaggio su WhatsApp.
Passò il dito sullo schermo pregustando la vittoria, ma una volta letto il messaggio dovette ricredersi.

Ciao Selene.
Sono Steve. Steve Rogers.


Anche se non aveva il numero in memoria, l’identità del mittente non era di certo un mistero.
Steve le aveva scritto sul serio!

E adesso?
Doveva rispondergli, com’era educazione.

Ciao Steve.

Dopo aver premuto invio, sfiorò la foto di stato di Steve per ingrandirla e la guardò con attenzione.
Steve era di profilo, con la testa gettata all’indietro e rideva a crepapelle tendendo gli occhi chiusi.
Probabilmente era a Central Park, visto che studiava alla NYU e si stava divertendo.
“Chissà chi gli aveva scattato la foto”
, si domandò.
Probabilmente la sua ragazza. Di sicuro.
Il nome della sua tutor del primo anno, Natasha Romanoff, fece capolino nella sua testa all’improvviso e con ovvietà; lei e Steve erano coetanei ed erano stati compagni di classe. Dopo il diploma Natasha era stata ammessa alla Juilliard ed ora stava iniziando a calcare il palcoscenico, quindi sicuramente si frequentavano con assiduità.

Era così concentrata a pensare a questo, da non rendersi conto che “sta scrivendo…” continuava a comparire sul display, per questo motivo quando il telefono suonò nuovamente rimase sorpresa per la lunghezza del messaggio.

Albert mi ha telefonato per chiedermi se sarei tornato a casa per il prossimo sabato e mi ha chiesto di accompagnarti al ballo.
Arriverò venerdì sera, non riesco ad essere lì prima, perché devo sistemare le ultime cose qui all’università, ma arriverò in tempo, promesso.
Sarà strano e bello rivedere i vecchi professori e la scuola.


Selene si morse il labbro, combattuta.
Steve sembrava davvero contento all’idea di accompagnarla, come se si fosse offerto volontario.
Cosa che non era successa, ovviamente.

Rapidamente inviò un messaggio: “Sei davvero gentile, ma non devi accompagnarmi. Sul serio.

La risposta non si fece attendere: “Perché no?

Perché non è una cosa che ti va di fare, scommetto.

E che ne sai?

Andiamo! Come puoi aver voglia di accompagnare una come me al ballo nel tuo vecchio liceo?

Una come te?

Sì.

In che senso?

Non popolare.

A me la popolarità non è mai interessata. Credevo che anche per te fosse lo stesso.

È così, infatti. Solo che…

Solo che… cosa?

Lascia stare… sono solo una stupida liceale.

Punto uno tu non sei stupida.
Punto due fra un po’ non lo sarai più. Ormai hai quasi finito.
Punto tre…


Punto tre?

Ho fatto una promessa. Sono un Capitano. Mantengo sempre le promesse che faccio, quindi ti accompagnerò al ballo. Punto e basta.

Sembra quasi una minaccia.

Non sembra. Lo è. 😉

-Selene!
Vai a farti la doccia. È tardi e domani hai scuola.-

-Subito mamma!-

Devo andare Steve.
Grazie, allora.


Non c’è di che.
Buonanotte Selene.


Buonanotte Steve.

Dopo aver spento il telefono ed essersi preparata per la notte, Selene si addormentò con il sorriso sulle labbra.
Nella settimana che seguì il loro scambio epistolare continuò con regolarità con somma gioia della giovane; per qualche motivo però non lo raccontò neanche a Darcy, limitandosi a dirle che anche lei aveva trovato un cavaliere per il ballo.
La sua migliore amica non si lasciò sfuggire l’occasione per tempestarla di domande, ma lei riuscì a mantenere segreta l’identità del suo accompagnatore, quasi fosse un supereroe.

Darcy aveva accusato il colpo, ma non se l’era presa, dopotutto l’avrebbe visto alla fine della settimana.
Finalmente arrivò il sabato e come promesso Darcy era passata da lei per truccarla.
Le due amiche avevano deciso di scegliere la semplicità; una passata di ombretto chiaro e una di mascara per annerire le già lunghe ciglia.
Per la prima volta in vita sua Selene acconsentì a farsi mettere il rossetto e Darcy non si era fatta scappare l’opportunità di dipingerle le labbra rosso fuoco.

