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Autore: _Lightning_    21/08/2018    2 recensioni
C'era una promessa infranta che continuava a scavare dentro di lui, come un bozzolo di carta vetrata imprigionato nel suo petto che sbatacchiava qua e là ad ogni sussulto, riaprendo vecchie ferite.
Uno scorcio sui pensieri di Hopper mentre si dirige con El verso la Porta.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jim Hopper, Undici/Jane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And miles to go before I sleep

 

 

 

La jeep avanzava.
Divorava la strada malmessa, un rapido giro di ruota alla volta, col rombo del motore come unico sottofondo. Non era una situazione insolita: aveva perso il conto delle ore trascorse in macchina nel silenzio più assoluto, con l'unica compagnia dei suoi pensieri. Di insolito c'era la ragazzina ribelle e taciturna sul sedile del passeggero, conciata come uno di quei punk dei video musicali. Residui di trucco le accentuavano le occhiaie, facendola sembrare più grande di quanto non fosse.
La scrutò di sottecchi, trovandola ancora a fissare ostinatamente fuori dal finestrino. Qualcosa, forse un istinto sepolto assieme a Sarah, gli disse che non sarebbe stata lei a parlare per prima. Sospirò.
Una parte di lui si era sempre chiesta come sarebbe stato affrontare sua figlia nell'inevitabile fase di ribellione pre-adolescenziale.
Sospirò di nuovo: era troppo vecchio per affrontare quel genere di faccende.
Ruppe il silenzio.

*

Si avvicinavano.
Lei gli aveva parlato di sua madre e della fuga. Per la seconda volta in vita sua si era chiesto come tanta sofferenza potesse racchiudersi in un corpo così piccolo, con così poche parole per esprimerla.
Lui le aveva parlato del buco nero. Non parlava di mai quella sua teoria: l'aveva tenuta per sé, come il libro illustrato sullo spazio di Sarah.
Si era chiesto se anche stavolta avrebbe inghiottito ogni luce attorno a sé. Poi le aveva stretto la mano, talmente piccola da scomparire nella sua.
Improvvisamente quell'istinto sopito si era risvegliato, ancestrale quanto i dèmoni contro cui combattevano. Ero lo stesso che un tempo lo spingeva ad aprire l'armadio dopo aver rimboccato le coperte a Sarah, assicurandole che non c'era alcun mostro nascosto; lo stesso che l'aveva spinto a combattere quegli stessi mostri divenuti reali a costo di caderne vittima.
Lo stesso che doveva sopprimere guidando quella jeep verso la porta dell'inferno.
C'era una promessa infranta che continuava a scavare dentro di lui, come un bozzolo di carta vetrata imprigionato nel suo petto che sbatacchiava qua e là ad ogni sussulto, riaprendo vecchie ferite. Era una promessa destinata a infrangersi di nuovo, perché se non aveva potuto proteggere Sarah dal suo male, non avrebbe neanche potuto proteggere El dal Male.
Sarebbe stato così facile fermarsi, invertire la rotta e tornare alla loro casetta protetta dai boschi un tempo così rassicuranti, lontani dagli occhi degli uomini cattivi e dei mostri sotto il letto.
Avrebbero riparato la tv, scaldato una confezione di Eggos e guardato qualche commedia stupida con un plaid sulle spalle e una tazza di cioccolata fumante tra le mani.
Finché qualcosa non avrebbe bussato alla porta, frutto di un'altra promessa non mantenuta.
Continuò a guidare.

*

Aveva chiuso la porta.
El, da eroina inarrestabile in grado di sigillare gli Inferi, tornò ad essere una ragazzina di dodici anni scossa dal pianto e inglobata in vestiti troppo grandi per lei.
Adesso avrebbe finalmente potuto proteggerla, almeno dalla semplice crudeltà del mondo che aveva sempre conosciuto.
Forse c'era un'uscita, da quel buco nero, tracciata da quell'esserino racchiuso tra le sue braccia stanche. Forse non era la prigione eterna che si era sempre figurato e poteva sperare che ci fosse qualcosa, dall'altra parte, invece di un buio infinito.
La strinse a sé, piccola, esile e custode di una forza che non aveva nulla a che fare coi suoi poteri.
Contemplò il suo volto finalmente rilassato in un sonno sereno, privo di mostri annidati nell'ombra. Impedì alle proprie palpebre di chiudersi a loro volta. Guardò in alto, verso la cenere che fioccava attorno a loro.
L'uscita era vicina.

 

"The woods are lovely, dark and deep,
But I have promises to keep,

And miles to go before I sleep,
And miles to go before I sleep"

[Stopping by Woods on a Snowy Evening, R. Frost]

 

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Note Dell'Autrice:

Salve a tutti :)
Questa è la primissima storia che scrivo su questo fandom. Ho recuperato solo recentemente Stranger Things e sono rimasta colpita dal personaggio di Jim Hopper, che si è guadagnato fin da subito il posto di mio personale favorito nella serie. Sarà che sono attratta dai personaggi con troppe turbe mentali...

Ho sviluppato la storia basandola blandamente sulla citata poesia di Robert Frost (qui il testo completo), che adoro e che ho trovato nel complesso adatta all'ambientazione di Stranger Things. Il ragionamento finale che fa Hopper sulla "via d'uscita" dai buchi neri è una ripresa di un discorso di Stephen Hawking sull'argomento.
Il tutto è un po' la sagra della banalità, me ne rendo conto, ma volevo "tastare il terreno" prima di addentrarmi in elucubrazioni più articolate.

Ogni commento è gradito e non abbiate remore ad essere schietti: è la prima volta che mi trovo a gestire questo personaggio e vorrei sapere la vostra sulla sua resa, soprattutto se notate OOC :)
Un grazie a chiunque passerà di qui per leggere e/o recensire, e un grazie enorme alla mia cara _Atlas_ che parlando di buchi neri mi ha invogliata a guardare la serie <3

-Light-

 
Disclaimer:
Non concedo, in nessuna circostanza, né l'autorizzazione a ripubblicare le mie storie altrove, anche se creditate e anche con link all'originale su EFP, né quella a rielaborarne passaggi, concetti o trarne ispirazione in qualsivoglia modo senza mio consenso esplicito.

©_Lightning_

©Netflix
   
 
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