Adesso era da sola nella sua camera; doveva ammettere con se stessa che stava molto bene.
Il colore acceso del rossetto le dava un tocco sofisticato e non faceva a pugni con la sua pelle nivea, rendendo invece il contrasto d’impatto e raffinato.
L’abito con lo scollo a cuore dalla lunghezza sopra il ginocchio era color champagne e stava benissimo con le scarpe di vernice nera a tacco alto che sua mamma l’aveva convinta ad acquistare.
Si sentiva davvero bella e sperò che anche Steve lo pensasse.

L’ultimo messaggio che le aveva spedito risaliva a qualche ora prima, nel quale le diceva che stava arrivando in città e che sarebbe passato per le otto, dopo aver fatto una doccia ed essersi cambiato per la serata.
Era talmente assorta nei suoi pensieri che quando il campanello suonò, sussultò leggermente.
Udì chiaramente la voce di sua madre salutare l’ospite con fare gioviale e poi i suoi passi lungo le scale.

-Selene. Il tuo cavaliere è arrivato- annunciò dopo aver bussato e aperto la porta.

-Mamma non ci voglio più andare- sbottò, all’improvviso.

-Tesoro… sei nervosa?-

Selene annuì e Katherine l’avvolse nel suo abbraccio.

-Non c’è nulla di cui essere nervosa.
Scendi le scale e vai tranquilla. Sono sicura che ti divertirai.­­-

-Va bene mamma.-

Katherine le baciò una guancia e le lasciò una delicata carezza sul viso, piena d’affetto.
Capiva benissimo lo stato d’animo di sua figlia.
Era una persona dolce e timida, ma anche forte; sapeva benissimo che una volta alla festa, circondata dalle sue amiche, si sarebbe divertita.
Selene prese un bel respiro e uscì dalla camera; scese le scale con passo sicuro e in pochi secondi aveva raggiunto il pianerottolo che si affacciava verso l’ingresso e dove si trovava Steve.

Non avrebbe mai dimenticato l’espressione che lui le aveva rivolto non appena aveva udito il suo saluto; non si poteva fingere quel tipo di sorpresa e quel calore che animava il suo sorriso.
Anche lei gli sorrise mentre lo raggiungeva e ripeté un’altra volta quel “Ciao” che aveva pronunciato poco prima.

-Ciao Selene- le disse -Sei… davvero bella stasera.-

-Grazie.
Anche tu.-

Era vero. Steve indossava un completo composto da giacca e cravatta, invece dei soliti completi da ballo e stava benissimo, con i capelli biondi un po’ spettinati e quel sorriso smagliante che invogliava a sorridergli in risposta.

-Sei… cresciuta… e hai tolto l’apparecchio.-
Ecco un’altra dimostrazione della bontà di cuore di Steve Rogers. Era cortese ed attento e diceva quello che pensava, senza inutili giri di parole.

-Sì. L’ho tolto l’anno scorso.-

-È stata una liberazione?-

-Non sai quanto.-

Steve a quel punto le tese la piccola scatolina di plastica che teneva in mano e che conteneva il fiore da corsage che aveva preso per lei.
Gli occhi verdi di Selene si illuminarono quando riconobbe una delicata rosa della stessa sfumatura chiara della sua pelle.

-Ti piace?-

-È bellissima, Steve!
Grazie.-

-Posso?-
Selene annuì e allungò il polso destro verso di lui; le dita di Steve la sfiorarono per un breve istante ma quel leggero contatto le fu più che sufficiente per percepirne il calore.

 Hank uscì dal salotto proprio in quell’istante, brandendo una macchinetta digitale.
-Ci vuole una foto per immortalare il momento.-

-Papà!
Non serve!-

-Come?-

-Non serve Steve, dico davvero.-

-D’accordo, se tu non vuoi va bene…
Ma l’avevo promesso ad Albert… e sai che rapporto ho io con le promesse.-

Selene a quel punto sbuffò leggermente, ma non replicò, limitandosi a voltarsi verso il padre.

-Così. Perfetti.
Sorridete.-

Hank scattò la foto, ma poi disse: -È venuta mossa. La rifacciamo. Avvicinatevi un po’.-

Steve non se lo fece ripetere due volte e si avvicinò a Selene, passandole al contempo un braccio intorno alla vita, per ridurre ancora di più lo spazio fra loro due; Selene venne avvolta dal suo profumo di lavanda e cedro e dal suo rassicurante calore, ignorando il fatto che anche Steve stesse vivendo le medesime e confuse emozioni.

-Questa è venuta bene. Andate e divertitevi.
Mi raccomando Steve, riportala a casa esattamente come ne è uscita.-

-Lo farò signor Lowell.-

Uscirono e raggiunsero la macchina di Steve che quest’ultimo aveva parcheggiato sulla strada a fianco del marciapiede e il suo cavaliere le aprì la portiera.
Si misero in viaggio, rimanendo però in silenzio.

-Hai intenzione di fare così tutta la sera?-

-Come scusa?-

-Questo mutismo.-

-In che senso?-

-Nel senso che te ne stai lì in silenzio…
Non credevo che fosse possibile, via WhatsApp parlavi…-

-Stavo solamente pensando.-

-A cosa?-

-A tutto e a niente…-

Era una bugia. Selene stava riflettendo sul fatto che quello tecnicamente era il suo primo appuntamento, ma non poteva di certo dirglielo; avrebbe fatto la figura della disperata, no della disperata no, ma non voleva di certo essere compatita.

-Sei nervosa?-

-Un po’.-

Nel frattempo avevano raggiunto la scuola; Steve fermò la macchina davanti alla palestra e mise in folle; si slacciò la cintura e si girò verso Selene.

-Non devi esserlo.
Facciamo così, non appena vorrai andare me lo dirai e ti porterò fuori di lì in pochi secondi.
Poi se vorrai andremo a prenderci un milkshake, ti va?- le propose, alzando con fare ammiccante il sopracciglio sinistro.

-Va bene- a quel punto fu lei a slacciarsi la cintura -con la panna montata?- gli domandò prima di aprire la portiera per scendere dalla macchina.

-Sicuro.
Ora vai pure, io parcheggio e ti raggiungo. Non scapperò, promesso.-

-È una promessa da Capitano?-

-Certo.-

Dopo un ultimo sorriso, Selene scese dall’auto ed entrò nella palestra adibita a sala da ballo per la serata.
Nonostante la leggera confusione riuscì quasi immediatamente a trovare le sue amiche e le raggiunse velocemente.

-Selene!- la salutò Darcy, abbracciandola -Temevo che tu avessi deciso di darci buca.-

-L’ho pensato per un momento.-

-Ma smettila!
Allora… dov’è il tuo misterioso accompagnatore?-

-Sta parcheggiando, adesso arriva.-

-Ma davvero?-

Udendo quella voce Selene ebbe un leggero moto di fastidio; che male aveva fatto nella vita per essere presa di mira dalla reginetta della scuola?
Lei era perfettamente nella media, non spiccava né in senso positivo, né in senso negativo… quindi che cosa poteva spiegare quegli insulti gratuiti?
Generalmente si concentrava sul fatto che di lì a poche settimane non l’avrebbe più vista, ma quella sera qualcosa in lei scattò; ormai ne aveva abbastanza.

Si voltò verso Gina e le rispose a tono: -Sì, davvero. Il tuo cervello non riesce ad elaborare la cosa?-

Gina si limitò a scrollare la chioma corvina con aria di superiorità: -Ci crederò quando lo vedrò- enunciò con tono di sufficienza, mentre si stringeva al suo ragazzo, credendo di smontare la sicurezza di Selene.

Cosa impossibile in virtù della promessa che Steve le aveva fatto.
Proprio in quel momento il cicaleccio generale divenne più acuto e le persone più vicine alla porta iniziarono a lanciare dei gridolini di sorpresa man mano che la persona appena entrata avanzava.

Quella persona era Steve.

Al solo vederlo Selene si ritrovò a sorridere sempre più, era veramente di parola.
Sembrava quasi che gli altri si facessero da parte per lasciarlo passare, quasi a non volergli dare alcun fastidio, permettendogli così di arrivare da lei in pochissimo tempo.

-Scusa il ritardo. Ho faticato a trovare parcheggio.-

-Non fa niente.-

Nessuno dei due badava minimamente a quello che stava succedendo attorno a loro, alle reazioni che stavano percorrendo la folla: incredulità, sorpresa, ammirazione, invidia e genuina felicità.

L’ultima sensazione era da attribuire a Darcy, sinceramente felice per la sua migliore amica.
Ovviamente non poteva esimersi dal stuzzicarla un po’.

-Selene cosa fai non ci presenti?-

-Ah? Come? Giusto!
Steve, loro sono Darcy, Ian, Lucy, Will, Emily…-

-Sono contenta di riverti qui, Steve- gli disse Darcy un momento prima che il DJ ricominciasse a far suonare la sua playlist -si balla! Andiamo Ian, ho voglia di ballare.-

Dopo aver preso per mano il suo ragazzo Darcy si incamminò verso il centro della pista ma fatti due passi si voltò verso Selene e Steve che invece erano rimasti ancora fermi: -Steve… a Selene piacciono il tuo didietro e i tuoi capelli. Io lo so, ho letto il suo diario!- detto questo si immerse nella folla, lasciandoli senza parole.

-Selene…?- il tono di Steve era incuriosito, divertito, lusingato e leggermente imbarazzato allo stesso tempo.

-Non è vero!- replicò lei in tutta fretta -Io non ho un diario!- “Solamente una lingua lunga che mi mette nei guai” pensò.

-Mhm…- Steve finse di crederci -Dai andiamo a ballare.-

La serata passò velocemente e in men che non si dica furono eletti la Reginetta e il Re del ballo che non erano altri che Gina e il suo ragazzo.
Il DJ scelse “Waiting or a girl like you” dei Foreigner per il primo ballo “reale” a cui presto si unirono tutte le coppie presenti.

-Potrei avere l’onore di questo ballo?-

Steve era in tutto e per tutto un sogno divenuto realtà.
Non solo l’aveva fatta divertire e sentire speciale per tutta la sera, ma era stato gentile e premuroso.

Una volta in mezzo alle altre coppie Selene, spinta da una forza misteriosa, allacciò le dita dietro al collo del suo cavaliere; Steve le sorrise mentre dal canto suo appoggiava delicatamente le mani sulla sua vita e l’attirava più a sé.

So long, i've been looking too hard, I've waiting too long
Sometimes I don't know what I will find
I only know it's a matter of time
When you love someone
When you love someone
It feels so right, so warm and true
I need to know if you feel it too…

-Steve…?-

-Sì?-

-Grazie per questa serata.-

-È stato un piacere- le rispose, non distogliendo lo sguardo da lei nemmeno per un solo istante, come se avesse sempre desiderato essere lì con lei.

I've been waiting for a girl like you
To come into my life
I've been waiting for a girl like you
A love that will survive
I've been waiting for someone new
To make me feel alive
Yeah, waiting for a girl like you
To come into my life…

-Sono pronta per andare.-

-Adesso?-

-Certo.
Seguo il pensiero di andarsene da una festa nel momento in cui ci si diverte di più.-

-D’accordo.-

Selene salutò con un cenno del capo Darcy e le altre e poi lei e Steve uscirono nell’aria fresca della notte.

-Hai freddo? Vuoi la mia giacca?-

-Sto benissimo.-

-Prima di andare alla macchina vorrei vedere la pista d’atletica, ti va?-

-Volentieri.-

Gli spalti erano deserti ma le luci della pista erano comunque accese e quindi non c’era pericolo di inciampare o altro.
Appena i suoi piedi toccarono la superficie rugosa di tartan, Steve parve illuminarsi; si chinò a sfiorare il tracciato perso nei suoi ricordi.
Aveva consumato parecchie paia di scarpe correndo e allenandosi lì tutti i giorni, sia d’estate che d’inverno.

Qualcun altro aveva deciso di andarsene dalla festa e aveva aperto la porta permettendo così alla voce di Cat Stevens di arrivare fino a loro.

Remember the days of the old schoolyard
We used to laugh a lot, oh don't you
Remember the days of the old schoolyard
When we had imaginings and we had
All kinds of things and we laughed
And needed love...yes, I do
Oh and I remember you…

-Vai Steve.-

-Come?-

-Muori dalla voglia di fare un giro.
Corri.-

Steve non se lo fece ripetere e nonostante le scarpe inadatte completò il giro in pochissimo tempo.

-Ti mancava questo posto, eh?- gli domandò Selene, sorridendo.

-Moltissimo- aveva il fiatone, ma era davvero soddisfatto.

-È come lo ricordavi?-

-Sì.
Mi ricordo anche di te, sulle gradinate che incoraggiavi Albert e tutta la squadra.
Riuscivi a dare la carica a tutti.-

-Davvero?-

-Sì.
Forza, ti dovevo un milkshake, andiamo signorina Lowell.-

Un quarto d’ora più tardi erano seduti l’uno di fronte all’altra ad uno dei tavolini del piccolo diner della città. La radio del locale diffondeva una leggera musica in sottofondo rendendo più piacevole il trascorrere del tempo.

Selene aveva ordinato un milkshake al cioccolato e con la panna montata e una piccola porzione di patatine fritte.

-Mi spieghi come fai a mangiare le patatine con il milkshake?-

-L’accoppiamento è un po’ strano ma lo adoro.
Vuoi favorire? O hai paura dei grassi insaturi?-

-Beh ogni tanto non fa male- replicò, accettando le patate.

-Concordo. Infatti non le mangio tutti i giorni.-

-Hai paura di ingrassare?-

-Ho una vita abbastanza sedentaria, quindi il pericolo c’è.-

-Sei in perfetta forma invece.
Però potresti fare un po’ di moto la mattina per scongiurare ogni eventualità.-

Selene bevve un sorso del suo frullato per nascondere il sorriso dovuto al complimento di Steve.

-Svegliarmi all’alba per andare a correre? Non fa per me.-

-Sicura? Eppure ricordo di averti visto più volte sugli spalti del campo, la mattina presto.-

Every breath you take
Every move you make
Every bond you break
Every step you take
I'll be watching you…

-Ero obbligata a farlo… Albert arrivava presto per allenarsi e mi accompagnava lui a scuola.
Ero sempre infreddolita. Ma come diamine facevi a correre con quel freddo?-

Steve alzò con noncuranza le spalle: -La forza dell’abitudine.-

Selene sgranocchiò un’altra patatina fritta prima di parlare: -Davvero ti ricordi di me?-

Every single day
Every word you say
Every game you play
Every night you stay
I'll be watching you…
Oh can't you see
You belong to me...

-Certamente.
Ti vedevo lì, con le mani in tasca e il naso affondato nella sciarpa rossa, tutta concentrata nel ripassare qualcosa.
Ti rivelo un segreto, nessuna mai prima di te era riuscita a distrarmi durante gli allenamenti.
Non disturbavi eppure io sapevo che tu eri lì e mi bastava voltare la testa per averne conferma.
Sempre seduta allo stesso posto eri una certezza; esattamente come durante le gare.
In prima fila a tifare per la scuola; non ne hai saltata una.-

Mentre Steve le raccontava queste cose, Selene si sentiva sempre più imbarazzata, perché credeva di essere pressoché invisibile e di certo non avrebbe mai immaginato di venir notata da un ragazzo come Steve.
Fino a quando suo fratello aveva frequentato il liceo, casa loro era stata uno dei punti di ritrovo dei compagni di squadra e Selene aveva visto un susseguirsi di bei ragazzi atletici e simpatici, ma che per forza di cose l’ignoravano.
La cosa non le dava fastidio, poiché sapeva benissimo di non attirare l’attenzione, in fin dei conti era piccolina per la sua età e l’apparecchio ai denti non aiutava; inoltre la stella della famiglia era Albert e i riflettori erano sempre puntati su di lui.

Perciò scoprire che Steve l’aveva sempre vista nonostante tutto e tutti era stata un’enorme sorpresa.

All’improvviso le tornarono in mente tutti i saluti, tutte le volte in cui le aveva rivolto la parola o anche se Albert non era in casa, si era fermato lo stesso a chiacchierare con lei.
Quando questo succedeva, lei chiudeva libri e quaderni per dedicargli tutta la sua attenzione.

-Allora siamo pari; nessuno –a parte te– era riuscito a distrarmi dai libri.-

-Come se ti servisse studiare. Sei sempre stata un’ottima studentessa e sono sicuro che lo sarai anche in futuro.
Andrai a Washington, vero?-

-Alla Georgetown, sì.­
E sai quale sarà la cosa migliore?-

-Quale?-

-I musei ad ingresso gratuito.
Li potrò visitare tutti più volte.-

-Eh, no!-

-Come?-

-Non te lo posso permettere!
Durante le pause dei corsi non puoi seppellirti nei musei.
Verrai a New York e visiteremo la città e la sera andremo a vedere Natasha che si esibisce a Brodway.-

-E se io non volessi venire?-

-Semplice, verrò a rapirti.-

-Anche questa è una promessa da Capitano?-

-Impari in fretta, Lowell- asserì, con un sorriso.

Purtroppo era giunta l’ora in cui Selene doveva rientrare, quindi Steve dopo aver pagato le consumazioni (e aver bloccato sul nascere le proteste di Selene), l’accompagnò a casa.

Dopo essere scesi dall’auto, salirono i tre gradini della veranda e si fermarono davanti alla porta laccata.
Selene prese le chiavi dalla pochette e aprì la serratura.

-Quindi ci salutiamo qui.-

-A quanto pare, Steve- non voleva salutarlo, voleva stare ancora con lui, ma sapeva che purtroppo non era possibile -Grazie ancora per la bellissima serata. È stata indimenticabile.-

-Il piacere è stato mio.-

A quel punto Selene racimolò tutto il coraggio di cui disponeva e si sporse verso di lui per dargli un rapido bacio sulla guancia liscia e morbida.

-Ciao Steve.-

Detto questo Selene – rossa come un peperone – entrò precipitosamente in casa.

-Ciao… Selene…-
 
***
 
Finalmente era riuscita ad andare in camera sua e a togliersi le scarpe; si era sciolta i capelli e struccata, adesso non le rimaneva che andare in bagno a lavarsi denti e mettersi il pigiama e poi avrebbe potuto infilarsi sotto le coperte.

Un leggero ticchettio contro il vetro della finestra però interruppe il suo proposito.

Incuriosita l’aprì e si sporse appena verso il giardino per vedere di cosa si trattasse.

-Ehi!-

-Steve?-

-Proprio io.-

-Cosa ci fai qui?-

-Devo dirti una cosa.-

-Aspetta, scendo ad aprirti.-

-Non serve.-

Accanto alla casa c’era un alto albero nodoso e Steve si arrampicò su di esso in men che non si dica.

-Ma sei matto?
Frequenti l’università grazie ad una borsa di studio in atletica, vuoi romperti una gamba o l’osso del collo per caso?-

-Un motivo in più per farmi entrare, non credi?-

-Non sia mai che ti abbia sulla coscienza- celiò Selene, facendosi da parte -però se Papà dovesse trovarti qui, non usciresti da casa mia tutto intero, garantito.-

-Correrò il rischio- le disse con un sorriso.

-Cosa volevi dirmi, Steve?- gli domandò nervosamente.

-Quando Albert mi ha telefonato per chiedermi di accompagnarti al ballo io ho accettato subito.
A quel punto mi ha detto che avrei dovuto tenerti d’occhio affinché nessuno potesse infastidirti e portarti al ballo e poi a casa sana e salva.
Mi ha intimato comportarmi bene.
Ho fatto tutto quello che mi aveva detto- le spiegò Steve mentre si avvicinava a lei.

-Steve?-

Lui parve non sentirla, perché allungò la mano verso di lei e le sistemò un ciocca di capelli dietro l’orecchio; fece scorrere le dita in quella massa castana e si fermò solo quando ebbe raggiunto la nuca.

-Adesso però farò qualcosa che volevo fare da tutta la sera- continuò, azzerando completamente la distanza che c’era fra i loro corpi.

Un bacio.
Steve non aveva desiderato altro.
Selene gli era sempre piaciuta ma un po’ per timidezza e un po’ perché lei era più giovane e innocente non si era mai dichiarato.
Aveva afferrato l’opportunità che Albert gli aveva offerto e non se ne era pentito un solo istante.
Lei era dolce e gentile esattamente come la ricordava e in più era sbocciata come una rosa delicata e incantevole.
Aveva fatto un’enorme fatica a non baciarla durante la serata, ma non voleva metterla in imbarazzo.

Since you've gone I been lost without a trace
I dream at night I can only see your face
I look around but it's you I can't replace
I feel so cold and I long for your embrace
I keep crying baby, baby, please
Oh can't you see
You belong to me
My poor heart aches
With every step you take…

-Steve, no- e Selene puntò le mani su suo torace per allontanarlo da lei -Non è giusto, pensa a Natasha.-

-Natasha?- domandò, parecchio confuso -Cosa c'entra Natasha?-

-È la tua ragazza. Non è giusto nei suoi confronti.-

Steve capì il malinteso e rise brevemente, non per burlarsi di Selene ma per il piccolo fraintendimento che si era andato a creare.

-Natasha non è la mia ragazza.
Non ce l’ho la ragazza.-

-Oh.-

-Già, oh- chiosò, riavvicinandosi a Selene -Quindi siamo entrambi liberi, giusto?-

-Sì.-

-Bene.-

-Steve… io non so come si fa…- mormorò Selene con le guance in fiamme.

-Non importa; ti insegnerò io se lo vorrai…-

-Sì.-

Steve si protese un altro po’ verso Selene per far incontrare le loro labbra in un bacio dolcissimo e così intenso da far girare la testa ad entrambi.
Selene si meravigliò di quanto facile e naturale come respirare fosse baciare Steve.
E Steve?
Steve si lasciò trasportare dalle sensazioni vivendo il momento appieno, in modo tale da ricordarlo per sempre.

Come sempre succede in questi casi l’ossigeno viene sempre a mancare e i due giovani furono costretti, loro malgrado, a separarsi.
Selene non riusciva a smettere di sorridere, anche se le labbra le formicolavano un po’ e la stessa cosa valeva per Steve.

-Hai impegni per domani pomeriggio?-

-No.
Perché?-

-Perché passerò a prenderti alle quattro.-

-Per andare dove?-

-È una sorpresa.-

Selene stava per ribattere, ma udì i genitori salire le scale; non voleva di certo finire nei guai, in quanto voleva era curiosa di sapere che cosa Steve avesse in mente per l’indomani, quindi si portò l’indice alle labbra e gli fece cenno di uscire dalla finestra.
Steve non se lo fece ripetere due volte e agì prontamente.

Quando fu di nuovo sull’albero si voltò verso di lei e le sussurrò: -Domani. Alle quattro.-

-È una promessa da Capitano?-

-Sicuro.
Buonanotte Selene.-

-Buonanotte Steve.-

Nessuno dei due avrebbe riposato quella notte, troppo felici per provare sonno e troppo contenti per l’avvenire che si dipanava sereno di fronte a loro.
 

 














Angolo Mio:
Evviva! Buon compleanno Ella Rogers! (Con quasi un mese di ritardo, ma sono dettagli!)
Questa piccola cosuccia (senza troppe pretese) è il mio regalo per il tuo compleanno, spero ti piaccia.
Al solito vi lascio con le mie spiegazioni:
  • La faccenda della promessa da Capitano che si ripete via via nel capitolo è un piccolo richiamo alla mia Canon “Certe cose non cambiano mai” dove Steven fa una promessa a Selene, (se non sapete di cosa sto parlando, andate a leggere, vi piacerà) e lei lo stuzzica dicendogli che potrebbe essere una promessa da marinaio e lui controbatte che invece è una promessa da Capitano. Tutto qui;
  • Il profumo di lavanda e cedro di Steve… anche qui si rifà alla mia Canon e visto che sono una persona pessima vi dico anche perché ho scelto questa coppia di essenze… sono le note principali del profumo Gucci Guilty che come sicuramente saprete aveva Chris Evans come testimonial;
  • Ho deciso che Steve era un atleta dopo aver visto questa foto ed esserne rimasta rapita. Non sembra neanche fare fatica e anche la postura…
L’outfit di Selene: 1, 2, 3;
La foto di profilo di Steve;
La frase di Darcy;
Steve con il fiatone.
Le canzoni:
1, 2, 3 (La mia preferita!).
 
Alla prossima!
 
Un bacione a tutti.
 
Ragdoll_Cat

 
  
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